A chi appartiene la nostra vita? Detto altrimenti: sul nostro fine vita è preferibile che decidiamo noi o un estraneo che non conosciamo, scelto dal caso o dai rapporti di forze, che potrebbe essere anche un nostro nemico? Questo è l'unico interrogativo intellettualmente onesto, logicamente e moralmente onesto, con cui affrontare il tema del fine vita, del suicidio assistito, dell'eutanasia. Ed è l'interrogativo che Paolo Flores d'Arcais si pone in questo pamphlet. La risposta ovvia è che preferiamo decidere noi. Perché mai dovremmo sottometterci a un altro, alla Chiesa, a una maggioranza politica? Tutti e ciascuno, senza eccezioni, preferiremmo essere noi a scegliere. Ad essere logicamente e moralmente onesti, perciò, la questione del fine vita non costituisce un problema, non dovrebbe, almeno. Ha in sé la sua risposta: nessuno può imporre la propria volontà sul fine vita di un altro.
"Temo il dolore che si fa storia e vorrei contribuire a frenarlo, ma ora temo ancor più il dolore della mia fantasia, di quell'anticipazione che permea il romanzo di un dolore ancora maggiore e di un dolore che non è nel mondo ma nel mio mondo, dentro di me. Esco ora dalla mia Dachau, e cambio un pennino, massacrato." Trasferire il passato nel futuro, trovare vita in ciò che sembrava morto. Non è per nostalgia che un vecchio scrittore riporta alla luce pagine che ha nascosto dentro bauli dimenticati. Rileggendo quei quaderni, capisce la ragione che lo ha spinto a sotterrarli tanto tempo prima: quei fogli erano troppo irruenti, carichi di eros, molto lontani dai temi che lo hanno impegnato nell'ultima parte della sua esistenza. Non vi trova alcuna traccia dei richiami alla fragilità che gli hanno dettato invece le sue opere più recenti. Questa scoperta gli permette di riscoprirsi, tanto che decide di riempire il suo futuro rimettendo ordine tra quelle carte passate. Un ordine che può essere solo apparente perché la vita, si sa, si consuma in un insieme caotico al quale è difficile assegnare una logica. E, anzi, è proprio questo disordine, fatto di "variazioni" generate dalle novità, dalla speranza, dalle attese e dalle delusioni, a dare un senso. Vittorino Andreoli, libero dal pudore di un tempo, ci consegna questa raccolta che si fa rappresentazione dell'esistenza di uno scrittore. Sono pagine dense di vita, dove emerge tutta la fatica del quotidiano e il dolore che contraddistingue la condizione umana a qualsiasi età.
I palazzi del potere, i corridoi, le anticamere, i salotti chi, oltre ai leader e ai capi di Stato, abita questi spazi? Chi gestisce i flussi - di persone e di informazioni - in entrata e in uscita dagli studi dei potenti e dalle sale in cui si prendono le decisioni politiche? Chi aiuta, sostiene e a volte indirizza il leader nella sua quotidiana navigazione tra i marosi della politica nazionale e internazionale? Antonio Funiciello muove da queste domande, e dalla sua personale esperienza di chief of staff del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, per proporre un'analisi attenta e serrata del ruolo dei collaboratori, del consigliere e del braccio destro. Per farlo parte da molto lontano, dal primo staff della storia, quello dei dodici apostoli riuniti intorno alla figura di un leader-maestro unico nel suo genere, Gesù di Nazareth, e ci accompagna tra le pagine salienti che il più noto consigliere politico di tutti i tempi, Niccolò Machiavelli, ha dedicato al delicatissimo incarico di chi, nel senso nobile del termine, serve il potere e i potenti. Emerge così, tra aneddoti e ricostruzioni di molte vicende italiane e internazionali, un ritratto documentatissimo di diversi leader (da Roosevelt a Trump, da Blair a Macron) e di coloro che, avvolti nell'anonimato di chi lavora nell'ombra, ne hanno facilitato l'ascesa e l'opera, insieme a un vademecum che individua e fissa nel tempo i tratti e le caratteristiche del perfetto consigliere. "Il metodo Machiavelli" è una dichiarazione di amore per la politica, nella consapevolezza che esiste anche un "potere buono. I suoi soci sono la verità e il coraggio. Perché, per dirla col Machiavelli delle Istorie, 'in questo guasto mondo' di una politica e di un potere pavidi e fasulli non si capisce proprio cosa dovremmo farci".
«Intorno a noi tutto cambia. Bisogna seguire il ritmo…
Il nostro mondo ha fatto del movimento un imperativo universale. E se la vita è evoluzione, se l’economia è crescita, se la politica è progresso, allora tutto ciò che non si trasforma deve sparire.
In un tempo in cui il mondo occidentale è reso fragile per una sorta di spossatezza interiore e poiché il rapporto che avremo con la rapida evoluzione delle innovazioni tecnologiche rappresenterà la grande sfida politica degli anni a venire, mi è sembrato fondamentale mostrare lo squilibrio che si è venuto a creare in seguito alla dimenticanza della stabilità necessaria alla nostra vita.
Ciò che rende possibile il movimento di ogni vita e le dona un senso è sempre ciò che permane.
Abbiamo bisogno di una dimora, di un luogo da abitare dove ci possiamo ritrovare, un luogo che diventi familiare, un punto fisso, un riferimento intorno al quale il mondo intero si organizzi».
Franҫois-Xavier Bellamy
Prefazione di Gigi De Palo
Presentazione di Lorenzo Malagola
Questo libro nasce dall'ansia. Seguendo tre figure, tre ombre del contemporaneo, Ginevra Bompiani ferma il tempo della nostra storia per tornare indietro e avventurarsi nel nostro immaginario e nelle sue ferite. "La prima è la distruzione. Nel momento in cui la terra sembra occupata a distruggere e distruggersi per mano dei suoi abitanti, mi è sembrato urgente cercare di capire dove è nata questa corsa suicida. La seconda è la punizione. La nostra storia nasce da una punizione. Da dove ci viene questo bisogno di punire e essere puniti? Il castigo ha sostituito il destino, vediamo perfino la malattia e la morte come castighi ineluttabili. La terza è la mistificazione. Mentre l'Occidente sembra aver definitivamente confuso la verità con la menzogna, e aver smarrito entrambe le nozioni per perdersi in una grande nuvola di significati e insignificanze, mi sono chiesta: qual è la grande mistificazione, così necessaria da fare della storia, del mondo e dell'immaginario il suo nascondiglio?" Percorrere questi sentieri scoscesi nel passato, inseguire le sorgenti delle grandi narrazioni che hanno formato la civiltà occidentale, significa avventurarsi in un viaggio che scivola nel silenzio. È il silenzio della preistoria: un mondo lunare nel quale Bompiani ci guida, aprendo i nostri occhi a un mondo libero dalla violenza dei valori maschili e a una nuova conoscenza del femminile. Un femminile che non avevamo mai visto.
«Abbiamo cominciato molto in piccolo, più in piccolo di così è praticamente impossibile.» Erano in due, due ragazze sedute a un tavolo in cucina: da lì è cominciata la protesta di Anuna e Kyra. Si sono dette: ora basta, è arrivato il momento di condividere, manifestare, insorgere contro il riscaldamento globale!
A Bruxelles, il 10 gennaio 2019, gli studenti hanno organizzato una prima protesta contro le attuali politiche ambientali, ed erano in 3000. La settimana successiva, il loro numero era salito a 12.500, e poi a 35.000.
Anuna e Kyra sono rapidamente diventate il volto di una generazione che non ha voglia di accontentarsi delle rassicurazioni dei politici, non accetta la condiscendenza con cui viene accolta la preoccupazione per lo stato di salute del pianeta.
In questo libro le due attiviste si rivolgono a chi decide le strategie sul clima, a chi indirizza l’opinione pubblica, a genitori, nonni, coetanei. A tutti. Non basta dire che è nei piccoli gesti che si rispetta l’ambiente. Ci vogliono azioni decise, coordinate: il clima deve diventare la priorità.
La loro voce è ingenua, ma proprio in questo sta la sua forza. Nel dire, in modo semplice e diretto, che i giovani hanno diritto a un futuro, e che questo futuro è ormai compromesso dal cambiamento climatico. E non c’è più molto tempo per correre ai ripari.
In Italia si sta verificando qualcosa di inedito: ci sono due populismi che si saldano, probabilmente per colpa di chi c'era prima, e si saldano su due nemici: Europa e migranti. Qual è il rischio a cui andiamo incontro continuando su questa strada? Quello di andare contro la Costituzione, negando il diritto di salute o il diritto alla vita. Lambruschi riflette sul fenomeno immigrazione, prendendo le mosse dal decreto sicurezza, attraverso le molteplici e drammatiche situazioni che si verificano oggi nel mondo, per concludere con il forte messaggio della pastorale dei migranti di papa Francesco. Un'inchiesta a tutto tondo: populismi di destra e di sinistra, diritti umani, interessi politici ed economici, la posizione della Chiesa...
Le idee sbagliate sono sempre pericolose, ma ne esistono due che sembrano resistere nel tempo e, se combinate, costituiscono una miscela deflagrante. Sono la convinzione che esistano lingue migliori di altre, lingue banali e lingue geniali, lingue musicali e lingue stonate, e quella che la realtà si veda in modo diverso secondo la lingua che si parla, come se potesse condizionare i nostri sensi e i nostri ragionamenti. Andrea Moro affronta questi pregiudizi, e ne scopre i limiti, con ogni arma a disposizione: dalla filosofia, alla linguistica, alle neuroscienze. Spiega in modo semplice come si è arrivati alla conclusione sorprendente che tutte le lingue sono variazioni possibili su un unico tema: da un punto di vista biologico, parliamo tutti la stessa lingua, da sempre. Non si tratta solo di una questione accademica, Moro ricostruisce anche il momento storico in cui la pretesa di una lingua migliore di tutte, di una lingua pura, di una lingua cioè ariana, fu utilizzata in funzione del più colossale delitto della storia. Un viaggio nell'evoluzione del pensiero - tra eulinguistica, scoperte sulle grammatiche ed esperimenti decisivi sul cervello - per guardare al futuro e imparare a riconoscere, dentro e intorno a noi, il razzismo più radicale e subdolo.
ALESSANDRO CARRERA
Il colore del buio
Una cripta ultraterrena dalla quale si esce più vivificati che mai, una camera oscura dove la luce si fa oscurità e l’oscurità si fa luce: la Rothko Chapel è dedicata a nessuna religione, a tutte le religioni, ma soprattutto celebra il credo dell’artista che l’ha concepita, la religione della luce in ogni suo apparire, inclusa la sua assenza, incluso il nero. Nel percorso interiore tracciato dalla geometria ottagonale del luogo essa insegna a riconoscere il colore del buio, cogliendo quella che è l’altra faccia dell’ossessione occidentale per lo splendore del sole: il mistero potente dell’ombra.
Alessandro Carrera è professore di Italian Studies e di World Cultures and Literatures alla University of Houston, in Texas. Tra i suoi libri ricordiamo «La consistenza della luce» (Feltrinelli, 2010) e «Fellini’s Eternal Rome: Paganism and Christianity in Federico Fellini’s Films» (Bloomsbury, 2019). Ha tradotto le canzoni e le prose di Bob Dylan (Feltrinelli, 2016-17).
Alla fine degli anni Novanta, in due paesi della Bassa Modenese separati da una manciata di chilometri di campi, cascine e banchi di nebbia, sedici bambini vengono tolti alle loro famiglie e trasferiti in località protette. I genitori sono sospettati di appartenere a una setta di pedofili satanisti che compie rituali notturni nei cimiteri sotto la guida di un prete molto conosciuto nella zona. Sono gli stessi bambini che narrano a psicologi e assistenti sociali veri e propri racconti dell'orrore. La rete dei mostri che descrivono pare sterminata, e coinvolge padri, madri, fratelli, zii, conoscenti. Solo che non ci sono testimoni adulti. Nessuno ha mai visto né sentito nulla. Possibile che in quell'angolo di Emilia viga un'omertà tanto profonda da risultare inscalfibile? Quando la realtà dei fatti emergerà sotto una luce nuova, spaventosa almeno quanto la precedente, per molti sarà ormai troppo tardi. Ma qualcuno, forse, avrà una nuova occasione. Nota: niente di quello che è scritto in questo libro è stato in alcun modo romanzato dall'autore.
Mary diciotto anni, era una ex bambina soldato, abituata a difendersi da sola e soprattutto a lottare per sopravvivere. Nel suo Paese era stata reclutata per uccidere e dopo l'addestramento secondo le più rigide e spietate tecniche di resistenza fisica e psicologica, non ebbe la forza di trasformare quegli insegnamenti di morte in un destino da killer. Una giovane martire della mafia nigeriana venduta come una bestia, violentata e costretta più volte ad abortire. Nel viaggio della tratta degli esseri umani, in piena traversata del deserto, è costretta persino a bere le proprie urine. È delle tante, troppe Mary che questo libro parla, raccontando storie, tracciando traiettorie che si intrecciano inevitabilmente con quelli dell'immigrazione, ricostruendo le ragioni perverse che spingono uomini (spesso connazionali) a schiavizzare altri esseri umani, facendo mercimonio del loro corpo.