
I militari di professione non hanno mai riscosso grandi fortune nella storia dell'Italia unita. Ma mai come nel primo dopoguerra essi sono stati al centro di una trama politica fatta di sospetti e congiure che li ha resi oscuri protagonisti dell'avvento del fascismo. La Grande Guerra aveva rappresentato per le forze armate italiane un'occasione di riscatto e di affermazione. La vittoria finalmente conquistata sembrava ai più mutilata, svilita e demonizzata. Fu questa esperienza traumatica a spingere la società militare a mobilitarsi contro le sinistre 'antinazionali', abbandonando la propria tradizionale apoliticità e giocando un ruolo decisivo nella crisi del regime liberale.
Oggi siamo di fronte a una svolta nella rivalità storica che da più di due secoli vede le due 'capitali d'Italia' affrontarsi in una dialettica irrisolta: un contrasto fondato sul mito efficientista di Milano baluardo di una diversa italianità, immagine rovesciata di una Roma centro dell'incompetenza amministrativa e regno degli arcani della politica. Lo scandalo di Tangentopoli ha reso inutilizzabile l'idea della 'capitale morale' e Milano fatica a ritrovare un'immagine ben definita di sé. Roma invece, malgrado le insistite polemiche contro la 'capitale ladrona', è riuscita ad accreditarsi davanti all'opinione pubblica nazionale come mai era accaduto dopo il fascismo.
Il fenomeno fascista si è configurato negli anni tra le due guerre come una "terza via", distinta e contrapposta rispetto a liberalismo e socialismo. Della soluzione fascista quale fu percepita o vissuta in quel tempo il corporativismo è uno degli elementi più importanti, in quanto tendeva a dare risposta a quello che pareva uno degli interrogativi più drammatici dell'epoca, e che dopo la crisi del 1929 apparve di portata esplosiva: l'assetto complessivo di una società che non poteva più fondarsi sugli automatismi della "mano libera" della dottrina tradizionale e che guardava con timore alla soluzione collettivistica che prendeva corpo nell'Unione Sovietica dei piani quinquennali.
Il volume raccoglie gli interventi di studiosi e protagonisti della Resistenza (G. Barbareschi, R. Crovi, S. Dalla Palma,C. De Piaz, M. Garzonio, G. Rumi, G. Vecchio) pronunciati in occasione del convegno "I cattolici e la Resistenza", promosso da Fondazione Ambrosianeum e Azione Cattolica Ambrosiana per il 60° anniversario della Liberazione. Completano la proposta 15 lettere di Giuseppe Lazzati dai Lager.
Questo trattato di arte militare bizantina del VI secolo, che ha costituito fino all'alto medioevo un punto di riferimento letterario, storico e documentale per generali, comandanti e imperatori, raccoglie in modo organico e sorprendentemente moderno le nozioni di arte militare dell'epoca, e costituisce forse il primo esempio nella storia occidentale di vero e proprio manuale militare pratico; vi vengono descritte nei minimi dettagli l'organizzazione, l'armamento e l'equipaggiamento delle truppe imperiali, le tecniche di marcia, di schieramento e di combattimento, e contiene inoltre una interessante e inedita descrizione degli usi e dei costumi militari dei principali nemici dell'Impero d'Oriente di quegli anni, soprattutto Persiani, Slavi, Avari e Longobardi. Tradotto per la prima volta dal greco in italiano, lo Strategikon è un documento prezioso anche per la comprensione degli usi e della mentalità del mondo romano più antico, di cui l'esercito dell'Impero d'Oriente si considerava legittimo e orgoglioso erede: i comandi in latino, rigorosamente conservati, la severa disciplina e le prestigiose tradizioni descritte da Maurizio aiutano a ricostruire "a ritroso" molti aspetti finora sconosciuti e inattesi dell'esercito più potente della storia.
Il volume è focalizzato sulla civiltà greca nel suo insieme, dando ampio spazio ai vari aspetti del vivere, dalla cultura materiale a quella artistica, dall'organizzazione politica e amministrativa ai culti religiosi, dalla struttura urbanistica alle tipologie architettoniche. 350 immagini tutte a colori relative all'architettura, la scultura, la pittura, illustrano i testi documentati e aggiornati alle più recenti scoperte, affidati a un'archeologa.
Malta, punto strategico al centro del Mediterraneo, è stato il luogo più bombardato del pianeta. Tra il marzo e l'aprile del 1942 piovvero sull'isola più bombe che sull'intera Gran Bretagna nel primo anno di guerra. Le forze dell'Asse volevano occuparla per favorire i rifornimenti alle truppe di Rommel nel Nord Africa. Se l'avessero conquistata, gli angloamericani avrebbero perso la guerra sul fronte sud. Il libro narra tre anni di vicissitudini attraverso gli occhi di coloro che le vissero: uomini e donne che seppero resistere a centinaia di raid aerei, continuando a vivere. È anche la storia di pochi aviatori italiani, che gli inglesi rispettarono per il loro coraggio.
Se si dovesse dire in cosa e in quali luoghi si cristallizzò l'ideale della più oziosa, spregiudicata, esigente civiltà europea fra Seicento e Settecento, si potrebbe rispondere: in alcuni salotti di Parigi, dove si celebravano i riti, insieme esoterici e trasparenti, della conversazione. Via via allontanata, per volontà del sovrano, dall'uso della forza come dal potere politico più incisivo, l'aristocrazia spese le sue ultime, dispettose energie nell'elaborare un modo di vivere che pretendeva di raggiungere un traguardo di perfezione a partire dal quale tutto il passato apparisse grezzo e goffo. Con l'ausilio di alcuni geni della socievolezza si creò così una corrente impetuosa che attraversò due secoli e investì vastissimi territori.
Flores prende le mosse dal declinare dell'impero ottomano nell'Ottocento, dalle posizioni delle potenze europee sull'area, dal sorgere anche nei territori ottomani di istanze nazionaliste, per mostrare come già sul finire del secolo il governo ottomano metta in opera sanguinose persecuzioni contro gli armeni; e come poi attraverso le crisi d'inizio secolo, come la perdita dei territori balcanici, la Turchia viva una radicalizzazione nazionalista che, con lo scoppio della Grande Guerra, porta alla decisione di deportare e sterminare gli armeni. Fra aprile 1915 e settembre 1916 centinaia di migliaia di armeni vennero uccisi. Flores ricostruisce analiticamente il processo.
In questa sintesi, Hösch traccia l'evoluzione storica dei Balcani a partire dall'età antica; dopo averne tratteggiato i caratteri generali, il volume si sofferma in particolare sulla secolare presenza nella regione dell'impero ottomano. Il fuoco del volume è tuttavia fondamentalmente sull'età contemporanea, sul groviglio di conflitti che trovano nei Balcani l'innesco della Grande Guerra, sugli assetti dell'area decisi a Versailles, e sulle vicende del secondo dopoguerra.
Figure cariche di fascino e simbolismo, unti dalla Chiesa come rappresentanti del divino nella gestione del potere temporale, spesso venerati dal popolo come santi e guaritori: i re dell'Occidente medievale esercitavano un potere assoluto che incarnava in sé l'auctoritas e la potestas romane, ma riceveva nuova linfa e giustificazione dalla consacrazione religiosa. Erano re guerrieri che guidavano i loro uomini in battaglia, re laici che esercitavano un potere giuridico-sacrale ed erano, infine, i garanti della fecondità e della prosperità delle loro terre e dei loro sudditi.