
Mai come alla fine del '500 il fenomeno del banditismo assunse proporzioni così imponenti da contrapporsi al Papato, alla Spagna e al Granducato di Toscana e da divenire strumento di ricatto nella politica internazionale. In questi tempi di inevitabili spietatezze, spicca la figura di Alfonso Piccolomini, duca di altissimo lignaggio, pronipote del coltissimo Papa Pio II. Questo libro narra la vicenda umana, sentimentale e pubblica del Piccolomini, il quale si trasformò in un protagonista temibile e implacabile di una lotta senza quartiere; un eroe da romanzo di cappa e spada, amato dal popolo e temuto dal granduca di Toscana, Francesco I de' Medici. Un libro che narra di amicizie tradite, di alleanze improbabili e di segreti inconfessabili. Quante sincere menzogne si possono annidare nell'animo umano?
La guerra più lunga è quella dei soldati italiani che, dopo l'8 settembre 1943, furono abbandonati in terra straniera ai soprusi e alle violenze di nemici vecchi e nuovi. Benanti, ufficiale medico in Albania presso il 130° reggimento fanteria della «Perugia», dopo l'armistizio si aggregò alle unità combattenti partigiane. Alla liberazione le autorità comuniste albanesi lo sottoposero al regime di internamento e dopo un processo di stampo staliniano fu condannato ai lavori forzati. Rientrò in Italia nel 1948 dopo anni di «agonie, fame, sete, violenze, brutalità, torture, via disumana, angosce interminabili. E partire, partire, partire sempre».
"Più piste sono aperte da questo libro, sconosciute o quasi fino ad oggi: l'identità, la carriera e il comportamento 'sul campo' degli inquisitori; il Santo Uffizio e le donne; l'Inquisizione e la fede popolare; l'Inquisizione e il sesso, immenso terreno completamente inesplorato." Così Bartolomé Bennassar presenta alcuni dei temi trattati in questo volume, vero e proprio testo spartiacque che - nato dalla raccolta di una straordinaria quantità di documenti processuali, carteggi dei tribunali, rapporti degli inquisitori - ha dato vita a una visione del tutto nuova dell'Inquisizione: non solo istituzione avente come obiettivo la difesa della religione e della Chiesa, ma vero e proprio instrumentum regni in mano alla monarchia spagnola. Con una prosa lucida e rigorosa, Bennassar ripercorre la nascita, lo sviluppo e il tramonto dell'Inquisizione nei suoi tre secoli e mezzo di attività; ne esamina protagonisti, procedure e bersagli - ebrei, musulmani, eretici, cristiani "peccatori", streghe; racconta episodi chiave e si sofferma sulle sue conseguenze etiche e sociali. Restituendoci così il quadro inedito di un organismo religioso diventato un potentissimo, e inquietante, strumento politico.
Un classico nel catalogo Morcelliana, la cui prima edizione fu nel 1936 e la seconda, a cura di Massimo Marcocchi che ne ha mostrato l'importanza dal punto di vista storiografico, nel 1977. Scrive Mario Bendiscioli, nell'Introduzione: "le vicende religiose della Germania odierna oltrepassano la sfera della politica ed investono la cultura e la coscienza religiosa in generale. È appunto questo il senso del significato universale delle controversie culturali e religiose del Terzo Reich che ha ispirato il presente tentativo di una esposizione e illustrazione pacata e al possibile obiettiva delle controversie stesse". Proprio per questa loro dimensione culturale e spirituale, oltre che storica, queste pagine conservano oggi la loro sorprendete attualità. Prefazione di Francesco Torchiani.
Cosa si nasconde dietro una civiltà conosciuta per la sua grandezza e il suo splendore? L'immagine dei romani è da sempre ambivalente. Furono conquistatori, ottimi amministratori, valenti giuristi; il loro esercito era invincibile, il loro diritto immortale e universale. Questi meravigliosi traguardi però andavano di pari passo con miseria e violenza, corruzione, immoralità, follia e lussuria. Dietro il candore dei marmi e delle toghe, gli acquedotti, le terme pubbliche, le infrastrutture materiali e amministrative della vita civile, affioravano il brulichio sotterraneo dei disperati, il marciume di una nobiltà decadente e divorata dal vizio, un sistema clientelare che assai di rado premiava il merito. E si tratta di un'ambivalenza che i romani stessi, nella loro letteratura, ci hanno tramandato. Questo libro scava negli aspetti più nascosti della vita dell'Urbe, quelli di cui Roma non poteva certo farsi vanto e che non emergono facilmente dai racconti celebrativi dei condottieri e delle battaglie. Un viaggio alla scoperta delle fondamenta profonde di una civiltà che ebbe un successo incomparabile, costruendo un impero durato quasi mille anni. Le impressionanti somiglianze con la nostra cultura, pur nelle innegabili differenze, inducono inevitabilmente a riflettere sul significato reale della civiltà come siamo soliti intenderla, sul valore della politica, sulla natura stessa di una convivenza complessa.
Da Napoli a Londra, da Parigi a Madrid, un affascinante viaggio storico attraverso borghi e capitali, piazze e periferie, emergenze architettoniche e sistemi urbani che hanno costituito l'elemento decisivo dell'identità europea. Iniziando dal distacco dal mondo antico del X secolo, l'autore segue il formarsi della città in epoca medievale. Dal 1350 inizia il momento della stabilizzazione e della rifinitura, il momento delle teorizzazioni. Dal 1500 al 1600, con la scoperta e la colonnizzazione di nuove terre, la città europea si confronta con altre realtà per giungere nel XVII secolo al formarsi delle città come capitali nazionali, sede delle corti. L'impatto dell'industrializzazione infine trasforma radicalmente le città europee e arriviamo alle nostre città, con i loro problemi sempre più scottanti che attendono una soluzione.
Questo è un grande libro sullo scenario fisico delle città europee, il cui carattere di persistenza nel tempo attraversa le altre vicende storiche e diventa un canale di comunicazione insostituibile tra presente e passato, ma anche di condizionamento del presente sul futuro. È la stabilità, infatti, che dà risalto e significato al fluire delle esperienze diverse di ogni generazione, ciò che costituisce l'identità dei luoghi in cui viviamo. Da una città all'altra dell'Europa attraverso i secoli, Leonardo Benevolo ravvisa una tradizione urbana europea riconoscibile. Scopriamo ad esempio che i monumenti non si isolano dalla città, ma si affacciano sugli spazi comuni e con le loro facciate li arricchiscono, andando a fondare la nostra tradizione urbana. Una tradizione basata sulla molteplicità, sull'imperfezione, sull'aderenza ai valori della vita quotidiana.
Questo libro si propone di affrontare in modo nuovo la questione del crimine organizzato italiano nella seconda metà del XIX secolo, utilizzando la categoria di "classi pericolose". Questa impostazione è diversa dalla prospettiva, comunemente adottata, che punta viceversa a studiare il crimine organizzato ottocentesco ex post, per cosi dire, "dall'oggi", e cioè a partire dalle forme e dalle strutture che la criminalità organizzata si è data durante il secondo dopoguerra. Vi è al fondo di questa prospettiva un residuo di un pregiudizio di stampo romantico, l'idea per cui vi siano dei soggetti separati, "i criminali", intesi come un popolo a parte, portatore di inequivocabili stigmate comportamentali e attitudinali che li rendono sempre uguali a sé stessi malgrado il tempo trascorso. L'adozione del modello delle "classi pericolose" consente invece di muoversi in direzione opposta, basandosi sulla concezione del crimine condivisa nell'Ottocento. Tutto ciò ha conseguenze importanti. Piuttosto che considerare, ad esempio, l'analisi della mafia delle origini come una sorta di premessa utile a sceverare le radici lunghe di pratiche criminali che daranno poi luogo nel XX secolo a "Cosa nostra", esso invita invece a immergersi nella confusione dei discorsi e delle pratiche di quell'epoca.