
Il volume presenta i risultati delle ricerche condotte ad Est della catacomba di Fragapane, nella Valle dei Templi, tra gli anni 1986 - 1999.
In questo volume viene analizzato come la cultura italiana ha affrontato i problemi della conservazione dei beni culturali.
Uno studio sull'urna cineraria di alabastro rinvenuta a Todi nel 1516 e attualmente esposta nei Musei Vaticani.
Attraverso uno sguardo ai numerosi monumenti dedicati a Mazzini, il volume di Michele Finelli e Lorenzo Secchiari ricostruisce alcuni momenti significativi della storia del movimento repubblicano nelle province di Massa-Carrara e La Spezia. Dopo la morte del patriota (1872) in questa zona, roccaforte repubblicana in Italia, cominciò la costruzione di una "religione laica" che trovò nell'associazionismo operaio e nell'uso dell'iconografia mazziniana i suoi punti di forza. Non è un caso che la proliferazione di lapidi e bassorilievi dedicati a Mazzini fosse accompagnata dalla conquista da parte di repubblicani e progressisti di importanti comuni, come Carrara e La Spezia.
IL LIBRO
Il Giappone è spesso visto come la patria dell’innovazione tecnologica, del dinamismo economico, delle megalopoli sovraffollate, dei fumetti manga e dei film di yakuza, e anche, attraverso il filtro di un esotismo un po’ datato, come il paese dei samurai e delle geishe, del sushi e del sake. In realtà, come dimostra Robert Calvet in questo saggio esaustivo e appassionante, il Giappone è stato, ed è, molto di più.
L’autore ne ripercorre la storia dalle origini (la comparsa della ceramica nel periodo Jomon, all’incirca nel 10.000 a.C.) fino ai giorni nostri (con l’elezione dell’ultimo premier Fukuda Yasuo), descrivendo l’organizzazione del potere e il suo controllo da parte dell’aristocrazia di corte tra l’VIII e il XII secolo; il ruolo dell’imperatore considerato di ascendenza divina; le terribili lotte tra i potenti clan militari e la nascita del bakufu (governo militare) e della figura dello shogun; il processo di unificazione tra il XVII e il XVIII secolo e la fine dello shogunato con l’inizio dell’era Meiji; il ruolo del paese durante la seconda guerra mondiale e infine le vicissitudini che il Giappone ha vissuto tra la fine del XX e l’inizio del XXI secolo (la grande crescita demografica, il boom economico degli anni ’80 e la crisi degli anni ’90, gli scandali che hanno segnato la vita politica nazionale, i difficili rapporti con gli altri paesi asiatici e in particolare con la Cina…).
Ma Calvet non esclude dalla sua ricostruzione gli aspetti più significativi di una vicenda culturale e artistica che ha pochi termini di paragone, sia in Oriente sia in Occidente: dai templi di Nara e di Kyoto, dalle porcellane di Arita, agli artisti (Utamaro, Hokusai, Hiroshige), agli scrittori (Kawabata, Tanizaki, Mishima, Oe), ai registi (Ozu, Mizoguchi, Kurosawa, ma anche Kitano, Tsukamoto, Miike), a cui tanto deve anche la nostra cultura.
Questo saggio rappresenta insomma una ricognizione completa della storia dell’arcipelago, che permette al lettore di comprendere le grandi dinamiche – storiche, sociali e culturali – che hanno fatto del Giappone una realtà unica e imprescindibile del panorama mondiale.
L'AUTORE
ROBERT CALVET insegna storia all’Université de La Rochelle. Tra le numerose pubblicazioni ricordiamo Les Américains (2004).
IL LIBRO
Da qualche tempo i celti sono al centro di un interesse vivace e molto esteso. Infatti appassionano non soltanto chi desidera conoscere il nostro passato più lontano, ma anche chi vede nella loro civiltà una radice essenziale di quella europea, o è attratto dalla loro arcana spiritualità.
Ma chi furono nella realtà? Le origini, l’area di diffusione, i tratti caratteristici di queste popolazioni che hanno occupato l’Europa dalle Alpi al Mare del Nord e dalla Slovacchia all’Atlantico nel primo millennio a.C., sono oggetto di dibattito sin dall’Antichità. I progressi della ricerca archeologica e degli studi hanno tuttavia permesso di raccogliere ed elaborare un’imponente quantità di informazioni che ci consente oggi di ricostruire nel dettaglio molti aspetti della loro storia.
Attraverso un fitto dialogo tra fonti scritte e dati raccolti sul terreno, sfatando vecchi cliché e anche recenti fantasticherie, l’autore di questo saggio disegna dei celti un ritratto a tutto tondo, ce ne fa ammirare le capacità tecniche (nella costruzione di edifici, nella lavorazione dei metalli, nello sviluppo di sistemi agricoli innovativi) e le abilità artistiche (i gioielli, gli apparati decorativi), ci aiuta a ricostruirne le pratiche sociali e religiose. I loro insediamenti, le abitazioni, i luoghi di culto e le sepolture ci parlano della loro vita, dei loro rituali, delle loro relazioni, non senza riservarci qualche sorpresa, come la posizione di rilievo spesso occupata dalle donne all’interno delle comunità.
I celti possono così uscire definitivamente dalla sfera del mito per ottenere il posto che spetta loro nella «galleria» dei nostri antenati.
L'AUTORE
OLIVIER BUCHSENSCHUTZ è direttore di ricerca al Centre National de la Recherche Scientifique (CNRS) e membro del laboratorio Archéologies d’Orient et d’Occident dell’École Normale Supérieure (Ulm) di Parigi. Si è occupato degli scavi a Levroux (Indre), sul monte Beuvray (Nièvre) e a Bourges (Cher).
Come lavoravano gli impiegati e gli operai tedeschi, gli avvocati e i medici, durante il regime nazista? Si posero mai il problema di conservare (dinanzi a sé stessi e agli altri, in lettere private o in documenti pubblici) una propria dignità? Tra il fanatismo e l'opposizione, praticati da un numero di tedeschi comunque contenuto in termini assoluti, come vivevano ogni giorno i milioni di tedeschi che componevano la società civile? La loro può definirsi una complicità o era una convivenza tanto silenziosa quanto consapevole?
IL LIBRO
Lo sterminio fisico del nemico è sempre stato uno dei mezzi della politica: eppure nell’ultimo secolo ha assunto un carattere particolare. Questo perché sono cresciute le vittime? In assoluto può darsi, statisticamente no. In ogni caso non è il numero che fa la differenza. Ciò che colpisce sono le motivazioni, i modi, i risultati. Nazismo e comunismo si propongono come un messaggio di salvezza: per la razza germanica il primo, per l’umanità il secondo. Contro il nemico il nazismo ha avuto poco tempo e ha concentrato i suoi sforzi sugli ebrei e pochi altri. Il comunismo ha finito presto col ritorcersi contro se stesso; poi è divenuto un puro mezzo di conservazione del potere per i privilegiati.
Ma come mai, nonostante sia scomparso completamente da più di mezzo secolo, il nazismo è l’oggetto di una esecrazione che non accenna a diminuire, mentre il comunismo, che pure è caduto di recente, fruisce di un’amnesia e di un’amnistia che raccolgono un consenso quasi unanime? E poi: in che misura la Shoah, nell’immensa carneficina del ’900, deve essere classificata come una cosa a parte? Si può annoverarla come una tomba fra le altre tombe nel cimitero comune? E se non è possibile farlo, per quale motivo?
Proprio a questi interrogativi cerca di rispondere questo penetrante saggio di Alain Besançon.
L'AUTORE
ALAIN BESANÇON, storico e membro dell’Institut de France, è autore di saggi autorevoli e di successo. Tra essi ricordiamo: Breve trattato di sovietologia (1976), Le origini intellettuali del leninismo (1977), Anatomie d’un spectre (1981), L’image interdite (1994), Trois tentations dans l’Église (1996).
IL LIBRO
Magia, stregoneria e superstizione rappresentano da sempre il lato «altro», oscuro e affascinante, della civiltà europea. Anche in un’epoca come la nostra, caratterizzata da un accentuato materialismo e da una esasperata fiducia nella ragione e nella scienza, esse costituiscono una corrente sotterranea – una sorta di fiume «carsico» – abbondante e impetuosa.
Parla quindi del passato, ma anche del presente, questo importante saggio di Michael Bailey, una delle più complete e approfondite analisi oggi disponibili sull’argomento. Se una speciale attenzione è dedicata all’Europa medievale e agli albori dell’età moderna, l’autore non trascura l’antico Vicino Oriente, la Grecia classica e Roma, o, in tempi a noi prossimi, il diffondersi di sistemi magici – in particolare la Wicca, una forma contemporanea di stregoneria – dall’Europa agli Stati Uniti.
Il libro mostra al lettore come la magia e la superstizione siano state definite nelle varie epoche e come i loro tratti costitutivi siano mutati nel tempo, analizza i modi in cui sono stati condannati specifici tipi di magia ed è stato accusato e perseguitato chi li praticava (o si riteneva lo facesse).
L’autore dimostra infine che la magia – o, per dire meglio, ciò che nei diversi contesti si è considerata tale – è stata quasi sempre utilizzata per tracciare il confine tra le azioni socialmente accettabili e quelle illecite, e più in generale tra il noto e il comprensibile e l’ignoto e l’occulto.
L'AUTORE
MICHAEL D. BAILEY è assistente di Storia presso la Iowa State University. Ha studiato presso la Northwestern University, l’Università di Basilea e l’Università di Monaco. È stato docente di storia della magia e della stregoneria presso l’University of Cincinnati, la Saint Louis University e l’University of Pennsylvania. Tra le sue pubblicazioni Battling Demons: Witchcraft, Heresy, and Reform in the Late Middles Ages (2003) e Historical Dictionary of Witchcraft (2003).
Gli Etruschi conobbero il loro apogeo tra il VII e il VI secolo a. C. quando dominarono quasi tutto il territorio italiano, compresa Roma. Eppure il mistero continua ad avvolgerli, a partire dal loro luogo di origine (l'Asia Minore?) e dalla lingua, probabilmente non indoeuropea. Il saggio di Thuillier ne traccia un esaustivo quadro storico, dal periodo villanoviano a quello ellenistico, politico e culturale, soffermandosi sulla struttura statale della dodecapoli, sull'economia, la famiglia, il ruolo delle donne, la religione, l'alimentazione.
Sophie Scholl fu ghigliottinata all’età di 21 anni dal Tribunale del Popolo di Monaco di Baviera, il 22 febbraio 1943, per tradimento contro lo Stato e il Führer. Insieme a lei vennero decapitati il fratello Hans, Christoph Probst e, due mesi dopo, Alexander Schmorell, Willi Graf e il loro professore di filosofia, Kurt Huber.
Si concluse così l’avventura della «Rosa Bianca», il gruppo di cinque giovani universitari tedeschi che nel corso del 1942 e nelle prime settimane del 1943 sfidarono il regime nazista stampando e diffondendo clandestinamente in Germania e Austria sei opuscoli contro Hitler. Quei fogli raccontavano gli orrori che si stavano consumando ai danni degli ebrei, informavano delle sconfitte militari naziste – una su tutte: Stalingrado –, facevano appello ai grandi ideali della cultura e alle lezioni della storia, esortavano i tedeschi alla ribellione, al sabotaggio, alla diserzione.
La Rosa Bianca non fu un’organizzazione diffusa, strutturata, con collegamenti internazionali, sul modello della nostra Resistenza. Fu qualcosa di diverso e forse di unico nella storia della lotta ai totalitarismi del ’900. Quei giovani, infatti, non erano animati da un’ideologia né erano particolarmente interessati alla politica. Il loro sacrificio – ispirato ai principi cristiani di fratellanza e giustizia – è un inno alla sacralità della vita di fronte alla barbarie e al disprezzo per l’uomo.
La storiografia non è stata benevola con i «barbari». Noi europei siamo soliti delineare lo sviluppo delle nostre società evocando alcuni momenti topici: la Grecia, Roma, il Rinascimento, l’età moderna, l’Illuminismo, la Rivoluzione industriale, per arrivare poi ai nostri giorni. Lungo questo percorso esiste un periodo che sembra costituire una frattura nel contesto del progressivo manifestarsi della civiltà. Sono i cosiddetti «secoli bui» dell’Alto Medioevo, seguiti alla caduta dell’Impero romano a opera dei «barbari», quei popoli che i tardi scrittori latini descrivono come invasori violenti, incolti, dalla incerta identità (e che noi, seguendo loro, abbiamo continuato a giudicare tali).
In realtà le più recenti scoperte, soprattutto archeologiche, ci obbligano a un radicale ripensamento: esse infatti ci parlano di civiltà evolute e moderne, sia nelle condizioni di vita che nelle espressioni artistiche. A giudizio di Peter Wells l’età dei barbari segnò l’alba di un mondo nuovo, fu l’inizio dell’Europa che oggi conosciamo. Per la prima volta il baricentro del continente si spostò dal Sud mediterraneo al Nord dei celti e dei germani. Nuovi popoli e nuove tradizioni, fino a quel momento messi ai margini, si affacciarono sul proscenio della storia. E Roma fu sconfitta sul piano militare ma ancor più su quello culturale, perché le società barbariche si rivelarono più aperte, dinamiche e vitali.

