
Il Medioevo ha un'importanza capitale nello sviluppo dell'Occidente: esso si pone infatti come il raccordo fondamentale tra il mondo greco-romano e la modernità, tra classicità e dinamismo contemporaneo. In questo ampio raccordo l'alto Medioevo, compreso tra il V e il X secolo, si presenta come un periodo particolarmente travagliato, in cui l'eredità antica deve confrontarsi e amalgamarsi con la cultura delle popolazioni seminomadi che dall'Europa centrale si sono allargate nell'area mediterranea. Il basso Medioevo, dall'XI al XV secolo, va considerato come il prologo del mondo moderno, un prologo caratterizzato da una pluralità di elementi e trasformazioni anche violente.
L'emergere del gruppo socio-professionale dei "dotti" è uno dei fenomeni caratterizzanti della società del pieno e basso Medioevo. All'argomento aveva dedicato oltre quarant'anni fa un celebre libretto Jacques Le Goff: "Gli intellettuali del Medievo". Ora in una prospettiva diversa questo libro di Verger viene a integrare e in parte a correggere il quadro tracciato da Le Goff, fornendo una sintesi organizzata in maniera tematica, del mondo della cultura medievale.
Nonostante "il mare abbia inghiottito buona parte della civiltà antica", Canfora riesce a mettere insieme mirabilmente i frammenti del mondo greco, rendendoli familiari e comprensibili. Luciano Canfora insegna Filologia classica all'Università di Bari.
Gli ultimi cinquant'anni della "Felix Austria": la situazione interna, lo scenario internazionale, le scelte di politica estera che portarono alla Grande guerra e alla fine della Mitteleuropa.
Si tratta di una testimonianza autobiografica sulla sorte dei fascisti dopo la Liberazione, di coloro che dalla guerra uscivano vinti e che l'Italia repubblicana chiamò a pagare la "tariffa" delle proprie responsabilità. Il racconto prende le mosse negli ultimi giorni di aprile quando Vincenzo Costa, l'ultimo federale fascista di Milano, è catturato dai partigiani sul lago di Como, giusto qualche ora prima che il duce, poco distante, cada fucilato. Questa memoria, cui Costa ha affidato il ricordo della sua reclusione, è una testimonianza diretta sulla sua sorte e offre una prospettiva rovesciata del dopoguerra italiano, che al fascista appare un purgatorio degradato di angherie e miserie, dove l'unica luce è la fedeltà al passato.
Un'idea di nazione che tenga conto in modo decisivo del comune retaggio cattolico della penisola; un'idea di nazione, ancora, che non costituisca un taglio netto rispetto al passato, agli stati preunitari ed alle loro esperienze, bensì che amalgami e combini in modo creativo tali esperienze in una costruzione di tipo federativo: furono queste le proposte che Gioberti affidò al suo famoso libro "Del primato morale e civile degli italiani", destinato ad animare il dibattito che accompagnò il nostro Risorgimento.
A metà del Cinquecento, gli uomini di Francisco Pizarro si trovarono di fronte a una società complessa e ben organizzata, che sottomisero e distrussero in breve tempo. Di questa fiorente civiltà il volume offre un affascinante ritratto in cui - accanto alla storia inca, dalla nascita dell'impero all'assoggettamento - si ricostruiscono le vicende delle diverse dinastie succedutesi al potere, le credenze e i riti religiosi, come pure l'ordinamento sociale dei "figli del Sole".
Storia e cultura di una civiltà antichissima, che intrecciò religione e scienza e influenzò profondamente l'America centrale, per scomparire all'improvviso sotto i colpi dei "conquistadores".
Il volume si apre con un corposo capitolo che, con prese di posizione anche polemiche nei confronti delle voghe relativistiche contemporanee, riflette a tutto campo sulla storia, la sua funzione e le sue attuali prospettive; il secondo capitolo traccia invece a grandi linee l'evoluzione del concetto di storia dagli albori della civiltà a oggi. Due capitoli ulteriori mettono a fuoco i rapporti della storiografia da un lato con la sociologia, e dall'altro con la filosofia. L'ultimo capitolo infine tratta delle fonti per lo studio della storia.

