In un tempo in cui si avverte una crescente “sete” di spiritualità, tanto nei credenti che, forse ancor di più, nei non credenti, il tema della preghiera assume un’importanza decisiva. A condizione di liberarlo da inutili sovrastrutture e da fraintendimenti che ne sviliscono il valore. È quanto si propone di fare Enzo Bianchi,in questo prezioso,profondo,leggibile saggio:riscoprire la freschezza e la vera natura della preghiera cristiana, ricollocandola nel solco della rivelazione biblica. L’Autore, da profondo conoscitore del mondo e dello spirito, analizza l’evoluzione della preghiera nelle diverse epoche storiche, fino ai giorni nostri, dipingendo un quadro in cui anche il lettore meno praticante non potrà non riconoscersi. La preghiera diventa così cifra interpretativa della cultura e della sua trasformazione. Il testo affronta inoltre le difficoltà più comuni nella preghiera, fornendo risposte e interpretazioni profonde e ricche di senso,capaci di soddisfare la curiosità di ogni persona in ricerca.
DESTINATARI
Un libro per un pubblico molto ampio.
AUTORE
Enzo Bianchi (Castel Boglione, Monferrato,1943) è fondatore e priore della Comunità Monastica di Bose. Direttore di Parola,Spirito eVita, membro della redazione della rivistainternazionale di teologia Concilium, è autoredi numerosi testi,tradotti in molte lingue sullaspiritualità cristiana e sulla grande tradizionedella Chiesa,scritti tenendo sempre conto delvasto e multiforme mondo di oggi. Collaboraa La Stampa, Avvenire, Luoghi dell’infinito e, inFrancia,a La Croix,Panoramae La Vie. Tra i suoi libri ricordiamo i più recenti: La differenza cri-stiana(2006),Dio dove sei?(2008),Il pane di ieri(2008). Per le Edizioni San Paolo ha già pubblicato Una vita differente(2005, 20062), Vivere èCristo(20062),Il Padre nostro: Compendio di tuttoil Vangelo (20082), L’amore vince la morte(20082),Ascoltate il figlio amato! (2008).
Il pensiero di Ricoeur, nutrito anche da una fede cristiana mai ostentata, lascia spazio al paradosso e gli riconosce la forza di spiazzare, di intrigare, di inquietare, di disorientare, fornendo così all’uomo l’occasione di rimettersi in cammino rompendo con la pigrizia delle abitudini. In questo libro, come grata memoria per la sua preziosa testimonianza, abbiamo voluto raccogliere alcuni suoi contributi che riguardano problematiche religiose e di fede. Significativamente Ricoeur preferisce parlare di Dio onni-amante piuttosto che onnipotente. Sì, “l’unico potere di Dio è l’amore disarmato” (dall' Introduzione di Enzo Bianchi, priore di Bose).
Paul Ricoeur (1913-2005) è stato uno dei testimoni e dei protagonisti più sensibili della coscienza filosofica del Novecento. Insignito di numerosi riconoscimenti, tra i quali il Grand Prix de l’Académie Française e il Premio Paolo VI, resta ancora oggi il modello dell’intellettuale sempre disposto a lasciarsi interpellare dagli eventi e a cercare nel dialogo una risposta “pensata” e feconda.
Che senso ha riscoprire oggi il Sistema preventivo, una teoria pedagogica "vecchia" di oltre 150 anni? E poi questo metodo è praticabile da tutti? Non è piuttosto solo un manuale d'istruzioni per l'uso? L'autore risponde a queste legittime obiezioni giungendo a dimostrare che il Sistema preventivo non è sepolto in un passato irrecuperabile, ma è oggi pienamente praticato per la sua straordinaria attualità.
Quelli in cui viviamo sono "giorni cattivi" per coloro che credono nel dialogo tra credenti cristiani e non cristiani e tra cattolici e laici. Troppo spesso alcuni cattolici sembrano voler costituire gruppi di pressione in cui la proposta della fede non avviene nella mitezza e nel rispetto dell'altro. Dove prevale l'intransigenza e l'arrogante contrapposizione a una società giudicata malsana e priva di valori. Ma è solo riconoscendo la pluralità dei valori presenti anche nella società non cristiana che si può stare nella storia e tra gli uomini secondo lo statuto evangelico. Ed è solo ricordando che il futuro della fede non dipende mai da leggi dello stato che il cristianesimo può ancora conoscere una crescita spirituale e numerica. Perché i cristiani devono favorire, con le loro parole e le loro azioni, l'emergere di quell'immagine di Dio che ogni essere umano porta con sé. Anche il non cristiano.
Il racconto della chiamata dei discepoli da parte di Gesù e della e della loro vita comunitaria attorno a lui, qui presentato in maniera scorrevole e lineare, semplice e chiara, è frutto di riflessione attenta, da un lato, alle più recenti ricerche esegetiche e, dall’altro, alla dimensione contemplativa dello stupore infantile.
Illustrazioni di Giuliano Ferri
GLI AUTORI
ENZO BIANCHI (Castel Boglione, Monferrato, 1943) è fondatore e priore della Comunità Monastica di Bose. Direttore di «Parola, Spirito e Vita», membro della redazione della rivista internazionale di teologia «Concilium», è autore di numerosi testi, tradotti in molte lingue, sulla spiritualità cristiana e sulla grande tradizione della Chiesa, scritti tenendo sempre conto del vasto e multiforme mondo di oggi. Collabora a «La Stampa», «Repubblica», «Avvenire», «Luoghi dell'infinito» e, in Francia, a «La Croix», «Panorama» e «La Vie». Tra i suoi libri ricordiamo Adamo dove sei? (1994), Apocalisse di Giovanni (1990, n.e. 2000); Pregare la Parola (1974, n.e. 1994), Il radicalismo cristiano (1980), Vivere la morte (1983, n.e. 1996), Da forestiero (1995), Altrimenti (1998), Non siamo migliori (2002), Dare senso al tempo (2003), Le parole della spiritualità. Per un lessico della vita interiore (1999, n.e 2003), Cristiani nella società (2003, n.e. 2007), Vivere la domenica (2005), Una vita differente (2005), La differenza cristiana (2006), Ero straniero e mi avete ospitato (2006), Vivere è Cristo (2006).
DESCRIZIONE: Parlare oggi di icone non è pura questione archeologica. È, piuttosto, un modo di riflettere sul nostro rapporto con la dimensione dell’invisibile, sulla sua rappresentabilità, sulla nostra modalità di metterci in relazione con ciò che alcuni chiamano Dio e per altri è l’insondabile segreto della vita umana.
Enzo Bianchi di questi solchi è grande conoscitore, perché non si limita al sapere accumulato dello studioso. Ma li percorre, li osserva da vicino, li tocca, li attraversa. Da monaco, sa che la vita trova la sua ragione e il suo respiro non nella bellezza del puro estetismo, ma nell’armonia che viene dalla disciplina, nell’esattezza del fare, nell’audacia del creare. Ma da uomo che scruta nei cuori, conosce anche le ferite che la bellezza sopporta: le lacerazioni, le dispersioni, le disperazioni. È dalla fusione di questi elementi che nasce davvero la conoscenza delle vite umane, e delle loro opere.
Gabriella Caramore
COMMENTO: Una riflessione sul significato delle icone e del loro rappresentare Dio. Il libro contiene 16 immagini a colori.
Quello del peccato può sembrare un concetto vecchio e oggi decisamente superato. Non sarebbe meglio parlare in positivo, per esempio dell'amore di Dio? Appunto: il peccato è solo il lato B, l'altra faccia dell'amore. Nasce da un'inclinazione nefasta che l'Homo Sapiens porta dentro il proprio Dna fin dalle sue origini. Parlare del peccato è dunque soltanto un modo diverso di parlare della bellezza dell'Amore. È ciò che fa questo libretto trattando a uno a uno i sette peccati "capitali" (superbia, avarizia, invidia, ira, lussuria, gola e accidia) così chiamati perché considerati come condottieri, messi "a capo" d'una moltitudine d'altri peccati minori.
Enzo Bianchi, giunto alle soglie della vecchiaia, ripercorre con la memoria il sentiero che lo lega al passato, alla sua gioventù trascorsa nelle terre tra Monferrato e Langhe e vi coglie delle chiavi di lettura per il presente e il futuro. “Vorrei che da queste pagine emergesse la ricchezza di umanità che ho ereditato dal mio vissuto, la gratitudine per quanto mi è stato dato di sperimentare, l'amore per la terra e per la compagnia degli uomini cui sono stato educato dalle vicende della vita, prima ancora che dalle persone che ho avuto accanto”.
"Ciò che nella fede ebraica e cristiana è fondamentale e originario, non è il parlare di Dio o il parlare a Dio da parte dell'uomo, ma il parlare di Dio all'uomo. Il Dio che parla è il Dio che crea l'alterità, che suscita la storia, che cerca relazione. È il Dio che si rivela, cioè che non si trova al termine della ricerca dell'uomo e che non coincide con il suo desiderio di trascendere se stesso, ma è presenza che, con iniziativa sovrana e non condizionata, si dona. Dunque, la parola dell'uomo a Dio è seconda rispetto alla parola di Dio, è una risposta. Ma è necessaria". In questo fascicolo è pubblicata la relazione tenuta a Barcellona il 13 dicembre 2007 in occasione del Congresso teologico internazionale organizzato dalla Facoltà teologica di Catalogna.