Giulio Meotti ha intrapreso un compito necessario ma impopolare mettendo a nudo la verità allarmante sul declino demografico dei popoli europei indigeni. La risposta della nostra classe politica è quella di scrollare le spalle e dire "che importa?". Come sottolinea Meotti, la nostra incapacità di riprodurci non è causata dalla povertà o dalla debolezza genetica. Al contrario, ciò è dovuto alla ricchezza, all'indolenza e alla voglia di aggrapparsi alla sicurezza dello stato sociale. Ci ritiriamo dal lavoro il più presto possibile, e persino i giovani sono inclini a considerare i bambini come un peso che è meglio evitare. Questa nuova tendenza sociale dice Meotti è dovuta all'indebolimento della fede cristiana. Possiamo fare qualcosa per questo problema? Una cosa è certa, senza il coraggio di essere ciò che siamo, e di trasmettere la nostra eredità ai figli, noi europei siamo destinati a scomparire. E con noi scomparirà la più grande civiltà che il mondo abbia conosciuto.
Un mistero - o un paradosso - avvolge l'India contemporanea: il paese vanta un indiscusso primato per l'eccellente preparazione dei suoi tecnici e professionisti, i suoi «primi della classe» altamente competitivi sul mercato del lavoro occidentale, eppure il suo sistema scolastico esclude o trascura la gran parte di coloro che dovrebbe educare e che, non a caso, appartengono alle categorie sociali più svantaggiate, i poveri e le donne. Perché l'iniquità e la disuguaglianza non riguardano solo la scuola, ma tanti, troppi ambiti della vita sociale indiana, dall'assistenza sanitaria alla previdenza sociale, fino alle svariate e clamorose forme di discriminazione castale, tuttora ampiamente vigenti. Nei brevi saggi raccolti in queste pagine, Amartya Sen fissa alcune priorità nella serie di problemi che ostacolano il pieno sviluppo economico e democratico del suo paese e delinea condizioni e modi per farvi fronte: le questioni della giustizia sociale, della povertà, delle disuguaglianze, della parità tra i sessi, dell'istruzione, dei diritti d'espressione e del ruolo dei media sono, fra le tante, al centro della sua riflessione appassionata e partecipe, illuminata da una vasta competenza e sempre ispirata a principi di equilibrio e di apertura antidogmatica alla molteplicità delle prospettive. Ma non è solo all'India - ai preziosi contributi che la sua civiltà millenaria ha dato all'umanità nel passato e al suo presente difficile ma anche ricco di iniziative e di grandi potenzialità - che Sen dedica le sue attenzioni, poiché anche il mondo globale contemporaneo è afflitto, e su scala molto più larga, dalle medesime piaghe: ingiustizia, fame, dispotismo, guerra, esclusione, sfruttamento. Nell'invocare la piena realizzazione dei diritti di tutti nella prima e più grande democrazia dell'Asia, Sen ci mostra che «ciò che dovrebbe toglierci il sonno» non riguarda solo l'India, ma anche tutte le altre zone del pianeta, dove applicare un'idea concreta di giustizia, ovvero centrata sulla realizzazione più che sui princìpi o sulle istituzioni ideali, equivarrà sempre a promuovere la vita umana e a migliorare il mondo in cui viviamo. Una lezione che ci viene da uno dei maestri del pensiero contemporaneo e che è doveroso ascoltare.
Sono gli esseri viventi più forti del nostro pianeta, quelli con la vita più lunga, eppure degli alberi sappiamo molto poco. A tratti però intuiamo che dietro quella corteccia ruvida si possano celare segreti a prima vista inaccessibili. Peter Wohlleben ci svela in questo libro i misteri più affascinanti di questi giganti: scopriamo che sono dotati di forme di comunicazione e sensibilità sorprendenti; che sono solitamente esseri prudenti, ai quali ogni forma di fretta è estranea; che gli esemplari di una stessa specie tendono ad allearsi, a difendersi l'un l'altro o a sostenere i malati (ma ciò non accade nel caso degli alberi piantati dall'uomo). E ogni specie ha caratteristiche uniche: per esempio le betulle si possono paragonare a guerriere solitarie, ma questa loro tendenza "impulsiva" ha un prezzo, limitando la loro speranza di vita a soli... 120 anni.
La prima battaglia documentabile deve essere avvenuta attorno al 1350 a.C. e riguarda un certo Abdi-Heba, piccolo monarca di una località che gli egizi chiamano Urushalim, sulle colline oltre il deserto al di là del Mar Rosso; il re probabilmente viene circondato da qualche popolo cananeo e chiede aiuto al faraone, implorando: "Sono come una nave nel mezzo del mare!". È la prima volta che viene scritto, ma la sindrome da accerchiamento si ripeterà ancora e ancora, molte volte nel corso dei secoli, sulle colline di Yerushalàim, Jerusalem, Al Quds "la santa". La prima conquista documentata della città è quella di re Davide, mille anni prima dell'era volgare, e da lì in poi non passerà secolo, spesso neppure decennio, senza che qualcuno abbia combattuto attorno alle mura della città. Verrà Hazael, re di Aram, Sennacherib l'assiro e Nabucodònosor il babilonese; verrà Tolomeo, poi Antioco, i maccabei e Ircano; verranno i parti e Erode, Tito e poi Adriano; verrà il califfo Umar, poi gli abbasidi e a seguire i fatimidi; verranno i selgiuchidi e i crociati, Saladino e Federico II, i damasceni, i mongoli e i mamelucchi; verranno gli ottomani e poi gli inglesi del generale Allenby con i primi carri armati; fino a giungere ai giorni nostri e agli scontri sanguinosi tra israeliani e palestinesi. Sullo sfondo di tutto ciò c'è la città che il salmista chiama "città della pace", il simbolo sfortunato di troppi interessi e di infinite contese, la città "d'oro, di rame e di luce" cantata in una celebre canzone.
Mentre le guerre assumono sempre più la forma di "guerre di religione", Tobie Nathan - tornando alle radici bibliche, in particolare alla Genesi - mette in discussione la prospettiva, oggi universalmente accettata, che considera tutti gli dèi come espressione della stessa idea di Dio. Una visione che esprime un falso spirito interreligioso ed evidenzia soltanto i limiti di un approccio ingenuo alla pace: «il dio degli ebrei è diverso dal Dio dei cattolici, da quello degli ortodossi, da quello dei protestanti, da quello dei musulmani sunniti, da quello dei musulmani sciiti, dalla galassia delle divinità indiane, dalle moltitudini di Buddha...». Abbiamo veramente un solo Dio, anche se chiamato in modo diverso? Secondo Tobie Nathan gli uomini sono simili, ma i loro dèi diversi. Lavorando su questa ipotesi, Quando gli dèi sono in guerra ci invita a formulare nuove proposte per costruire veramente, insieme, la pace.
I rapporti tra Intelligence e Magistratura hanno segnato profondamente le vicende della nostra Repubblica. Eppure si è ancora poco indagato su un tema così rilevante, che anima da anni il dibattito politico. Oggi più che mai c'è bisogno di una risposta forte delle élite pubbliche per fronteggiare il terrorismo e la criminalità che rendono sempre più incerta la vita dei cittadini. Pertanto, tra Intelligence e Magistratura, occorre passare dalla diffidenza reciproca alla collaborazione necessaria. In questo libro, con un taglio divulgativo ma rigoroso, si evidenzia un aspetto centrale per le democrazie del XXI secolo, dove sarà l'Intelligence a determinare chi vincerà o perderà la sfida del futuro.
Giorno per giorno, il racconto impressionante di padre Ibrahim, frate francescano e parroco di Aleppo. Un diario struggente attraverso le pagine più oscure del conflitto siriano: dalla furia dei combattimenti, con le bombe e le vittime innocenti, fino al ?cessate il fuoco? del dicembre 2016. La seconda città della Siria oggi porta i segni di un conflitto che si è combattuto ferocemente nelle sue strade, e che continua a insanguinare il resto del Paese. I bombardamenti sembrano cessati, ma la guerra «non è finita», ricorda fra Ibrahim. La chiesa parrocchiale latina di San Francesco d?Assisi e il convento dei francescani della Custodia di Terra Santa per molto tempo si sono trovati a ridosso della linea del fronte tra forze governative e milizie ribelli. Negli anni sono diventati un punto di riferimento e di salvezza per centinaia di famiglie. La distribuzione dell?acqua, dei viveri e delle medicine, la riparazione delle case danneggiate, le rette per gli studi universitari e quelle scolastiche per tanti bambini, la consolazione di vedove e orfani: tantissime storie di solidarietà che vedono come protagoniste le persone di Aleppo. La guerra non è ancora finita. Ma di sicuro non ha vinto.
La collana «Piccola filosofia di viaggio» invita Franco Michieli, geografo ed esploratore, corridore in incognito, a raccontare la corsa selvaggia in natura: una pratica istintiva e poetica lontana da cronometri e competi/ione. Un'esperienza liberatrice, in empatia con animali e montagne, in cui il tempo pare dilatarsi e la distanza ridursi. L'estasi dell'immaginazione.
A partire dalle parole e dal pontificato di Francesco, nasce questo libro di una filosofa e teologa, che si avventura con coraggio in quello che potrebbe rivelarsi un campo minato: parlare di un sentimento che tutti identifichiamo subito con colori pastello, pelouche, infantilismi, baci perugina e stucchevoli pubblicità per San Valentino. La tenerezza va ripulita dalla spessa crosta di zucchero e va mostrata in tutta la sua essenzialità e potenza: è la percezione elementare della fragilità della vita, di ogni vita; è la disposizione umana fondamentale dei legami che tengono insieme il mondo; è vicinanza; riconoscimento del volto dell'altro, della sua fisicità, del suo essere al mondo.
Il libro è composto da settanta capitoli brevi o brevissimi (da una a due pagine), raggruppati idealmente in quattro sezioni. La prima sezione riguarda le caratteristiche generali dell'ascolto efficace; la seconda, le caratteristiche e i comportamenti che l'interlocutore si aspetta da chi lo ascolta; la terza, le cose da fare in alcuni casi specifici (per esempio quando l'interlocutore diffida, attacca, si chiude ecc.); la quarta, alcune possibili "risposte" alle questioni più ardue poste dall'interlocutore (sulla malattia, sulla perdita, sulla morte, sul senso della vita ecc.).
Il 24 novembre 2015 si apriva davanti al Tribunale dello Stato Vaticano un processo di grandissima risonanza mediatica: quello a monsignor Lucio Ángel Vallejo Balda e Francesca Immacolata Chaou- qui accusati, insieme a un collaboratore e in concorso criminoso con i giornalisti Pierluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi, di aver divulgato notizie e documenti concernenti gli interessi fondamentali della Santa Sede e dello Stato Vaticano. Un processo fatto per fermare una fuga di notizie inaccettabile e che ha richiamato l'attenzione mondiale sulla Santa Sede, diventando poi pretesto di accuse di altro genere, tra tutte quella di voler insabbiare presunti scandali e limitare la libertà di stampa in Vaticano. Otto mesi e ventuno udienze dopo, il 7 luglio 2016, i due principali imputati sono stati condannati in primo grado e i giornalisti prosciolti dal Tribunale vaticano per difetto di giurisdizione. "Il processo si doveva fare? È stato fatto correttamente? Con quali conclusioni?" si chiede oggi Padre Federico Lombardi, all'epoca direttore della Sala Stampa della Santa Sede. E per rispondere, affermativamente, ricostruisce in questo libro con Massimiliano Menichetti i passaggi chiave, le testimonianze e i "colpi di scena" del procedimento, grazie a una documentazione completa del Tribunale e alla testimonianza diretta di chi vi ha assistito.
L'islam ci fa paura. Per i fanatici che in suo nome seminano morte nel mondo, e perché è la religione dominante nell'ondata migratoria da cui l'Europa teme di venire sommersa. Di questa paura e dei nostri pregiudizi siamo prigionieri, così come lo sono gli stessi musulmani, spesso ostaggio di un'interpretazione retrograda del Corano. È possibile aprire un discorso comune sulle regole e sui valori? E cosa ci aspetta in un futuro in cui l'islam avrà un ruolo sempre più importante, anche in Italia? Sono domande che mettono in gioco la nostra identità, a partire dalle conquiste fondamentali e più minacciate: i diritti e la libertà delle donne, su cui si misura il progresso di una società. In questo libro battagliero, Lilli Gruber ci conduce in un'Italia che cambia sotto i nostri occhi: dal porto di Augusta, presidio permanente dove approdano i migranti in fuga da fame e guerre, fino all'amara sorpresa della propaganda estremista nelle periferie di Roma, incontriamo giovani pasionarie che rivendicano il diritto al velo e imam prudenti che temono la radicalizzazione, agenti segreti e italiane convertite. Mentre sullo sfondo scorre la storia dei decenni che hanno insanguinato il Medioriente, un racconto ci porta dai tormenti del Siraq, luogo di nascita dell'Isis, all'Iran riconciliato.