Il volume apre una nuova strada negli studi della lingua di santa Teresa d'Avila, grande mistica carmelitana.
Ricchissimo di spunti teologici e riferimenti patristici, similitudini tra la preghiera del cuore e le pratiche di altre religioni; un utilissimo ausilio per chi voglia studiare in modo approfondito il “classico” della letteratura religiosa russa.
“Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me!”
Le Parole dei Padri della Chiesa a commento del Vangelo: un testo per riscoprire la saggezza della tradizione cristiana. «Siamo nani sulle spalle di giganti», ripeteva Bernardo di Chartres. In epoche più prossime a noi però ci si è alquanto adoperati per scendere da quelle spalle, nell'illusione che, col nostro ragionare "terra terra-, potessimo vedere più lontano di loro. Certamente abbiamo ottenuto importanti risultati, ma non senza qualche grave perdita, tra cui una pregiudiziale diffidenza verso le dottrine dei Padri, specie nell'ambito dell'esegesi biblica. È invece necessario, da parte di tutto il popolo di Dio, un recupero della tradizione e della sua saggezza. In queste pagine viene quindi proposta una rilettura dei capitoli 4-5 di Luca attraverso le parole dei Padri della Chiesa. Sono qui presentati una doppia serie di testi, una legata alla liturgia, l'altra più direttamente collegata al testo del Vangelo: la vita della Chiesa si nutre infatti nella meditazione orante della Parola di Dio.
Agostino tornò in Africa dall'Italia sul finire del 388. Ne era partito con la speranza di successi mondani, vi rientrava cristiano dopo eventi drammatici. Nove anni più tardi pensò di redigere il racconto di quei primi tempi della sua esistenza, descrivendo il processo attraverso cui Dio conduce un'anima alla Verità. Quel testo, rievocazione pungente del proprio passato e meditazione profonda sul mistero della vita e dell'uomo, è noto come le Confessioni: un capolavoro assoluto nella storia del pensiero, non solo religioso, in cui si riflettono tutti i grandi temi della filosofia agostiniana, dalla natura di Dio all'esistenza del male, dal libero arbitrio al ruolo della Grazia, al concetto del tempo. Postfazione di Mario Dal Pra.
Il digiuno rappresenta una delle opere della maturità di Tertulliano. Tra i manifesti del suo radicalismo religioso, questo breve trattato indirizza con nettezza verso la prassi ascetica tanto la vocazione martirologica della Chiesa tanto le aspettative escatologiche correlate alla professione di fede del credente. Questo scritto rivela anche una forte carica polemica, indirizzata dall'autore verso gli «psichici» - quei cristiani che, sulla scorta di 1Cor 2,14, erano incapaci di comprendere le cose spirituali. Sin dall'esordio dell'opera, Tertulliano richiama l'integralità della fede cristiana. Non vi può essere una professione di fede disincarnata: il rigore della prassi religiosa non si distingue dalla fermezza nel credere; credere è insieme professare la fede e comportarsi di conseguenza. Il testo, è il più antico trattato sul digiuno pervenutoci. L'edizione ha testo originale a fronte e un impianto interpretativo totalmente rinnovato.
Il volume Momenti dello Spirito I contiene una raccolta di «impressioni esistenziali» dell’Autore, la cui scrittura è stata sollecitata da diversi eventi e circostanze della vita. Esse abbracciano l’arco di una trentina d’anni e possono essere considerate – a detta dello stesso Fabro – quasi un «protrettico cristiano per l’uomo contemporaneo». Il volume segue una divisione tematica ed è articolato in tre parti che hanno per titolo: Le parole e le cose, L’avventura della libertà e Profili. I temi trattati, nonostante si muovano sempre su uno sfondo prevalentemente esistenziale, lasciano emergere tuttavia, a tratti, lo spirito del filosofo, volto a trascendere la situazione e gli eventi particolari nella ricerca dei principi e delle cause più profonde.
Santa Camilla Battista racconta che il Signore ha familiarmente colloquiato con lei comunicandole rivelazioni che fa conoscere attraverso i suoi scritti. Uno di questi è l'opera "I Dolori mentali di Gesù nella sua Passione", dolori interiori del Cuore umano del Salvatore che - afferma suor Battista - furono molto più forti di quelli fisici. Queste rivelazioni hanno favorito la sua vita di contemplazione e, lungo i secoli, quella di innumerevoli altre persone. Lo Spirito Santo illumini la mente e infiammi il cuore dei lettori perché possano, come la Varano, inoltrarsi sempre più nelle vie della contemplazione, utilizzando anche la Via Crucis e il santo Rosario composti con le parole della Santa e pubblicati in questo libretto.
Il volto è un luogo unico nel corpo dell'uomo, è l'espressione della sua identità. Anche nella relazione con Dio si cerca un volto. L'uomo non può pensare all'Altro, a Dio, se non pensando che egli abbia un volto. Questo volto, però, nell'interazione tra la riflessione filosofica dell'antichità e il portato della rivelazione biblica, assume tratti differenti e, talora, contraddittori: pur impassibile, si indigna per il male e minaccia castighi, ma al contempo è benevolo e misericordioso. I contributi qui raccolti affrontano il tema nella trattazione che ad esso hanno riservato gli autori dell'età patristica, con riferimento a diversi ambiti di ricerca: l'esegesi, le influenze esercitate dalle diverse prospettive filosofiche sulla riflessione patristica, le eventuali e diverse immagini proposte da correnti eterodosse, le rappresentazioni dell'arte, la storia del diritto, la religiosità popolare.
Il testo che presentiamo è forse la più conosciuta e apprezzata sintesi della fede cristiana composta nei primi secoli di vita della Chiesa. A un diacono che gli chiede come impostare la catechesi a coloro che vogliono diventare cristiani e non conoscono nulla di teologia e tradizioni di fede, Agostino D'Ippona rispose con questo volumetto. In esso sono esposte preziose e attuali indicazioni di metodo e due discorsi di presentazione della dottrina e della vita nuova dei credenti: uno più diffuso, l'altro più breve. Introduzione, traduzione e note di Anna Maria Velli.
Il volume raccoglie le ricerche condotte da Nello Cipriani, nell'arco di circa trent'anni, sulla dottrina antropologica di Sant'Agostino, ancor oggi ritenuta dalla maggioranza degli studiosi il frutto dell'influsso neoplatonico sul pensiero del giovane filosofo di Tagaste. Attraverso un'accurata ricostruzione filologica dei testi agostiniani, Cipriani è in grado di documentare la presenza di influssi stoico-aristotelici, giunti ad Agostino tramite le opere di Cicerone e, soprattutto, dell'eclettico romano Varrone, erede del pensiero dell'accademico Antioco d'Ascalona. In particolare, da questi Agostino avrebbe ereditato l'idea dei prima naturae, cioè di quegli impulsi originari iscritti naturalmente nell'animo umano, che lo avrebbero portato a rivalutare - anche alla luce della maturata fede cristiana - sia la dimensione corporea sia la dimensione sociale dell'umano, aspetti delegittimati, invece, dalla tradizione platonica.
“Poniti innanzitutto alla presenza di Dio in timore e tremore, come chi sta al cospetto dell’imperatore; annullati totalmente e siedi come un bambino contento solo della grazia di Dio e incapace, se non è la madre stessa a donargli il nutrimento, di sentire il sapore del cibo e anche di procurarsene”.
La vita di Romualdo, monaco vissuto tra x e xi secolo, è segnata da numerose vicende legate alle sue fondazioni di eremi e cenobi. Il suo desiderio di dedicarsi senza distrazione alla ricerca di Dio nella preghiera e nell’ascolto della Parola lo spinge a ercare continuamente un luogo in cui potersi dedicare a una vita spirituale intensa e a un'esistenza evangelica. La sua ultima fondazione, Camaldoli, è l’eredità matura lasciata da Romualdo ai fratelli che si erano uniti a lui dando vita a una forma monastica peculiare. Il presente lavoro si propone di rileggere alcune fonti per poter comprendere meglio l’esperienza di Romualdo e la sua reale personalità. I testi qui raccolti esprimono l’anelito iniziale e il progetto dei primi monaci camaldolesi e fanno emergere la centralità dello sviluppo della vita interiore nell’esperienza cristiana e monastica.