
"La strada. Prima di tutto, la strada… La strada è un percosso iniziatico, un itinerario ascetico. Non a caso, il simbolo più appropriato è il Labirinto. La strada ti prende, ti irretisce, ti cambia. Essa stessa è traguardo, essa stessa è fine… La strada è il caldo afoso della Meseta e la pioggia del Cantabrico, è il vento che ti entra nelle ossa… è il sorso di vino e il boccone di formaggio mandati giù camminando, è la preghiera che ti sale da dentro e che ti si arresta a fior di labbra…
Questo è un libro, a modo suo, molto umile ma anche molto ambizioso… Portate dunque con voi questo libro, nella vostra sacca di pellegrini segnata dalla vieria atlantica. E apprestatevi a un'esperienza che durerà qualche giorno, o magari alcune settimane, e che poi vi accompagnerà per sempre. Ultreja!"
Napoli è uno di quei luoghi che ciascuno crede di conoscere anche se non li ha mai visti. Un immaginario spesso ideologico, fatto di stereotipi, di racconti ossificati, di un'infinita aneddotica. La città si giudica continuamente e viene continuamente giudicata. Sconta il pessimismo indulgente che non di rado gli stessi «nativi» si cuciono addosso e sconta la lontananza culturale, arcigna o paternalistica, di chi la osserva dall'esterno. Di Napoli, Paolo Macry tocca le nervature profonde, ripercorre i segni di un tessuto urbano bimillenario, i comportamenti di lungo periodo della popolazione. Insegue le fratture drammatiche della sua storia, le esperienze politiche che l'hanno segnata, fino alle vicende di tre sindaci-sovrani, Lauro, Bassolino e de Magistris. Ci trasmette la suggestione di una città difficile e mai rassegnata. Napoli, per chi voglia conoscerla, capirla, ritrovarla, continua a essere un mondo. Un mondo da pensare. O forse un modo di pensare.
In questo libretto, un viaggio-pellegrinaggio culturale e spirituale di primario interesse in Grecia. Coed. Elledici -Velar.
La pubblicazione si distingue dalle consuete guide turistiche: non solo suggerisce la visita di luoghi caratteristici, permette di conoscere la storia della città e dei monumenti e di gustare la bellezza e il significato delle opere artistiche, ma offre anche tante occasioni di autentico arricchimento culturale e spirituale. I pellegrini troveranno contenuti dedicati alla devozione e al culto: testi per la celebrazione delle Messe, Salmi, preghiere, professione di fede e canti...
Scopo di questa guida è diffondere la conoscenza di luoghi toccati dal cielo in cui sono sgorgate fonti d'acqua prodigiosa che hanno curato ferite del corpo e dello spirito: dalla Val d'Aosta alla Sicilia, nessuna parte d'Italia è stata trascurata. Ci sono luoghi molto noti ed altri meno conosciuti. L'augurio è che il testo sia strumento per arricchire la fede e portare consolazione nei cuori di chi vive il suo calvario in comunione con Gesù, offrendo la possibilità di potersi rigenerare attingendo a piene mani alla "fonte della vita" che è Gesù, Figlio di Dio.
Questa non è una guida convenzionale, non proporrà dunque percorsi tra le splendide rovine dei fori romani né passeggiate notturne intorno alla magnificente fontana di Trevi. Non rivelerà alcuna curiosità sulla vita di Nerone, Keats, Shelley o Caravaggio, né proporrà cene a base di carciofi alla giudìa nei vicoli del ghetto. Non intonerà stornelli trasteverini né versi del Belli. No. Questa è una guida scritta per l'antiturista e per il romano curioso, persone pronte a esplorare tutto quello che di genuinamente alternativo la metropoli oggi propone, nei suoi quartieri più underground, sulle sue strade sporche e disordinate. Il percorso è dei più matti, la modalità "a casaccio", il linguaggio maleducatissimo, la parola d'ordine "risparmio": attraverso un'esplorazione divertente, intensa e soprattutto libera delle zone meno conosciute della capitale, il lettore scoprirà l'anima più profonda e interessante della città. Ma soprattutto, imparerà a pensare alla romana. E scusate se è poco.
Siamo un'umanità che per un verso è in trappola e per l'altro in fuga. Un'umanità che, nella condizione più agiata, conosce al massimo il turismo, ma che ha perso la cognizione del viaggio e certamente, almeno in larga parte, anche la percezione del valore del pellegrinaggio, della ricerca, dell'incontro, dell'attesa di una svolta. Un pellegrinaggio non è un viaggio qualsiasi, non è esperienza di pura conoscenza di luoghi particolarmente importanti per la loro storia religiosa o il loro valore artistico. Esso ha, paradossalmente, le caratteristiche che lo inseriscono nella prospettiva di un'esperienza di ritorno. Non si tratta di un ritorno al passato. Non bisogna pensare a una dinamica regressiva di rifiuto della vita e della storia. "Tornare" non significa "tornare indietro", bensì risalire all'essenziale, a ciò che ci riguarda profondamente e ci invita a una condizione più vera.

