"Oggi sarebbe bello fare qualcosa fuori dell'ordinario. Potremmo, per esempio, ballare per strada mentre andiamo al lavoro. Guardare dritto negli occhi uno sconosciuto e parlare di amore a prima vista. Suggerire al nostro capo un'idea che può sembrare ridicola, ma nella quale crediamo. Oppure comprare uno strumento che avremmo sempre desiderato suonare, senza averne mai il coraggio. I guerrieri della luce si permettono giorni come questo. Oggi potremmo piangere per le vecchie parole che sono rimaste bloccate in gola. Potremmo chiamare qualcuno a cui abbiamo giurato di non parlare mai più (ma di cui vorremmo tanto sentire un messaggio nella segreteria telefonica). Oggi può essere considerato un giorno estraneo al copione che scriviamo ogni mattina. Oggi sarà ammessa e perdonata qualsiasi trasgressione. Oggi è il giorno in cui dobbiamo affrontare con gioia la vita." A più di 25 anni dal successo mondiale del Manuale del guerriero della luce, Paulo Coelho accompagna i lettori in un nuovo cammino con la forza delle parole e del pensiero. Un invito a scoprire la vita da nuovi punti di vista, a cercare se stessi per immaginare e realizzare il proprio, luminoso, destino.
«Le parole sono un fondamentale pezzo di mondo: a ogni parola in più che impariamo, il nostro mondo diventa un po' più grande. Ogni nuova parola è una scoperta. Ogni nuova parola è una conquista. Ogni nuova parola è un passo nella strada che porta alla consapevolezza». Un saggio narrativo che spariglia le carte e ci fa cambiare sguardo sulla nostra lingua, accompagnandoci all'interno di un'aula scolastica dove l'ora di italiano diventa il momento più entusiasmante di tutta la giornata. Perché, come ci rivelerà pagina dopo pagina Giuseppe Antonelli, la grammatica non è affatto noiosa, polverosa o dogmatica. La grammatica è glamour. Cosa succede se il nuovo insegnante d'italiano è uno strano tipo tutto azzimato che ogni giorno se ne inventa una nuova? Appende cartelli, disegna cartine, improvvisa quiz, apparecchia la cattedra con un servizio da tè. Spiega la grammatica come una partita a scacchi, scrive alla lavagna formule etimologiche e le risolve a mo' di enigmi, trasforma le parole in racconti pieni di colpi di scena. Le incrocia, le manipola, le inventa, le traduce in suoni e colori, sapori e profumi. Insieme ai classici della letteratura, cita canzoni, fumetti, film e non smette mai di dialogare con tutti gli studenti: ascolta, commenta, ribatte, scherza, incoraggia. Un imprevedibile prof che ogni tanto si mette qualcosa in equilibrio sulla testa e rimane immobile finché non ritorna il silenzio; non dà mai voti e in pagella scrive solo consigli in forma di sonetto. Succede che imparare la lingua, le sue regole, la sua storia diventa un'avventura affascinante. La grammatica, in fondo, è solo l'arte di dire le cose nel modo giusto al momento giusto. E allora ecco l'Accademia d'arte grammatica: una società segreta in cui ragazzi e ragazze s'incontrano fuori da scuola per divertirsi a giocare con la lingua italiana. Succede che un'esperienza così può cambiarti la vita. E in effetti, alla persona che racconta questa storia - a distanza di anni, con immutata emozione e un po' di nostalgia - la vita l'ha cambiata.
Zsigmond Danielovitz, incaricato di indagare sul cadavere di un'anziana contadina, è un uomo indebolito dalla guerra, ma vigile. E così ci mette poco a scorgere, dietro gli occhi degli abitanti di Nagyrév, qualcosa di sinistro. Nagyrév è un piccolo villaggio sperduto nella pianura ungherese, l'anno è il 1929 e il benessere, in quella ristretta comunità rurale, non arriva. Zsigmond Danielovitz si rende presto conto che la morte della donna sulle sponde del fiume Tibisco non è che l'anello di una lunga catena di scomparse e incidenti che da tempo coinvolgono il piccolo villaggio. "La levatrice di Nagyrév" racconta un fatto di cronaca realmente avvenuto tra le due guerre mondiali, un episodio che sconvolse l'Europa non solo per l'efferatezza dei crimini, ma anche per un inedito capovolgimento dei ruoli: le donne uccidono gli uomini, si vendicano. Superstizione, violenze, miseria e soprusi sono i protagonisti delle vite che si incrociano in questo affresco rurale, dove a fare le spese di appetiti e frustrazioni sono sempre le donne. Le regole patriarcali della comunità magiara e le meschinità dell'animo umano creano situazioni insostenibili e sofferenze ingiustificabili per mogli e figlie, anziane e ragazze. Personaggio chiave, intorno al quale girano le storie di Nagyrév, è la misteriosa Zsuzsanna, levatrice dal passato fumoso, spesso etichettata come «strega» dai suoi concittadini, temuta e, ogni tanto, rispettata, una figura carismatica, rarissimo esempio di donna emancipata, cui molte «sorelle» chiedono aiuto per risolvere i guai che hanno dentro casa: gravate da inganni, stupri e sottomissioni, le vittime hanno deciso di alzare la testa. Gli avvenimenti che ebbero luogo a Nagyrév, mostrando gli orrori di cui è capace la vita domestica e le forme di resistenza alle sopraffazioni di genere, possono essere una finestra utile, e dolorosa, per capire il presente.
Giovani idee è un'appassionante miscellanea di saggi di G.K. Chesterton: gli articoli vennero tutti pubblicati su Illustrated London News tra il 1922 e il 1928. L'occasione da cui nasce ogni scritto si sviluppa come un pensiero che risulta "ancora attuale", semplicemente perché senza tempo. Il gusto per le cose, l'educazione, la misura tra il fine e i mezzi, il valore della storia, la relazione tra identità e dialogo, il Natale, i mezzi di comunicazione: questi sono solo alcuni dei temi affrontati in testi tanto agili da assomigliare più a riflessioni narrate che a saggi propriamente detti.
Emiliano Sbaraglia racconta la sua storia di insegnante in una scuola di frontiera, e di come i versi di Dante siano stati una chiave inaspettata per toccare il cuore dei suoi studenti, in un quartiere segnato dal disagio sociale e dall'abbandono scolastico. Alla fine di una delle strade del quartiere, noto per l'alto tasso di criminalità e per essere una piazza importante dello spaccio di droga, c'è una scuola. Qui si incontrano le storie di una classe di studenti e studentesse di terza media inevitabilmente segnati dal luogo in cui sono nati, dall'ambiente che li circonda, dal contesto familiare in cui vivono. C'è molto da fare in una scuola come questa, tormentata da una percentuale alta di abbandono scolastico, con un livello di scolarizzazione sempre troppo basso, costretta a fare i conti con quanto accade fuori, per non lasciarlo entrare dentro. Il prof di italiano cerca di assolvere al suo ruolo seguendo non tanto le indicazioni nazionali o le circolari ministeriali, che si moltiplicano spesso inutilmente, ma attraverso ciò che può consentire di nutrire un rapporto con degli adolescenti portati dalla vita a diventare già grandi, e che in molte situazioni possono insegnargli più di quanto lui possa insegnare loro. Tra gli innumerevoli tentativi di coniugare una didattica tradizionale e innovativa con la cruda realtà di ogni giorno ecco arrivare, quasi per caso, la lettura di Dante Alighieri, la sua biografia, la sua opera, i versi immortali della Divina Commedia, utili anche a strappare un sorriso, ad alleggerire la giornata, perché Dante è un fuoriclasse come Totti, un numero 10 come lui, anzi di più: basta riuscire a dimostrarlo. Nel complesso potrebbe rivelarsi una scelta azzardata, da qualche collega viene criticata, perché poco funzionale rispetto alle priorità da affrontare. Eppure, funziona; Dante, con le sue infinite possibilità di temi, spunti e suggestioni, con la sua insuperata immaginazione e creatività, ancora una volta compie il miracolo di coinvolgere mondi apparentemente lontani, tanto diversi ma non per questo irraggiungibili, permettendo allo stesso tempo di raccontare la storia della lingua e della letteratura italiana.
«Capire la Divina Commedia è difficile. Della lingua in cui la scrisse, diventata la nostra soprattutto grazie a lui, Dante sperimentò tutte le possibilità espressive, comprese quelle che sembrano andare al di là dell'umano, sia verso il basso sia verso l'alto, e non è facile seguirlo in questo vertiginoso saliscendi. Poi ci sono i contenuti. Teologia e interpretazione dei testi sacri, filosofia, logica, morale, politica, diritto, letteratura e storia antica, scienza dei numeri e delle misure, musica, ottica, medicina, arte della guerra e della navigazione: non c'è aspetto della cultura antica e medievale di cui Dante non abbia appropriatamente detto qualcosa, nel suo enciclopedico poema. Infine, ci sono i personaggi che popolano l'oltremondo che il Poeta ha costruito. Tralasciando quelli appartenenti al mito o alla storia, e limitandoci a quelli che hanno popolato la cronaca dei tempi di Dante e di quelli di poco precedenti, l'unico motivo per cui continuiamo ad avere memoria dei nomi di Ciacco, Francesca da Rimini, Farinata degli Uberti o Ugolino della Gherardesca è dato dal fatto che i versi scritti da Dante li hanno resi figure immortali: se quei versi non fossero stati scritti, i loro nomi sonnecchierebbero in qualche documento d'archivio o in qualche cronaca medievale. Sì: capire la Commedia è veramente difficile. Per questo ho scelto i versi più significativi, curiosi o sorprendenti dei cento canti di cui si compone e li ho distribuiti in 114 presentazioni (per qualche canto ho avuto bisogno di qualche presentazione in più). Ho cercato di spiegare quei versi parola per parola, senza dare niente per scontato, collegando i fatti con gli antefatti. In questo modo, leggendoli canto dopo canto, farete lo stesso viaggio che ha fatto Dante: questo, almeno, è quello che spero.»
Lo straniero fa parte di una trilogia Beati Paoli. La verità ha bisogno sempre di un colpevole che contrappone la realtà palermitana, tramite la storia dei Beati Paoli, con la società contemporanea. Andrea Provensano è lo straniero, un vip dei nostri tempi, giovane bello e ricco incarna la figura degli eroi medievali: è un giustiziere in ricerca della verità assoluta.
A Parigi, in un futuro prossimo, vive François, studioso di Joris-Karl Huysmans, che ha scelto di dedicarsi alla carriera accademica. Perso ormai l'entusiasmo verso l'insegnamento, la sua vita procede su binari tranquilli, impermeabile ai grandi drammi della storia, scandita da avventure con le sue studentesse. Ma qualcosa intorno a lui sta cambiando. La Francia è in piena campagna elettorale. I tradizionali equilibri politici scricchiolano sotto il peso di nuove forze in gioco che minano il sistema consolidato. È un'implosione improvvisa e lenta come un brutto sogno, che accelera fino a travolgere anche François. Sottomissione è il romanzo più visionario e insieme realistico di Michel Houellebecq, capace di trascinare su un terreno ambiguo e sfuggente il lettore che, come il protagonista François, vedrà il mondo intorno a sé, improvvisamente e inesorabilmente, stravolgersi.
«Ho conosciuto l'oscurità, il tempo sospeso dell'attesa, il margine degli abissi e l'immensità che avvolge tutte le cose». Diletta, la protagonista di questo libro, inizia così il suo racconto, tratto da una storia vera. Le persone abusate sono milioni nel mondo, ma lei è una rarità, una donna coraggiosa che è riuscita a ritrovare il sentimento dell'innocenza che le era stato rubato nell'infanzia: «Ho attraversato il fuoco, sono scampata a un grande pericolo e ho vinto la mia battaglia». La prosa creata dall'autore riesce ad avvolgere con delicatezza e poesia anche i tratti più ruvidi della vicenda e le parole emergono dalle pagine come un balsamo, una cura. È come se Diletta stendesse le sue mani e dicesse: «Vieni, puoi farcela anche tu».
Salvare la propria anima o salvare tutte le anime? È l'alba di un nuovo pontificato e, appena eletto, il Papa viene a conoscenza di un oscuro disegno architettato da una misteriosa lobby interna al Vaticano. Al centro di questo complotto c'è un potente supercomputer: "Il Testa di Catto". Qual è lo scopo di questa intelligenza artificiale? Il suo primo giorno di pontificato si trasformerà in una corsa contro il tempo scandita da bonghi e chitarre, tra comandamenti scomparsi, missioni di evangelizzazione su Marte e guardie svizzere inviate dietro le linee nemiche. In un presente in cui la Chiesa Cattolica è sempre meno rilevante, al nuovo Papa verrà dato il potere di cambiare per sempre il corso della storia: dovrà solo premere un pulsante. Troverà le ragioni per farlo?
Può sembrare incredibile ma nella Bibbia, quando Dio sceglie una persona per affidarle una missione, si tratta quasi sempre della persona più sbagliata che si possa immaginare. Ordina a una coppia anziana e sterile di generare un popolo, chiama a sé un balbuziente perché diventi oratore e profeta, mette giustizia e verità nelle mani di ladroni e prostitute. Le figure più venerabili dell'Antico Testamento, come Abramo, Mosè, Davide e Salomone, sono in realtà segnate da una moltitudine di colpe, destinate a coprirsi di ridicolo. Dio stesso, il più delle volte, si rivela inaffidabile: dice una cosa e poi ne fa un'altra, prende decisioni di cui presto si pente, compie un'azione per poi tornare precipitosamente sui suoi passi. Qual è il senso di tutto questo? Ce lo racconta Mercadini, come solo lui sa fare. Trascinandoci in una carrellata di prescelti improbabili, ci guida tra le pagine ardenti delle Scritture e ci invita a riflettere sulla lezione che si nasconde in ciascun versetto: se ti trovi di fronte a un'impresa per cui ti senti impreparato, inadatto, troppo piccolo, non disperare. Perché nessuno, per quanto possa esserne convinto, può davvero conoscere la volontà divina. E magari Dio, dovendo scegliere uno fra tutti, sceglierebbe proprio te.