
Rommel è stato forse il solo comandante tedesco a ricevere attestati di stima dagli stessi nemici. Ma è proprio vero che fu soltanto il servitore efficiente e leale di una causa sbagliata? Diversi elementi sembrano dimostrare il contrario. Il Feld-maresciallo ha sempre mantenuto rapporti stretti con il regime e con Hitler, non si è mai attivamente opposto alla barbarie, non ha favorito in alcun modo i nazisti critici e il suo stesso suicidio è da interpretare come un supremo atto di fedeltà al suo Führer.
In questo volume Jürgen Renn propone un nuovo modo di pensare la storia della scienza e della tecnologia esaminando il ruolo della conoscenza nelle trasformazioni globali avvenute dalle origini della civiltà all'Antropocene - l'attuale era geologica caratterizzata dal forte impatto delle attività antropiche sul sistema terrestre - e indagandone l'evoluzione attraverso le scienze cognitive, la psicologia sperimentale, le scienze della terra e la biologia evolutiva. Il risultato è una inedita storia della conoscenza intesa come pratica che coinvolge dimensioni mentali, materiali e sociali.
Francesco Renda prende come punto di riferimento il 1961, anno in cui viene realizzato il film di Rosi su Salvatore Giuliano, e scrive quella che più volte definisce "una biografia storica" analizzando le fonti con l'obiettivo di proporre al lettore la verità storicamente determinata sul bandito di Montelepre. Intorno a Salvatore Giuliano trasformato in mito tornano ad addensarsi le nebbie sentimentali che lo promuovono a bandito sociale, una sorta di Robin Hood siciliano. Renda lo riporta invece nel quadro temporale della Sicilia del secondo dopoguerra, e bastano i numeri a tracciarne il profilo perché, come scrive lo storico, "i morti ufficialmente attribuiti a Giuliano assommano alla cifra impressionante di 430, per lo più povera gente, contadini innocenti, battaglieri sindacalisti, carabinieri e poliziotti". Questo saggio, proposto nel 2020 in cui cadono i 70 anni dall'uccisione di Salvatore Giuliano, è arricchito da un contributo di Francesco Giuffrida e dalla postfazione di Rosario Mangiameli.
In Marco Aurelio, prima console e poi imperatore romano nel II secolo, Renan ritrova quella stessa passione per la filosofia e la ricerca intellettuale che aveva segnato il suo passaggio dagli studi teologici a quelli filosofici. Scritto nel 1882, come parte del più ampio progetto di una storia delle origini del Cristianesimo, il racconto della vita di Marco Aurelio assume le forme di una profonda riflessione sui concetti di giustizia e tolleranza e del loro rapporto con lo sviluppo politico e sociale dell'uomo. La Roma imperiale riproduce quella tensione tra il pensiero filosofico e l'idea religiosa, che ancora non riesce a trovare una composizione pacifica. Marco Aurelio, fedele alle tradizioni della società romana, non fermerà la persecuzione dei credenti, di cui mal tollerava la spiritualità astratta e irrazionale. Tuttavia, egli sarà sempre un "mite persecutore" e non sarà in grado di fermare lo sviluppo ormai straripante della Chiesa di Roma.
Questo libro ebbe origine da una serie di lezioni che Reischauer, tenente colonnello nell'esercito degli Stati Uniti, tenne durante la Seconda guerra mondiale. "Storia del Giappone" è una ricostruzione storica dell'impero del Sol Levante, dalle origini fino alla nascita della moderna monarchia costituzionale. Il volume è diviso in tre parti: la prima descrive il Giappone tradizionale, gli influssi della ben più alta civiltà cinese e la lunga e complessa stagione feudale; la seconda si occupa dell'ascesa del militarismo, dalla nascita del moderno stato fino alla Seconda guerra mondiale; la terza parte prende in considerazione la rinascita del primo dopoguerra, il radicale cambiamento del ruolo del Giappone negli affari mondiali.
Questo saggio studia il periodo di storia italiana compreso fra il 1430 e il 1560. Dopo aver tratteggiato la fortuna storiografica del Rinascimento, il volume descrive l'evoluzione generale della situazione politica, la tipologia degli stati che si svilupparono nella penisola, la formazione della società di corte, l'emergere di un diffuso mecenatismo artistico utilizzato dalle classi dirigenti con intenti propagandistici e per rafforzare la propria immagine, e la straordinaria fioritura della cultura umanistica. Il volume mostra anche come il Rinascimento italiano abbia esteso la sua influenza sul resto d'Europa e come la società aristocratica europea abbia conservato a lungo cultura e stili di vita elaborati nell'Italia rinascimentale.
L'espansione territoriale dell'Europa negli ultimi seicento anni ha lasciato dietro di sé, una volta terminata la dominazione colonialistica, non solo orientamenti filosofici, innovazioni tecnologiche, espansione industriale e strutture statali, ma anche immensi problemi di ordine politico, economico e sociale, e continenti interamente trasformati. Il volume conduce il lettore alla scoperta delle modalità storiche del colonialismo e dei suoi rapporti con i nodi centrali del pensiero religioso e filosofico occidentale.
L'Europa ha inventato lo stato moderno, ma a tutt'oggi manca uno studio che metta in luce i fondamenti storici comuni dello stato moderno sulla base di una storia comparata dei paesi d'Europa. Il risultato dello studio di Reinhard è un'antropolgia storica della politica europea, una grande ricostruzione che fa dialogare la storia istituzionale con la storia economica, sociale e culturale.