
Stragi di civili inermi, eccidi, brutalità: quanto è accaduto tra gli abitanti e gli eserciti di occupazione che si sono susseguiti nella provincia di Frosinone ha toccato un tale livello di violenza da rendere unica l'esperienza della popolazione. Al centro dell'indagine è la percezione del conflitto incredibilmente rimossa da parte degli abitanti. Baris ricostruisce gli avvenimenti, i racconti, i ricordi, alla ricerca del perché continui ad essere assente la memoria pubblica, perché la guerra sia considerata ancora un evento drammatico ma inevitabile e permanga l'incapacità di cogliere la violenza pur conservandone il ricordo.
Nel giugno del 1943 il tenente di complemento Mariano Barletta, in servizio alla capitaneria del porto di Napoli e insegnante all'istituto nautico, riceve l'ordine di partire per una base nelle isole Ionie. Prima destinazione: Santa Maura e poi Cefalonia. Sull'isola che sarà teatro dell'eroico sacrificio della divisione Acqui trucidata dai nazisti dopo l'8 settembre, ha inizio l'odissea del tenente Barletta: la resistenza, le speranze gli aiuti che non arriveranno mai, l'eccidio, la sopravvivenza, la clandestinità e poi la fuga insieme a un piccolo gruppo di scampati, fra cui spicca l'indimenticabile figura del temerario tenente De Angelis che morirà di stenti e malaria.
Un vecchio popolo disperso e decimato, sotto l'impulso di un'ideologia nuova radicata nella memoria antica, il sionismo, ritorna alla terra che lo ha visto nascere, strappa l'indipendenza a un ambiente ostile, si forgia in uno Stato-nazione moderno e lo foggia nelle fattezze insite nei costumi ancestrali della sua tradizione, lo ricuce con la lingua degli avi, conquista con una lotta aspra il diritto alla "normalità", senza rinunciare perciò a rivendiacare una radicale alterità, e si dota di una temibile potenza militare, che è prima il suo mezzo di sopravvivenza e diventa poi strumento di dominio fino alla modernizzazione sociale, al prezzo però anche della brutalizzazione, della violenza, della "latente guerra civile" che investe la società e poi tragicamente la politica; fino al 4 novembre 1995, quando un giovane fanatico assassina uno dei principali responsabili del processo di pace, Rabin, il Primo ministro di una Repubblica democratica ormai inserita a pieno titolo nel novero delle nazioni "moderne" e che vive oggi la propria "normalità" nelle sue manifestazioni più complesse e drammatiche.
Nella prima metà dell'Ottocento, P. T. Barnum (così preferiva essere chiamato) è stato l'inventore dello «spettacolo più grande del mondo», il pioniere dell'industria dell'intrattenimento, forse anche la prima persona a intuire praticamente come un evento può essere usato nella società di massa per orientare l'opinione comune. Ha fatto questo prima con il suo Museo Americano, dove esibiva animali strani e umani «diversi», alcuni reali, alcuni solo artefatti, dopo con il suo proverbiale Circo che rimarrà in giro per il mondo per i successivi 147 anni. Esagerato, rinomato per le sue trovate pubblicitarie, fu anche un impresario enormemente famoso ed influente, un vero self-made man nato povero diventato milionario e un astuto talento d'affari capace di efficaci colpacci divertenti per chi non ne era vittima, il tutto condito da un esplicito propagandismo di rettitudine cristiana. Questa autobiografia è scritta con lo stesso immaginoso impeto con cui viveva e divenne ai suoi tempi un immediato bestseller. È un manuale su come si diventava ricchi in un paese giovane e avventuroso, un'analisi di psicologia dell'intrattenimento, oltre che il racconto di una vita perfettamente a proprio agio nei suoi tempi. Si è detto dei suoi freaks che rimitizzavano della natura ciò che la scienza andava disincantando. Di certo P. T. Barnum ha insegnato agli americani a unire il divertimento con lo stupore per lo straordinario - qualcosa di simile a ciò che accadeva in letteratura con la narrativa «gotica» -: una forma di spettacolarità che poi gli americani hanno insegnato al mondo, con Hollywood e la televisione. Iniziava così una tendenza oggi imperante, quella della meraviglia che distrugge se stessa con l'eccesso di meraviglia.
Si completa con questo volume, che si apre nel segno neoclassico di Canova, il disegno di una storia dell'arte italiana ricostruita attraverso il continuo raffronto degli scritti di artisti, committenti, critici e storici. Il volume si apre con Canova, con l'interesse per la mitologia e la classicità, fonti di ispirazione per i grandi personaggi pubblici (da Napoleone alle restaurazioni) e privati, per giungere sino alla formazione del nostro stato unitario, con i suoi profili figurativi complessi e spesso discordanti, con molte lingue locali e ideali diversi.
Nel 4500 avanti Cristo a Lipari già si producevano bicchieri in vetro vulcanico, esportati in tutto il Mediterraneo. Fin da questa prima traccia, agli albori della storia umana, la Sicilia si presenta sulla scena mondiale come un luogo in cui convergono e da cui si irraggiano popoli, culture, politiche, merci. Provoca quasi un senso di vertigine guardare la profondità della sua storia, la ricchezza, la complessità e la varietà di questi sedimenti millenari. Questo libro prova a entrarci dentro scegliendo eventi decisivi, personaggi noti e meno noti, libri, merci, cibi. Rovesciando mappe precostituite e portando al centro ciò che fino ad ora si era lasciato al margine, costruisce un percorso guidato da una chiave di lettura originale e innovativa. Un lavoro collettivo che allarga lo sguardo e lo sincronizza con le grandi questioni del nostro tempo.
Giurista pubblico, amministratore, patriota ed esule, ma anche statista di caratura internazionale, in grado di offrire un fondamentale contributo alla costruzione dello Stato unitario, senza mai perdere il collegamento con la realtà locale, con le sue radici netine, con gli affetti familiari: è questa la cifra politica e culturale di Matteo Raeli, illustre protagonista del Risorgimento italiano. Il volume, frutto di un Convegno realizzato in occasione del bicentenario della nascita, ripercorre gli snodi cruciali della sua biografia, rileggendo da una prospettiva inedita il rapporto tra Centro e Periferia e le vicende della sua città natale, Noto, avanguardia delle trasformazioni che caratterizzano il passaggio dalla Destra alla Sinistra storica, fucina di classi dirigenti tra le più colte e preparate dell'Italia liberale.
A differenza della tradizionale interpretazione "risorgimentista", che sottolinea la discontinuità tra la tirannide e la libertà sabauda, i saggi di questo volume intendono dimostrare come l'eccezionale crescita economica e sociale di Catania trova le sue profonde radici proprio nell'Ottocento borbonico, quando l'elevazione a Capovalle e la formazione di una robusta borghesia delle professioni e del commercio proiettano la città a terzo polo urbano della Sicilia. Si spiegano così processi in apparenza contraddittori, come la prudenza politica dell'élite locale (sospesa fino all'ultimo tra lealismo al cadente regime ed adesione al nuovo Stato unitario), la vitalità "patriottica" del mondo giovanile universitario e l'ampiezza della rete cospirativa provinciale, autentico "motore" dell'unificazione nazionale. La ricerca apre scenari ancora inesplorati come la risposta di "genere" al crollo dello Stato, le sfide amministrative dei primi Sindaci "italiani" e la reazione dei "vinti" che tra clandestinità ed esilio maltese tentano un impossibile ritorno al passato.
La Sicilia e la sua storia sono condizionate da un lungo elenco di stereotipi. Quello della Sicilia-isola, ovvero la terra chiusa dal mare e quasi 'sequestrata' alla civiltà europea, capace soltanto di conservare nei secoli il nocciolo duro di un'antropologia caratterizzata dal codice d'onore. O quello della Sicilia-nazione, rivendicata dai separatisti di ieri e di oggi. Per arrivare a quello più forte della Sicilia terra di mafia, suo tratto fondativo, che spiegherebbe il primato mondiale della criminalità organizzata, dalla presunta setta segreta dei Beati Paoli a oggi. Questa storia della Sicilia è invece un invito a riscoprire i suoi molti e altri volti, spesso dimenticati o trascurati: quello della Sicilia-mondo, luogo aperto di civiltà e di scambi culturali e mercantili; quello della Sicilia urbana, terra antica e moderna di città popolose e socialmente complesse, dalle poleis greche alle 'metropoli imperfette' del presente; quello della Sicilia ricca di sapere scientifico coltivato nelle Accademie e nelle Università; quello della Sicilia culla di bellezza, scrigno di ineguagliabile patrimonio di beni artistici, monumentali e paesaggistici. Un libro, dunque, che si propone di riscoprire le profonde radici multiculturali dell'isola e le continue trasformazioni economiche, sociali e ambientali che ne hanno plasmato un'identità 'plurale'.
Questa introduzione alla storia contemporanea, in tutti i suoi vari aspetti, ne coglie la radicale diversità rispetto alla storia moderna, e fornisce tutte le principali chiavi di lettura per comprenderla. Geoffrey Barraclough, nato nel 1908, ha insegnato all'Università di Liverpool, alla London School of Economics, a Oxford e a Brandeis (Massachusetts).
Borovnica '45 racconta le vicissitudini di guerra di un ufficiale dell'esercito italiano inviato al confine orientale d'Italia durante la seconda guerra mondiale.