
Questa storia della Siria ricostruisce i tormentati sviluppi storico-politici di tale nazione, dedicando ampio spazio agli aspetti culturali della società siriana e al complesso mosaico etnico e religioso della regione. Ripercorrendo le tappe fondamentali del cammino verso l'indipendenza, i contrasti e i conflitti con gli stati limitrofi, la genesi delle attualissime questioni curda, libanese e palestinese, il libro consente di comprendere il ruolo centrale della Siria nello scacchiere mediorientale, immergendosi al tempo stesso nell'atmosfera incantata di una nazione ancora misteriosa e ricca di tradizioni.
L'oggetto di interesse di queste pagine è la posizione della Chiesa cattolica, e del papato in particolare, nei confronti della questione ebraica e dell'antisemitismo quali si manifestarono nel corso dell'Ottocento e nei primi decenni del Novecento. Se decisivo è l'atteggiamento - e le omissioni - di Pio XII di fronte alla violenza della persecuzione antiebraica scatenata dai nazisti e alla Shoah, all'indagine di questa figura lo sguardo dello storico non si può ridurre. Ben più ampio è il movimento della storia che comprende i fatti, le persone, ma anche la complessità di quegli anni e le preoccupazioni dominanti in Vaticano. L'intento del volume è recuperare lo spessore storico del problema, dove antisemitismo e cattolicesimo non sono definizioni a posteriori cui ricondurre gli individui, ma volti di un intricato contesto storico-culturale di portata assai vasta quanto al suo interno differenziata. Una prospettiva, critica, che rende questi saggi (composti fra il 1989 e il 2008) storiograficamente attuali per la loro impostazione: un paradigma divenuto ormai classico, dove le differenze aiutano a comprendere l'insieme dei processi e il contesto generale a rileggere i singoli eventi.
Il libro ferma lo sguardo sulle categorie giuridiche nitidamente modellate nel secolo XII (furono dogmi, allora), per il coraggio di chi seppe opporsi al dominante sistema feudale e signorile. Fra tanti, i giuristi e il diritto vi ebbero parte decisiva. Per secoli è stata una partita vincente. Oggi si pone una domanda: servono le categorie giuridiche, rimodellate di epoca in epoca, per liberare l'uomo da obblighi involontari o casuali o arbitrari e per formare un ordine sociale condiviso?
Temi di questo libro sono il matrimonio, la famiglia, la parentela e la sessualità nel Medioevo. Duby apre nuovi percorsi di ricerca per chi è interessato a conoscere in modo particolare il ruolo della donna, la morale e il costume dell'epoca, approfondendo, attraverso l'analisi di numerosi documenti storici, la vera vita di alcuni gruppi d'élite. Matrimonio medievale è un esempio di come la comprensione storica si possa ampliare e rinnovare attraverso l'uso libero e spregiudicato di strumenti provenienti da esperienze scientifiche diverse: dalla sociologia all'etnologia, all'antropologia. Introduzione di Ida Magli.
Cosa si nasconde dietro una civiltà conosciuta per la sua grandezza e il suo splendore? L'immagine dei romani è da sempre ambivalente. Furono conquistatori, ottimi amministratori, valenti giuristi; il loro esercito era invincibile, il loro diritto immortale e universale. Questi meravigliosi traguardi però andavano di pari passo con miseria e violenza, corruzione, immoralità, follia e lussuria. Dietro il candore dei marmi e delle toghe, gli acquedotti, le terme pubbliche, le infrastrutture materiali e amministrative della vita civile, affioravano il brulichio sotterraneo dei disperati, il marciume di una nobiltà decadente e divorata dal vizio, un sistema clientelare che assai di rado premiava il merito. E si tratta di un'ambivalenza che i romani stessi, nella loro letteratura, ci hanno tramandato. Questo libro scava negli aspetti più nascosti della vita dell'Urbe, quelli di cui Roma non poteva certo farsi vanto e che non emergono facilmente dai racconti celebrativi dei condottieri e delle battaglie. Un viaggio alla scoperta delle fondamenta profonde di una civiltà che ebbe un successo incomparabile, costruendo un impero durato quasi mille anni. Le impressionanti somiglianze con la nostra cultura, pur nelle innegabili differenze, inducono inevitabilmente a riflettere sul significato reale della civiltà come siamo soliti intenderla, sul valore della politica, sulla natura stessa di una convivenza complessa.
Il cattolicesimo latinoamericano arriva all'indomani del primo conflitto mondiale fortemente frammentato, isolato, prigioniero dei singoli destini nazionali e privo di qualsiasi coscienza unitaria: una versione indebolita del cattolicesimo coloniale. L'America Latina è ancora alla periferia delle preoccupazioni della Santa Sede, dominata in quegli anni dai problemi emergenti del contesto europeo. La nuova attenzione vaticana verso il Sudamerica conosce un nuovo interesse dopo la seconda guerra mondiale ed è parte di quel più generale disegno pacelliano che guarda al Sud del mondo. Nel giro di trent'anni il cattolicesimo sudamericano passa dall'essere una "marginalità disprezzata" alla "dignità di continente del futuro e di speranza delle Chiese cristiane". La Conferenza dei vescovi latinoamericani di Rio de Janeiro del 1955 e la nascita del CELAM segnano l'inizio del Resurgimiento católico, e sono all'origine di quel rinnovamento e di quel nuovo protagonismo che le Chiese sudamericane eserciteranno sulla Chiesa mondiale, all'indomani del Concilio Vaticano II. Sono anni che segnano l'inizio di una nuova tappa della storia del cattolicesimo nel nuovo mondo, in cui riscopre le sue responsabilità, l'esigenza interiore di differenziarsi dai modelli imitativi ecclesiastici europei, ma soprattutto la centralità della questione sociale e l'urgenza della missione, con particolare attenzione agli indigeni, ai contadini e agli emarginati delle grandi periferie urbane.
Rodolfo II, imperatore del Sacro Romano Impero dal 1576 al 1611, è molto amato dalla letteratura, ma poco dalla storia. La sua vita e il suo regno non furono segnati da eventi particolari: accadde tutto prima di lui - il nonno Carlo V diede vita all'impero più vasto mai conosciuto, sul quale "non tramontava mai il sole" - o dopo di lui - la Guerra dei Trent'anni scoppiò nel 1618, poco dopo la sua morte. Ispirato cultore del bello e dell'arcano, Rodolfo popolò la sua corte stravagante di artisti, esoteristi, stregoni e scienziati, in un clima di tolleranza, favorevole al progresso della scienza e alla circolazione delle idee, di cui si avvalse anche Giordano Bruno. La sua passione per l'occulto attirò alchimisti come Oswald Croll e maghi come John Dee ed Edward Kelley, che guardavano in sfere di cristallo e traevano auspici parlando con gli angeli; intanto gli astronomi dovevano conquistare la sua volubile generosità elaborando oroscopi e interpretando l'apparizione di nuove stelle e il passaggio delle comete. Esautorato dai suoi nobili, lasciò la corona scagliando una maledizione su Praga e sulla nazione ceca, che in qualche modo si avverò. Durante la Guerra dei Trent'anni ogni esercito di passaggio saccheggiò il Castello e le sue inestimabili collezioni e la Boemia perse la propria indipendenza per trecento anni. Peter Marshall ha scritto questo libro per amore di Praga, della sua storia e di un uomo che ha saputo incarnare lo spirito di un'epoca, dando vita ai suoi demoni e alle sue speranze.
La Storia Universale - presentata per la prima volta al pubblico italiano- è stilata sul canovaccio di una attenta cronaca che, partendo dai tempi di Adamo, si arresta al 780, indicato come ultimo anno del regno di Leone IV, imperatore bizantino.
Descrizione dell'opera
Il 20 marzo 1939 la Segreteria di Stato vaticana invia all'Ambasciata italiana presso la Santa Sede una durissima nota relativa alla rivista di propaganda La Difesa della razza, diretta da Telesio Interlandi. Il periodico, al quale tutti gli istituti di istruzione, anche quelli cattolici, sono obbligati ad abbonarsi, viene tenuto sotto stretta osservazione e persino la sezione della censura libraria del Sant'Uffizio ritiene di dover aprire un fascicolo. L'inconciliabilità tra l'ideologia razzista e la dottrina cattolica, già denunciata da Pio XI subito dopo l'approvazione delle leggi antisemite del 1938, rivela la consapevolezza che la posta in gioco è molto alta e investe in pieno l'identità della Chiesa, preoccupata per la carica di aggressivo paganesimo che si annida dietro la svolta razzista del regime. La controversia sulle categorie di "romanità" e "cattolicità" rinvia a due visioni alternative e inconciliabili del ruolo svolto da Roma nella storia dell'umanità e chiarisce i termini di un conflitto emerso, anche se in forma latente, sin dalla Conciliazione del 1929.
Il volume prosegue una collana di brevi saggi di tema teologico, filosofico, storico, archeologico o di spiritualità, affrontati da specialisti di grande competenza, noti e meno noti, che offrono uno sguardo inedito sull'aspetto preso in considerazione. Si tratta di argomenti di interesse culturale che spesso intersecano l'attualità.
Sommario
1. Critica al razzismo. 2. Polemiche sulla cattolicità. 3. Neocattolicesimo fascista. 4. Sfide alla Chiesa. Appendice documentaria. Abbreviazioni e sigle. Note.
Note sull'autore
GABRIELE RIGANO, ricercatore di Storia contemporanea all'Università per Stranieri di Perugia, redattore capo di Storia e Politica. Annali della Fondazione Ugo La Malfa, è autore di saggi di storia religiosa e politica del Novecento. Per Guerini e Associati ha pubblicato Il caso Zolli. L'itinerario di un intellettuale in bilico tra fedi, culture e nazioni (Milano, 2006) e Il podestà «Giusto d'Israele». Vittorio Tredici, il fascista che salvò gli ebrei (Milano, 2009).
I documenti dell'Archivio segreto Vaticano recentemente pubblicati gettano nuova luce sul processo e la condanna dei Templari. La vera storia dell'ordine, le vere motivazioni della fine.
Nell'enorme bibliografia sull'argomento, spesso ha prevalso un atteggiamento tendente a vedere nell'antisemitismo un'eccezione nel quadro complessivo della cultura europea. Al contrario, l'antisemitismo è da leggere quale componente di un pensiero politico "rivoluzionario" ostile alla società borghese liberale e in aperta concorrenza col socialismo e il marxismo. L'antisemitismo si presenta come un'ideologia di mobilitazione dei ceti medi timorosi di uno sviluppo capitalistico che distrugga la proprietà, declinandosi quale progressiva finanziarizzazione dell'economia. Da qui, di conseguenza, la distinzione degli economisti antisemiti fra un capitalismo positivo e il capitalismo aggressivo della "finanza ebraica", la domanda di un "socialismo dei piccoli proprietari", l'elaborazione del concetto di "razza" quale nuovo legame sociale che sostituisca quello, ritenuto ormai corroso, della società borghese liberale, e, soprattutto, il progetto di restituire al "politico" quel primato che, in epoca capitalistica, sembra demandato alla "finanza ebraica". A questo punto, l'antisemitismo, dopo che per decenni, attraverso sociologi ed economisti, da Toussenel a Hamon, da Auguste Chirac a Malynski, aveva polemizzato contro la finanziarizzazione dell'economia, è ormai politicamente maturo per incrociare, subito dopo la prima guerra mondiale, le suggestioni dei movimenti politici totalitari, portando in dote una critica corrosiva della società borghese liberale.
"Barbapapà è il soprannome che la redazione di 'Repubblica' aveva dato a Eugenio Scalfari, il fondatore e il primo direttore. Ho lavorato accanto a lui per quattordici anni, più altri diciassette all"Espresso'. E oggi qualche amico mi domanda sorpreso: 'Perché hai voluto scrivere da canaglia la storia del trionfo di Barbapapà e di quanto è accaduto dopo?'. Rispondo che l'ho fatto per non sottostare alla regola plumbea che tutela i grandi giornali. Fortezze sempre ben difese, capaci di incutere un timore riverenziale che induce a cautele cortigiane e narrazioni felpate. Con un po' di presunzione, sono convinto che nessun altro fosse pronto a costruire un racconto fondato su un'infinità di ricordi personali e con l'aiuto di un diario tenuto per decenni. Tuttavia questo non è un libro riservato ai soli addetti ai lavori. L'importanza acquisita da 'Repubblica' nell'ultimo trentennio fa del quotidiano guidato da Scalfari e oggi da Ezio Mauro un testimone unico dell'Italia odierna. Uno specchio autorevole, e in molti casi autoritario, che rimanda a un potere invisibile, ma concreto. Lo detiene il gruppo raccolto attorno a una testata in grado di influenzare partiti, governi, mode culturali, comportamenti di massa. Il mio racconto riporta sulla scena le stagioni che hanno reso forte 'Repubblica': l'epoca violenta del Settantasette, la bufera del terrorismo, l'assassinio di Moro, il caso P2, le battaglie con il Psi di Craxi e il Pci di Berlinguer...