
Per molto tempo la cultura europea ha sottovalutato, considerandole marginali, molte esperienze di governo di regine o reggenti. Solo recentemente gli studi hanno riconsiderato la 'mostruosità' della trasmissione dinastica del potere alle donne e hanno messo in dubbio che il principio che legittimava l'esclusione fosse fondato su ragioni legate al sesso per una divisione 'naturale' dei ruoli di genere. I casi delle impreviste successioni femminili al trono sono state rappresentate, nel Medioevo e nella prima età moderna, da ritratti a tinte fosche: sovrane schiave di vizi innominabili, inadeguate a esercitare il comando, incapaci per natura di essere alla testa di eserciti, facili prede di passioni incontrollate, streghe, avvelenatrici o incestuose. Se il governo andava a una donna ne derivavano effetti di instabilità e di disordine. Per controversie relative a contestate successioni femminili vennero combattute, ad esempio, la guerra dei Cento anni, le guerre d'Italia e la guerra settecentesca che contrastò il trono a Maria Teresa d'Austria. Le colpe attribuite al disordine sessuale e alla sfrenatezza femminile sono voci del lungo catalogo dei topoi misogini che hanno radicato a lungo nel senso comune l'associazione tra crisi politiche e comportamenti irragionevoli e disordinati delle donne. La pretesa anomalia della regalità femminile è stata un'eccezione felice solo quando le sovrane non erano né propriamente donne né propriamente sessuate: guerriere 'virili' o sante donne...
Margherita di Savoia, una donna che ha lasciato una traccia nella nostra storia: si pensi al termine Margheritismo coniato per definire il movimento culturale-sociale-artistico fiorito attorno alla sua corte o alla prima rivista di moda che si chiamò "Margherita" in suo onore. Regolo, già autore di due biografie su Elena e Maria José, le altre due regine d'Italia, conclude così un ciclo, portando a galla scritti e testimonianze su Margherita che, come scrive la principessa Maria Gabriella di Savoia nell'introduzione, persino tra i discendenti erano sconosciute. Dal rapporto difficile col patrigno, Rapallo, che sposò segretamente la madre Elisabetta di Sassonia, alle nozze combinate con il cugino Umberto I, col quale costruì un'alleanza «professionale» ma mai un rapporto coniugale. Anche col figlio Vittorio Emanuele Margherita alterna slanci e ansie materne a rigore e freddezza estremi dovuti anche al senso di colpa che le provocava l'aspetto dell'erede, di poco superiore al metro e mezzo d'altezza. Lettere inedite ricostruiscono il rapporto con il barone Peccoz, forse l'unico suo vero amore, seppure Margherita non sacrificò mai a esso il «culto» per la missione dinastica. Fu artefice instancabile di disgelo tra i Savoia e la Chiesa dopo la Presa di Porta Pia, ma anche cultrice del latino, musa di poeti come Carducci, referente privilegiata di altri reali, non ultimo il consuocero Nicola del Montenegro che se ne invaghì, capace di ammaliare persino Garibaldi. Le ricevute degli acquisti svelano una smania compulsiva per lo shopping, ma anche il suo perfezionismo, dai dettagl
Il Sessantotto fu certamente una festa, un anno multicolore, come i vestiti indossati dai ragazzi e dalle ragazze che nelle scuole superiori abbandonarono cravatte e grembiuli, e come le appartenenze che nelle università si mescolarono e si confusero allo stesso modo di striscioni e bandiere. Fu un anno sfacciato e divertente, ma anche acidamente irriverente, un anno irrispettoso come le scritte sui muri e gli slogan dei cortei. Molti giovani provenienti dalle parrocchie e dalle associazioni cattoliche si immersero come i loro coetanei in quella marea inaspettata, vivendo un'esperienza di liberazione e di autonomia, di impegno totalizzante e di soggettività creativa. I saggi raccolti in questo libro ricostruiscono in modo originale e documentato il ruolo dei cattolici europei nelle contestazioni studentesche. Il volume si inserisce così nel dibattito pubblico sul Sessantotto, chiarendo le scelte dei cattolici che parteciparono alle manifestazioni e le reazioni degli ambienti politici ed ecclesiastici di fronte all'imprevista ondata di proteste.
L'ebraismo ha mantenuto invariata la sua fortissima identità nonostante le innumerevoli forme e credenze che hanno costellato il suo corso millenario. Il libro di Martin Goodman offre la prima storia complessiva della sua nascita, della sua evoluzione e delle sue diverse correnti e tradizioni. Dalle origini della religione ebraica nel mondo politeistico del secondo e primo millennio al culto del tempio d'epoca cristiana, Storia dell'ebraismo racconta le vicende di rabbini, mistici e messia medievali e agli albori dell'età moderna, descrive le varietà religiose contemporanee dall'Europa alle Americhe, dall'Africa all'India e alla Cina, così come le istituzioni e le idee sulle quali si fonda ogni forma di ebraismo. Intrecciando i diversi fili del dibattito filosofico e dottrinario che attraversa tutta la sua storia, questo libro, autorevole e coinvolgente insieme, restituisce la cronaca di una tradizione fondamentale per l'eredità spirituale umana.
Dalla strage di Piazza Fontana alla morte del commissario Calabresi, dalla storia di Prima Linea e delle Brigate Rosse fino al rapimento di Aldo Moro, il volume attraversa le pagine più nere del terrorismo italiano. Picariello rilegge il fenomeno della lotta armata partendo dalla tesi di fondo – ripresa da Giorgio Bocca – che le responsabilità del terrorismo siano da addossare, in parte, alle “due Chiese”, quella cattolica e quella comunista, le quali educando i propri adepti al massimalismo li avrebbero esposti al rischio della violenza, ma allo stesso tempo spiega come i grandi movimenti cattolici siano stati un argine a quella deriva. Il volume si avvale di testimonianze inedite, come quella di Walter Cera – ex brigatista – che entra in crisi per via della sua formazione cattolica e che dopo l’arresto sviluppa una singolare forma di collaborazione con il nucleo Antiterrorismo dei Carabinieri, partecipando a decine di arresti come “pentito di pattuglia”.
Se dicessimo: «Piovono gatti e cani», riusciremmo diffcilmente a farci capire dal nostro interlocutore. Eppure avremmo semplicemente tradotto alla lettera un modo di dire inglese che indica una pioggia abbondante. Quando si traduce, è fondamentale prestare attenzione non solo alla lettera ma anche al senso di ciò che si intende comunicare. Sbagli clamorosi nelle traduzioni hanno persino cambiato il corso della storia. Un esempio tra tutti è il bombardamento nucleare su Hiroshima, frutto dell'equivoco sulla parola giapponese mokusatsu. E che dire degli errori nel dispaccio prussiano di Ems (1870), nel trattato di Uccialli (fine Ottocento) o in quello dell'Ebro (fine III secolo a.C.), che portarono a guerre sanguinose e al crollo di imperi? O della svista di un ufficiale inglese che, nel 1944, indusse alla decisione di distruggere l'antica Abbazia di Montecassino? Sono innumerevoli gli esempi di come traduzioni eseguite con superficialità e ignoranza abbiano portato a sviluppi sconvolgenti, tali da imprimere agli eventi un corso differente: sono i casi in cui una sola parola ha cambiato la storia.
Mar rimanda quasi fatalmente ad amor. Nel mare d’amore l’amante è in balia delle onde, la tempesta rappresenta la tirannia di Eros, la forza violenta del desiderio trascina verso il naufragio chi non è riamato.
Un viaggio alla scoperta di una delle immagini più fortunate della tradizione letteraria occidentale. Un manuale poetico di quel linguaggio dell’eros che abbiamo ereditato dagli antichi greci.
La tempesta d’amore, l’onda della passione, l’amante come naufrago. Il desiderio erotico ha un suo lessico marinaro che è entrato anche nel linguaggio comune. Ma il rapporto indissolubile fra l’amore e il mare nasce nella Grecia antica. Nelle saghe della mitologia gli amanti eroici (Teseo e Arianna, Giasone e Medea, Paride ed Elena) solcano le onde sospinti dal vento del desiderio. Isole e scogli sono spesso scenari dei drammi amorosi e un tuffo tra le acque, come quello di Saffo dalla favolosa rupe di Leucade, sigilla talvolta una storia infelice. Sullo sfondo c’è il culto della dea Afrodite che, per i greci, non era solo la divinità dell’amore ma anche una signora dei mari e una protettrice della navigazione. Tramite le parole dei poeti, dai lirici greci alle elegie di Ovidio, l’immagine del mare d’amore ha attraversato i secoli. Alla radice, un nucleo profondo, un senso drammatico dell’esistenza umana. C’è l’antica consapevolezza che oscure potenze divine, come il tremendo Eros, possono in ogni momento sconvolgere la vita dei mortali, vanificando ogni orgogliosa pretesa di autosufficienza. E c’è il senso, tipicamente greco, della vita come esperienza aperta e mai risolta, come scacchiera su cui il destino o il caso giocano la loro partita. Non solo in amore, ma in ogni nostra vicenda, la tempesta è sempre in agguato.
Una storia come questa non ci era mai stata raccontata. E non è un modo di dire. Perché alla fine delle oltre ottocento pagine della Storia mondiale dell’Italiaci si accorge che il paese scolpito nella nostra testa non è più riconoscibile, ha preso un’altra forma. Non più lo stivale allungato dalle Alpi a Lampedusa per oltre duemiladuecento anni di splendori e miserie, ma un’Italia piena di mondo, un miscuglio di genti, lingue e modi di vivere che si irradia oltre i confini soliti fissati dalla geografia. Senza paragoni nel globo.
Simonetta Fiori, “la Repubblica”
180 lemmi capaci di trasportarci dai ghiacciai di un tempo incerto, collocato a cinquemila anni di distanza da noi, fino al Mediterraneo infuocato dei nostri giorni. Una inconsueta, sorprendente, Storia mondiale dell’Italia.
Luigi Mascilli Migliorini, “Il Sole 24 Ore”
Un evento editoriale e culturale di prima grandezza.
Piero Bevilacqua, “il manifesto”
Dall’uomo di Similaun agli sbarchi a Lampedusa, 180 tappe per riscoprire il nostro posto nel mondo. Una storia che provoca, spiazza, sorprende e allarga lo sguardo.
"All'inizio ci sono i peregrini, i crucesignati diretti a Gerusalemme, che recano cucita o ricamata sulla spalla o sul petto, oppure sulla bisaccia, una croce. Iter e peregrinatio: la crociata nasce come pellegrinaggio armato diretto verso Gerusalemme. Ai tempi della prima crociata, l’intento di liberare dall’occupazione musulmana le terre in cui era nato Gesù si accompagnò certo a un grande fervore spirituale, ma vi furono anche altri fattori decisivi: la possibilità, per le repubbliche marinare, di conquistare il controllo di rotte e porti strategici; per il papato, l’occasione di aumentare il proprio prestigio a scapito dell’Impero; per i sovrani laici, la possibilità di convogliare nella crociata masse insofferenti e vassalli riottosi; il desiderio di avventura, molto sentito nella società feudale, e il richiamo delle ricchezze dell’Oriente. Un potente affresco che tesse, in un’unica narrazione, una storia lunga della crociata che giunge fino ai giorni nostri."
La sera del 26 marzo 1904, alla Maison du Peuple di Losanna, il socialista Mussolini tiene un contradditorio con il pastore evangelico Alfredo Taglialatela davanti a 500 persone: la sua posizione, volta a negare l’esistenza di Dio in nome della ragione, si innesta nella concezione illuminista e positivista che si fa promotrice della pace, della tolleranza, di Marx e di Darwin, della scienza e del progresso contro un oscuro Medioevo della religione e della superstizione. Francesco Agnoli analizza criticamente il testo mussoliniano e ne mette in luce la totale ascientificità, dimostrando come alla base del fascismo ci sia un pensiero materialista che, annullando la distinzione tra bene e male e il libero arbitrio, nega l’unicità e la dignità dell’uomo in nome di uno Stato hegeliano che rivendica per sé attributi divini. Idee che accomunano Mussolini con Lenin, Stalin, Trotskij e Hitler, e che hanno fatto sì che il XX secolo sia stato il più violento e sanguinoso della storia dell’umanità.
Tutto quello che c'è da sa$ere su Piazza Fontana la bomba che ha cambiato la storia d'Italia. Le interferenze, i depistaggi, le indagini, i processi in un breve ma documentatissimo saggio che in poche pagine ricostruisce più di trent'anni di vicende giudiziarie, politiche e sociali. Una lettera indirizzata alle nuove generazioni che non hanno vissuto questo capitolo fondamentale della storia italiana.
L'impresa di Fiume ebbe tra i suoi protagonisti Guido Keller, segretario d'azione del comandante Gabriele D'Annunzio. E azione fu. Keller presto si impose come leader dei rivoluzionari convenuti nella città adriatica. Già asso della aviazione, mise al servizio dell'umanesimo anche le sue idee radicali. Libertario, critico del capitalismo, fautore di un nazionalismo del tutto diverso da quello degli anni Trenta, Keller appare come uno dei grandi capitani di ventura rinascimentali che tanto ammirava. Questo libro raccoglie per la prima volta tutti gli scritti di Keller, con numerosi inediti. Dagli articoli pubblicati su “La testa di ferro” a quelli su “Yoga”, passando per un commento alla carta del carnaro e a opere d’impronta futuristica firmate dopo il Natale di sangue che nel 1920 pose fine alla magnifica avventura fiumana.