
Finalmente torna il "Liber monstrorum", uno dei testi più affascinanti dell'alto Medioevo occidentale. In una nuova edizione critica Franco Porsia fornisce testo latino e traduzione di questo enigmatico capolavoro del IX secolo, nato nel Settentrione europeo e scrigno di culture diverse dove la tradizione dell'antico si salda alla scoperta della difformità e del 'diverso'. Uomini, bestie, genti dalle caratteristiche straordinarie, terre inesplorate di un'epoca esposta alla meraviglia: grazie agli ampi apparati critici, si entra in un mondo sconosciuto che oltre curiosità, emozioni e paure. La lettura del "Liber monstrorum" è un'esplorazione nell'infinito modo che ha la Natura di proporsi di fronte ai segni della fragilità umana e ai limiti della conoscenza. L'universo eccessivo di questi 'mostri' sposta in avanti i confini del sapere che il Medioevo, fra sogni, rivelazioni e segreti, trasmette al mondo contemporaneo
Sullo scorcio del XVII secolo a Monte San Savino, dove prospera una vivace comunità ebraica, la storia di un singolare processo criminale che inizia a seguito di una rissa per interessi fra ebrei, ma nel cui corso vengono formulate a carico dell'ebreo Graziadio Portaleone, che ha ferito alcuni membri della famiglia Usigli, ben più gravi accuse di "commercio carnale" con la giovane cristiana Orsola Fucini: una pratica vietata, attentamente sorvegliata dal Santo Uffizio e dall'Inquisizione e puntigliosamente perseguita dai bandi del bigotto granduca Cosimo III. L'opera delinea un quadro vivo e sofferto dei rapporti tra ebrei e cristiani nella Toscana granducale di fine '600, ripercorrendo parallelamente la storia delle due famiglie ebree protagoniste dell'episodio, gli Usigli e i Portaleone, le cui vicende si snodano per un arco di circa tre secoli.
Qual è il significato delle Fosse Ardeatine? Quale memoria ha lasciato la strage nazista compiuta a Roma il 24 marzo 1944, come rappresaglia dell'attentato partigiano di via Rasella, in cui il giorno prima erano morti 33 tedeschi? E quale rapporto si può istituire tra il ricordo di quella strage e l'identità collettiva di un'intera città? L'eterogeneità sociale e politica delle 355 persone uccise fa delle Fosse Ardeatine un avvenimento emblematico, che lega insieme "tutte le storie" di Roma: a cadere sotto il piombo tedesco furono infatti generali e straccivendoli, operai e intellettuali, commercianti e artigiani, un prete e 75 ebrei; monarchici e azionisti, liberali e comunisti, ma anche persone prive di appartenenza politica. Protagonista assoluta del libro è la voce diretta dei portatori della memoria: duecento intervistati, di cinque generazioni, e di diversissima estrazione sociale e politica (compresi fascisti ed ex fascisti). Le vicende personali dei superstiti e dei protagonisti mostrano come tutti abbiano convissuto, e convivano ancora, con una drammatica eredità. Ancora oggi, in modo singolare, le Fosse Ardeatine rappresentano un banco di prova della coscienza delle nuove generazioni. Raccolte da Alessandro Portelli, le voci di questo libro danno adito a una ricostruzione di grande respiro corale, che si struttura attorno all'elaborazione e alla fissazione di un linguaggio. Ed è il linguaggio, alla fine, a farsi storia: una storia parlata; parlata a Roma.
Un libro illustrato dedicato a chi voglia entrare nel mondo della litografia, ripercorrendone la sua storia, conoscendone le tecniche. Il volume contiene immagini dalle opere di artisti come Goya, Géricault, Daumier e Toulouse-Lautrec, Renoir e Picasso. Nei saggi monografici studiosi internazionali guidano alla scoperta del fascino della litografia e insegnano a riconoscere i capolavori e gli artisti che li hanno eseguiti.
Guerra e informazione. Un binomio conflittuale e difficile, perché l'informazione vera, secondo l'autore, non piace a chi fa le guerre. Il paradosso dell'era della comunicazione globale e delle notizie in tempo reale, del dominio dei grandi network televisivi, è che non si è mai stati così lontani dalla guerra, dalla reale linea del fronte: il reporter si trova in una trincea mediatica, assediato da restrizioni e imposizioni, da manipolazioni e propaganda, mentre è sempre più difficile trovare gli spazi per approfondire le notizie, ci si riduce alla cronaca, ai luoghi comuni e alle frasi fatte. Un giornalista italiano ripercorre in questo volume i principali conflitti dell'era della comunicazione globale e li analizza alla luce di queste considerazioni. Giovanni Porzio, che ha trascorso gli ultimi venticinque anni sui fronti più caldi di Medio Oriente, Africa, Asia e Balcani, è stato testimone di quello che racconta. Dai deserti africani alle montagne afghane, svela i meccanismi occulti della propaganda e della disinformazione, in una riflessione sul mestiere dell'inviato "sulla linea del fuoco" che è anche un'indagine sul ruolo dei media.
1° ottobre 1943, l'esercito anglo-americano entra a Napoli. Inizia una lunga convivenza con i militari stranieri che si rivela difficile e controversa. Soprattutto per le donne. Considerate, di volta in volta, traditrici o eroine, oggetti di violenze o degne di sostegno, indotte alla prostituzione o salvate da felici matrimoni. La vicinanza «con lo straniero, con il 'diverso', creò un clima particolarmente favorevole alla 'promiscuità', all'innamoramento che coinvolse le donne di tutti gli strati sociali. Mentre molti uomini erano stati catapultati dalla guerra oltre i confini delle proprie città, dei propri Paesi, sperimentando abitudini, costumi, fisionomie differenti, la diversità s'impose alle donne nelle proprie case, nei contesti di sempre, seppur profondamente stravolti dalla guerra».
Maria Porzio interpreta le relazioni tra 'occupanti' e 'occupati' e rilegge quegli anni nelle città centro-meridionali attraverso i rapporti tra donne e uomini.
L'etnografia antica ha il suo vertice nel filosofo stoico Posidonio di Apamea (135-50 a.C. circa), una mente universale alla Leonardo, che nelle Storie purtroppo giunte fino a noi solo in frammenti - elimina con l'autopsia secolari pregiudizi nei confronti dei barbari e con un'accurata critica delle fonti errori e leggende, spiegando con una salda teoria filosofica l'uguaglianza di fondo e al contempo le diversità tra i popoli. Al centro delle sue ricerche, che riguardano comunque tutte le genti gravitanti attorno al mondo greco-romano, ci sono i Celti, coraggiosi, forti e sani, contrapposti ai popoli orientali, in piena decadenza tra lussuria e superstizione. Ma Posidonio si rivela anche grande scrittore, capace di descrizioni precise e divertenti in uno stile limpido e vivace. Non è certo un caso che Cesare, Diodoro, Strabone e Plutarco gli siano profondamente debitori.
Non vi è comune italiano che non gli abbia dedicato una via, una piazza, una lapide, un monumento, una scuola o un teatro. Sembra che non ci sia località che non possa fregiarsi del titolo di una sua visita o di una sua presenza anche fugace. Anche all'estero, la notorietà di Garibaldi è grande, attestata da monumenti, dalla toponomastica e dall'ampiezza di una leggenda pressoché universale che lo considera "Eroe dei due mondi", invincibile combattente nell'America del Sud e in Italia, vincitore sui campi di battaglia di Francia. Idolatrato dai democratici di tutto il mondo, è stato il simbolo degli ideali di libertà e giustizia, di indipendenza dei popoli e di emancipazione delle masse popolari. Nel volume vengono descritte le luci ma anche le molte ombre dell'unico eroe vincente nella nostra storia nazionale.
La Seconda Lettera ai Tessalonicesi annuncia un misterioso soggetto destinato a contrastare la furia imminente del Figlio della Perdizione. In oriente nel VII secolo l'annuncio paolino è riferito al più potente e ultimo "re dei greci e dei romani". Più tardi, in occidente nuove figure messianiche improntano le attese profetiche: il "re dei franchi", il pastore angelico, il secondo Carlo Magno e infine il popolo delle città. Il libro illustra i più diffusi vaticini, apocalissi e sibille medievali: testi oscuri e allusivi si rivelano raffinati strumenti di propaganda politico-religiosa. Proiettando nei tempi finali conflitti di potere storicamente presenti, restituiscono con la forza del linguaggio simbolico le concezioni della sovranità proprie di un'epoca.
Per comprendere l'enigmatica lettera inviata da Dante ai cardinali nel 1314 in vista dell'elezione papale non è sufficiente un'analisi letteraria: l'originale ricerca filologica e storica di Potestà permette di accedere al pensiero politico di Dante e alle sue speranze per la Chiesa del XIV secolo.
Il Cinquecento e il Seicento furono segnati da uno scontro di civiltà tra l'Occidente cristiano e l'Oriente musulmano? Per rispondere a questa domanda, ancora molto attuale, Géraud Poumarède ha raccolto e analizzato una vasta documentazione proveniente dagli archivi del Vaticano e dalle biblioteche nazionali di Venezia e Parigi. Questa accurata indagine gli ha permesso di sviluppare una riflessione originale e innovatrice, spesso iconoclasta, sui conflitti che oppongono gli europei e i turchi durante il XVI e il XVII secolo. Certo, le ripetute e rovinose incursioni turche generano nel mondo cristiano la nascita di una cultura dello scontro. Il nemico viene percepito come un infedele, un barbaro e successivamente un tiranno. Profezie e piani di conquista proliferano per annunciare la fine imminente dell'Impero ottomano. Lo scontro sembra assumere una dimensione globale e strutturarsi come una crociata. Gli appelli alla mobilitazione lanciati dal Papa raccolgono una flebile eco presso i sovrani del tempo. Sul campo di battaglia, gli uomini della guerra contro l'Infedele sono per la maggior parte dei soldati fanfaroni e non dei "guerrieri di Dio". Questo approccio consente una ridefinizione dei rapporti tra le potenze occidentali e l'Impero ottomano che non esclude l'instaurazione di legami pacifici e di strette alleanze.