Da tempo, al nome di Omar Di Monopoli ne sono stati accostati alcuni altri di un certo peso: da Sam Peckinpah a Quentin Tarantino, da William Faulkner a Flannery O'Connor. Per le sue storie sono state create inedite categorie critiche: si è parlato di western pugliese, di verismo immaginifico, di neorealismo in versione splatter. Nonché, com'è ovvio, di noir mediterraneo. Questo nuovo romanzo conferma pienamente il talento dello scrittore salentino - e va oltre. Qui infatti, per raccontare una vicenda gremita di eventi e personaggi (un vecchio pescatore riciclatosi in profeta, santone e taumaturgo dopo una visione apocalittica, un malavitoso in cerca di vendetta, due ragazzini, i suoi figli, che odiano il padre perché convinti che sia stato lui a uccidere la madre, una badessa rapace votata soprattutto ad affari loschi, alcuni boss dediti al traffico di stupefacenti e di rifiuti tossici, due donne segnate da un destino tragico, e sullo sfondo un coro di paesani, di scagnozzi, di monache), Omar Di Monopoli ricorre a una lingua ancora più efficace, più densa e sinuosa che nei romanzi precedenti, riuscendo a congegnare sequenze forti, grottesche e truculente in un magistrale impasto di dialetto e italiano letterario - sino a farla diventare, questa lingua, la vera protagonista del libro.
Don Yoannis Lahzi Gaid, speaker per la lingua araba nelle udienze generali del Santo Padre e attuale suo segretario personale, con questo testo ci offre la possibilità di poter pregare il Rosario tenendo conto della tradizione orientale unita a quella occidentale. Il libro vede la luce in lingua italiana dopo essere uscito in arabo in Egitto. I copti cattolici in Egitto sono una piccola comunità, tuttavia questo testo ha raggiunto in arabo una diffusione di quasi 100.000 copie. Il libro contiene inoltre, in esclusiva, il pensiero sulla preghiera del Rosario di papa Francesco, autografato di suo pugno. Al lettore è quindi offerto un “excursus” storico, teologico e spirituale che certamente lo potrà aiutare in una devozione mariana autenticamente vissuta.
Parabola di un amore fulgido e totale, Romeo e Giulietta narra della passione tra i giovani figli di due casate nemiche e delle tragiche conseguenze di questa rivalità. L'amore incondizionato dei due protagonisti causerà infatti, per una sciagurata combinazione di circostanze esterne, la loro rovina. La vicenda è diventata il simbolo per eccellenza di un sentimento profondo che si oppone con coraggio, ma senza successo, alla cultura di un'epoca, all'odio e alla lotta di due famiglie divise da un rancore antico e implacabile. Scritta tra il 1591 e il 1595, l'opera rappresenta il passaggio dal periodo iniziale a quello più maturo della produzione shakespeariana; ricca di metafore che toccano tutte le note del sentimento, inneggia ad un amore che supera le barriere della morte.
Émile Zola ha racchiuso la sua produzione di venti romanzi, pubblicati tra il 1871 e il 1893, nel ciclo "I Rougon-Macquart. Storia naturale e sociale di una famiglia sotto il Secondo Impero". Il dodicesimo del ciclo, La gioia di vivere, dopo essere stato pubblicato a puntate sulla rivista "Gil Blas", uscì sotto forma di libro nel 1884. La storia ha inizio nel 1863 e copre un arco temporale di dieci anni: narra di Pauline che, rimasta orfana, va a vivere in Normandia presso i Chanteau, parenti del padre. L'opera è pervasa da una riflessione intimistica sul dolore e sul senso della vita poiché fu scritta dall'autore dopo la perdita della madre e dell'amico Gustave Flaubert. Colpisce la dicotomia tra i due personaggi principali: da un lato il figlio dei Chanteau, Lazare, diciannovenne irresoluto, pessimista e nichilista; dall'altra Pauline, una ragazza positiva, generosa e altruista. "La joie de vivre", che dà il titolo al romanzo, è proprio quella a cui la protagonista si aggrappa per fronteggiare tutti gli ostacoli che la vita le riserva.
Lo psicanalista di Zeno Cosini - commerciante triestino, incarnazione dell'antieroe - consiglia al suo paziente di mettersi a scrivere la storia della sua vita. Solo rivivendone le esperienze più significative e scavando nella propria coscienza egli potrà forse superare il "disagio di vivere" che da sempre lo tormenta. Emergono così il vizio del fumo, il ricordo di una relazione con una giovane amante, la convinzione che il suo matrimonio sia avvenuto "per caso", il rapporto contraddittorio con il cognato Giulio: un susseguirsi di eventi che Zeno analizza con profondità e grande ironia. Lucido e consapevole, egli comincerà a guarire quando si scoprirà ad accettare le proprie debolezze e quelle altrui, convinto ormai che "la vita non è né bella, né brutta; è soltanto originale".
C'è corrispondenza tra la fede "post-pasquale", che si consoliderà prima nei vangeli e poi nei grandi concili della chiesa, e quanto le fonti documentarie ci dicono del Gesù che visse duemila anni fa in Palestina? Gli evangelisti sono degli "storici", oppure gli "inventori" e "creatori" della storia di Gesù? E allora i cristiani sono ingenui sognatori, che si accontentano di favole e di leggende costruite in un passato lontano? Su queste e altre domande è passata una lunga storia di ricerche arrivata ormai a conclusioni probanti, tanto che, oggi, è possibile tracciare un quadro piuttosto ampio e sicuro dell'autentica vicenda storica di Gesù di Nazaret. Il volume ripercorre i sentieri e i risultati di questa ricerca, dagli "anni nascosti" di Gesù all'inizio della sua missione, dal suo insegnamento morale alla "dottrina nuova" (Mc 1,27), dal processo e dalla morte in croce al cambiamento radicale e repentino dei discepoli la mattina del "primo giorno dopo il sabato", fino a spingersi a esplorare il tema dell'autocoscienza del maestro di Galilea. Un'appendice pone a confronto, infine, la figura di Gesù e il pensiero di Paolo di Tarso.
Bielorussia: Pietro Osmolowski nasce il 13 dicembre 1838 ad Antonof in Bielorussia, regione situata allora all'estremità orientale della Polonia, ma occupata dalla Russia. La sua è una famiglia di nobili origini. Ben presto matura nel suo cuore la vocazione a servire Cristo. Entra tra i frati minori: nel convento di Minsk, il 19 settembre 1861, veste il saio francescano, assumendo il nome di frate Adriano. A causa di un'insurrezione dei polacchi contro il governo russo, i francescani vengono cacciati dal convento: frate Adriano trova ospitalità per tre anni nel seminario diocesano di Minsk; poi, insieme a un confratello, decide di partire esule per la Terra Santa. Gerusalemme: i due frati, il 19 ottobre 1866, arrivano a Giaffa per poi dirigersi a Gerusalemme, dove vengono accolti nel convento di San Salvatore. Il 13 giugno 1867, frate Adriano fa la professione solenne e il 28 marzo 1868 viene ordinato sacerdote. Resterà in Terra Santa per dieci anni. Gemona del Friuli (Udine): per motivi di salute torna in Europa e viene accolto nella provincia veneta dei frati minori, avendo come prima destinazione il convento di Gemona del Friuli. Nella provincia veneta vivrà ben 47 anni, esprimendo le sue più belle doti di frate e sacerdote, in particolare si distinguerà nel servizio del confessionale. A Gemona assolverà anche l'incarico di superiore del convento. Lonigo (Vicenza): nel gennaio 1911 padre Adriano è trasferito dai superiori nel convento di San Daniele di Lonigo: qui rimane sino alla morte, eccetto il periodo fra il 1913 e il 1916, vissuto nel convento di Monselice (Padova). Padre Adriano muore il 9 aprile 1924.
Età di lettura: da 6 anni.
Libretto vuole essere un aiuto per capire e vivere il proprio matrimonio come liturgia e con il senso profondo che esso ha davanti a Dio.
Dopo i volumi sui vizi capitali (2013), le opere di misericordia (2014), i doni dello Spirito Santo (2015), le beatitudini (2016) che raccolgono la singolare e felice esperienza delle prediche al «Festival dei Due Mondi» di Spoleto ecco il quinto sulle parabole. Ogni parabola di Gesù è una risposta in forma di racconto. Chi non conosce le più significative: il padre misericordioso, il buon samaritano, la pecorella smarrita, la dramma perduta, il fariseo e il pubblicano, il seminatore, il giudice iniquo e la vedova importuna e... i frutti dell'albero (Lc 6-39-45). Quante volte le abbiamo ascoltate e ogni volta esse ci aprono a una comprensione rinnovata e più profonda della nostra vita. La Parola di Dio contiene sempre delle sorprese, come dice Gregorio Magno: «La Bibbia cresce con chi la legge». In fondo è l'esperienza che può fare ognuno di noi quando si dedica alla meditazione della Sacra Scrittura.
Il testo si presenta come un possibile percorso, attraverso un dialogo con Paul Beauchamp, che conduce verso una maggiore comprensione di ciò che è stata definita esegesi esistenziale: restituire al lettore la responsabilità e la dignità di interprete, tanto del testo biblico quanto della sua vita. "...Questo lavoro si distingue sia per una accentuata conformità al tenore dell'opera dell'autore amato e studiato, sia per una sorta di pratica diffusa di rendicontazione di una attività in corso, per la quale la denominazione provvisoria di esegesi esistenziale risulta quantomai appropriata non solo per Beauchamp ma per l'autrice stessa. Il lettore italiano che verrà così a contatto con il famoso biblista d'Oltralpe o il giovane studioso che desideri approfondire la conoscenza di un nome o di un commento che ha potuto appena sfiorare e per cui ha provato curiosità, potrà entrare in quell'opera e in quel mondo con immediatezza e con i riferimenti essenziali" (dalla Prefazione di Gian Domenico Cova).
Due dei più noti studiosi italiani di liturgia si interrogano, a partire da prospettive differenti, su chi sia l'uomo della liturgia, su quale affinità esistenziale esista tra l'uomo di oggi e il «fatto» della liturgia cristiana. Queste pagine, nate da conversazioni tenute a giovani universitari, offrono ad ogni lettore interessato e in ricerca un'introduzione chiara e autorevole alla liturgia e alla ricchezza antropologica di cui essa è maestra.