Cos'è un io pensante? Come può la materia (il cervello) pensare? Da dove deriva la capacità della mente di rappresentarsi una realtà esterna? Com'è organizzata una mente? Fino a che punto è giusto considerarla il software che gira nel nostro cervello? Esiste realmente un "io" individuale, oppure il soggetto deve essere scomposto in una moltitudine di "agenzie cognitive" distinte? Nell'affrontare queste e altre tematiche, il volume prende in esame alcuni dei principali problemi filosofici posti alla riflessione contemporanea, muovendo dai temi classici del rapporto tra mente e natura, per giungere alla questione del conflitto tra concettualizzazione scientifica e visione ordinaria dell'io. Il testo non richiede specifiche conoscenze filosofiche e si rivolge al mondo degli studi universitari, ma anche a chiunque abbia desiderio di formarsi una mappa ragionata dell'attuale geografia della mente.
È intenzione del presente lavoro indagare, seguendo una prospettiva gnoseologica, una parte almeno della storia di due modelli filosofici che hanno indicato una via sostanziale - ed, in questo senso, forte - del pensare. Il tomismo e la fenomenologia, seppur praticamente distanti, mostrano in controluce uno spirito che pare accostarli nella ricerca essenziale del conoscere. Da tale presupposto si sviluppa una ricerca tesa ad evidenziare i principi stessi delle esigenze razionali fenomenologiche sullo sfondo prospettico dell´imponente struttura metafisica tomista, della quale l´opera husserliana raccoglie l´afflato ad essere sistematica di sapere. In un serrato confronto con le acquisizioni teoretiche contenute nelle principali opere dei due pensatori studiati, viene messo in luce ciò che in Husserl è ricerca ed in Tommaso è verità pretesa. Obbiettivo dell´autore non è quello di giustificare ed eleggere affinità, bensì d´interrogare per quanto possibile, nella crisi della condizione in atto, le intenzioni che hanno spinto due pensieri a farsi sistema, chiavi di volta che, sommerse, pur vivono ed agiscono nell´esistere.
Il volume si propone di seguire il costituirsi e lo svilupparsi dei nuclei più importanti del percorso filosofico di Tommaso Campanella: vengono particolarmente approfonditi il pensiero politico, le riflessioni sulla filosofia naturale, le ricorrenti analisi dei rapporti tra religione e politica da un lato, tra religione e natura dall'altro.
Con l'accanimento di chi ha a cuore la verità, e con la pietas di chi ha trepidazione per il creaturale, Salvatore Natoli indaga la straordinaria vicenda della fioritura del tragico nell'Atene del V secolo. E ci invita a spingere a fondo lo sguardo fino a rinvenire - nelle esaltanti e terribili vicende di Edipo e di Oreste, di Antigone e Clitemnestra, di Prometeo e Filottete, di Medea e Agamennone - ciò che, in tutti i tempi, sta al fondo della storia dell'uomo: la sua domanda di sapere perché vive, il percepire che le cose dell'esistere "sono problema". «Qualcosa c'è. E ci trascende» è detto in Euripide. È compito del filosofo e del teologo, ma anche di ogni lettore, ricomporre la struttura dei diversi contesti culturali e religiosi e mettere a confronto i modi in cui è vissuta e patita la lontananza di un "Dio che si nasconde".Non basta però ricomporre i frammenti del Tragico della Grecia antica come se si trattasse di ricostruire una mappa in disuso. Quella mappa - tracciata con gesti, silenzi, grida - può fare da segnavia anche al nostro cammino che, talvolta, sembra guidato più dal vento dionisiaco della Tracia che da un geometrico disegno divino(dalla Prefazione di Gabriella Caramore)
Attraverso tutto il pensiero occidentale dai dialoghi di Platone e dall'"Organon" di Aristotele fino alle opere più sovversive di Feyerabend, David Oldroyd analizza gli esponenti, le scuole, i temi che hanno caratterizzato la riflessione epistemologica. Viene così fornita un'introduzione alle principali idee sulla natura della conoscenza scientifica e sui modi in cui può essere acquisita. Grazie a un simile approccio storico ed espositivo a quella che può definirsi metascienza, il lettore e lo studioso potranno conoscere gli strumenti interpretativi del mondo che la civiltà occidentale ha sviluppato dalle origini ai giorni nostri.
Il modello tecnocratico (incremento della produzione col minimo costo economico) domina la scena. Lo accompagnano l'aumento delle disuguaglianze sociali, la depauperazione del Terzo e Quarto Mondo, il degrado ambientale, il pericolo di un olocausto nucleare, la marginalizzazione e l'emigrazione. A queste sfide non può rispondere la cultura light, la «postmodernità come decadenza», che è riduzione della realtà all'effimero. Può farlo la «postmodernità come resistenza», che alla possibile distruzione dell'uomo contrappone il rispetto per quanto vi è di inalienabile nella persona e nella natura. Da qui la lotta in favore della pace contro i blocchi militari, della frugalità ecologica contro lo sperpero consumistico, della solidarietà ecumenica contro l'indifferenza individualistica. L'Autore insegna Filosofia del diritto e Filosofia politica nell'Università di Valencia (pp. 176).