
"Gli dei della Rivoluzione" (1972) è il frutto postumo delle riflessioni, anticipate parzialmente in articoli di rivista comparsi in Gran Bretagna e negli Stati Uniti d'America nel corso degli anni 1930 e 1950, che lo storico inglese Christopher Dawson, nell'ambito di quella storia della civiltà occidentale a cui dedica tutta la vita, sviluppa sulla Rivoluzione Francese come epilogo del processo che, partendo dal declino dell'unità della Cristianità medioevale, attraverso la Riforma protestante, un certo filone dell'umanesimo, l'illuminismo, conduce alle soglie delle ideocrazie rivoluzionarie del secolo XX. Dopo avere ricostruito la genesi culturale della Rivoluzione Francese, Dawson ne descrive efficacemente gli accadimenti, mettendo particolarmente in luce la mentalità e le modalità operative rivoluzionarie. Pur consapevole dello specifico politico della Rivoluzione, non può non coglierne gli aspetti "religiosi". Come afferma Arnold Toynbee nell'introduzione all'opera, "Nella Rivoluzione, un'antica, sinistra religione che era stata dormiente improvvisamente rispuntò con una violenza elementare. A ritornare dopo lunga assenza fu il culto fanatico della potenza umana collettiva. Il Terrore fu solo il primo dei crimini di massa che sono stati commessi durante gli ultimi centosettant'anni in nome di questa religione malvagia". Esamina quindi le reazioni intellettuali che la Rivoluzione Francese ha suscitato nel secolo successivo e la ripresa del cattolicesimo...
La ricostruzione della nascita e dell'affermazione dello Stato «moderno» non è un'operazione di archeologia storica. Rappresenta, invece, lo sforzo di spiegare come si è realizzata l'attuale concentrazione di potere, del tutto sconosciuta ai nostri predecessori, che ha permesso allo Stato di diventare invadente e onnipotente, di soffocare i singoli e le formazioni sociali, di schiacciarli sotto il peso del centralismo, della burocrazia e del fisco, come emerge sempre di più ai tempi del Covid-19.
Deformata e offuscata da sette secoli di storia, da un intrico di misteri e leggende e dalle accuse pretestuose di eresia, idolatria, sodomia rivolte ai Templari dal Re di Francia Filippo il Bello con la complicità di papa Clemente V e dell’Inquisizione alle quali seguì un processo di sette anni (1307 – 1314) e la dissoluzione dell’ordine con la messa a morte dei suoi componenti, la storia dell’ordine dei Templari viene ora ricostruita dal confronto con circa 14.500 documenti originali e ci viene restituita dall’autore in tutto il suo splendore.
Un tema e un periodo storico di grande interesse per il grande pubblico. L’autore racconta quasi come un romanzo le vicende per potente ordine religioso-militare.

