
Che cosa è stato il Maggio 68? Lo sguardo straordinariamente acuto di Edgar Morin sugli eventi di quel mese cruciale (università occupate, agitazioni, barricate, scontri) restituisce un'immagine vivida dell'amalgama che dà origine alla protesta. Sempre intrecciando istanze libertarie e velleità rivoluzionarie, conflitto generazionale e lotta di classe, il movimento studentesco e giovanile di quell'anno apre una faglia, una breccia, dentro la quale si riversano processi innovativi: la parità uomo-donna, la difesa delle minoranze, la coscienza ecologica, l'esigenza di riappropriarsi delle scelte di vita. La rivolta studentesca e giovanile del maggio non sfocia, secondo Morin, in una rivoluzione politica o sociale, ma annuncia un rinnovamento culturale e antropologico. La crisi che provoca non è una crisi politica ma una strisciante crisi di civiltà, di quella "civiltà del benessere" ancora trionfante negli anni immediatamente precedenti il 1968.
Un volume a molte voci, come piccolo strumento pedagogico per aiutare docenti, studenti, ma anche il più vasto pubblico di non specialisti, a comprendere la complessa costellazione di eventi storici che va sotto il nome di Shoah. L'intenzione è quella di informare, mostrando una polifonia di approcci - dalla storiografia alla documentaristica, alla filosofia, al cinema, passando anche per le graphic novels - e suggerendo percorsi culturali diversi che contribuiscano a far crescere nelle giovani generazioni la coscienza di ciò che è stato. Affinché lo studio delle barbarie sia l'antidoto al loro ripetersi, nelle menti e nelle azioni.
In questa "Introduzione alla Storia del Cristianesimo ed alla Storia della Chiesa" Bolgiani chiarisce che cosa si debba intendere cori "Storia del Cristianesimo" e "Storia della Chiesa": essenzialmente due oggetti di studio storico - la storia degli uomini e delle istituzioni - del tutto distinti dall'insegnamento teologico. Di qui una serie di domande, cui si cerca di rispondere nei cinque capitoli: quali sono i contenuti di una "Storia del Cristianesimo"? Che cosa si intende storicamente per "religione cristiana"? Perché la Storia del Cristianesimo e della Chiesa non sono storie "filosofiche" né "ideologiche"? Qual è la differenza tra "Storia del Cristianesimo" e "Storia delle Religioni"? Interrogativi che ripercorrono plurisecolari tradizioni di studi mostrando l'attualità della lezione di metodo di Bolgiani: egli si è posto la necessità di assumere il metodo storico-critico nello studio del "fatto" della religione cristiana e delle religioni, attraverso lo scavo dei documenti e la continua attenzione alla complessità della storia.
Un grande classico della storia del pensiero, che ha colto e indicato alla cultura dei nostri anni il volto più profondo e moderno dell'umanesimo italiano.
In anticipo sul revisionismo storiografico di Nolte e di altri, Taylor, sulla base della padronanza delle fonti diplomtiche, già negli anni Sessanta sottoponeva a pesanti revisioni la tesi che la Seconda guerra mondiale fu dovuta tutta ed esclusivamente al bellicismo aggressivo di Hitler, e metteva in luce nella maniera più cruda le enormi responsabilità dei paesi occidentali. Quale fu il loro atteggiamento di fronte alla lunga serie di iniziative minacciose del Reich che andarono dalla rioccupazione militare della Renania sino al riarmo tedesco, all'Anchluss austriaco, alla distruzione della Cecoslovacchia, al convegno di Monaco, alla crisi di Danzica, allo scoppio della Guerra? A questa e ad altre domande Taylor risponde criticamente.
Fate benefiche, visioni di fantasmi dell'aldilà, raduni di streghe nelle notti di luna piena, riti magici, folletti dell'abbondanza e della miseria: figure dell'immaginario e dell'inconscio collettivo indagate nel momento in cui presero forma. Il racconto curioso e ricco di fascino di quella cultura alternativa del sacro, condannata come superstiziosa dalla Chiesa e tuttavia sempre riemergente.
"Questo libro, che parte dall'esplosione dei conflitti imperialistici e giunge all'età della globalizzazione, non è una sintesi degli avvenimenti del Novecento. Esso è stato scritto, facendo centro sull'analisi e sull'interpretazione dei maggiori nodi problematici del secolo scorso con le sue ambiguità e con le alternative che ha aperto all'uomo, avendo l'intento di stimolare, oltre che la riflessione dell'autore, quella dei lettori intorno all'eredità che ne viene al secolo che ha iniziato il suo cammino." (Massimo Salvadori)
In questo classico di storia della cultura, Eugenio Garin affronta il problema del passaggio dal Medioevo al Rinascimento, "cercando di liberarsi della vecchia antitesi tenebra-luce, con quanto essa reca di implicito di lotta religiosa, e di intendere diversità di forme di vita e di pensiero, e il tramonto di certi problemi e l'insorgenza di nuovi, e il modo diverso di vivere e di sentire gli eterni problemi della 'vita' e della 'morte'". Eugenio Garin (1909-2004) è stato uno dei maggiori storici del pensiero e una figura di primo piano della cultura italiana del Novecento. Tra le sue numerose opere figurano veri capisaldi della storiografia internazionale.
Come si racconta un popolo? Forse attraverso alcune storie. E sono tante le storie reali, della Sicilia di ieri e di oggi, richiamate da Gaetano Savatteri a comporre il fastoso mosaico di una regione densa di contraddizioni. Eccentrici aristocratici, madri tenaci, inossidabili potenti, donne tormentate, feroci assassini: vite e imprese si mescolano nelle pagine di questo libro in un viaggio curioso nel tempo e nei luoghi della terra di Sicilia, uno spazio "ad alta intensità letteraria", dove la pianta dell'uomo attecchisce nelle sue forme più limpide o barocche.
Lavoro, produzione, capitale, investimento, reddito, imprenditore, mercato: sono questi i termini-chiave del linguaggio economico moderno. Se li cercassimo in un vocabolario di latino o greco antico non li troveremmo, o meglio scopriremmo che hanno un significato del tutto diverso da oggi. La spiegazione è semplice: al sistema di idee greco e latino mancava del tutto una concezione dell'economia intesa in senso moderno, così come gli erano del tutto estranei anche statistiche, modelli e strumenti per lo studio dei fenomeni economici. In questo volume Finley illustra la profonda differenza che intercorre tra un'economia statica come quella classica e un'economia dinamica come la nostra. Il suo discorso si articola attraverso una continua comparazione tra il sistema antico e quello moderno, paragonando ad esempio la società schiavistica classica con quella americana dell'Ottocento, o il sistema di tassazione spontanea dei ricchi ateniesi con le odierne imposte sul reddito.