
L'arrivo dei Visigoti nel 376 segnò l'inizio dell'agonia dell'impero romano. Altre orde di barbari dilagarono poi in Gallia e altrove: nell'impossibilità di respingerli, Roma fu costretta a cedere sempre più terreno. Nonostante l'energia dispiegata dagli ultimi grandi generali di Roma, come Stilicone, Costanzo ed Ezio, alla metà del V secolo il territorio sotto il dominio imperiale era ridotto a poca cosa, con la perdita di gran parte delle province. Nel 476 il barbaro Odoacre depose l'ultimo sovrano, Romolo Augustolo, mettendo così fine alla successione imperiale in Occidente.
Posto alla guida dell'Agip all'indomani della Liberazione, Mattei si diede la missione di dotare l'Italia di una ricchezza fondamentale per il suo sviluppo e la sua indipendenza, e nel giro di quindici anni mise in piedi l'Ini e la Snam; conquistò così non solo l'approvvigionamento diretto alle fonti di energia ma fece del nostro paese uno dei maggiori fornitori mondiali di manufatti e know-how per l'industria petrolifera. La sua grande spregiudicatezza nei confronti sia dei concorrenti esteri sia della politica italiana forse gli fu fatale: il 27 ottobre 1962 l'aereo che lo portava da Catania a Milano esplose in volo. Una morte che rimarrà uno dei misteri della storia repubblicana.
Fino a non molto tempo fa in Europa si pensava che gli imperi fossero relitti del passato. Dopo il crollo dell'Unione Sovietica, le cose sono cambiate: gli Stati Uniti sono venuti ad assumere una posizione di egemonia che spesso fanno consapevolmente valere e che molti considerano una minaccia. Si è ricominciato così a parlare di "impero" e di "imperialismo", concetti che erano stati dati ormai per superati. Ma che cosa ha caratterizzato nella storia la sovranità imperiale? Qual è il contributo alla stabilità che un ordinamento imperiale offre, e quali sono i rischi che esso comporta? L'impero cinese della dinastia Han o quello romano dell'età di Augusto, l'impero mongolo di Gengis Khan o quello degli zar russi, l'impero coloniale spagnolo, portoghese o britannico: condizioni storiche differenti presentano i medesimi principi fondamentali dell'esibizione e della conservazione della potenza. In queste pagine Münkler parte dall'esplorazione del passato per ricostruire la parabola millenaria dell'idea di impero e per comprenderne la storia presente.
Tra la fine di luglio e i primi di agosto del 1588 si svolse nella Manica una grande battaglia navale tra la foltissima flotta spagnola, mai sconfitta da oltre un secolo, e la flotta inglese. Erano le due marine di gran lunga più potenti del mondo, e in gioco vi era il disegno egemonico della Spagna imperiale di Carlo V e poi Filippo II sullo scacchiere europeo. Per gli spagnoli fu una sonora, terribile sconfitta, che sancì la supremazia inglese sui mari e rappresentò un punto di svolta nella storia europea. Questo volume racconta quella battaglia con grande minuzia e al tempo stesso con grande attenzione al contesto storico più allargato. Martelli ricostruisce dunque in una prima parte l'evoluzione della guerra per mare nel Cinquecento, poi la situazione dei due paesi antagonisti e dell'Europa in generale; nella seconda parte segue dettagliatamente tutto lo svolgersi della campagna, e infine discute le conseguenze che il risultato dello scontro ebbe negli equilibri europei.
Questo volume riproduce alcune delle più interessanti e significative pagine del Codice e approfondisce l'interesse di Leonardo da Vinci per i campi più disparati, dalle fortificazioni militari all'anatomia, dalle macchine da guerra all'architettura civile, dagli studi sul volo all'ingegneria idraulica. Il Maestro toscano affronta queste tematiche seguendo la sua peculiare visione della realtà, alla ricerca di un equilibrio che unisce utile e bello, arte e scienza. Ecco allora che nascono dalla sua mente, e trovano forma sulle pagine del Codice, idee innovative per la realizzazione di strumenti, congegni e opere di ingegneria che sembrano anticipare i tempi. Sempre in bilico tra elaborazione teorica e intento pratico, il lavoro di Leonardo emerge dalle pagine di questo libro con tutta la sua forza visiva, offrendo al lettore un'ulteriore prova della modernità delle sue concezioni e fornendo il segno tangibile della grandezza di un genio senza tempo. L'alta qualità fotografica con cui sono state riprodotte le pagine del Codice permette di ammirare in questo libro dettagli fino a oggi accessibili ai soli studiosi. Nella sezione finale del volume, si trovano cinque codici QR che consentono di accedere a contenuti multimediali speciali, come ricostruzioni 3D delle macchine di Leonardo e disegni tecnici realizzati a partire dagli schizzi originali. Prefazione di Franco Buzzi.
Un libro che accompagna il lettore attraverso millenni di storia dell'arte, dall'Età della Pietra alla Pop Art. Un viaggio soprattutto visivo, in cui le immagini raccontano storie, artisti, movimenti, contesti sociali. I testi sono brevi, puntuali e accessibili, articolati in 24 "punti di svolta": i momenti in cui la storia, la scienza, la tecnologia hanno provocato o accompagnato particolari cambiamenti nella storia dell'arte. Una cronologia, un indice degli artisti, un glossario e una sezione sui "temi" ricorrenti nelle diverse culture completano il volume.
La tragica avventura della Repubblica di Salò è stata fra le più pesantemente colpite dalle semplificazioni ideologiche. Tanto le versioni dei vincitori quanto quelle dei vinti hanno trascurato, e mistificato, la realtà storica a favore dell'esaltazione di amor di patria, sentimento nazionale, passione civile e - da ultimo - consacrazione eroica delle vittime. Mimmo Franzinelli si lascia alle spalle queste logiche e sulla base di fonti inedite o sinora trascurate descrive la tentata resurrezione del fascismo nel settembre 1943 e i successivi sviluppi fino all'aprile 1945. Gli scritti di Mussolini, i rapporti di Kappler per Hitler, le carte di Claretta Petacci, i notiziari della Guardia nazionale repubblicana, le note della Segreteria particolare del duce rivelano una storia inedita di equilibri estremamente instabili, dove Mussolini, inseguendo il sogno di una rinascita improbabile - anche sul piano personale -, svolge comunque un ruolo da protagonista nella guerra civile innescata dalla costituzione della RSI e dall'insediamento del suo quartier generale sul lago di Garda. Consapevole di essere ostaggio dei nazisti, il vecchio dittatore, esautorato dai tedeschi, criticato dai suoi stessi colonnelli e lontano dal suo popolo, è costretto in un microcosmo di sopravvissuti dove unico referente resta Claretta, la giovane amante, e obiettivo primario - ossessivamente quanto vanamente perseguito - è spostare la sede di governo lontano da Salò.
A mezzo secolo dalla pubblicazione della classica "Storia delle crociate" di Steven Runciman, "Le guerre di Dio" di Christopher Tyerman è oggi, per la meticolosità e l'approccio innovativo, il testo di riferimento sull'argomento. Non solo in quanto prende in considerazione le acquisizioni più recenti della ricerca storica, ma anche perché fa i conti con una mutata sensibilità culturale. L'autore, medievista di Oxford, colloca innanzitutto gli eventi in una cornice più vasta e realistica, che tiene conto di tutte le forze che portarono alle crociate: sia quelle politiche e religiose, sia quelle culturali, economiche, sociali, demografiche. Dalla pressione araba in Spagna, ai movimenti ereticali in Francia, alle sacche di paganesimo nei paesi baltici: per la prima volta in maniera tanto esaustiva, le crociate vengono viste come l'evento globale che furono, un qualcosa che va ben al di là delle campagne militari in Terrasanta. Una vera e propria visione del mondo, che ha definito la mentalità europea tra l'anno Mille e la" scoperta" dell'America. Tyerman porta alla luce l'intreccio di aggressività e paranoia, utopia e miopia che si materializzò nelle guerre (in Medio Oriente o nel "fronte interno", contro i movimenti ereticali), raccontando le storie degli individui che vi presero parte, dai personaggi celebri a quelli che nessuna cronaca riteneva degni di riportare ma che ugualmente contribuiscono a questo grandioso, paradossale affresco storico.
Diari e memorie dell’Archivio diaristico di Pieve Santo Stefano hanno offerto le fonti su cui ha lavorato Luigi Ganapini per comporre un denso quadro degli avvenimenti del terribile biennio 1943-1945: il rovinare del fascismo, il 25 luglio, l’8 settembre, la Resistenza e la Repubblica sociale, l’esperienza della deportazione e dei lager, l’attesa e la partecipazione dolente di chi rimane a casa a patire e a sperare. Parlano in queste pagine le tante voci di una nazione che nell’autunno del 1943 pareva destinata a scomparire. Voci di persone molto diverse fra loro, aderenti, vuoi per passione vuoi perché forzate dagli eventi, all’una o all’altra delle due parti in cui l’Italia è divisa, oppure spettatori impotenti, sofferenti, emotivamente partecipi della storia. Dai loro scritti esce un quadro che arricchisce e rende ancor più problematico ogni giudizio storico su quella fase cruciale del passato italiano.
Luigi Ganapini ha insegnato Storia contemporanea nelle Università di Trieste e di Bologna. Fra le sue più recenti pubblicazioni, «La Repubblica delle camicie nere» (Garzanti, 2012) e, con A. De Bernardi, «Storia dell’Italia unita» (Garzanti, 2010).
Il volume traccia la storia del nostro paese a partire dalla seconda guerra mondiale per giungere ai giorni nostri. Dalla caduta del fascismo alle elezioni del '48, dagli anni del centrismo a quelli del centro-sinistra, sino al terremoto politico del 1992 e, attraverso le vicende della Seconda Repubblica, alla crisi politica culminata nella caduta del governo Berlusconi nel novembre 2011. Pur privilegiando l'aspetto politico e istituzionale, l'autore non trascura i problemi economici e sociali, e il contesto internazionale.
Nell'agosto del 1947, insieme alla proclamazione dell'indipendenza dell'India, veniva sancita anche l'istituzione di due stati differenti, distinti su base religiosa: l'India e il musulmano Pakistan. La "Partition" generò un'imponente migrazione in una direzione e nell'altra: sikh e indù lasciarono le regioni attribuite al Pakistan e i musulmani emigrarono da quelle indiane. Fu un evento gigantesco e tragico che coinvolse 15 milioni di persone e generò massacri e violenze: si parla di due milioni di morti. E fu l'origine di una tensione fra i due stati che si trascina ancor oggi e che nel 1971 ha visto la sanguinosissima guerra da cui è nato il Bangladesh. Questo trauma originario, qui ricostruito nel suo svolgimento e nelle sue conseguenze, ha segnato profondamente il Subcontinente: la sua evoluzione politica ma anche la vita delle persone e delle comunità permeando anche la letteratura, come attestano i tanti romanzi angloindiani che vi ruotano attorno.