
In questo libro, ricco di un'avvincente documentazione, Giordano Bruno Guerri rilegge la vicenda del Risorgimento e del brigantaggio come una "antistoria d'Italia": per liberare i fatti dai troppi luoghi comuni della storiografia postrisorgimentale (come la pretesa arretratezza e miseria del Regno delle Due Sicilie al momento della caduta) e per evidenziare invece le conseguenze, purtroppo ancora attualissime, della scelta di affrontare la "questione meridionale" quasi esclusivamente in termini di annessione, tassazione, leva obbligatoria e repressione militare. Il Sud è stato trattato come una colonia da educare e sfruttare, senza mai cercare davvero di capire chi fosse l'"altro" italiano e senza dargli ciò che gli occorreva: lavoro, terre, infrastrutture, una borghesia imprenditoriale, un'economia moderna. Così, le incomprensioni fra le due Italie si sono perpetuate fino ai nostri giorni. Alcuni briganti spiccano per doti - umane e di comando - non comuni, come Carmine Crocco, che per tre anni tenne in scacco l'esercito italiano; e così le brigantesse, donne disposte a tutto per amore e ribellione; altri rientrano più facilmente nel cliché del bandito o dell'avventuriero, ma tutti contribuiscono a dare volti e nomi a una triste e sanguinaria pagina della nostra storia, che si voleva cancellare. "Non si tratta di denigrare il Risorgimento, bensì di metterlo in una luce obiettiva, per recuperarlo - vero e intero - nella coscienza degli italiani di oggi e di domani".
Nella storia del brigantaggio e della durissima repressione scatenata dall'esercito sabaudo per il controllo del Sud, finora è stato dedicato poco spazio alle brigantesse, vittime senza diritto di replica della propaganda risorgimentale. Ridotte, nella memoria collettiva, alla stregua di sbandate immorali e sanguinarie, in realtà moltissime imbracciarono il fucile per passione, rifugiandosi nei boschi e condividendo la vita delle bande. Erano spinte, ci racconta Giordano Bruno Guerri, più che da una volontà politica, dalla forza di un istinto profondo, dettato da leggi ataviche e naturali: "Una donna meridionale dell'Ottocento diventa una combattente pronta a tutto se le si impedisce di vivere, amare, accudire; se le si nega la possibilità di essere donna come erano state la madre e la nonna prima di lei, come le avevano insegnato; se le si toccano i figli, il proprio uomo". La storia di Maria Capitanio, figlia di un ricco proprietario terriero, che appena quindicenne si innamorò del brigante Antonio Luongo e si unì alla sua banda. Processata e assolta, preferì suicidarsi piuttosto che continuare a vivere senza il suo uomo. E quella di Filomena Pennacchio, la più celebre delle brigantesse. In seguito all'uccisione del brigante Schiavone, padre del figlio che portava nel grembo, decise di collaborare con il nemico. La sua straordinaria vicenda, dopo essere rimasta a lungo confinata nel mito, è finalmente ricostruita con rigore storico in queste pagine...
La prima guerra mondiale obbliga gli scienziati italiani a scelte combattute. Neutralismo o interventismo? Difendere l'internazionalismo scientifico che parla di pace o raggiungere il fronte per combattere il militarismo prussiano? Il matematico Vito Volterra non ha dubbi e si arruola volontario (a 55 anni!), mentre Tullio Levi-Civita, anche lui matematico, tiene ben salda la bandiera del pacifismo. Ma nel libro troviamo anche la storia dei fisici e di Guglielmo Marconi, premio Nobel nel 1909, e quella dei chimici, in gran parte ostili al conflitto ma pronti a partecipare con impegno allo sforzo bellico del Paese. La scienza serve per vincere le guerre. Quella del '14-18 vede fra l'altro la tragica novità delle armi chimiche, il battesimo militare per aerei e dirigibili, l'invenzione del sonar per la guerra dei sommergibili. La scienza serve anche per costruire la pace, un progetto che i sopravvissuti al bagno di sangue della prima guerra mondiale portano avanti con grande determinazione e tensione etica.
L'affermazione della soggettività e della libertà delle donne, i cambiamenti nelle relazioni tra i generi rappresentano uno dei grandi temi della storia contemporanea. La scena si apre a Londra, nel 1899, sul congresso dell'International Council of Women e si chiude sul passaggio al XXI secolo con uno sguardo alla molteplicità dei femminismi, alle differenze e alla pluralità delle storie. Tra Ottocento e Novecento, le donne diedero vita ad associazioni, movimenti, reti internazionali che elaborarono una specifica cultura politica, misurandosi con i processi di modernizzazione delle società occidentali, con le guerre mondiali e con le trasformazioni sociali ed economiche dell'ultima parte del secolo. L'opera offre un articolato percorso di lettura in cui la narrazione storica si accompagna a un'ampia raccolta di documenti (manifesti politici, brani di saggi, testimonianze letterarie), espressione delle idee, delle teorie ma anche dei sentimenti e delle inquietudini che attraversarono le vite femminili durante il XX secolo.
Il volume raccoglie alcuni tra i più significativi lavori di Eugenio Guccione sulla figura e l'opera di Luigi Sturzo e anche sul rapporto con pensatori ed eventi a lui contemporanei. Si tratta di contributi scritti nell'arco di oltre quarant'anni e sparsi, qua e là, in atti di convegni e in riviste scientifiche e divulgative. Essi si inseriscono organicamente, per originalità e innovazione, nella cospicua produzione dell'autore, noto tra i più impegnati e apprezzati studiosi del pensiero politico italiano e francese e del liberalismo e popolarismo di matrice cristiana. Dall'insieme dei contributi, che tornano alla luce in questa edizione, emergono aspetti e caratteristiche dei progetti di società civile e di Stato del fondatore del Partito Popolare Italiano, che, anche nel terzo millennio, continua a sorprendere per capacità creativa, realismo e lungimiranza.
Il volume ricostruisce le relazioni intercorse tra la Santa Sede e il fascismo negli anni compresi tra il 1919 e il 1925, concentrandosi sul momento iniziale del loro rapporto, quello finora maggiormente lasciato in ombra dagli studi storici. Ripercorrendo le fonti già edite sul tema, e aggiungendo a esse lo spoglio sistematico delle carte conservate presso gli archivi vaticani relative al pontificato di Pio XI (1922-1939), Guasco esplora l'iniziale atteggiamento di diffidenza della diplomazia vaticana nei confronti delle squadre in camicia nera; i mutamenti intervenuti in San Pietro all'indomani della marcia su Roma e della costituzione del primo governo Mussolini, con il suo doppio volto di attenzione nei confronti dell'autorità romana e di attacco contro il clero e il laicato cattolico; il progressivo abbandono del Partito popolare e la liquidazione politica di don Sturzo; la campagna elettorale del 1924 e la drammatica conclusione della crisi innescata dal delitto Matteotti. Corredano il volume 150 documenti, editi e inediti, fonti ecclesiastiche, politiche e diplomatiche che consentono al lettore l'accesso diretto alla documentazione dell'epoca.
Due elementi sono stati peculiari del periodo che si aprì con il 1945: il sistema internazionale fondato sul bipolarismo e la guerra fredda e lo sviluppo economico realizzato fino al 1970 dai sistemi del capitalismo e del socialismo. Le loro storie sono corse a lungo parallele, fino a che è resistita l’autarchia voluta dell’Urss con il rifiuto di entrare nel sistema di Bretton Woods. La convergenza cominciò al principio degli anni settanta, quando si realizzò la distensione e l’Urss dovette aprirsi alle relazioni economiche con il mondo capitalista. Ma nel corso degli anni settanta-ottanta l’Urss non riuscì a compiere il cruciale passaggio alla terza rivoluzione industriale, dovette fare i conti con la globalizzazione e la sua sola potenza militare si rivelò una carta di basso valore. Finiva un’epoca storica dei rapporti fra sistema internazionale e sviluppo economico, segnata dalla stabilità. La nuova edizione di questo libro dedica largo spazio e attenzione all’epoca successiva, quella del capitalismo globale e della rivoluzione telematica, con il multipolarismo economico (Stati Uniti, Europa, Giappone, Cina) e l’unipolarismo politico-militare degli Stati Uniti, tentati dalla carta imperiale e unilaterale ma in difficoltà nel governare un mondo reso fortemente instabile dal moltiplicarsi dei conflitti locali e dal terrorismo islamico.