Anziani obbligati dall'Asl a pesare i pannoloni dopo l'uso. Cassazione alle prese con processi per lo sgocciolio di una camicia o la brucatina di un'asina. Miracolate a Lourdes alle quali è vietato rinunciare alla pensione d'invalidità. Porti collaudati ufficialmente dopo 36 anni. Cittadini vivi e vegeti che faticano a dimostrare di non essere morti dal 2008. Decreti attuativi mai fatti al punto che Renzi ne ha ereditati un'enormità: 513. Ministeri che sbrigano ricorsi dopo 31 anni e intimano al ricorrente: risponda immediatamente. Dirigenti asserragliati nella trincea del burocratese e pagati in media il triplo che in Germania. Terremotati alle prese con 1109 leggi e leggine impossibili da rispettare. Norme surreali sui velocipedi "alti al massimo metri 2,20", gli "effetti letterecci" o la pesca dei trichechi. Gian Antonio Stella racconta la burocrazia italiana. Un reportage spassoso e insieme inorridito sulle regole, i meccanismi, gli uomini, i deliri, gli sprechi e i privilegi più folli e offensivi di un mondo a parte che non vuole cambiare. E pesa sul paese per almeno 70 miliardi di euro.
Se avete comprato una casa pagandola fino all'ultimo centesimo, siete fessi. E se avete investito nelle quattro mura i risparmi di una vita, siete fessi al quadrato. Perché gli altri che fessi non sono, cioè i furbi, quelli che contano, che sanno muoversi, che hanno un papà importante o un marito ministro, quelli che conoscono o sono conosciuti, quelli che gestiscono il potere o perlomeno lo frequentano, la casa l'hanno avuta in ben altro modo. E, sicuramente, facendo meno sacrifici di voi. Il presidente del Senato e quello della Corte dei conti, lo sceriffo di Equitalia e il grande sindacalista, l'ex presidente della Consob e quello della Lega Calcio, il medico del Papa e il magnifico rettore, l'ex ministro dell'Economia e il capo dell'Inps, gli alti burocrati e i grand commis di Stato, il rampollo del senatore e la figlia del deputato, le star del cinema e quelle della musica: ecco alcune delle tante persone citate in questo libro. Sono diverse per età, formazione culturale, ruolo e partito politico, ma hanno tutte una passione in comune: quella per il mattone. Comprano molto e, soprattutto, comprano con lo sconto, spesso da un ente pubblico previdenziale: 30, 40, fino al 70-80 per cento in meno del valore di mercato. Risultato: quello che è accaduto negli ultimi vent'anni in Italia è un vero e proprio saccheggio del nostro patrimonio immobiliare, avvenuto quasi sempre nel rispetto della legge, ma con meccanismi incredibilmente perversi che questa sconvolgente inchiesta vi svelerà.
"Il 9 luglio di quest'anno Sandro Pertini è stato eletto presidente della Repubblica e mi ha nominato segretario generale". Il 3 novembre 1978 inizia così il diario su cui Antonio Maccanico annoterà poi giorno dopo giorno, incontro dopo incontro, viaggio dopo viaggio, lo svolgersi del settennato di Pertini. Nella sua cronaca si colgono al vivo e secondo prospettive spesso singolari tutti i protagonisti di quegli anni (politici italiani e stranieri, giornalisti, imprenditori, manager pubblici, intellettuali) ed emergono i tratti di una presidenza che, iniziata nell'anno culminato nell'assassinio di Moro e nelle dimissioni di Leone, si dava il compito di ridare prestigio al Quirinale in una difficile fase in cui emergeva, oltre alle manifeste difficoltà del sistema politico, una più generale crisi della società italiana.
I desideri che rinascono dopo le sofferenze della guerra. La voglia di cambiare che cancella il buio delle carceri e la violenza della lotta. Ma, insieme, i meccanismi di controllo esercitati dal Partito comunista sulla vita personale, la doppiezza della morale imposta, l'uso politico dei sentimenti, il tentativo di destreggiarsi fra una pedagogia politica che ha il compito di forgiare il militante secondo i dogmi dell'onestà morale proletaria e una prassi censoria che punisce i trasgressori. Quando l'impegno comune nell'antifascismo si affievolisce e il piacere della libertà di azione prende il posto delle privazioni, anche i comunisti aprono varchi all'interno di una rigidità morale spesso più propagandata che reale. Le unioni 'irregolari' diventano un problema e finiscono davanti alla Commissione centrale di controllo. Ma si discute anche in Segreteria e in Direzione: "Viola il costume del partito", tuona Togliatti, accusando Teresa Noce che denuncia l'abbandono del marito Luigi Longo sulle pagine del 'borghese' "Corriere della Sera". Conoscere questi amori e seguirne le storie significa entrare nelle pieghe della cultura comunista che da un lato ha promosso valori inflessibili e dall'altro ha consentito situazioni opposte, pesando in modo diverso il giudizio fra élite dirigente e iscritti, fra uomini e donne.
Preoccuparsi dei ricchi vuol dire interrogarsi sui meccanismi che portano all'arricchimento e valutarne la compatibilità con il buon funzionamento delle istituzioni e dei mercati, oltre che con riconosciuti valori di giustizia liberale. Vuole anche dire esaminare le conseguenze economiche e sociali della ricchezza. In questo libro gli autori, prendendo le distanze sia da chi sostiene che della presenza dei ricchi finirebbe per avvantaggiarsi tutta la società, sia da chi considera sempre e sistematicamente i redditi elevati un attentato alla giustizia, forniscono una lucida e approfondita valutazione dei modi con cui si formano le disuguaglianze estreme di reddito nel capitalismo contemporaneo e ne illustrano le implicazioni per il sistema economico nel suo complesso.
Le regole non sono sempre un intralcio. Possono aiutarci a risparmiare soldi nella gestione della cosa pubblica. A migliorare la qualità del cibo nelle mense in cui mangiano i nostri figli. A rendere più sicure le fabbriche e gli uffici in cui lavoriamo. Regole nuove, più duttili, più intelligenti possono mettere d'accordo potenzialità individuali e collettive. Possono consentirci di agire in maniera più libera, efficace, creativa. Possono aiutarci a vivere meglio. Cass R. Sunstein non è solo il maggior teorico di questo nuovo modello di governance. È "lo zar della regolazione", com'è stato ribattezzato. È l'uomo che Obama ha voluto a capo di uno dei dipartimenti più influenti della Casa Bianca, l'Office of Information and Regulatory Affairs (Oira), per ripensare radicalmente il modello di governance su cui si reggono gli Stati Uniti d'America. L'idea di partenza di Sunstein è semplice: dalla qualità dell'aria, agli standard di efficienza delle nostre auto, ai tempi di attesa agli sportelli degli uffici pubblici, tutto può essere misurato, monitorato, ottimizzato. Lo scopo di Sunstein è altrettanto semplice: che la società americana diventi più armonica, più efficiente, più sostenibile. E il metodo di Sunstein è uno solo: una regolamentazione intelligente che renda la vita della società, dei cittadini, delle imprese, sempre più semplice.
I testi che compongono questo Quaderno si propongono di analizzare il rapporto tra democrazia, partecipazione e comunicazione politica ai tempi di internet e dei social media. Il loro scopo è fare il punto sullo stato della democrazia in Italia sub specie communicationis, nella consapevolezza che i modelli democratici che la scienza politica elabora si realizzano non solo nelle istituzioni e nei loro regolamenti, ma anche nell'agone pubblico fatto di linguaggi, retoriche, narrazioni e immagini: fatto, cioè, di simboli mediati all'interno di processi e relazioni sociali tra i diversi attori coinvolti e attraverso specifiche tecnologie dell'informazione e della ocmunicaiozne più o meno in grado di abilitarli.
Tra il 1979 e il 1994 Norberto Bobbio interviene più volte sulla strage di Piazza della Loggia con conferenze a Brescia, lettere e articoli. Per la prima volta qui raccolti, in occasione del quarantennale della strage, questi scritti, partendo dalla mancata acquisizione di una verità giuridica, vertono sugli arcana imperii, sul potere invisibile: un rischio involutivo insito nella democrazia, quando il potere si sottrae al controllo pubblico e l'opacità dei suoi comportamenti mina la coesione del contratto sociale. Come se la vita della democrazia, per la tensione tra potere e libertà, corresse il rischio ciclico di uno scivolamento nell'opposto: l'autocrazia, con il suo intreccio di "potere invisibile e violenza". Scritti che sono insieme, nel loro malinconico disincanto, una sorta di testamento civile e una sintesi della lezione di Bobbio sui fondamenti della democrazia, e sulle sue promesse non mantenute.
Poco più di un decennio fa, il coronamento "monetario" dell'unità europea sembrava portare con sé infinite opportunità e grandi prospettive per tutti i cittadini dell'Unione. Tuttavia, una gran parte delle premesse che avevano portato alla nascita dell'euro sono state disattese e le promesse mancate di benessere e stabilità hanno influito pesantemente sulla vita dei cittadini europei. Giuseppe Di Taranto, che già all'indomani della creazione dell'Unione Europea denunciava i rischi e gli errori insiti nelle politiche economiche e monetarie in atto, crea oggi, con "L'Europa tradita", una narrazione che è tanto atto di accusa quanto proposta fattiva di ripensamento della politica economica e delle regole giuridico-istituzionali dell'Unione Europea. Un ripensamento "improcrastinabile, se non si vuole, in un futuro non troppo lontano, che dalla celebrazione dei cinquant'anni della CEE, nel 2007, si passi alla sua commemorazione".
Sono i consiglieri di Stato, i capi di gabinetto, i responsabili degli uffici legislativi dei ministeri, i tecnocrati della Ragioneria generale, alcuni alti dirigenti. Sono sconosciuti ai cittadini. Sono potenti, silenziosi, intoccabili. Scrivono le leggi e autorizzano gli emendamenti in Parlamento. Producono gli atti del governo e li giudicano nelle aule dei Tar e del Consiglio di Stato. Perfino la legge di Stabilità passa prima dalle loro mani e poi arriva sul tavolo del Consiglio dei ministri. Sono conservatori per definizione. Se le riforme restano al palo è anche per questo. Alla Nomenklatura non conviene cambiare nulla di quel che c'è. È vero, i tecnici ci sono sempre stati. Ma - e questa è la novità - a partire dal progressivo declino dei partiti, la politica si è ritirata lasciando libero un campo d'intervento sempre più ampio. Quando c'è stato da decidere, da agire, incapace di assumersi responsabilità e timorosa di perdere il consenso, ha abdicato in favore dei tecnici, dei consulenti, dei consiglieri. L'inchiesta di Mania e Panara parte da Palazzo Spada sede del Consiglio di Stato, e arriva a Palazzo Chigi passando per via XX Settembre, nel gigantesco ministero dell'Economia: è il triangolo romano di chi decide davvero.
Sembra che il mantra del 'non c'è alternativa' sia destinato a dominare i nostri modi di pensare. Non c'è alternativa alle politiche di austerità, al giudizio dei mercati, alla resa al capitale finanziario globale, alla crescita delle ineguaglianze. Non c'è alternativa alla dissipazione dei nostri diritti e delle nostre opportunità di cittadinanza democratica. In nome di un realismo ipocrita, la dittatura del presente scippa il senso della possibilità e riduce lo spazio dell'immaginazione politica e morale. L'esito è un impressionante aumento della sofferenza sociale. Abbiamo un disperato bisogno di idee nuove e audaci, che siano frutto dell'immaginazione politica e morale. Che non siano confinate allo spazio dei mezzi e chiamino in causa i nostri fini.
L'idea che il maggiore partito di sinistra non possa arrivare a governare da solo, ma debba allearsi a un altro grande partito popolare. Il partito presentato come eccezionale e diverso rispetto a qualunque altro partito della sinistra europea e mondiale. Il tabù della modifica della Costituzione. La polemica contro il consumismo e la modernità. Sono questi alcuni dei tratti della politica di Enrico Berlinguer. Un'eredità che ancora oggi pesa sulla sinistra italiana e sulle difficoltà che incontra nel definire se stessa e un partito pienamente nuovo. A trent'anni dalla morte, il bilancio fuori dal mito e dalla nostalgia di ciò che il carismatico segretario del Pci ha lasciato dietro di sé getta una luce completamente nuova sulla contraddittoria esperienza della sinistra postcomunista in Italia.