
Il libro racconta, come in un reportage giornalistico, il viaggio degli studenti e dei pensionati lombardi che in treno raggiungono i campi di concentramento in Polonia. Questo viaggio è già alla quinta edizione di una iniziativa voluta dalla Provincia di Milano. Il treno della Provincia di Milano è stato gemellato con quello dei sindacati Cgil e Cisl di altre Province italiane: in tutto 1200 fra studenti, lavoratori e pensionati, oltre ai giornalisti al seguito.
Venti ore di lentissimo viaggio, sulle tracce dei deportati (605 ebrei che partirono dal Binario 21 della Stazione Centrale di Milano il 30 gennaio 1944). È un lungo viaggio attraverso l’Europa che scava in tutti un segno indelebile.
Assieme ai ragazzi viaggiano, oltre ai pensionati e ai giornalisti, anche musicisti, studiosi e insegnanti.
Durante il viaggio, la carrozza ristorante diventa il centro propulsivo e anche creativo del “Treno della Memoria” che avanza tra i ricordi, senza fermarsi. Infatti, si canta, si leggono i libri-testimonianza di Primo Levi, si fanno riflessioni, aiutati dalle testimonianze degli ultimi sopravvissuti, ci si scambia idee e punti di vista su quegli eventi che sembrano oggi incredibili.
Per gli studenti delle scuole superiori lombarde sono momenti intensi e preparatori alla visita del campo di concentramento di Auschwitz.
Punti Forti
L’importanza del tema, sempre di attualità storica e l’intensità dell’esperienza, vissuta dai ragazzi in un viaggio che lascia un segno profondo perché li mette direttamente e personalmente a contatto con uno dei grandi drammi della storia umana. Il libro si arricchisce di testimonianze e di fotografie.
La prefazione è di Ferruccio De Bortoli, direttore del Corriere della Sera, mentre la presentazione è scritta dall’ex assessore all’istruzione della provincia di Milano, Giansandro Barzaghi.
Il taglio giornalistico rende il testo veloce e coinvolgente.
Destinatari
Largo pubblico, in particolare giovane.
Autrice
Stefania Consenti, pugliese, quarantaquattro anni, laureata in filosofia, è giornalista professionista dal 1995. Vive a Milano dove lavora per il quotidiano Il Giorno.
Si tratta di un libro sotto forma di intervista ad alcuni fra gli ultimi testimoni della Shoah, che sono molto spesso invitati nelle scuole, e quindi vengono a contatto con i ragazzi: Liliana Segre, Nedo Fiano e Piero Terracina.
Il libro si arricchisce delle testimonianze dei maggiori specialisti italiani in materia: Mantelli, Sessi, Sarfatti, Santerini, Chiappano.
Il testo si compone di 6 capitoli: i primi tre con le interviste ai testimoni, il quarto sulla situazione degli ebrei in Italia al tempo delle leggi razziali del 1938, il quinto sul dibattito riguardo le modalità più efficaci per fare Memoria e sull’utilità dei viaggi ad Auschwitz, il sesto sulla didattica della Shoah nella scuola, che presenta anche il lavoro di approfondimento compiuto dagli studenti del liceo classico Tito Livio di Milano.
Punti forti
L’importanza del tema, di attualità storica, connesso alla difficile questione di come fare efficacemente memoria della Shoah sia al presente sia nel futuro, quando verranno a mancare i testimoni. Collegato a questo, il tema del ruolo degli storici e degli specialisti e delle varie iniziative che sono già in atto. Infine il tema dell’insegnamento della Shoah in Italia, che coinvolge la formazione degli insegnanti e implica la trasmissione della Memoria alle nuove generazioni interessando pluralità di voci che si interrogano anche su temi correlati, come l’antisemitismo e il revisionismo.
La prefazione del testo è di David Bidussa, storico e saggista, esperto di ebraismo.
Destinatari
Studenti e insegnanti; pubblico in particolare giovane.
Autrice
Stefania Consenti, quarantasei anni, laureata in filosofia, giornalista professionista dal 1995, vive a Milano dove lavora per il quotidiano Il Giorno. Nella stessa collana ha già pubblicato "Binario 21. Un treno per Auschwitz" (2010).
Tutto quello che c'è da sa$ere su Piazza Fontana la bomba che ha cambiato la storia d'Italia. Le interferenze, i depistaggi, le indagini, i processi in un breve ma documentatissimo saggio che in poche pagine ricostruisce più di trent'anni di vicende giudiziarie, politiche e sociali. Una lettera indirizzata alle nuove generazioni che non hanno vissuto questo capitolo fondamentale della storia italiana.
Il libro contiene tre rapporti della commissione del Senato americano sulle vittime dei crimini dei regimi comunisti, rispettivamente in Unione Sovietica, in Cina e nel Vietnam comunista, pubblicati nei primi anni 1970. Il numero delle vittime del terrore comunista calcolate a quel tempo era di circa 60 milioni, esclusi i caduti in guerra - o per ragioni riconducibili alla guerra - quelle dovute a fattori estranei al comunismo. Oggi questi dati sono largamente superati dalle inchieste condotte dagli specialisti dopo il crollo dell'URSS: Il libro nero del comunismo parla di almeno 100 milioni di morti. In questo centenario della Rivoluzione di Ottobre riproponiamo le stime americane del 1972, come testimonianza di una tappa della drammatica storia del confronto fra comunismo e anti-comunismo.
Robert Conquest ha scritto un ritratto del sanguinario georgiano, che si concentra su alcuni grandi episodi della sua vita e della sua carriera di dittatore, per trarne una riflessione sugli effetti della sua personalità sulla storia del Novecento. Ne esce la figura di un leader paranoico, che, una volta emerso nella nomenklatura postleniniana grazie alla propria abilità di ingannare gli avversari, manipolare i compagni, e ordire intrighi, nessuno riuscirà più a fermare, rivelandosi la sciagura più grande per tutti i popoli del suo impero.
Da grandi letterati e poeti come Isaak Babel' e Osip Mandel'stam, a politici come Bucharin, Zinov'ev e Kamenev, a militari come il generale Tuchacevskij, a cittadini comuni che non sapevano nulla della tragica partita che si stava giocando sulle loro teste: il periodo del Grande Terrore fu una spaventosa ecatombe alla quale, da parte di molti, non si volle credere. Questo libro, spesso elogiato come il "testo definitivo" sugli anni dello stalinismo, conquista non solo per l'autorevolezza delle ricerche ma anche per la sua prosa evocativa e avvincente: Conquest ripercorre come in una cronaca le persecuzioni contro gli oppositori, le violenze per estorcere confessioni, lo sfruttamento e i maltrattamenti nei campi di lavoro, gli assassini in patria e all'estero. Ricco di vicende chiave, costruito grazie a materiali top secret e documenti raccolti negli archivi degli ex servizi segreti sovietici, "Il Grande Terrore" continua ad appassionare per la forza e l'attendibilità delle sue conclusioni, capaci di far luce su fatti rimasti troppo a lungo nascosti e di illuminare così uno dei periodi più tragici del Novecento.
Considerando la memoria come una facoltà culturale piuttosto che individuale questo libro fornisce un resoconto di come le pratiche non scritte vengono trasmesse come tradizioni e nelle tradizioni. La maggior parte degli studi sulla memoria come facoltà culturale si sono occupati soprattutto della trasmissione scritta. L'autore concentra la sua analisi sulle pratiche comportamentali e indaga sull'idea attualmente dominante che i testi letterari possono generalmente essere interpretati come una metafora delle pratiche.
«Un intero universo di significati va perduto se si assumono l'ideologia razziale, l'escalation bellica e la burocrazia dello sterminio come categorie dominanti nella spiegazione dell'Olocausto. E questo perché la domanda "Come mai i nazisti bruciarono la Bibbia ebraica?" richiede un'immaginazione che sappia cogliere cultura, sensibilità e memoria storica del popolo tedesco.» Nel fissare l'obiettivo di questo suo documentatissimo saggio, Alon Confino inaugura un nuovo filone di ricerca nella pur vasta e variegata letteratura sulla Shoah, basato sul presupposto che la «soluzione finale», incarnata da Auschwitz nella prima metà degli anni Quaranta, sia stata anticipata e resa possibile dalla narrazione messianica e rivoluzionaria elaborata dai nazisti dopo l'ascesa di Hitler al potere nel gennaio 1933. Stando a questa storia, gli ebrei - in quanto responsabili di tutti i mali del mondo, dall'alba dell'umanità all'epoca moderna, passando per l'età protocristiana e della Germania medievale, e di ogni forma di corruzione morale, decadenza e degenerazione - rappresentavano un passato che doveva essere estirpato per consentire la nascita di un nuovo impero e di una nuova civiltà. E perché potessero sorgere un nuovo ordine europeo e un nuovo tipo di cristianesimo, anche la civiltà ebraica andava cancellata, recidendo il suo legame storico con le origini culturali e religiose della Germania. Così, bruciando Bibbia e sinagoghe, come avvenne nella cosiddetta «Notte dei cristalli» tra il 9 e il 10 novembre 1938, e che vide la partecipazione attiva o la passiva complicità di cittadini di ogni età e condizione sociale, il nazismo cercò di modificare non solo la plurisecolare storia dei tedeschi e degli ebrei, ma anche di azzerare il ruolo di questi ultimi nella nascita della civiltà cristiana. Secondo Confino, quindi, il germe della volontà genocida non fu inoculato dai nazisti nel popolo tedesco attraverso l'ideologia antisemita o la scienza della razza, bensì promuovendo un fenomeno culturale molto più ampio - un mondo simbolico condiviso di parole, rituali, immagini e fantasie - che portò i cittadini del Terzo Reich, favorevoli o contrari che fossero, a trovare plausibile se non auspicabile la prospettiva di un mondo senza ebrei. Da quel momento la persecuzione e lo sterminio divennero non solo possibili, ma pienamente giustificabili.
Un libro scritto per capire cosa sia la guerra e quali sensazioni essa produca nell'animo umano, con un diario e le lettere di un diretto interessato. La collana Parole di Guerra ha come scopo di riportare alla luce e valorizzare un patrimonio di testimonianze originali sul secondo conflitto mondiale che hanno come scopo quello di indagare e capire quale sia l'atteggiamento dell'individuo comune nei confronti della guerra. Persone semplici che si trovano coinvolte in guerra spesso senza capirne le motivazioni, uomini la cui principale aspirazione era quella di sopravvivere, cercare di vincere la fame, il freddo, la paura e gli altri disagi di ordine materiale e psicologico.