
"Dagli anni Cinquanta, gli europei hanno goduto di un periodo di pace e di prosperità senza precedenti nella loro storia. Non era mai avvenuto che un numero così grande di loro vivesse così bene e che le vittime della violenza politica fossero così poche. I sogni di una pace perpetua, nati con l'Illuminismo e sopravvissuti ad alcuni dei più distruttivi decenni della storia umana, sembrano finalmente essersi avverati. Naturalmente non esistono luoghi in cui stare in riposo, posti nei quali nascondersi dalle insistenti pressioni del cambiamento. Per conservare quello che di notevole hanno realizzato, gli europei devono affrontare sfide economiche, politiche, culturali e ambientali. Molte di queste giungono, o sono influenzate, da quell'estesa e mal definita frontiera che collega l'Europa ai suoi vicini. Sarà lungo questa frontiera, dove coesistono ricchezza e povertà, diritto e violenza, pace e guerra, che si determinerà il futuro degli Stati civili europei". Dai movimenti pacifisti e militaristi del primo Novecento alla catastrofe delle guerre mondiali, dai blocchi contrapposti al crollo del muro di Berlino e all'Iraq, James J. Sheehan stila una straordinaria ricognizione del Ventesimo secolo.
Le vene aperte del delitto Moro sono le ombre del sistema politico dell'Italia repubblicana. Perciò continuano a incombere su di noi, ci seguono severe e minacciose. Gli autori di questo volume riesplorano domande vecchie e nuove, rimaste senza una risposta. Perché l'antifascismo, come in tutti gli altri paesi europei, non è stato declinato come anticomunismo? Perché la sinistra italiana ha chiamato domanda di rivoluzione un'inconsolabile richiesta di riforme? Solo dopo il 1974 il Pci cessa ogni comprensione nei confronti dei "compagni che sbagliano", cioè delle Brigate rosse. Ma è proprio vero che queste seguirono corsi di addestramento al sabotaggio e alla sovversione nei campi para-militari della Cecoslovacchia? È un mito che ebbero come predecessori, in queste scuole di violenza politica, gli ex partigiani che dopo il 25 aprile 1945 passarono per le armi fascisti, nobili, agrari e preti, facendosi vendetta da sé? Era italiana o russa la lingua di chi redige i primi comunicati a cinque punte? La morte di Moro ha alimentato una ferace storiografia sulla cosiddetta "eversione atlantica" che si giustappone a quella del Kgb e del terrorismo arabo-palestinese. E se fosse un piatto preparato in casa, tra vecchi e nuovi servizi segreti, clan malavitosi, confraternite massoniche deviate, utilizzando come nella ribollita i pezzi anche meno nobili di un'idea di cambiamento rubricata come una partenogenesi rivoluzionaria? Ancora una volta il presente funziona come storia.
Il libro
L’idea è che al male prodotto dalla storia si possa rimediare attraverso azioni civili e risarcimenti di natura economica. Il dubbio è che indennizzi e class actions possano fornire davvero una risposta appagante alle istanze di riconoscimento rivendicate dalle vittime dei pregiudizi della storia.
Idea e dubbio vengono sottoposti a un’analisi serrata da un giurista che sa resistere alla tentazione di ogni partito preso, consapevole dei limiti immanenti al diritto ma anche delle efficaci capacità regolative dello stesso.
L'autore
Antoine Garapon, magistrato, ha fondato l’Institut des hautes études sur la justice, con sede a Parigi. Nella collana Saggi ha pubblicato Del giudicare (2007).
"Italiani, brava gente"? Non la pensa così lo storico Angelo Del Boca che ripercorre la storia nazionale dall'unità a oggi e compone una sorta di "libro nero" degli italiani, denunciando gli episodi più gravi, in gran parte poco noti o volutamente e testardamente taciuti e rimossi. Si va dalle ingiustificate stragi compiute durante la cosiddetta "guerra al brigantaggio" alla costruzione in Eritrea di un odioso universo carcerario. Dai massacri compiuti in Cina nella campagna contro i boxer alle deportazioni e agli eccidi in Libia a partire dal 1911. Dai centomila prigionieri italiani lasciati morire di fame in Austria, durante la Grande Guerra, al genocidio del popolo cirenaico fino alle bonifiche etniche sperimentate nei Balcani.
Tra l'VIII e il XV secolo si è consumalo nella Penisola iberica un lungo conflitto tra cristianità e islam. Di questo complesso fenomeno durato sette secoli molto si è scritto: battaglie, incursioni e assedi sono stati al centro di ricostruzioni accurate. Il volume offre una sintesi che va oltre la storia politica e militare, e tratta il tema dell'espansione musulmana e della lenta reconquista cristiana anche in termini di storia culturale. Col supporto di fonti sia latine sia arabe l'autore, accantonando contrapposizioni rigide, illustra tutta la fitta rete di relazioni quotidiane, scambi commerciali, rapporti culturali che caratterizzarono il periodo in questione, nel quale le identità religiose e politiche si confusero notevolmente.
L'Inghilterra è stata la principale potenza coloniale e ancora in pieno Novecento il suo impero si estendeva su tutti i continenti, dall'Africa all'Asia, dall'America all'Oceania. L'impero britannico non è dunque un fatto di storia inglese ma letteralmente di storia globale. A questo impero Philippa Levine ha dedicato un profilo che presenta forti elementi di originalità: non si limita infatti a tracciare la parabola politica dell'impero, dalla sua prima formazione alla decolonizzazione dell'ultimo dopoguerra, ma racconta con vivezza anche che cosa ha significato vivere in un impero per gli uomini e le donne che vi si sono trovati, tanto da dominatori quanto da dominati, e come l'impero abbia permeato di sé ogni aspetto della loro vita, dal cibo alla lingua, dal lavoro all'istruzione, senza dimenticare di mettere in luce come l'esperienza dell'impero si sia diversamente modulata nelle varie aree geografiche. Il volume offre così un racconto che affianca all'indispensabile narrazione fattuale un vivace e moderno approccio di storia sociale e culturale.
Le vicende politiche e civili delle città dell'Italia centro-settentrionale dalla fine dell'XI all'inizio del XIV secolo: le loro relazioni con gli altri poteri, il papato, l'impero, le signorie; gli sviluppi istituzionali, le tensioni sociali e le evoluzioni amministrative in duecento anni cruciali nella storia italiana.
La mitologia di alberi e boschi, i bestiari delle fiabe, il gioco degli scacchi, la storia e l'archeologia dei colori, l'origine degli emblemi e delle bandiere, l'iconografia di Giuda, la leggenda di re Artù e quella di Ivanhoe. Un grande storico dei simboli si misura con un'affascinante indagine sulla complessità di segni e sogni del nostro Medioevo. Un viaggio lungo il labile confine dove reale e immaginario si fondono e creano la storia delle idee, una passeggiata incantata lungo i sentieri della cultura e dei simboli.
"Il cibo italiano, quando è al suo meglio, ha il carisma che gli deriva da un rapporto quasi poetico con il luogo e con l'identità. La ragione principale per cui gli italiani in generale mangiano così bene è semplicemente che la cucina rafforza in loro il sentimento delle origini e della identità. Le città italiane sono il luogo in cui questo legame fra cibo e identità è stato forgiato. È nelle città, pertanto, che bisogna andare a cercare le fonti storiche più significative, che dimostrano come i grandi piatti della cucina italiana abbiano accompagnato i flussi e riflussi della storia del Belpaese." Dalla operosa Milano medievale alla Ferrara rinascimentale, dai vicoli della Napoli ottocentesca alla magniloquenza della Roma fascista, una storia della civiltà della tavola italiana e non semplicemente una storia di quello che gli italiani mettono in tavola.
Alla fine del Novecento, fu annunciata in Italia la "morte della patria". Oggi assistiamo alla rinascita del culto della nazione, mentre molti temono tuttora una perdita dell'identità nazionale. Gli italiani, in realtà, non hanno mai avuto una comune idea di nazione, anche se fin dal Risorgimento il mito di una Grande Italia ha influito sulla loro esistenza. Sono state molte le Italie degli italiani, divisi da ideologie antagoniste, sfociate talvolta in guerra civile. Emilio Gentile narra la storia del mito nazionale nelle sue varie versioni fino a spiegare le ragioni per le quali la nazione è scomparsa dalla vita degli italiani per riapparire nell'Italia d'oggi, con un incerto futuro.