
Dodici testimonianze raccolte di prima mano dai nipoti di esuli istriani che nel 1943 hanno dovuto fuggire dalla loro terra lasciando tutto ciò che avevano. Spesso per pudore o paura non raccontavano nemmeno la loro tragedia temendo di non essere creduti.
I nipoti hanno saputo tener viva la memoria di questa tragica vicenda facendosi raccontare episodi e svolgimenti sia del loro viaggio che dell’arrivo nei campi profughi e della non sempre cordiale accoglienza ricevuta.
Ma c’è sempre una forza che spinge alla rinascita, nel volume ci sono anche testimonianze di come, anche nelle condizioni più difficili tante di queste persone hanno saputo ricrearsi dei rapporti e delle attività in modo da integrarsi nel nuovo territorio.
L'autore, filosofo e pubblicista kossovaro, delinea un articolato panorama del Kossovo prima dell'esplosione della guerra e delle tensioni interne al disfacimento della ex Jugoslavia, senza dimenticare il più ampio contesto dell'Europa orientale. Scritto poco prima dello scoppio della guerra, il libro si propone di dare dignità politica e storica a un processo di individuazione di un'area del mondo da secoli in lotta contro straordinarie pressioni e contraddizioni, pur privilegiando la necessità di una soluzione al problema del Kossovo in chiave non violenta, cercando di attutire il contrasto sanguinario e frontale.
"Questo libro vuol essere un contributo a una cultura politica di ampio respiro, non appiattita sull'emozione del momento o sugli archetipi del nemico, nomade e straniero. È una rimeditazione di un dramma - quello dello sterminio degli zingari a opera dei nazisti, dopo una secolare persecuzione la discussione di un caso, ma anche la proposta di un ripensamento delle politiche per gli zingari a partire dalla scuola, cioè dall'investimento sui più giovani. È, anche, un richiamo al pericolo dell'antigitanismo, che viene da una storia antica e si fa disprezzo verso un intero popolo. L'antigitanismo ci rassicura che il nemico della nostra sicurezza è lì, davanti a noi, nei campi, sudicio, accattone, infido, ma in fondo debole, facilmente schiacciabile. L'antigitanismo è un prodotto della paura delle nostre società e si alimenta di stereotipi antichi oltre che dell'esperienza di un contatto, non sempre facile, molto particolare, con gli zingari". (Dall'introduzione di Andrea Riccardi)
Il Risorgimento riscritto dalla più grande storica cattolica specialista di quel periodo. Nell'intento proclamato di far risorgere l'Italia dai suoi quindici secoli di schiavitù" (i secoli che corrispondono all'era cattolica), i Savoia e i liberali si appropriano dell'ingente patrimonio che nel corso del tempo la popolazione ha donato alla Chiesa e, per tramite della Chiesa, ai poveri. Gli uomini del Risorgimento rapinano i beni di tutti in nome della libertà, della tolleranza e della monarchia costituzionale. E gli italiani si trasformano, per la prima volta nella loro storia, in un popolo di emigranti. "
«Questo è il racconto di come si svolse questo capitolo della storia dell'ebraismo italiano che io ho vissuto giorno per giorno...» Alfredo Sarano Custodito per oltre settant'anni in un cassetto dalle figlie Matilde, Vittoria e Miriam, il diario di Alfredo Sarano riemerge oggi dal passato aggiungendo nuove, preziose pagine di storia al libro del genocidio del popolo ebraico. Fogli ormai ingialliti dal tempo si affiancano così alle opere di Anna Frank ed Etty Hillesum, scritte proprio per vincere il silenzio e testimoniare l'orrore delle persecuzioni. Questo volume è frutto delle ricerche di Roberto Mazzoli, che ha riportato alla luce il diario di Alfredo Sarano inquadrandolo nel contesto storico dell'epoca e riportando le testimonianze dei sopravvissuti. Un libro che riporta alla luce l'eroismo di Alfredo Sarano, l'uomo che mise in salvo migliaia di vite nascondendo gli elenchi della comunità ebraica milanese.
Fin dall’inizio sono stati bollati di essere un geniale falso e le motivazioni pro e contro sono tante. Il testo viene riconosciuto come un falso documentale realizzato nei primi anni del XX secolo nella Russia imperiale, in forma di documento segreto attribuito a una fantomatica cospirazione ebraica e massonica che aveva come obiettivo impadronirsi del mondo. Ma questi fantomatici piani cosa prevedevano?
Con un pizzico di fantasia e in parte con riferimenti autobiografici, il libro racconta la quotidianità di un gruppo di giovani studenti siciliani nel periodo che va dall’inizio degli anni ’70 alla metà degli anni ’80 del Novecento. Nel loro paesino d’origine, Belmonte Mezzagno, ma poi anche in città, a Palermo, e nel resto della Sicilia, i ragazzi si scontrano con una realtà piena di problemi, dalla mancanza di servizi assistenziali alla carenza occupazionale. Nel loro piccolo cercano di dare un contributo concreto per cercare di migliorare questa situazione, anche con attività di volontariato in campo sociale nate in seno all’associazionismo cattolico. Di fronte però al dilagare della mafia, all’assenza di un’azione decisa da parte dello stato e all’impossibilità di trovare un posto di lavoro che consenta loro di sfruttare il proprio titolo di studio per vivere dignitosamente, ai ragazzi non resta che un’unica possibilità: emigrare.
Il libro è una raccolta di appunti quotidiani sui luoghi, le persone, gli eventi significativi della città, i fatti e i misfatti delal vita fiorentina contemporanea degli ultimi 50 anni.