Forse non è un caso, vista la profonda distanza che lo separa da Galileo nella visione della matematica, se questi scritti di Bruno, dopo essere stati accolti nella prima edizione delle Opere latine (1879-1891), non sono più stati pubblicati. Gli stessi curatori si dicevano persuasi che proponessero relitti del passato, superstizioni di un uomo appartenente al «mondo dei maghi» ed estraneo alla «rivoluzione scientifica» - giudizio condizionato dall'interpretazione del Rinascimento diffusasi a partire dall'Illuminismo. Questa nuova edizione, giunta ormai al sesto volume, si contrappone radicalmente a tale interpretazione, e assume piuttosto come guida i lavori di studiosi quali Burdach, Warburg, Garin, Yates, che tra la fine dell'Ottocento e la prima metà del secolo scorso hanno proposto del Rinascimento una lettura alternativa. I testi qui radunati, in particolare, rivelano quanto la matematica bruniana sia influenzata da elementi di carattere neoplatonico e legata al contempo a una concezione della realtà decisamente moderna: basti pensare al «minimo», nel quale viene individuata la struttura fondamentale della materia, e alla materia stessa indagata alla luce del concetto di «vita materia infinita». Come dimostra il ciclo dedicato a Fabrizio Mordente e alla scoperta del compasso - degno delle più belle pagine di Bruno -, inoltre, a contraddistinguere le Opere matematiche non è solo l'originalità filosofica, ma anche e soprattutto lo straordinario valore letterario.
Un saggio coinvolgente ed appassionato sulla scrittura poetica di De André, analizzata con i criteri della critica letteraria, pienamente adeguati all'interpretazione di testi di autentica poesia come sono le canzoni di Faber. Addentrarsi nell'officina segreta di De André consente di indagare le sue modalità creative e delineare una poetica che sarà costante, dalle prime alle ultime canzoni, sulla trasfigurazione della realtà operata dalla memoria e dall'emozione, affidata al linguaggio altro della poesia. Scelto e valorizzato accuratamente da Fabrizio, che è un innamorato della parola, del suo valore autonomo, del suo colore vocalico-figurativo, linguistico-lessicale, fonico-musicale, coagulato in metafore di singolare forza fantastica. Ricollegandosi alla nota definizione di un De André mosaicista e falegname di parole, l'autrice allinea poi il suo modus operandi alle più aggiornate teorie sulla traduzione, non considerata più una copia (fedele o infedele) ma uno strumento dinamico di creatività, aperta e continuamente rinnovabile, come Faber dimostra brillantemente sin dagli esordi. Nello snodarsi del saggio si esplorano, con scelte mirate, le canzoni che rispecchiano un itinerario artistico in costante crescita, scandito da tensioni conoscitive, etiche, civili, spirituali e incalzato da una perenne curiositas e da una volontà di sperimentazione che porta De André alla collaborazione feconda con altri grandi artisti, collaborazione che approda a capolavori come La buona novella, "Creuza de mä" e "Anime salve".
La nebbia agl'irti colli... E poi? Come faceva? È raro tornare da adulti alle poesie incontrate da studenti. Eppure, sarebbe bello scoprire come risuonano in noi. E accorgersi che la vita le ha rese più leggibili, più emozionanti, più preziose. Nel bagaglio delle conoscenze scolastiche, insieme alle tabelline, al teorema di Pitagora, alla fotosintesi clorofilliana, rientrano anche molte poesie. C'è perfino chi, nel tempo, le ha imparate a memoria. Da «Silvia, rimembri ancora» di Leopardi a «La pioggia nel pineto» di D'Annunzio, dalle «stelle cadenti» di Pascoli al «male di vivere» di Montale, può capitare di ritrovarsi qualche verso sulle labbra, all'improvviso. Sembra che voglia dirci ancora qualcosa. Ma cosa? Paolo Di Paolo ci offre un'occasione per leggere in modo nuovo e sorprendente le poesie studiate a scuola. Toglie un po' di polvere e le libera dai luoghi comuni, rimette in rapporto scrittura e vita. Seguendo piste imprevedibili, riscopre «Dei Sepolcri» come un canto carico di tenerezza e rilegge «Il cinque maggio» come un editoriale in versi. Accosta autori contemporanei come Ray Bradbury a Carducci o Yasmina Reza a Manzoni, ripensa i versi secchi di Ungaretti all'ombra delle guerre odierne. E mette in gioco anche sé stesso, la sua storia di studente, di aspirante scrittore: un romanzo mai scritto su Gozzano; le telefonate e gli incontri con i grandi del secondo '900, Luzi, Zanzotto, Sanguineti, Spaziani... Dimostra così che l'esperienza può riempire di senso quei versi lontani e completarli nel tempo, fra amori, ferite, desideri, sogni.
Silvia Pareschi è per i lettori italiani la 'voce' di autori come Jonathan Franzen ed Ernest Hemingway. Da molti anni racconta in incontri pubblici e in corsi professionali le regole e le pratiche della traduzione e, da ultimo, si è fatta portavoce delle istanze dei traduttori letterari nel dibattito sull'uso dell'intelligenza artificiale nei mestieri creativi. In questo libro, in cui il racconto in prima persona degli incontri con grandi opere e grandi scrittori si alterna alla riflessione sulle regole e sulle difficoltà del tradurre, i lettori più appassionati potranno confrontarsi con tante domande che ogni romanzo da tradurre pone 'fra le righe': come si rendono i giochi di parole? Come si affronta il tema - anche politico - delle lingue ibride, prime tra tutte yinglish e spanglish? Come si ritraduce un classico? E ancora - per chi sogna di fare della traduzione un mestiere - come si diventa traduttori e quando si è buoni traduttori? I capitoli affrontano tanti aspetti del mestiere e sono un inno a una delle attività che più ci rende umani: sapere comunicare in tutte le sfumature che ogni lingua ci regala.
"Dio fra le righe" è una vera e propria incursione nella letteratura contemporanea tesa a individuare come la domanda religiosa sia presente in tanta letteratura insospettabile. Indagando scrittori come Cormac McCarthy, Colum McCann, Chaim Potok, Wendell Berry, Eric-Emmanuel Schmitt... si scoprono riflessioni sagaci sulla fede e la grazia, l'incarnazione e l'amore, la resurrezione e il perdono. In queste pagine è possibile rintracciare come la questione spirituale venga affrontata da numerosi narratori di oggi, atei e non, capaci di indagare il mistero della fede con uno sguardo intriso di poesia e di sapienza: le tematiche religiose non vengono sottaciute né eliminate dai maggiori autori di best seller. Postfazione di Nicola Lagioia.
Quante donne maltrattate incontrano i nostri studenti ogni giorno nelle aule di scuola? Non si parla delle storie di cronaca, di cui giustamente si discute con i docenti, e non vogliamo nemmeno pensare a testimonianze dirette di loro compagne. Diciamo di donne di carta, non di carne, che popolano le pagine su cui studiano tutti: da Ifigenia a Francesca da Rimini, da Ermengarda a Marianna de Leyva, e molte altre ancora. L'autore non propone alcuna epurazione del curriculum scolastico, né tantomeno l'edulcorazione dei testi che alle nuove sensibilità contemporanee possano apparire problematici. Si propone l'esatto contrario: conosciamole meglio queste pagine disturbanti. Preferiamole ad altre, nella libera scelta che ogni docente opera all'interno dei propri piani di lavoro.
«Il Pascoli è al contempo poeta apparentemente semplice, così che viene proposto già ai bambini delle elementari, eppure tanto profondo da impegnare i critici più autorevoli. Il "fanciullino" nasconde, oltre tale aspetto di facciata, la complessità e il tormento dell'arte moderna, combinando infantilismo e sofferenza, metrica perfettamente tradizionale e prosodia nuovissima, in forme classiche che hanno imbarazzato i lettori e i critici di professione. Questa sintesi che propongo vuole offrire soltanto un invito alla lettura di un poeta che ha cercato di nascondere i suoi tormenti in pure forme» (Elio Gioanola).
Le lettere di Kafka a Felice Bauer raccontano qualcosa di più di un'impossibile storia d'amore: Elias Canetti se ne rese conto nel 1967 leggendone una selezione sulla «Neue Rundschau», e immediatamente si accordò con l'editore della rivista per pubblicare un saggio sull'argomento. Fu l'inizio di un corpo a corpo, dove l'interpretazione chiamava in causa la vita dell'autore - la sua persona fisica, la magrezza, l'ipocondria, l'ossessione per la notte e il silenzio - e insieme quella dell'interprete. L'esito di tale scontro fu L'altro processo, che irritò per la spregiudicatezza con la quale Canetti riconduceva l'opera di Kafka (e la più ermeticamente sigillata, Il processo) alla sua biografia (la rottura del fidanzamento con Felice) - proprio lui che aveva sempre lottato perché quell'opera venisse presa alla lettera. Grazie agli appunti preparatori, molti dei quali inediti, qui raccolti insieme ad altri saggi e conferenze su Kafka, possiamo immergerci per la prima volta in quel «processo» di avvicinamento, fatto di violenze, fughe e sottomissioni, quasi ci trovassimo di fronte alla descrizione di una battaglia sovrapposta a una confessione cifrata. «Non credo che vi siano persone la cui condizione interiore sia simile alla mia, o almeno posso immaginarmi tali persone, ma che attorno alle loro teste voli continuamente il corvo segreto come attorno alla mia, questo non riesco neppure a immaginarlo» annotò una volta Kafka nei suoi Diari. Oggi, leggendo finalmente nella loro totalità queste pagine, possiamo dire che si sbagliava.
Si dice fosse stato Numa Pompilio, all'alba della storia, a dettare alle matrone di Roma l'obbligo del silenzio, imponendo loro di non prendere la parola, in assenza dei mariti, neppure per le cose necessarie. A questa regola obbedisce anche la letteratura dei Romani, nella quale le voci femminili sono sempre filtrate dagli autori, rigorosamente uomini, cui è riservato in esclusiva il privilegio della scrittura. Nel ripercorrere le tappe di quella straordinaria esperienza culturale, il libro mette invece al centro le donne e ne fa le protagoniste di un racconto spesso sorprendente, in ogni caso diverso, che vede testi da sempre familiari svelare aspetti inediti e lasciar affiorare sfumature destinate altrimenti a rimanere nascoste. Capitolo dopo capitolo, viene così tracciata la mappa di un'avventura intellettuale aperta a chiunque voglia guardare con occhi nuovi a una vicenda letteraria che ha segnato in modo indelebile la cultura dei millenni successivi.
Giovanni Pascoli (1857-1912) è stato forse il più grande poeta italiano moderno: è l'orizzonte da cui muove questa nuova ricognizione che, tenendosi lontano dalle ormai abusate analisi linguistiche e psicanalitiche, riporta in primo piano uno scrittore di portata europea e dallo "sguardo cosmico" che rivoluzionò il linguaggio, i temi e le strutture della poesia del suo tempo. Questo Profilo, scritto con l'estro e la libertà di uno scrittore di vaglia come Bruno Nacci, è arricchito da un commento delle più celebri poesie dell'autore di Myricae e punta al cuore del mistero della sua poesia.
«Che c'è d'allegro in questo maledetto paese?», si chiede l'Innominato che, stanco della propria vita malvagia, si avvia verso la conversione. È la stessa domanda che tutti noi ci poniamo sempre più spesso. Cosa rimane di bello in questo mondo di guerre, pandemie e crisi di ogni genere? All'indomani del conferimento del Premio Internazionale Cultura Cattolica a Franco Nembrini, sono stati raccolti in questo volume tre suoi recenti interventi, svoltisi come quaresimali presso la Basilica di S. Giovanni in Laterano. Ne è venuta fuori una piccola e preziosa bussola, che attraverso le pagine immortali di Oscar V. Milosz, Alessandro Manzoni e Giacomo Leopardi (sapientemente spiegate e commentate) aiuta a riscoprire la profondità e drammaticità del dialogo che Dio tesse con l'uomo dentro le pieghe (e le piaghe) della storia di ciascuno. Prefazione del card. Angelo De Donatis. Postfazione di don Fabio Rosini.
I Quaderni Francescani editi dall'Associazione Cardinal Peregrosso raccolgono gli Atti dei Convegni che si tengono con cadenza annuale a Pozzuolo Martesana (MI), nella antica chiesa di S. Francesco, sorta alla fine del XIII secolo per volere del cardinale Pietro Peregrosso. Il Convegno del 2021 ha voluto ricordare l’ottavo centenario della morte di Dante; attraverso i contributi di fra Paolo Canali, di Paolo Bartesaghi e di Mons. M.
Ballarini, Prefetto della Biblioteca Ambrosiana. Anche il prof. E. Fumagalli, emerito di Letteratura italiana presso l'Università di Fribourg in Svizzera, ha voluto essere presente nella pubblicazione con un suo saggio inedito