Nell'introduzione Marco Bersanelli scrive: "I bambini e gli scienziati hanno in comune una cosa molto importante: sono curiosi. Vogliono sapere il perché di tutte le cose che hanno intorno, e infatti continuano a fare domande. Insomma, non si accontentano mai di quello che sanno già". Siamo tutti scienziati è un libro che ci porta alla scoperta delle basi sulle quali si fondano le grandi certezze scientifiche. Preparati a entrare in un grande laboratorio per vivere un incredibile viaggio attraverso esperimenti da realizzare, problemi da risolvere, "indagini al microscopio" e tante interessanti scoperte che ci farà divertire imparando tante cose nuove su come funziona il mondo intorno a noi. Età di lettura: da 6 anni.
Dagli anni '80 il mondo non è più lo stesso. La società ha incontrato dei cambiamenti radicali e due generazioni almeno sono rimaste intrappolate nell'interregno tra due ere: la Modernità e ciò che viene dopo. Le cose si trasformano, ciò che conoscevamo viene ritirato dal giro, le piste dei nostri genitori, come le lunghe autostrade del Sud, finiscono sull'erba; non un ingegnere, non un capomastro, non un saggio sull'altopiano dove siamo finiti; ove batte un vento globale che non muove le pale eoliche. Circondati da voci, echi e sussurri, la sensazione è di svanire nel caos. Perché non ci hanno avvertiti? Così vaghiamo "privi di categorie", in questo arcipelago di scorie (o detriti), con strumenti relazionali che funzionano ad intermittenza, mentre solo i dubbi sono costanti. Questo testo parla del nostro mondo, come se fosse un figlio che non riconosciamo, un amante sbucato dal passato, un colpo di vento che ha condotto le nubi ed eclissato il futuro.
«L’intervento del cardinale Martini sul dialogo islamo-cristiano (Noi e l’islam - dall’accoglienza al dialogo), per la sua profondità e puntualità offre molti spunti di riflessione. Sono passati vent’anni da quando questo discorso fu pronunciato, il 6 dicembre 1990. Molte cose sono cambiate, e non solo a Milano, e tuttavia la prospettiva tracciata resta attualissima: i cristiani e i musulmani devono incontrarsi e dialogare, nella verità e nell’amore, se non vogliamo uno scontro che sarebbe irreparabile. E bene ha fatto Paolo Branca a riproporre il testo e commentarlo. Il dialogo islamo-cristiano appare oggi ancor più urgente di ieri».
Autore
PAOLO BRANCA, laureato in lingua e letteratura araba presso l'Università Ca' Foscari di Venezia e diplomato in lingua araba presso l'Istituto per il medio e l'estremo Oriente (IsMEO) di Milano, insegna lingua e letteratura araba presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Relatore in numerosi seminari di studio sull'islam presso prestigiose istituzioni come la Pontificia Universitas Urbaniana, l’Institut du Monde Arabe di Parigi e molte sedi universitarie italiane ed estere, accanto ai temi classici dell'islamologia, ha trattato in particolare le problematiche del rapporto islam-mondo moderno, con speciale riferimento ai fenomeni del fondamentalismo e del riformismo musulmani. Tra i suoi libri ricordiamo: I musulmani, Bologna 2000; Il Corano, Bologna 2001; Moschee inquiete, Bologna 2003; Yalla Italia! Le vere sfide dell’integrazione di arabi e musulmani nel nostro Paese, con prefazione di Gad Lerner, Roma 2007; Guerra e pace nel Corano, Padova 2009.
Romanzo d'esordio di un giovanissimo scrittore, La solitudine dei numeri primi è stato uno dei più eclatanti casi letterari degli ultimi anni: cresciuto grazie all'entusiastico passaparola dei lettori, il libro ha incontrato il plauso della critica ed è arrivato a conquistare molti premi, tra cui il principale riconoscimento letterario italiano, lo Strega.
Al centro della storia - e di una narrazione che corre tesa verso il finale e brucia per le sue implicazioni emotive - le vite speciali di Alice e Mattia, entrambe segnate da un episodio traumatico accaduto nell'infanzia: un marchio a fuoco che li accompagna, insieme allo sguardo dell'autore, attraverso l'adolescenza, la giovinezza, l'età adulta. I loro destini si incrociano e i due ragazzi si scoprono strettamente uniti eppure invincibilmente divisi. Come quei numeri speciali, che i matematici chiamano "primi gemelli": separati da un solo numero pari, vicini ma mai abbastanza per toccarsi davvero.
In una piccola città di provincia, dove tutti sanno e nessuno dice, una storia senza tempo che svela l'anima di un mondo condannato.
Sara non sa liberarsi da un padre che la detesta. L'illusione della fuga è ciò che le rimane, mentre la sua famiglia di diabolici avvocati, che stringe nel pugno la città intera, celebra la propria dissoluzione.
Sara vive la cattiveria, la grettezza, l'aridità di cui sono capaci gli uomini quando si tratta di tenere le donne nel ruolo che per secoli hanno costruito per loro.
La storia di Sara ci fa attraversare questo inferno domestico, affascinati da una ragazza che ne porta, con tenerezza e coraggio, le stimmate.
Una straordinaria metafora della cecità del potere.
Sara si è alzata prima dell'alba. Poche ore di sonno agitato. L'odore di mele e cannella filtra dal forno: il permesso di preparare la crostata è il suo regalo per Natale. Sorveglia dallo sportello lo zucchero sciogliersi in caramello bruno. «Sta cuocendo bene...» pensa. «Troppo morbida», si erano lamentati i suoi l'anno prima.
Sulla sedia, avvolta dalla vestaglia di lana, le mani attorno alla tazza calda di caffellatte, Sara è raccolta nella calma profumata: le stanze sono ancora spogliate di voci aspre. Natale può anche finire cosí.
Un invito a ritrovare la dimensione festiva della fede.
Il fascino della teologia di Teresa di Lisieux, raccontata con un linguaggio essenziale e appropriato.
Un libro quasi doveroso. L'autore riconosciuto del termine "mignottocrazia" svela che cosa realmente intenda con questa definizione ormai entrata nel lessico politico-giornalistico dell'Italia di oggi, e quali prove abbia a disposizione per confermare la sua "ardita" tesi. Sulle prove documentali, in verità, Paolo Guzzanti ha dovuto faticare poco. La realtà della cronaca è sotto gli occhi di tutti. Questo è un saggio che interpreta gli ultimi vent'anni di storia del nostro Paese attraverso il ruolo, la fisionomia e l'immagine delle donne. Una categoria, quella del femminile, sempre essenziale per capire le evoluzioni di una società. "In Italia e soltanto in Italia i cingolati berlusconiani, seguiti da truppe col lanciafiamme, avrebbero distrutto tutto ciò che era stato costruito: la dignità e la libertà delle donne sarebbero state massacrate, ridotte al rango di mignotte vere o in liste d'attesa, gestite da agenzie specializzate in mignotteria televisiva o politica, da accompagnamento o da letto, da spot o da Consiglio regionale, da carriera governativa o da cena di gruppo". È il semplice, e drammatico, assunto di questo libro. Un libro feroce. Che non risparmia niente a nessuno, che comincia con una scena d'amore. Ma è l'amore di un padre per una figlia, una figlia appena nata che il padre tiene delicatamente fra le braccia e alla quale promette un mondo nuovo e diverso. Poi la storia è andata in un altro modo.
Attraverso una disamina approfondita degli esperimenti e delle scoperte delle moderne neuroscienze cognitive e una lettura originale dei testi più rilevanti della letteratura europea, l’autore risponde sostanzialmente a due serie di domande:
Cosa c’è in un testo? E soprattutto cosa c’è che ci riguarda come lettori? Quali sono le tracce di oralità che l’autore ha inteso preservare nel testo per veicolare le sue emozioni? Come interferisce la sostanza dell’espressione (il materiale verbale) sul significato di un testo?
Quali sono le strategie proprie dell’atto performativo attraverso le quali le tracce di oralità possono riemergere dalla scrittura? Cosa possono e devono fare la voce e il corpo del lettore per vivificare il testo scritto e riscoprire la voce e la tensione che gli hanno dato vita?
Con la lettura di questo saggio gli studenti universitari di lingue e letterature, ma anche di psicologia, hanno l’opportunità di approfondire la relazione fra voce e gesti nei i testi della letteratura europea e nella normale pratica comunicativa. I docenti, di trovare nuovi stimoli e punti di vista dai quali guardare i testi letterari e scoprire l’importanza strategica della loro voce nella lettura in classe. Gli studiosi di linguistica hanno l’opportunità di accostarsi alle nuove prospettive offe-te alla scienza del linguaggio dalle neuroscienze. Gli studenti delle Accademie di arte drammatica, di scoprire i meccanismi attraverso i quali la voce e i gesti “significano”, e rafforzare così le loro competenze.
Una delle più affascinanti avventure intellettuali e scientifiche a cavallo del XX e XXI secolo: così si può definire il percorso delle scienze cognitive per comprendere la mente, umana e animale. Lo scopo è scoprire come funziona un qualsiasi sistema, naturale o artificiale, che sia in grado di filtrare e ricevere informazioni dall'ambiente circostante, di rielaborarle creandone di nuove, di archiviarle e cancellarle, di comunicarle ad altri, di prendere decisioni e agire nel mondo adattandosi ai suoi cambiamenti.
In questa nuova edizione, Paolo Legrenzi si spinge fino in territori apparentemente lontani dalla materia come le recenti crisi finanziarie, svelando curiosi meccanismi della mente.
Se per definizione paradigma è per lo più un sistema fisso che pare contraddire il movimento stesso della storia, qui invece esso serve a narrare un’epoca oltre la sua contingenza storica, esplicitando gli elementi divenuti assi portanti, per alcuni secoli, dell’istituzione “Chiesa” come storicamente si è sviluppata con e dopo il Concilio di Trento. Proseguendo la ricerca del maestro Hubert Jedin – iniziata ancor prima del 1940 sulla base della convinzione che «l’epoca tridentina della Chiesa era tramontata» – Paolo Prodi rimedita su quel modello storiografico da lui approfondito per decenni, tenendo conto del permanere di molti elementi del passato a cinquant’anni dalla fine del Vaticano II e della fatica con cui stenta ancora ad emergere la conclusione di quella fase della Chiesa nei travagli dei nuovi tempi. «Queste pagine – scrive Prodi – vogliono riprendere alla luce della situazione attuale le discussioni storiografiche degli ultimi decenni per rispondere a un interrogativo semplice e difficilissimo a un tempo: quali sono gli elementi che hanno caratterizzato la Chiesa tridentina come una fase di una storia bimillenaria ben più lunga e complessa?».
Come a dire che la storia, in concreto, attesta l’esistenza di più paradigmi in cui si può identificare la comunità cristiana nel corso del tempo, e che, «se un paradigma finisce, i parametri che lo compongono si dissolvono inevitabilmente e possono e debbono trovare altre strade per ricomporsi lentamente in altri paradigmi sino alla fine dei tempi». Questo libro è un capitolo di storia della Chiesa e di storia dell’Occidente moderno, dove l’una aiuta a decifrare l’altra.
COMMENTO: Paolo Prodi, allievo di Hubert Jedin, riprende le riflessioni del maestro, analizzando il ruolo della Chiesa con e dopo il Concilio di Trento, alla luce della situazione attuale e delle più recenti discussioni storiografiche.
Questo libro è un capitolo di storia della Chiesa e di storia dell'Occidente moderno, dove una aiuta a decifrare l'altra.
PAOLO PRODI, professore emerito di Storia moderna all’Università di Bologna, allievo di Hubert Jedin, è uno dei maggiori storici italiani le cui opere sono tradotte in tutto il mondo. Solo per ricordarne alcune: Il sovrano pontefice. Un corpo e due anime: la monarchia papale nella prima età moderna (Il Mulino, 1982, 2006); Il sacramento del potere. Il giuramento politico nella storia costituzionale dell’Occidente (Il Mulino, 1992); Una storia della giustizia. Dal pluralismo dei fori al moderno dualismo tra coscienza e diritto (Il Mulino, 2000); Settimo non rubare. Furto e mercato nella storia dell’Occidente (Il Mulino, 2009).
Nel 1985, pochi mesi prima dell’approvazione della famosa legge Galasso sulla tutela del paesaggio italiano, il Parlamento approva la prima legge di condono edilizio proposta da uno degli ultimi governi di centrosinistra. Si disse che sarebbe stato il primo e l’ultimo. Dopo nove anni, nel 1994, il primo governo Berlusconi porta in approvazione il secondo condono edilizio. Anche allora si disse che sarebbe stato l’ultimo. Nel 2003 un altro condono proposto dalla stessa maggioranza. Finora sono tre le leggi di condono edilizio approvate dal Parlamento, e per quanto possa sembrare strano non è stato fornito all’opinione pubblica nessun rendiconto su quante domande siano state presentate, quanti edifici siano stati condonati, quanti ettari di terreno agricolo siano stati divorati dalle costruzioni, quale sia il bilancio economico delle tre leggi. Siamo un paese in cui lo Stato non ha la forza e l’autorità per far rispettare le leggi, a partire dai piani urbanistici, e cioè le regole che disegnano il futuro delle città. E la china rovinosa dell’Italia pare non arrestarsi: sembra che la cultura dell’abusivismo stia permeando le amministrazioni pubbliche. Dal primitivo abusivismo di «necessità», quello cioè di un paese povero che faticava a diventare moderno, siamo infatti passati all’iniziativa dello Stato stesso per cancellare ogni regola. Nel 2009 il governo Berlusconi annuncia il «piano casa» con cui si possono aumentare i volumi degli edifici a prescindere da qualsiasi regola urbanistica. Nello stesso periodo, per la preparazione Dei mondiali di nuoto e delG8 alla Maddalena, si sperimenta il modello di deroga persino rispetto alle regole paesaggistiche e di tutela dei corsi d’acqua. Fenomeni di questo tipo sono impensabili e sconosciuti in tutti gli altri paesi europei. Ed è urgente chiedersi quale sia il male oscuro che non permette all’Italia di divenire un paese in cui le regole sono rispettate.