
Il colpo di sciabola che avrebbe dovuto trafiggere il cranio di Andreas Kramer, rifugiatosi nella chiesa di S. Giovanni dove lo trovarono i lanzichenecchi croati, fu frenato dal corposo volume che il pastore luterano teneva tra le mani, una raccolta di testi biblici e di commenti alle scritture. Era il 1631 e in Europa infuriava la guerra dei Trent'anni. La lama squarciò ma non distrusse quella bibbia, simbolo di un conflitto religioso la cui ferocia sarebbe rimasta insuperata fino al XX secolo. Questo libro racconta la storia di tre luoghi perduti, tre episodi della violenza che si abbatté sulle popolazioni di fede protestante nel cuore del continente: la strage di Valtellina (1620), l'assedio di La Rochelle (1627-'28) e quello di Magdeburgo (1630-'31), dove persero la vita ventimila uomini in poche ore. Tre catastrofi che scossero profondamente l'Europa del tempo e che interrogano ancor oggi la nostra coscienza.
Giulio Andreotti è stato presidente del Consiglio negli anni della solidarietà nazionale, della crisi economica e del terrorismo, culminati nel rapimento e nell'uccisione di Aldo Moro. Nel decennio seguente la sua attività politica assume una decisa connotazione internazionale, con la nomina a presidente della commissione Esteri della Camera e poi, con il primo governo Craxi, a ministro degli Esteri. Questi suoi diari inediti - che cominciano il 6 agosto 1979 e finiscono il 22 luglio 1989, quando l'autore assume la guida del suo sesto governo - diventano così la storia dall'interno non solo del nostro Paese in un periodo cruciale, ma anche degli Stati Uniti da Carter a Reagan, dell'URSS da Breznev a Gorbaciov, della rivoluzione iraniana, dell'eterno conflitto in Medio Oriente, della tormentata costruzione di un'unità europea. Allo stesso tempo, raccontano la vita quotidiana dell'uomo che per oltre mezzo secolo ha dominato la vita politica italiana. «Crediamo» scrivono i curatori Serena e Stefano Andreotti «che la lettura possa aiutare a comprendere meglio la figura di nostro padre, depurandola da alcuni luoghi comuni». Grazie al paziente lavoro dei figli - che hanno attinto anche ad altri documenti autografi - le personalità e gli eventi di un decennio prendono vita attraverso notazioni personali, giudizi pungenti, memorabili battute di spirito. Come nota Andrea Riccardi nella sua introduzione, questi diari rivelano il «segreto» dell'azione politica di Andreotti: «un'immensa tessitura di relazioni nella politica italiana, nella Chiesa e sullo scenario internazionale... Per questo il diario è un contributo originale alla storia e un testo appassionante che mostra da vicino la vita e l'impegno di un protagonista di quegli anni».
I Romani sapevano di discendere da un advena, uno che viene da fuori, accompagnato da fuggiaschi che avevano attraversato il mare rischiando mille volte di morire e scomparire nelle acque. «L'impero romano, - scrisse Seneca, - ha come fondatore un esule, un profugo che aveva perso la patria e si portava dietro un pugno di superstiti alla ricerca di una terra lontana... Farai fatica a trovare ancora una terra abitata dagli indigeni: tutto è il risultato di commistioni e di innesti». I Greci al contrario pensavano di essere nati dalla terra, come un albero. Gli Ateniesi si vantavano di essere autoctoni: il loro primo re, Cecrope, era sbucato dal suolo come un serpente e per questo aveva la parte inferiore del corpo coperta di scaglie. «Noi siamo stati sempre qui, - dicevano, - la nostra gente è nata da questa terra; possiamo accogliere i supplici e gli stranieri, anzi è la nostra legge a imporlo, ma i veri Ateniesi saremo sempre noi, i figli del serpente». I Romani non pensavano cosí. Il loro eroe fondatore veniva da una terra lontana, ma arrivando non trovò il deserto: solo uomini selvatici e primitivi. Eppure non li volle come schiavi ma come compagni.
Tra le epopee del mare c'è quella delle portaerei. Le navi più potenti mai costruite sono state protagoniste di una sola guerra: quella combattuta con ferocia nell'oceano Pacifico tra giapponesi e americani dal 1941 al 1945. Il Mar dei Coralli, Midway, le Salomone orientali, l'arcipelago di Santa Cruz e le Marianne furono il teatro del conflitto che si risolse in uno schiacciante predominio degli Stati Uniti aprendo loro la strada per la vittoria. I marinai e i piloti imbarcati su "Saratoga", "Lexington", "Yorktown", "Enterprise" e "Hornet" si opposero con determinazione e spirito di sacrificio allo strapotere dei giapponesi nei primi mesi di guerra, bloccando la loro avanzata e dando a un apparato industriale dalle possibilità immense il tempo di intervenire nella lotta. Se la madre di tutti gli errori giapponesi fu la decisione di sfidare gli Alleati in una guerra assolutamente impari sul piano dei materiali, il secondo gravissimo sbaglio consistette nell'attaccare Pearl Harbor nel momento in cui non erano presenti le portaerei americane, mancando di fatto l'annientamento della forza nemica. Valzania racconta un frammento di una delle grandi tragedie del secolo passato e ne presenta uomini e mezzi ? gli ammiragli delle due flotte, le navi, i marinai, gli aviatori e gli aerei ?, valuta le scelte fatte, l'eroismo, la disponibilità al sacrificio, le capacità strategiche e l'intuito tattico dei protagonisti, presenta le azioni e i comportamenti delle personalità di spicco che vi parteciparono nei ruoli più diversi. Dall'ammiraglio Yamamoto, ucciso in un agguato tesogli dall'aviazione americana, ai futuri presidenti degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy, che portò in salvo il motorista della sua motolancia affondata dai giapponesi nuotando per oltre cinque chilometri, e George Bush, in servizio come pilota di marina e recuperato da un sommergibile americano dopo ore di attesa in acqua a seguito dell'abbattimento del suo aereo. Valzania restituisce un affresco di una lotta combattuta sul mare senza risparmio, fino al disastro definitivo del Giappone, sconfitto nonostante il sacrificio di centinaia di piloti kamikaze, e devastato dalle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki.
Per secoli epidemie di diversa natura hanno falciato l'umanità. Sin dall'esodo del popolo ebraico guidato da Mosè, si è adottato un semplice schema interpretativo: la "pestilenza" - di volta in volta identificato con la peste, la lebbra, il collera, etc. - è una punizione divina per i peccati degli uomini, che devono pentirsi ed espiare le proprie colpe con appositi riti. Pontefici e cardinali hanno guidato processioni, penitenti laici e religiosi dei diversi Ordini si sono sacrificati per assistere malati e moribondi, senza peraltro impedire che ci si scagliasse contro il capro espiatorio del momento, come gli ebrei nel medioevo e gli untori nell'età moderna. Papi e santi sono stati invocati per arginare il fenomeno. La pandemia del coronavi ha richiamato in auge rituali tradizionali e antiche spiegazioni, mettendo però in discussione la praticabilità dei primi e il senso delle seconde. Come mostrano le parole e i gesti di papa Francesco.
Roberto Rusconi, già professore di Storia del cristianesimo e delle Chiese all'Università Roma Tre, è tra i fondatori della "Rivista di storia del cristianesimo". Tra le ultime pubblicazioni per Morcelliana: Storia del cristianesimo e delle Chiese. Dalle origini ai giorni nostri (2019).
Una piazza vuota. Un funerale senza corpo. Prendendo le mosse da piazza San Giovanni e dai funerali di Aldo Moro, Damilano ricostruisce gli ultimi decenni di vita del nostro Paese. Quel funerale segna infatti uno spartiacque che chiude gli anni delle piazze, della contestazione studentesca, delle mobilitazioni delle donne, delle lotte operaie e apre una nuova era. Appare Berlusconi, nasce Canale 5, perde sostanza l'impegno nella dimensione pubblica, ci si rifugia nel privato. Il Palazzo, che fino a quel 1978 era rappresentativo del Paese, non è più antenna sensibile degli umori del popolo. Arrivano il 1993 e Mani Pulite, e la Piazza diventa televisiva, tra Michele Santoro e Gianfranco Funari. La rappresentazione prende il posto della rappresentanza. E poi: Genova 2001, la manifestazione CGIL del marzo 2002, l'intervento americano in Iraq, i girotondi per la pace, la rottamazione di Renzi, il primo "Vaffa Day" di Beppe Grillo, la nascita del Movimento 5 Stelle. Fino ai giorni nostri, senza più né Piazza né Palazzo. Solo navi, con i loro corpi che si vorrebbero dimenticare. Un vuoto che ha anticipato i mesi di isolamento del Covid.
Quarant'anni dopo la strage della stazione di Bologna, le nuove indagini della Procura illuminano collegamenti finora solo sospettati tra organizzazioni diverse, interne ed esterne allo Stato. Nelle testimonianze, nei documenti e nelle confessioni ritornano spesso gli stessi nomi, a dimostrazione di come il terrorismo di matrice neo-fascista manteneva rapporti saldi con uomini appartenenti ad apparati statali deviati. L'intera ricostruzione dei fatti, dei depistaggi e delle nuove acquisizioni da parte della Procura generale e delle Parti civili è qui raccolta da Roberto Scardova, in attesa che venga finalmente restituita l'intera verità alle vittime e alla nazione. Con un intervento di Claudio Nunziata.
Dell'ultima seduta del Gran Consiglio, il 25 luglio del 1943, non fu redatto un verbale ufficiale. Non si sa, pertanto, che cosa effettivamente dissero e come si comportarono i partecipanti. Nelle tante memorie uscite negli anni successivi, il duce e i gerarchi hanno dato versioni contrastanti di quel che fu detto, come fu detto e perché fu detto. Molti sono gli interrogativi rimasti senza risposta: i gerarchi volevano veramente estromettere Mussolini dal potere? Volevano porre fine al regime per salvare la patria? Oppure furono dei traditori? Se il duce considerava l'ordine del giorno Grandi «inammissibile e vile», perché lo mise in votazione? Tutti i presenti rimasero stupiti dalla fiacca reazione del duce alle accuse che gli vennero rivolte durante la seduta. Era forse rassegnato a perdere? O addirittura voleva uscire di scena, come un attore che, dopo essere stato osannato per venti anni, alla fine era stato fischiato per aver perso la guerra? Congiura di traditori? Audacia di patrioti? O l'eutanasia di un duce? Documenti nuovi consentono finalmente di rispondere a queste domande, e a Emilio Gentile di raccontare un giorno cruciale della storia d'Italia con la suspense di un poliziesco.
La democrazia di Atene contro l'aristocratica Sparta nella terribile "guerra mondiale" dell'antichità. «Basandosi sulla sua incomparabile cultura di classicista, studioso delle relazioni internazionali e storico militare, Kagan in questo volume ci accompagna attraverso un racconto epico fatto di abbagli, superbia e audacia strategica.» The Washington Post.
Solitario, scontroso, testardo. Un eroe romantico, capace di superare ogni avversità. Un uomo volitivo, dotato di grande fascino personale. Un genio intrattabile, un formidabile parlatore e un cavaliere senza paura e, spesso, senza pietà. Cristoforo Colombo fu probabilmente tutto questo. Ma se fosse stato solo questo, la sua impresa sarebbe rimasta, al massimo, un romanzo di gesta, sullo sfondo di mari esotici. Non il viaggio transoceanico che ha cambiato per sempre la geografia e la storia del mondo. Chi era, allora, il grande Scopritore, il capitano «nato lanaiolo e morto ammiraglio del mare oceano»? Nella fantasia di dilettanti, complottisti e novellatori d'ogni genere, il «vero» Colombo è sempre qualcun altro. Dalla Galizia alla Catalogna, dal Portogallo alla Polonia, gli sono state attribuite infinite patrie, una più improbabile dell'altra. La distorsione biografica ha fatto scorrere fiumi d'inchiostro. Proprio perché lui, l'uomo in carne e ossa, di cui ci parlano i documenti, ha avuto una vita strana, contraddittoria, segretamente fuori luogo. Cristoforo Colombo naviga da par suo. Quasi sempre evita le secche. Talvolta, fatalmente, s'arresta, si scontra, perde la rotta. E, con lui, sbagliano e s'arrestano quanti lo seguono e condividono la sua sorte. Perché, dietro l'eroe solitario, in realtà si stende una fitta rete di amicizie, protettori e investitori che puntano su di lui. Per svelare il «vero» Colombo, Busi dà vita a un racconto corale, vivace e multiforme, in cui spiccano i tanti personaggi, che manovrano la storia come i marinai portano una nave. Alla passione e al coraggio, s'uniscono la violenza, la sopraffazione, il tradimento. Negli ultimi decenni l'immagine del navigatore è stata rivisitata, criticata, attaccata per aver tradito, ridotto in schiavitù e sterminato gli indios che lo avevano accolto festosamente e pacificamente. Via i monumenti, via il suo nome da strade e piazze. Ma, «prima di condannarlo senz'appello, facciamolo almeno cominciare. Godiamo con lui l'ebbrezza della partenza, lasciamo che prenda il mare, aspettiamo che sogni il suo sogno».
«Perché mai la civiltà moderna dovette costruirsi a fatica come qualcosa di nuovo sulle rovine dell'antica, invece di essere la sua diretta continuazione?». "La storia spezzata" è interamente costruita intorno a questa domanda cruciale, formulata da Michail Rostovzev nelle ultime pagine del suo gran libro sull'impero romano. La risposta di Schiavone è entrata nelle cronache dell'antichistica di questi decenni. Ed è un racconto avvincente, che unisce storia economica, sociale, intellettuale in un continuo contrappunto fra antico e moderno, fra passati lontani ed epoche a noi molto più vicine.
La vicenda dei Longobardi ebbe un impatto decisivo sulla storia italiana. La loro influenza fu duratura nelle istituzioni, negli usi e nel diritto, e il loro retaggio si può percepire nella lingua che parliamo e nei monumenti che costruirono, alcuni dei quali dal 2011 sono inclusi nel Patrimonio Mondiale dell'Unesco. La loro fu un'invasione improvvisa e violenta o una migrazione progressiva? Si trattava davvero di una stirpe granitica e vicina alla "barbarie primitiva", o di un popolo che seppe adattarsi e trasformarsi "sul campo"? Rappresentando una sintesi tra eredità classica e nuovi apporti "barbarici", i Longobardi risultarono decisivi come "ponte" tra Mediterraneo e nord Europa e si fecero protagonisti dei cambiamenti geopolitici che, agli albori del Medioevo, hanno costituito la base per la formazione della futura identità del Continente. Questo libro ripercorre l'epopea longobarda in maniera accessibile, alla luce di aggiornate acquisizioni del dibattito storiografico e di recenti ritrovamenti archeologici.