
Gli ebrei, negli anni del fascismo, videro le loro identità e le loro vite progressivamente limitate, sopraffatte, annientate. Alla vigilia del ventennio essi costituivano una minoranza pienamente integrata nella vita nazionale, con proprie caratterizzazioni che venivano riconosciute dal Paese. La svolta politica del 1922 segnò una profonda cesura col periodo precedente, portando al potere un'Italia gretta, ultranazionalista, sempre più "cattolicista" e aperta agli antiebraismi connessi. Questo libro narra la storia della vita e della persecuzione degli ebrei negli anni che vanno dalla "marcia su Roma" alla definitiva vittoria degli eserciti alleati e dell'insurrezione partigiana.
Rincorrendo la massa stracciata dei senzatetto che vivevano di mille espedienti o i nobili ricchi di ville e palazzi, l'autrice analizza cosa voleva dire avere una dimora o esserne privi, cosa significava mettere su casa, che rapporto c'era tra casa e famiglia. Poi la curiosità si spinge oltre la soglia delle abitazioni permettendo di scoprire chi preparava il cibo e cosa si mangiava, come si è trasformata la dieta e come si stava a tavola, come ci si riparava dal freddo e ci si faceva belli.
Con l'invenzione della stampa a caratteri mobili, introdotta da Johannes Gutenberg nel 1455, il libro diventa un fantastico strumento di diffusione delle idee, ma il mondo ecclesiale, che inizialmente crea e sostiene le prime officine tipografiche in Italia, ben presto comprende come attraverso la stampa si possano diffondere dottrine considerate eretiche o devianti. Dal terrore di perdere il monopolio culturale nasce così a metà Cinquecento l'Indice dei libri proibiti che, con la sua Congregazione, influirà sulla cultura europea per oltre quattro secoli. Il libro di Andrea Sarto ripercorre le vicende della Congregazione dell'Indice mostrandola come una struttura molto ramificata, densa di chiaroscuri, i cui stessi membri spesso dimostrano perplessità e dubbi sostanziali sull'efficacia pratica del controllo della stampa messo in atto attraverso gli Indici. Una progressiva perdita di significato che culmina, per decisione di papa Paolo VI, con la sua definitiva soppressione.
È una visione globale di un mondo artistico rimasto inesplorato da parte degli europei. Sono fenomeni estesi su un territorio vasto, variegato e fertile nelle sue componenti, riconducibili a denominatori comuni, ma nel rispetto delle singolarità di ogni artista. Una vasta documentazione iconografica arricchisce questa opera unica, di uno storico che ha dedicato la sua ricerca all'arte latinoamericana.
Biografia di Maria Borgato, donna semplice e mite, che a Padova, dopo l'8 settembre 1943, mette a repentaglio la propria vita per salvare quella di prigionieri di guerra. Muore nel campo di concentramento di Ravensbrück (Prefazione di Livia Turco).
«Non siamo mai stati così liberi come sotto l'occupazione tedesca. Avevamo perduto ogni diritto e prima di tutto quello di parlare; ci insultavano apertamente, ogni giorno, e dovevamo tacere; ci deportavano in massa, come lavoratori, come ebrei, come prigionieri politici; ovunque - sui muri, sui giornali, sugli schermi - ritrovavamo l'immagine immonda e insulsa che i nostri oppressori volevano darci di noi stessi: ma proprio per questo eravamo liberi. Il veleno nazista si insinuava nel profondo dei nostri pensieri e quindi ogni pensiero giusto era una conquista; una polizia onnipotente cercava di costringerci al silenzio e quindi ogni parola diventava preziosa come una dichiarazione di principio; eravamo braccati e quindi in ogni nostro gesto gravava il peso dell'impegno. Le circostanze spesso atroci della nostra lotta ci rendevano finalmente in grado di vivere, senza trucchi e senza veli, questa situazione straziante, insostenibile che chiamiamo la condizione umana».
Pur dominando un territorio limitato e periferico, i Gonzaga sono stati una delle famiglie più importanti d'Europa, protagonisti per secoli della storia italiana. Signori di Mantova, poi marchesi e duchi, si imparentarono con gli Asburgo e annoverarono inoltre nei loro ranghi due imperatrici e una regina di Polonia. La costante promozione delle arti trasformò Mantova in una delle capitali della cultura del Rinascimento. Ai capolavori di Pisanello e Mantegna si aggiunsero nei secoli le meraviglie della Celeste Galleria e i prodigi della musica e del teatro. La cerchia letteraria poté contare su nomi come quelli di Boiardo, Ariosto e Baldassarre Castiglione. Ma come è stato possibile per questa casata ritagliarsi una simile posizione nel mondo e conservarla per quasi quattro secoli? Che origini ha avuto? E a cosa fu dovuto tanto successo? Un affresco ricco di sorprese, una storia di guerre e di congiure, una lotta per la sopravvivenza prima e per la supremazia poi, attraverso cui si dipana, come in un racconto, la vicenda dell'Italia dal medioevo delle grandi abbazie sino all'età comunale e ai principati.
Francesco II Gonzaga e Isabella d'Este furono due protagonisti dell'Italia del Rinascimento. Trasformarono una piccola città come Mantova in uno dei centri culturali e politici del continente e vissero pericolosamente tra intrighi, guerre e congiure.
La sera del 12 dicembre 1969 un uomo varca il portone della Questura di Milano. Anarchico, ferroviere, l'uomo, Giuseppe Pinelli, deve essere interrogato per dire ciò che sa di un gruppuscolo ai margini della galassia anarchica, il "Circolo XXII Marzo", capeggiato da un ballerino, Pietro Valpreda. In quel plumbeo giorno di dicembre, un massacro ha insanguinato Milano e atterrito l'Italia per la bomba esplosa alla Banca Nazionale dell'Agricoltura in piazza Fontana: 17 morti, 80 feriti. A rileggere oggi questo libro, quarantanni dopo, che assomma gran parte di "Pinelli: un suicidio di Stato" a due capitoli di "La politica della strage", non viene voglia di aggiungere o cambiare nulla, la ricostruzione resta ancora del tutto convincente, ma, e è quel che più sorprende, anche la chiave di lettura non è invecchiata, perché, nonostante la passione e la militanza, più che l'ideologia valse già allora il desiderio di verità. D'altra parte, com'è stato evidente anche nelle parole che a quegli eventi ha dedicato quest'anno il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, le trame eversive che tra la fine degli anni sessanta e l'inizio del decennio successivo misero a dura prova l'Italia restano episodi oscuri, in gran parte misteriosi, anche se è inequivocabilmente evidente che i gruppi terroristici di destra e di sinistra allora attivi godettero di più di qualche connivenza tra apparati dello Stato "deviati". (Introduzione di Cesare De Michelis)