La Bibbia, libro fondatore di due grandi tradizioni religiose, l'ebraismo e il cristianesimo, è una specie di biblioteca che viene presentata in un unico volume nel quale si distinguono due parti. La prima è l'Antico Testamento, composto da alcune decine di testi di consistenze e stili differenti. Il lascito biblico è la storia dell'alleanza tra Dio e gli uomini, una storia che avviene in due momenti: la prima o «antica» alleanza è stipulata con il popolo di Israele; la «nuova», intravista dal profeta Geremia, è, secondo i cristiani, conclusa in Gesù Cristo. In un viaggio tra letteratura, storia e teologia, questo libro intende offrire una percezione della potenza dei testi dell'Antico Testamento, eredità al tempo stesso ebraica e cristiana.
In genere il lettore moderno apre il libro di Isaia per apprendervi qualcosa sull'azione e la predicazione del profeta vissuto nell'VIII secolo, e il commento di Otto Kaiser non trascura questo aspetto, sforzandosi di determinare il patrimonio originariamente profetico trasmesso in particolare nei capp. 28-31.
Fra l'aspettativa moderna e l'intenzione dei redattori ai quali si deve il libro d'Isaia nella sua forma tradizionale, tuttavia, la distanza è radicale, perché i redattori del libro biblico non intesero conservare le parole profetiche nella loro possibile integrità. Né per essi la parola pronunciata un tempo da Jahvé si era esaurita con il suo avverarsi nella grande catastrofe giudaica del 587, ma mirava al sopravveniente giudizio ultimo sul popolo e sulla città santa.
Il commento di Otto Kaiser fornisce una spiegazione delle parole attribuite al profeta Isaia non soltanto nella loro cornice temporale, ma anche, e necessariamente, in relazione al contesto escatologico tramandato, domandandosi di volta in volta se vi sia ancora un fondo isaiano e in quale misura le parole siano state raccolte dalla bocca del profeta, in quale altra siano state registrate soltanto dopo una fase di tradizione orale. Con questo nuovo volume, il commento a Isaia nell'Antico Testamento è completo.
Il filo rosso del racconto di Abramo non è lo sviluppo di una trama, come nelle storie di Giacobbe e di Giuseppe, bensì l’evoluzione del patriarca nella sua relazione con Dio. È da lui che viene il progetto ed è lui che accompagna il percorso dell’eletto, confermandolo nelle sue scelte o correggendolo. Dio agisce soprattutto attraverso parole, ordini, impegni, promesse, domande e dialoghi, mentre Abramo risponde con l’obbedienza, la fiducia, il dialogo e gesti di riconoscenza.
Il patriarca sperimenta che le separazioni e le rinunce sfociano in un sovrappiù di vita e ogni volta che acconsente a una perdita la sua esistenza si ritrova dilatata e benedetta come l’esito felice di una paziente pedagogia.
"Un suggestivo parallelo tra Giobbe e Kafka e la loro interpretazione del male. - Il rapporto tra Dio e il male nel libro di Giobbe confrontato con la sofferenza dei personaggi di Kafka. Da una parte il grido di Giobbe a Dio “Tu dov’eri?”; dall’altra l’uomo di Kafka che interpella Dio sul destino ultimo della creazione. - Un testo che mostra un Kafka inedito e di bruciante attualità."
Incisi nella pietra con caratteri di fuoco, i comandamenti impongono all'uomo l'obbedienza e al tempo stesso esigono la libertà di trasgredirli: la legge divina ha senso solo se ammette la facoltà di non osservarla.
Nonostante siano il passo biblico più conosciuto e citato al mondo, simbolo per eccellenza del monoteismo, i Dieci comandamenti hanno ancora molto da raccontare. Che cosa rappresentano oggi e che suggestioni nascono dalla loro (ri)lettura? La rivelazione della parola divina a Mosè sul Sinai è un dialogo fra terra e cielo ricco di chiaroscuri, fraintendimenti, emozioni che prendono il sopravvento, come quando, infuriato con il popolo d'Israele per il vitello d'oro, il profeta spezza le prime Tavole della Legge. Dall'analisi di Elena Loewenthal emerge che il principio di responsabilità – la consapevolezza che ogni azione o pensiero porta con sé delle conseguenze – è senz'altro la filigrana dei comandamenti. In questa breve sequenza di imperativi positivi o negativi si snodano la storia passata e le aspettative future. Ma malgrado una struttura apparentemente semplice, i due passi biblici che enunciano i comandamenti nascondono sottintesi, dubbi, difficoltà. Ed è proprio attraverso le aporie che si dipana la ricchezza di significati, che le infinite rifrazioni del testo si aprono alla lettura.
Descrizione
Questa edizione quadriforme del primo e del secondo libro delle Cronache, utile per recepire il testo biblico in lingua originale e affrontare le difficoltà delle lingue antiche, propone:
● il testo ebraico masoretico (TM) della Biblia Hebraica Stuttgartensia, basato prevalentemente sul Codex Leningradensis B19A, datato circa 1008;
● il testo greco nella versione dei Settanta (LXX) di Rahlfs, basata prevalentemente sul Codex Vaticanus (B) risalente al IV secolo dopo Cristo;
● il testo latino della Nova Vulgata, redatta nel post-concilio e normativa per la liturgia cattolica;
● il testo della Bibbia CEI 2008, normativo per la liturgia italiana, con paralleli essenziali a margine e segnalazione dei termini difformi dall’ebraico;
● la traduzione interlineare italiana di ebraico e greco, eseguita a calco e orientata a privilegiare gli aspetti morfologico-sintattici del testo originale.
Note sull'autore
Roberto Reggi, licenziato in Teologia dell’evangelizzazione e Scienze bibliche, è dottore in Teologia. Per EDB ha pubblicato I «fratelli» di Gesù (2010) e ha curato la traduzione interlineare in italiano di tutti i libri dell’Antico e del Nuovo Testamento (2001-2014).
Il volume intende introdurre alla figura e alla teologia di Geremia. Lo fa ricorrendo al genere letterario dell'intervista, nella prima parte; e al genere letterario, più argomentato, delle Introduzioni, nella seconda. Il volume permette una conoscenza del profeta più importante dell'Antico Testamento in poche pagine. Lo stile dell'intervista permette una lettura agile; la competenza dell'autore permette un'esplorazione sicura. Il volume si rivolge a quanti, sprovvisti di una formazione biblica articolata, vogliono fare conoscenza con il profeta Geremia. Molte informazioni in poche pagine: l'ideale per membri di gruppi biblici e per quanti desiderano iniziare un primo approccio a questo profeta.
La storia di Rut rimanda all'urgenza di conversione verso l'altro che ci rivela a noi stessi. L'altro è chi ci sta accanto, è l'incontro tra uomo e donna, prima forma di alterità a cui ci approcciamo: il modo di farlo dice molto di noi. Non solo, i flussi migratori attraverso quel Mare Mediterraneo che i Romani amavano chiamare Mare Nostrum, rivela sia il volto concreto di quanti chiedono accoglienza sia il nostro volto. L'incontro con l'altro capovolge e mette in crisi i luoghi comuni di cui spesso viviamo e a cui siamo insensatamente affezionati. L'incontro e il confronto con lo straniero, con il lontano che diventa prossimo è un misurare il nostro grado di umanizzazione. Rut ci rimanda a entrambi gli incontri, quello tra uomo e donna e quello con il migrante. Quella di Rut è la storia di una ragazza straniera decisa a sbarcare a tutti i costi in un paese ricco dove c'è pane. Una vicenda quanto mai attuale.
Il presente volume è il completamento di quello già uscito nella stessa collana con il titolo Genesi 1-11. Il libro della Genesi si può considerare come un grandioso affresco suddiviso in due fasce: nella prima (capitoli 1-11) sono raffigurate le origini del mondo e dell'umanità, nella seconda (capitoli 12-50) quelle del popolo ebraico, dai patriarchi fino a Giuseppe. La prima parte non si comprende a fondo senza continui rimandi alla seconda. Questo volume invita alla lectio della seconda parte (capitoli 12-50). Il testo si snoda in due cicli narrativi ben distinti: quello di Abramo/Isacco/Giacobbe e quello del romanzo storico di Giuseppe. Il presente volume è una valida proposta di lettura interpretazione e attualizzazione di queste ricche pagine bibliche.
Suddiviso in tre volumi, il commento diretto da Gregory K. Beale e Donald A. Carson è opera di specialisti che passano al vaglio in modo sistematico tutte le citazioni, le allusioni e le reminiscenze dell'Antico Testamento contenute nel Nuovo. Scandita secondo la successione degli scritti nel canone neotestamentario, l'opera illustra in modo articolato e al tempo stesso puntuale come ogni singolo testo neotestamentario si serva di passi veterotestamentari secondo prospettive e per finalità teologiche peculiari. Ogni citazione o allusione o reminiscenza è approfondita sia nel contesto attuale nel Nuovo Testamento sia nel contesto originario veterotestamentario da cui essa proviene, come anche nell'ottica in cui il giudaismo del tempo o il giudaismo antico in generale si ponevano in rapporto al passo o alla fonte veterotestamentaria in questione. Sulla base di questo esame preliminare, il testo veterotestamentario è studiato nella specifica funzione argomentativa e letteraria e infine teologica che esso assolve nello scritto neotestamentario in cui è ripreso. Il primo volume dell'opera è dedicato ai tre vangeli sinottici.
Lungo la storia dei popoli, la profezia ha assunto molte forme. Quella che prese in Israele è stata però diversa, speciale, unica. La qualità della profezia biblica, la sua forza, la sua durata, la sua immensa bellezza, la cura e la fedeltà con cui è stata trasmessa nei millenni, ne fanno un patrimonio universale, una vetta del genio spirituale dell'umanità. Il profeta Geremia vive, opera e scrive durante la più grande crisi vissuta dal popolo di Israele, che culminerà con la presa di Gerusalemme, la distruzione del tempio e la deportazione in Babilonia. Vive in un piccolo regno schiacciato da grandi superpotenze. Per vocazione, deve contrastare i suoi capi e i sacerdoti che in quella crisi epocale continuano a illudersi di poter resistere agli imperi che li stanno minacciando. Geremia capisce, per vocazione, che un mondo sta finendo. Lo dice, lo grida, ma il popolo non vuole ascoltarlo, e lo perseguita. Geremia è il profeta del tempo della notte, ma con un sole dentro che gli consente di vedere un'aurora diversa da quella che il popolo, illuso, vorrebbe vedere. E l'annuncia, la canta. Fino alla fine. A tutti, ma prima ai re e ai sommi sacerdoti, senza paura.
Come può un piccolo pastore con passione per la musica diventare re? Questo è il mistero che scopriremo lentamente leggendo questo testo. Forse ci aspetteremmo che Dio scelga per il suo popolo un re diverso, un guerriero forte e valoroso che sia d'esempio al popolo e lo guidi senza distrazioni! No. Dio sceglie un piccolo giovane pastore, scartato da tutti, anzi neanche preso in considerazione in un primo momento, il più piccolo tra i fratelli. «Dopo aver rimosso (Saul) dal regno, Dio suscitò per loro come re Davide, al quale rese questa testimonianza: "Ho trovato Davide, figlio di Iesse" (Sal 89,21), "uomo secondo il mio cuore" (1 Sam 13,14); "egli adempirà tutti i miei voleri"» (At 13,22). Ma perché Davide è stato definito re secondo il cuore di Dio? Eppure Davide non è solo un uomo che prega Dio, suona e loda il Signore, che sconfigge il gigante Golia, ma anche un peccatore capace di ravvedersi del suo peccato. Egli è secondo il cuore di Dio, perché nonostante tutte le vicende che vivrà rimarrà piccolo, pastore, pronto ad aver cura di chi gli è stato affidato, sarà un uomo in ascolto di Dio, capace di pentimento e di perdono. Con questa storia così bella e accattivante siamo chiamati a confrontarci e a provare a rileggere se la nostra vita è secondo il cuore di Dio.