
Perché Hitler ha attaccato la Polonia con la convinzione che l'Inghilterra e la Francia non sarebbero intervenute, trasformando così una guerra, che doveva essere limitata, in un conflitto prima europeo e poi mondiale? Domanda inquietante, alla quale gli storici hanno provato a dare risposte cercando di individuare una logica in comportamenti che sembravano del tutto estranei a qualsiasi logica. Giorgio Galli, invece, accetta la possibilità che Hitler e il nazismo avessero una logica e una cultura proprie e in questo libro dimostra come alcune radici culturali del nazismo affondino in quegli antichi mondi di conoscenza che erano stati sconfitti, ma non cancellati, dal pensiero scientifico del Cinquecento e del Seicento e dall'Illuminismo.
L’obiettivo del libro è di rimettere in discussione, con un approccio storico-scientifico, il tema delle origini dell’Ordine dei Templari indagando sulla figura e soprattutto sulle origini del suo fondatore: Hugo de Paganis. Nel corso dei secoli Hugo viene individuato in un cavaliere franco, originario di Payns, un oscuro villaggio della Champagne (Francia), a fronte di una tradizione minoritaria, sostenuta dall’autore, che lo vuole originario di Nocera dei Pagani, oggi Nocera Inferiore in provincia di Salerno. Il problema della nazionalità di Hugo non è questione da poco, ma è uno dei segnali più vistosi che la storia dei Templari è stata a un certo punto riscritta, “modificando” la vera natura del movimento che, da gruppo organizzato di cavalieri posti a protezione dei pellegrini in Terrasanta, diventa nei secoli una vera e propria milizia armata nel nome delle verità cristiane. Il libro introduce molti documenti storici a riprova di questa tesi, riprodotti nel volume in foto o in testo originale con traduzione a fronte in italiano.
"L'Italia e il suo Esercito" ripercorre le vicende dell'Esercito Italiano dalla prima guerra d'indipendenza nel 1848 alle odierne missioni all'estero. Nel Risorgimento, attorno alle salde tradizioni militari del Piemonte si riunirono le forze provenienti dalle altre regioni, prima fra tutte la Lombardia, con una collaborazione che fu particolarmente efficace nel 1859-61, grazie anche all'esperta diplomazia del Conte di Cavour. Per ciascun periodo della storia dell'Italia unita il volume pone in risalto i caratteri fondamentali del ruolo dell'Esercito nelle istituzioni e nella società, le operazioni militari, la sua importanza come strumento di politica internazionale. Il DVD allegato al libro contiene tre filmati inediti.
La ricostruzione di Ostrogorsky prende avvio con il trasferimento del centro politico dell'impero romano nell'Oriente ellenistico, per concludersi con la presa di Costantinopoli da parte di Maometto II. L'originale fisionomia dell'impero bizantino nasce dall'incontro della struttura statale romana con la cultura greca e la religione cristiana. Sono le tre grandi linee di cui tiene conto l'autore nel delineare un'avventurosa vicenda di lotte armate, di dispute religiose e teologiche e una fioritura artistica che fece di Bisanzio, per alcuni secoli, il più importante centro di cultura e di studi.
Ralf Dahrendorf, tra i maggiori scienziati sociali e studiosi della politica del nostro tempo, si sofferma in questo volume sulle trasformazioni del mondo negli ultimi quindici anni: dal crollo del muro di Berlino e dalle trasformazioni dei paesi ex comunisti allo sviluppo di alcuni paesi asiatici, dalle odierne forme dei partiti socialisti all'emergere di una nuova classe dirigente transnazionale, dai rischi del populismo al futuro della democrazia.
Perché un imprenditore con strapotere mediatico come Silvio Berlusconi è arrivato alla guida di una nazione democratica? Perché l'Italia è l'unico Paese dell'occidente dove i contrapposti schieramenti politici si considerano nemici? Giovanni Pellegrino risponde a queste domande, indagando le zone d'ombra della nostra storia repubblicana. La storia inquietante di una guerra civile mai conclusa: tra fascisti e antifascisti prima, comunisti e anticomunisti poi; e ancora, in tempi recenti, tra garantisti e giustizialisti, berlusconiani e antiberlusconiani. Una frattura che di fatto ha generato due Italie e dato luogo a frange di ottuso estremismo.
Il richiamo alla Resistenza contro il fascismo e contro il nazismo e alle ripercussioni che essa ebbe nella cultura e nella vita sociale, religiosa e politica delle generazioni del dopoguerra, è più che un richiamo alla memoria, soprattutto oggi che si apre la prospettiva di un futuro all'interno di un'Europa sempre più interdipendente e unita. Intellettuali, ecclesiastici, sindacalisti, uomini politici e delle organizzazioni si sono sforzati di leggere, all'interno di questo studio, l'evento e l'esperienza alla luce della storia politica e delle istituzioni nazionali. Cosa hanno individuato di essenziale nel corso degli anni Cinquanta e successivi nell'esperienza della Resistenza per la loro vita e per quella del Paese? Il volume tenta una risposta, valorizzando il patrimonio di esperienza storica e di memorie umane fondamento dei valori etici, sociali e civili che hanno permesso la convivenza all'interno dello stesso Stato democratico. Invita così a superare le prove e gli scontri del dopoguerra e della guerra fredda e le contraddizioni, i traumi e i problemi che le grandi trasformazioni economiche e sociali contemporanee hanno portato con sé.
Nella prima metà del Novecento, il mondo viene investito da un potente processo di arruolamento nella nazione, nelle politiche di potenza, nella mobilitazione bellica, nell'organizzazione del consenso allo Stato totalitario. La nazionalizzazione dei bambini e degli adolescenti costituisce un tassello fondamentale e un modello della nazionalizzazione delle masse, ugualmente considerate infantili, immature, bisognose di suggestioni e raggiri. Tali fenomeni si intrecciano con l'emergere dei bambini come nuovo segmento del mercato e con l'irruzione prepotente della loro immagine nella pubblicità commerciale. Il libro cerca di esplorare il punto di vista dei bambini e di rivisitarne le emozioni, i sogni, i percorsi dell'immaginario.
Il volume è dedicato agli anni della crisi del centrismo degasperiano dopo la sconfitta dell'alleanza democratica del 7 giugno 1952, e narra le vicende che segnarono il passaggio alla politica fanfaniana che preparò, attraverso il profondo travaglio del mondo cattolico e della stessa DC, l'apertura a sinistra. L'autore, avendo partecipato agli importanti eventi di allora come membro della Direzione Nazionale del Partito, a fianco di De Gasperi prima e di Fanfani poi, completa il racconto storico con la sua personale, inedita esperienza.
In questo libro ormai classico, Bernard Lewis ribalta la nostra usuale nozione della parola "scoperta": qui gli europei non sono gli esploratori di terre remote e selvagge, ma gli esotici barbari "oggetto di scoperta e di studio da parte di osservatori provenienti dalle terre dell'Islam". Per questo, Lewis racconta la battaglia di Poitiers come dovette apparire non a Carlo Martello ma agli arabi, e Lepanto e l'assedio di Vienna dal punto di vista dei turchi. Racconta soprattutto l'immagine dell'Europa riflessa nelle opere della cultura islamica: un'Europa che nel Medioevo appariva arretrata e incivile, e che nei secoli seguenti diventa sempre più lontana e incomprensibile.