Lo scopo del libro è offrire uno stimolo e un aiuto per la riflessione di coppie di sposi, o di fidanzati che si stanno preparando al matrimonio, in merito alla propria storia di amore, alle sue prospettive, al senso profondo del proprio cammino a due. A questo fine viene proposta una riflessione che prende spunto da una lettura approfondita di uno dei più bei libri della Bibbia: il Cantico dei Cantici. Il testo ha la peculiarità di rileggere uno stesso brano del Cantico con approcci differenti (biblico, teologico, liturgico, di attualizzazione rispetto alla realtà vissuta dalle coppie di oggi), di affrontare tematiche fondamentali per la costruzione del cammino matrimoniale, e di prestarsi ad essere utilizzato come un sussidio pastorale.
L'esperienza giuridica canonistica partecipa di una mescita millenaria di tradizione e innovazione, che il lavoro tenta di ri-scoprire alla luce delle categorie filosofico-giuridiche della "autorità" e della "autonomia". Il rapporto tra queste nel recupero della compenetrazione delle relazioni tra diritto canonico e diritti secolari consente all'Autore di offrire una lettura critica imperniata su alcune ipotesi di lavoro in base alle quali verificare le soluzioni più adeguate dinanzi alla attuale crisi delle istituzioni, secolari ed ecclesiali. Anche in questi termini «si comprende l'originalità del lavoro di Andrea Favaro, che rinverdisce il lascito di un "realismo giusfilosofico", recuperando l'impianto della filosofia antica, metodologicamente accresciuto dall'elaborazione tomista, per offrire una visione del diritto fondata sulla radicale problematicità dell'esperienza, e perciò capace di rapportarsi con l'essere dell'uomo. Da qui la riscrittura critica della relazione tra intelligenza e ragione, tra autorità e potere, tra decisione e autonomia, con la quale si ridefinisce il significato della libertà individuale e il ruolo della comunità e si pongono le basi per una ricollocazione dell'elemento istituzionale, nell'ottica di un'attenuazione della mera scientificità del discorso giuridico e la riproposizione di un messaggio autenticamente filosofico» (dalla Prefazione di Alberto Scerbo).
In questo saggio del 1926 Etienne Gilson ci racconta il match tra due pesi massimi della teologia cristiana: san Tommaso e sant'Agostino. Dietro lo scontro, quello tra due visioni opposte, che corrono parallele in tutta la storia dell'Occidente. Da una parte, l'idea di un Dio incommensurabile, unica fonte di conoscenza per l'uomo. Dall'altra, la potenza della speculazione razionale, la filosofia come via sicura per conoscere anche il divino. Tommaso d'Aquino, magister all'Università di Parigi alla metà del Duecento, si trova nella difficile posizione di dover sfidare il più illustre dei Padri della Chiesa, sant'Agostino, per difendere il senso del mestiere filosofico. L'esito finale sarà una vera e propria riscrittura della storia filosofica, in cui le posizioni più diverse verranno ricondotte ai due ceppi originari di Platone e Aristotele. Se dunque il campo ne risulterà bipartito, Tommaso sceglierà per sé la parte degli aristotelici, contro il generale orientamento platonizzante della Chiesa del tempo.
A Milano la religione gioca da sempre un ruolo importante, anzi decisivo. Nemmeno i laicisti più incalliti protestano se sono chiamati 'ambrosiani', dal nome del vescovo Ambrogio, e nessuno si risente per l'inno indiscusso della città "O mia bela Madunina". Ambrogio è considerato patrimonio di tutti, né si potrebbe immaginare Milano senza il suo santo vescovo e senza la Madonnina d'oro. Dal santo patrono a san Carlo Borromeo, da Montini a Martini, a Tettamanzi, i ministri del culto hanno avuto un ruolo fondamentale nella storia religiosa e civile di Milano. Ma in queste pagine non troveremo solo storie di arcivescovi. Questo libro è un vero e proprio viaggio nel rito ambrosiano e nel perché della sua diversità, nell'origine e nei segreti dei luoghi di culto, nelle figure (come don Carlo Gnocchi, Luigi Giussani, David Maria Turoldo) che hanno dato al cattolicesimo milanese una vivacità speciale. Aldo Maria Valli entra nell'Università Cattolica, visita la Biblioteca Ambrosiana, racconta dei missionari nel mondo, fa la storia della comunità ebraica e della presenza islamica, propone un giro nelle abbazie, fa capire quanto siano centrali a Milano (città 'dal cuore in mano') il connubio tra fede e carità e il dialogo tra religioni e culture. Tantissime le curiosità. Ad esempio, sapete perché si dice 'roba da chiodi'? E da dove deriva l'espressione 'viaggiare a ufo'?
Il volume si propone di approfondire un aspetto specifico della biografia di Armida Barelli e del ruolo da lei ricoperto nella Chiesa cattolica e nella società italiana nella prima metà del Novecento. L’attenzione si concentra sul contributo dato, con la Gioventù femminile, alla formazione sociale e politica delle donne; contributo che non risulta affatto marginale rispetto a quello spirituale ed ecclesiale: al contrario, costituisce il suo naturale approdo, attraverso la sensibilità culturale che caratterizza l’impegno organizzativo della Barelli. Emerge così non tanto il profilo di una Barelli “politica”, quanto l’importanza dell’azione formativa integrale, tipica dell’Ac, anche per la nascita e lo sviluppo di una coscienza civile.
Gesù rivela a Catalina Rivas il significato delle ultime sette parole da Lui pronunciate sulla croce per la conversione del genere umano.
Pier Giorgio Frassati (Torino 1901-1925) è uno dei testimoni della fede più amati dai giovani. Conosciuto ormai in tutto il mondo, continua ad accompagnare verso Dio persone di ogni lingua, latitudine, età, condizione di vita. Uno dei motivi è senz'altro l'intensità impressionante della sua vita, centrata sulla presenza di Gesù nella quotidianità ed espressa incessantemente nell'amore verso il prossimo. Questo libro ha lo scopo di far conoscere la straordinaria messe di ricordi della sua carità. Riporta le testimonianze dirette di chi lo ha conosciuto, e rivela molto delle sue giornate, della sua vera vita: quella vita "altra" di cui lo stesso Frassati non faceva mai menzione. Sono pagine preziose e intense, essenziali per intuire chi fu davvero Pier Giorgio.
Ciò che è tecnologicamente possibile è anche lecito? Questa è la domanda originaria della bioetica, quel ramo del sapere che risponde all'esigenza di una riflessione morale per l'uomo contemporaneo - con la specifica funzione di "ponte" fra le scienze naturali bio-sperimentali e le scienze umane etico-antropologiche - per identificare le nuove forme di responsabilità dell'uomo nei confronti della vita. La bioetica ha dunque il compito di cercare risposte a quesiti delicati e complessi: è giusto sperimentare su embrioni umani o donare l'utero per la gestazione? Quali sono i dilemmi etici dell'eutanasia e del suicidio assistito? Ci sono limiti nell'applicazione dei trattamenti sanitari e nell'accesso alle cure? Domande che si moltiplicano, con riferimento alle tecnologie emergenti - le neuroscienze, la medicina di precisione, la correzione e il potenziamento genetico, l'intelligenza artificiale - e al mondo animale, all'ambiente, alle generazioni future. Riflettere su questi temi consente di partecipare al dibattito sociale attuale, interrogandosi sulla giustizia, sul senso e sul fondamento del valore della vita umana e non umana, sui confini della libertà e della responsabilità dell'uomo nei confronti degli altri e della natura.
Le parole di Gesù raccontano un modo diverso e rivoluzionario di vivere. Non una religione né delle regole da seguire, ma un pensiero sul mondo e su di noi per far sbocciare prospettive differenti. Un invito per ragazze e ragazzi a interrogarsi sulla vita in una chiave nuova, attraverso le parole di Gesù. Età di lettura: da 8 anni.
Il testo aiuta a porsi le seguenti domande
Ma la morte esiste?
Sembrerebbe questa una domanda al limite della decenza invece è serissima. Infattia a seconda dell’angolo di visuale con il quale si osserva la morte, essa scompare per lasciare solo la visione di una materia si ferita, in decomposizione, ma viva. Da un punto di osservazione puramente materiale si può quindi tranquillamente affermare che la morte non è la fine della materia ed è ben logico questa affermazione perché un principio fondamentale della chimica è “niente si crea e niente si distrugge”. Ma allora se la morte non è la fine della materia di che cosa è termine? Perché è avvertita come un evento drammatico, anzi il più terribile di tutti?
La morte è invincibile?
Rassegnati dinanzi la morte? Essa si può solo procrastinare ma non vincere?
C'è un desiderio insopprimibile di vita presente nell'uomo. Perchè l'uomo vuole vivere e rifiuta la malattia e la morte? Perché c'è in me una grande voglia di vivere e di vivere bene, perché non sono mai sazio di riso e di letizia, di amicizia e d'amore, di serenità? Perché del dolore sono subito colmo?
Sono domande che avviano una ricerca ineludibile.
Come è possibile realizzare l'aspirazione alla vita? Attraverso la medicina? Certo essa aiuta a prolungare l'esistenza ma si scontra con un dato strutturale del corpo umano, è fatto per deperire. Ed allora dove indirizzare la ricerca? Siamo in situazione simile alla esplorazione spaziale, la risposta più ovvia è quella sbagliata. Occorre capire quali siano le forze presenti nell'uomo.
La più grande forza sperimentata dall'uomo: l'amore è reale ma invisibile e non si rassegna alla morte. E' questa la grande verità: la forza dell'amore. Ma l'Amore è Dio stesso. Segno di Dio, dell'Amore è Gesù di Nazareth e con lui la moltitudine dei santi. La loro forza è l'amore, la loro storia dimostra che più forte della morte è l'amore. Lo afferma la resurrezione di Cristo. Lo dice l'Assunzione di Maria. Lo grida con forza, ieri come oggi, la moltitudine di santi che da vivi e da morti agiscono continuamente con gesti e fatti. L'amore tiene in vita.
Destinatari
Tutti coloro che sono in cerca di rafforzare il proprio senso di vita cristina alla sequela del Padre
Autore
Simone Giusti è vescovo di Livorno, fra le ultime sue pubblicazioni ricordiamo” Solo l’Amore salva” EdP e per l’editrice Pharus “Il matrimonio? Solo per chi sa amare!”. Molte sono le sue pubblicazioni catechistiche con l’EdP e con l’AVE.
Questi due volumi raccolgono le omelie e gli interventi del vescovo Franco Giulio Brambilla, tenuti durante il ministero episcopale a Novara. Quasi tutti i testi sono trascritti dall'orale e ne conservano il tono che restituisce l'immediata freschezza della parola predicata. Il filo rosso che ha guidato la predicazione e gli interventi teologico-pastorali è stata l'attenzione alla dimensione narrativa della Sacra Scrittura. La storia di Dio con il suo popolo si snoda in un racconto che custodisce il rapporto di Israele con il Dio dei Padri. Anche i Vangeli narrano la vicenda di coloro che hanno incontrato Gesù come la presenza decisiva della loro vita e lo hanno seguito. Per questo la narrazione evangelica è insieme racconto kerygmatico e catechesi ecclesiale. Il primo annuncia la presenza del Regno nella pienezza del tempo, il secondo ne fa risuonare l'appello nella vita dei discepoli. Il racconto ha infatti una funzione strategica nella formazione del Vangelo e della Sacra Scrittura in generale. Il Vangelo è un congegno scritto per cercare "dov'è" e "chi è" Gesù. Il "dov'è" fa riferimento alla sua storia singolare, il "chi è" confessa la sua identità personale. Il primo rinvia alla storia, il secondo alla fede. Il racconto è il ponte che fa varcare l'"orribile fossato" (G.E. Lessing) tra storia e fede, perché àncora l'universalità della fede alla singolarità della storia. Per questo la predicazione omiletica e le diverse forme del ministero della Parola (lectio, meditazione, didascalia, intervento teologico, riflessione pastorale) raccontano l'affascinante cammino da percorrere per incontrare Gesù e per diventare suoi discepoli.