
Il saggio intende dare un valido contributo scientifico alla storia dei conflitti bellici in cui fu coinvolta la repubblica di Siena nel XIV secolo ed in particolare analizza lo scontro tra Siena e Perugia che dura per tre anni tra il 1357 e il 1359. Tutti coloro che sono interessati per passione alla storia del XIV secolo e gli studiosi invece che svolgono ricerche e studi sul Medioevo e in particolare su quel periodo. Dei veri e propri appunti su un conflitto dimenticato.
Questo diario di guerra" e la testimonianza scritta di un uomo semplice che si trova coinvolto nella II guerra mondiale. Un'autobiografia che ci fa vedere gli eventi con gli occhi di una persona comune. " CON IL DIARIO" DEL BERSAGLIERE IVO BROGINI INIZIA LA PUBBLICAZIONE DI UNA SERIE DI VOLUMI DEDICATI ALLE MEMORIE AUTOBIOGRAFICHE SCRITTE ED ORALI SULLA SECONDA GUERRA MONDIALE IL CUI SCOPO PRINCIPALE E`QUELLO DI RIPORTARE ALLA LUCE E VALORIZZARE UN PATRIMONIO DI TESTIMONIANZE ORIGINALI, CHE POSSANO ESSERE UN UTILE CONTRIBUTO ALL'INDAGINE SULL'ATTEGGIAMENTO DELL'INDIVIDUO COMUNE NEI CO NFRONTI DELLA GUERRA. L'ATTEN ZIONE NON SI RIVOLGE QUINDI A UOMINI CHE FURONO PROTAGONISTI ATTIVI DEGLI EVENTI STORICI E CHE CONTRIBUIRONO A DETERMINARLI, MA A COLORO CHE NON RICOPRIRONO UN RUOLO DI PRIMO PIANO, INDIVIDUI "SENZA STORIA", PERSONE SEMPLICI CHE SI TROVARONO COINVOLTE IN GUERRA SPESSO SENZA CAPIRNE LE MOTIVAZIONI, UOMINI LA CUI PRINCIPALE ASPIRAZIONE ERA QUELLA DI SOPRAVVIVERE, CERCARE DI VINCERE LA FAME, IL FREDDO, LA PAURA E GLI ALTRI DISAGI DI ORDINE MATERIALE E PSICOLOGICO CHE LA PARTECIPAZIONE AL CONFLITTO PONEVA IN ESSERE. QUESTA TESTIMONIANZA DI IVO BROGINI NON CONTIENE "RIVELAZIONI" PARTICOLARI PER QUANTO CONCERNE LA GUERRA. ESSA, TUTTAVIA, ARRICCHISCE UN SETTORE DOVE LA MEMORIA SCRITTA APPARE LIMITATA A POCHISSIME VOCI, QUASI TUTTE APPARTENENTI AD UFFICIALI... "
Torino, 28 aprile 1945. Un uomo scende da un'auto che arriva dal palazzo della prefettura e si ferma davanti alla questura. È il nuovo questore di Torino, nominato dal Comitato di Liberazione nazionale. Quell'uomo è Giorgio Agosti. Fino al giorno prima, Agosti è stato giudice al Tribunale di Torino. Ma negli ultimi venti mesi non ha avuto modo di scrivere molte sentenze. In compenso, ha svaligiato l'armamento di una caserma della guardia di frontiera. È sfuggito a un arresto. Ha diretto la Resistenza in Piemonte, come commissario politico di Giustizia e Libertà. Si è occupato di trovare materiali di ogni tipo: dalle armi alle maglie di lana, dai camion alle calze e alle scarpe. Ha preparato volantini e giornali clandestini e li ha diffusi. Ha fatto fuggire prigionieri alleati. Bandito e latitante, ha pensato e scritto come organizzare la polizia nella futura Italia democratica. Ha saputo comandare, come richiedeva "il tempo del furore", e farsi amare, con la devozione che soltanto i grandi capi sanno suscitare. Questo libro racconta la sua storia e, con lui, la storia di quella parte d'Italia intellettualmente impegnata che rimase fuori da ogni convento, politico e culturale, fedele solo all'imperativo morale e civile del "fai quel che devi" non solo al tempo degli eroismi di guerra ma, soprattutto, durante il faticoso processo di ritorno alla normalità democratica.
Negli ultimi anni il tranquillo mondo delle discipline classiche è in subbuglio. Annibale è alle porte? Non proprio: questa volta il nemico sembrerebbe arrivare da oltre le colonne d'Ercole. Dagli Stati Uniti, infatti, giunge la richiesta di una radicale messa in discussione di questo campo, che affronti innanzitutto quelli che sembrano essere i suoi due maggiori limiti. Il primo è il ruolo che lo studio del mondo antico avrebbe svolto al servizio dell'idea che i valori della società bianca occidentale siano superiori agli altri e, di conseguenza, vadano diffusi anche con la forza. Il secondo è di tipo demografico: questi studi sono stati e sono sostanzialmente nelle mani di uomini bianchi in giacca di tweed, mentre le altre minoranze sono fortemente sottorappresentate. Spalancare le porte favorirebbe la nascita di approcci nuovi, necessari a liberarsi di queste 'colpe'. È questo un invito, un gentile consiglio? In realtà è più un'offerta che non si può rifiutare. Il problema, però, è che mentre si discute, gli studi classici rischiano di essere espugnati anche da questa sponda dell'oceano. Sì, ma da chi? Da un fantomatico uomo nero che viene da oltreoceano oppure da qualcosa di molto più vicino a noi?
All'inizio di "Cultura e rivoluzione industriale" Williams mette in evidenza come tra la metà e la fine del Settecento sia cambiato il significato di alcune parole chiave: 'industria', 'democrazia', 'arte', 'cultura'. La prima, dal senso precedente di 'abilità', diviene un termine collettivo per significare le istituzioni produttive. La seconda abbandona la sua collocazione letteraria echeggiante l'antica Grecia, per introdursi nel vocabolario politico. 'Arte' cambia di significato, e da abilità professionale diviene una capacità legata alla produzione creativa. 'Cultura', da 'cura dello sviluppo naturale' diviene 'cultura' tout court.
Il '68 è un tema, quasi paradossalmente, sempre attuale. Coinvolge chi c'era ed è rimasto dalla stessa parte, chi lo ha guardato da lontano con curiosità o con fastidio, chi lo ha attraversato e ora lo rimuove o lo rifiuta, ma anche chi non era ancora nato o all'epoca andava all'asilo ed è desideroso di avvicinarsi, di conoscere, di capire, di giudicare. Questa ampia e rigorosa antologia allinea e accosta analisi e interpretazioni del fenomeno, disegni del contesto italiano e internazionale, documenti della rivolta universitaria, dibattiti sull''eredità' del '68 e, al contempo, presta particolare attenzione ai 'luoghi' (le aule, l'assemblea, il corteo, le occupazioni), al modo di vestire, alle canzoni. Ne risulta un affresco vasto e composito che restituisce efficacemente linee, particolari, colori, atmosfere, contraddizioni di questa mitica e lontana stagione.
"Sono gli italiani che in virtù della loro grandezza collettiva, acquistata attraverso i travagli e gli errori secolari, con i voli della fantasia, frutto di sette secoli di sogni, hanno creato questo incubo". L'incubo cui si riferisce Giuseppe Antonio Borgese in Golia è il fascismo di Benito Mussolini, un gigante la cui violenza l'autore ha provato in prima persona, costretto dall'affermazione del regime a un lungo e sofferto esilio oltreoceano. Se nell'antica Roma la tirannia continuò anche dopo l'assassinio di Cesare, questo avvenne perché "la tirannia non risiedeva in Cesare, ma nel cuore dei Romani". Seguendo questa intuizione, rileggendo le pagine di Dante e Machiavelli, studiando l'Italia medievale e il Risorgimento, questo saggio di Borgese, pubblicato nel 1937 negli Stati Uniti, resta a oggi attualissimo. Perché il fascismo è descritto come una peculiare "malattia italiana", diffusa in un paese pericolosamente incerto nel distinguere tra desiderio e realtà, e per questo affascinato da una guida carismatica a cui affidarsi. Torna in libreria, in una nuova edizione curata dalla Fondazione "G.A. Borgese", un testo necessario per capire il ventennio che ha segnato la storia del nostro Novecento, per comprendere i motivi dell'ascesa del fascismo e i pericoli che allora sono stati sottovalutati. La testimonianza di un autore e studioso, convinto antifascista, che si è opposto al regime quando ancora la fine di Golia era lontana, e che ha pagato per questa sua scelta di libertà. Introduzione di Francesco Merlo.
"Chi ha visto Majorana?" A rispondere ci hanno provato in tanti, Mussolini pretese subito la verità senza ottenere soddisfazione, Sciascia vi dedicò uno dei suoi libri più importanti (La scomparsa di Majorana), Gianni Amelio lo raccontò nel film I ragazzi di via Panisperna, Paolo Borsellino aprì un'inchiesta sul caso. Film e indagini giornalistiche si sono susseguiti nel tempo ma la verità su Ettore Majorana (Catania 1906-?), geniale fisico italiano, non è mai venuta fuori: tante ipotesi, le più svariate, dal suicidio alla fuga in altri paesi, al ritiro in un convento. Questo libro ci offre una nuova verità. Gli autori si sono mossi sulle tracce del ricercatore, hanno viaggiato in Sud America, incontrato i figli e i nipoti degli ultimi testimoni che hanno visto Majorana ancora in vita dopo la fuga, e hanno finalmente ricostruito i misteri di una scomparsa legata a molti e inquietanti motivi. Un vero scoop internazionale dopo che nel 2015 la magistratura, sulla base di una nuova testimonianza, aveva accertato la permanenza del grande scienziato italiano in Venezuela. Non restava che andare laggiù e indagare, ed è quello che gli autori hanno fatto. Un racconto agile, ricco di colpi di scena, un reportage, tra attualità, storia e verità giudiziarie, con un inserto fotografico e documentario in parte inedito. A centodieci anni dalla nascita. Prefazione di Salvatore Maiorana.
A trent'anni dalla riunificazione tedesca la figura di Michail Gorba?ev rimane centrale per comprendere la storia contemporanea. L'ultimo leader sovietico cercò di rinnovare l'identità comunista e rilanciare il ruolo internazionale dell'Urss teorizzando un "socialismo democratico" e favorendo la rinascita di una Germania unita. Il suo progetto di superare il dogmatismo ideologico e la contrapposizione bipolare attraverso la costruzione di una Casa comune europea delegittimò la Repubblica democratica tedesca, il cui leader, Erich Honecker, fu dapprima ben disposto nei confronti della perestrojka, salvo capirne poi gli effetti destabilizzanti. Spaventato dal riformismo sovietico, il regime tedesco-orientale facilitò la sua liquidazione arroccandosi nella difesa dell'ortodossia stalinista. Nonostante gli sforzi di Gorba?ev, né l'abbattimento del Muro di Berlino né la riunificazione tedesca servirono a giustificare l'esistenza di un "socialismo dal volto umano" nell'Europa post-Guerra fredda. Nel 1990 non c'era infatti spazio per il comunismo nel continente, neanche nella sua variante riformista, e capovolgere il destino dell'Urss si rivelò impossibile.
Questo libro è un viaggio nel tempo e nella memoria, un racconto che accompagna il lettore verso quei sedici mesi, cruciali per la Penisola, che videro l' Unità geopolitica italiana. L'intento è di scoprire, oggi, cosa vuol dire Italia ed essere italiani; l'eredità nel bene e nel male di questa unificazione e lo straordinario divenire che apre a noi e alle future generazioni prospettive inimmaginabili. Un saggio che è una sintesi lineare e chiara e per questo rivolta anche ad un pubblico giovane che si accosta per la prima volta a tematiche storico-politiche.
Custodi del regno di Gerusalemme, i Templari rappresentano in Terra Santa, negli anni 1100-1200, il compimento dell'ideale delle Crociate. Sono amati, rispettati e temuti da tutti, compreso il re di Francia che, ammirato dalle loro capacità affida ai Templari di Parigi la gestione delle sue finanze. Eppure per questi prodi cavalieri francesi le cose cambiano repentinamente. Cade il regno cristiano di Gerusalemme e l'Europa ormai guarda altrove. Voci inattendibili e inesistenti, orchestrate ad arte, girano e si intensificano sui Templari, accusati di crimini che toccano l'ordossia religiosa e morale. L'autore ci fa partecipare all'ultima, tragica avventura dei fratelli del Tempio, sacrificati alla ragion di stato.