"C'è una parola che sembra la più conveniente a definire la fase in cui viviamo e che intendo far mia per orientare alla scrittura e alla lettura. È la parola percezione. Questa parola difficile è diventata ultimamente una pacifica protagonista del lessico giornalistico e della cronaca d'ogni giorno. Nella realtà 'virtuale' che ci penetra e ci avvolge, conta quello che uno 'percepisce' non il fatto in se stesso, e sembra anzi grazioso far spallucce al 'fatto in sé'. I fatti con cui abbiamo a che fare sono - sarebbero - le nostre percezioni. Viviamo come se veri fossero, quindi sono veri per noi. Se è così, allora è andata proprio in questo modo. Per 'loro' - un buon numero di uomini e di donne, per diverse generazioni, fino a noi - l'Italia c'era, era vera, come spazio pubblico del loro anche individuale esserci e vivere. Racconterò questo, una storia dell'Italia via via percepita e raccontata nell'Otto e nel Novecento". È da questa prospettiva, dalla testimonianza di intellettuali, patrioti e politici che hanno partecipato alla costituzione della nazione, dai testi che hanno costruito il romanzo collettivo della nostra identità, che Mario Isnenghi tesse la storia d'Italia, a partire da Alessandro Manzoni fino alla cronaca degli ultimi decenni.
Alla luce degli ultimi documenti i pericoli corsi da papa Pio XII durante la seconda guerra mondiale. In un racconto avvincente e storicamente fondato una vicenda avvolta nel mistero che sorprende e appassiona: il piano pensato e progettato da Hilter nel 1943 e affidato al generale Wolff di deportare papa Pio XII e alcuni membri della Curia vaticana in Germania. Un evento fino ad ora poco noto all'opinione pubblica, venuto alla luce da diversi documenti, fra cui le lettere informative che arrivavano al papa da varie fonti, anche militari, su quanto stava accadendo a Roma e non solo. L'episodio è poco noto perché l'ostilità contro Pio XII tuttora porta diversi storici o giornalisti tendenziosi a nascondere o minimizzare i pericoli reali passati dal papa sul suo lungo pontificato durante la seconda guerra mondiale.
Sembra che la questione del Giudizio finale, quello in cui, alla fine dei tempi, Dio giudicherà i buoni e i cattivi, non sia più di moda. Dopo secoli di terrorismo sacro che ha alimentato la paura dell'inferno, lo spirito moderno ha preso le distanze dall'immagine di un Dio giudice. Attraverso una lettura dialogata dei testi, si fa strada una nuova interpretazione, che chiama l'uomo a elaborare una visione di sé e del proprio futuro libera dalla paura. Perché ciascuno possa far emergere il proprio vero Io al di là delle ombre dell'inconscio e del controllo del Super Io.
Alcuni giovani dell'Azione Cattolica, negli anni '80, chiesero a Carlo Maria Martini di insegnare loro a pregare pregando insieme con loro. Ebbe inizio la Scuola di preghiera in Duomo, il primo giovedì di ogni mese. Gli stessi giovani vollero offrire a tutti l'esperienza fatta, raccogliendo in un piccolo volume le meditazioni. Questo libro è nato così: non un testo sulla preghiera, quindi, ma una preghiera vissuta. Si articola in due parti: 1) Il clima della preghiera: quattro brevi capitoli introduttivi per entrare nella preghiera e trovare il proprio ritmo; 2) Itinerario di preghiera con l'evangelista Luca: sette momenti forti di preghiera, tratti da sette pagine del Nuovo Testamento (Maria, Simeone, diversi momenti della vita di Gesù, la prima comunità cristiana) che Martini rilegge con la competenza del biblista e rioffre come preghiera.
In queste pagine, ispirate all'Evangelii Gaudium, viene proposta una riforma pastorale relativa al percorso di Iniziazione Cristiana, e un nuovo stile di evangelizzazione, in cui al centro non c'è un "progetto", bensì la sollecitazione a porre attenzione alla persona, alla storia e ai vissuti dei bambini e delle loro famiglie. Al centro viene posto l'impegno, per i catechisti e i parroci, a curare la trama delle relazioni, affinché ciascuno si senta accolto, amato, accompagnato e sostenuto a crescere nella vita e nella fede. Il testo aiuta ad entrare passo-passo in questo cammino di conversione pastorale.
Il tema centrale di questo racconto è l'accoglienza dell'altro, specie se diverso. Azzeccata la scelta della protagonista, appartenente alla specie di scimmie più socievoli di tutte - gli scimpanzè bonobo. Si tratta di Giustina, una tipetta leggiadra, arguta, tollerante, allegra, curiosa e con l'argento vivo addosso. Facendo onore a un nome tanto impegnativo, così si autovaluta: "Mi piace fare delle buone azioni: non si deve agire sempre e solo per interesse, mi sento semplicemente più contenta di me stessa. Viviamo in un mondo tanto violento che pensa solo a soddisfare i bisgoni primari, ma nella vita c'è molto altro che si può fare!". Età di lettura: da 6 anni.
Com'è noto, il problema dei rapporti tra religione e politica in Italia è stato, nei decenni scorsi, al centro di una vivace discussione storiografica. Già nei primi anni del pontificato di Pio IX, in una fase cioè in cui tutta la nostra storia nazionale era dominata dall'aspirazione al riconoscimento delle libertà politiche e civili ed alla costituzione di uno Stato unito ed omogeneo, dalle Alpi alla Sicilia e alla Sardegna, nei circoli politici e religiosi, si discuteva animatamente di "neoguelfismo", cioè di quella corrente di pensiero capeggiata dal Gioberti, che negli anni immediatamente precedenti e seguenti l'elezione di Pio IX (1846), si proponeva di conciliare la causa liberale e patriottica con la religione cattolica, cioè con il più importante fattore di unità della nazione italiana, e con il magistero della Chiesa. Al Congresso di Bologna del 1919 don Sturzo spiegò perché il Partito Popolare non è, né può dirsi un "partito cattolico": "(...) i due termini sono antitetici; il cattolicesimo è religione, è universalità; il partito è politica, è divisione..."
Non mancano, nella letteratura storiografica relativa all'A. C. I., riferimenti agli aspetti quantitativi dell'Associazione nel corso della sua storia più che centenaria (com'è noto, si va verso il 150° anniversario della sua fondazione). Si tratta però di riferimenti limitati nel tempo o riferiti a singole componenti. Per la prima volta, viene qui offerta agli studiosi una panoramica completa e articolata delle adesioni associative per un lungo periodo (1922-2011), dalla quale si possono ricavare dati complessivi e parziali a livello nazionale e regionale, per quanto riguarda i soci come anche per quel che concerne i gruppi ("associazioni" o "circoli"). Le tabelle di dati statistici qui pubblicate sono state compilate in due momenti. Quelle sull'AC del 1922-1969 le ho messe insieme tra il 1973 e il 1985, anni in cui ero responsabile dell'Archivio storico dell'Azione Cattolica Italiana; quella sull'AC del periodo successivo (1970-2011), è opera del Centro Dati e Adesioni della Presidenza Nazionale dell'ACI, e mi è stata gentilmente fornita dall'Istituto per la Storia dell'Azione Cattolica e del Movimento Cattolico in Italia "Paolo VI".
Le vite di alcuni uomini meritano di essere raccontate e per la loro valenza archetipica meritano l'appellativo di mitiche, mito, dal greco mythos, vuol dire storia, la storia della vita di un uomo raccontata, rivissuta, tramandata ma che a differenza delle altre vite diventa un vero modello, quasi un archetipo, per tutte le altre. Sicuramente l'esistenza di Franco Ferrarotti è stata a suo modo mitica, per quello che il professore emerito di sociologia, vero fondatore delle scienze sociali in Italia, ha saputo creare. Pertanto "Il mito della sociologia" vuole essere il racconto dell'antefatto, ovvero di come le scienze sociali siano entrate nella vita comune di questo paese, ma anche un'attenta analisi riguardo la condizione umana nella società attuale, della tecnica e dei social network radicalmente diffusi, a partire dal pensiero stesso di Ferrarotti ma anche da una rilettura di alcuni modelli di sviluppo che hanno saputo mostrare una via di armonia politico-sociale come quella di Adriano Olivetti.
Il ruolo del diaconato permanente in chiave biblica. Una lettura innovativa.