
Il racconto del partigiano ribelle per amore che partecipa alla Resistenza assicurandosi di sparare senza odiare l'ingiusto aggressore rappresenta l'epilogo di una lunga tradizione che accompagnò l'Azione cattolica per tutta la prima metà del Novecento. Proprio la convinzione di poter scendere sul campo di battaglia senza astio verso il nemico, infatti, era stato perno sul quale si era fondata l'intera propaganda volta alla formazione di giovani soldati pronti a sacrificarsi per la patria in armi. Questo modello ebbe particolare successo nel corso della storia associativa e, non a caso, venne riproposto (con i giusti adattamenti) anche per "giustificare" la presenza dei cattolici nella guerra di liberazione nazionale. Il volume si pone dunque l'obiettivo di indagare le impostazioni culturali, pedagogiche e catechetiche espresse dal ramo giovanile dell'Azione cattolica verso il tema della liceità della violenza e della lotta armata nei difficili eventi successivi all'8 settembre e di delineare il ruolo avuto dall'organizzazione nel supportare, indirizzare e indicare la via ai propri soci militanti.
Questo originale sguardo di indagine getta ulteriore luce sull'apporto dato dalla più grande associazione laicale giovanile presente nel paese in quel periodo al processo che portò i giovani aderenti a definire una specifica coscienza resistenziale anche attraverso un costante richiamo a quanto appreso nei circoli associativi.
Può sembrare curioso, ma attorno al vino ruota una gran parte dell'identità di Greci e Romani: miti, regole di galateo, codici di comportamento, visioni etiche e filosofiche, religione e molto altro ancora. Con il vino gli eroi di Omero pregano, danno ospitalità e siglano accordi; nella Grecia classica il vino è l'imprescindibile fulcro attorno al quale ruota il simposio, quella 'bevuta collettiva' in cui si rafforzano i vincoli d'amicizia, si intrecciano discorsi, si corteggiano ragazzi e cortigiane; nelle città greche e poi a Roma la prima coppa di vino è l'emblema di un vero e proprio rito di passaggio verso l'età adulta. Senza contare che il vino è il dono di un dio. Bisogna saperlo bere: mescolarlo con acqua, condividerlo con gli altri, centellinarlo e mai tracannarlo, consapevoli che è lo strumento con cui misurare di volta in volta la propria capacità di controllo. Con la lievità di un brindisi, questo libro ci offre una visione originale e vivida della straordinaria cultura di cui siamo figli.
«Secondo una celebre e fortunata espressione omerica, le parole sono alate: non tanto come gli uccelli, ma piuttosto come le frecce, che tagliano l’aria veloci per andare dritte al bersaglio e far breccia nel cuore di chi le ascolta. Da sempre i Greci sanno che la parola serve a convincere, a mostrare che cosa è vero e che cosa è giusto. Ma sanno anche che essa ha in sé una forza magica: può trasformarsi in incantesimo, capace di dominare e di trascinare l’animo di chi ascolta; di ammaliare come la musica e di curare come una medicina; ma, soprattutto, di ingannare e di illudere.»
Per gli antichi le Sirene erano mostri orripilanti, per metà uccelli e per metà donne. Eppure, esse avevano qualcosa che le rendeva irresistibili: la voce, suadente e ammaliatrice. Insieme ad altre figure mitologiche a loro affini come Circe, Calipso ed Elena, le Sirene sono in questo libro le protagoniste della prima tappa di un cammino che, partendo da Omero e a Omero ritornando, si concentra sull’Atene del V secolo, la città della democrazia e della parola. Ripercorrendo storie poco note e celebri passi di prosa e di poesia, Laura Pepe indaga le incredibili potenzialità di peithó, persuasione, la parola che insieme seduce e convince. Sovrano potentissimo, la parola è capace di compiere le imprese più divine: sa convincere del vero e del giusto, ma può anche illudere e ingannare. Scopriremo la sua forza in queste pagine, guardando ai protagonisti della politica che arringano il popolo riunito in assemblea, agli accusatori e agli accusati che si industriano a convincere i giudici del tribunale e, infine, a quei maestri di persuasione che furono i sofisti. E ancora una volta saremo grati alla Grecia antica, che – tra storia, mito, poemi e filosofia – ha dato forma al nostro modo di pensare e di confrontarci con il mondo.
La Grecia che abbiamo imparato a conoscere e ad amare dall'epica, dalla tragedia, dalla storia è ricchissima di straordinarie figure di giovani uomini e giovani donne. Achille è l'eroe che a una vita lunga e incolore preferì la brevità di un'esistenza spezzata ma piena di gloria. Gli fa da contraltare il mite Telemaco: il figlio obbediente che vive nell'ombra di un padre mai conosciuto. E c'è Antigone, la vergine che, in un fragoroso assolo, osa levare la sua voce di dissenso. E Oreste, il figlio che uccide la madre per dare giustizia al padre. Fin qui il mito. Poi c'è la storia, che ci ha lasciato memoria dell'ambizioso Alcibiade, interprete perfetto di un tempo di cambiamenti nella cornice della guerra più atroce di Grecia. E come non ricordare Alessandro? Colui che osò sognare l'impossibile e che l'impossibile riuscì a realizzarlo, riunendo il mondo sotto di sé. Ma ci sono anche le figure femminili tratteggiate dai versi di Saffo, che ancora ci emozionano per la potenza dei sentimenti che esprimono. In queste pagine avvincenti le gesta, i desideri, le passioni di ragazzi e ragazze della Grecia antica cui dobbiamo essere tutti debitori per aver messo in discussione la tradizione e osato il nuovo.
Che cosa sappiamo di Sparta? Città guerriera, popolata di eroi programmati per combattere a difesa della patria senza temere la morte. Società dove il singolo non conta di fronte alla comunità. Sparta è la pólis severa che senza pietà elimina i bambini imperfetti e sottopone i superstiti a un addestramento durissimo. Soprattutto, Sparta è l'antitesi di Atene: se questa è la culla della democrazia, della filosofia, della poesia, della libertà, Sparta è la roccaforte dell'oligarchia, città senza cultura, austera ed essenziale. Ma è davvero così? Questo libro prova ad andare oltre lo stereotipo. Scopriremo che la vulgata sulla soppressione dei bambini è probabilmente un falso; che l'educazione spartana non era poi così diversa dall'educazione impartita ai ragazzi nelle altre città di Grecia; che vivere a Sparta non significava votarsi solo alla guerra e all'addestramento militare; che in città si apprezzavano motti di spirito, musica, feste; che le donne avevano più libertà e più diritti rispetto alle altre donne greche. Insomma, scopriremo perché la città «amabile» e «divina» - per citare Omero - ha lasciato segni indelebili nella storia e nella cultura del mondo greco.
La prima guerra mondiale, con il crollo del vecchio ordine europeo, segna una fase fondamentale nella storia europea, perché allora iniziò una lunga opera di sperimentazione, interna e internazionale, che tentò di dare un senso e una direzione tanto alla democrazia moderna quanto allo Stato nazionale.
Vi è un capitolo di quella storia che questo lavoro ha cercato di indagare, sia per la sua rilevanza nel quadro complessivo della storia delle relazioni internazionali, sia per la sua attualità. Parliamo dell’intreccio che vi è stato tra la storia della Società delle Nazioni e quella delle minoranze europee, attraverso cui emerge un fenomeno abbastanza sconosciuto alla letteratura specialistica, ma di tutto interesse per segnare i confini della storia delle minoranze: il movimento di quella che oggi chiameremmo la «società civile internazionale » e nel nostro caso «europea » che, attraverso la sua costituzione in Organizzazioni Internazionali Private, cioè non governative, si fece portavoce dei bisogni e delle richieste delle minoranze nazionali.
Nel periodo tra le due guerre, se da una parte la Società delle Nazioni si preoccupò di costruire un sistema, rivelatosi poi fallimentare, di tutela e di protezione delle minoranze nazionali presenti in alcuni paesi europei, dall’altra le Organizzazioni Internazionali Private si preoccuparono di fare lobby presso la stessa Società delle Nazioni, spesso stringendo alleanze fra loro, per rendere effettiva la protezione e nel contempo per estenderla a tutte le minoranze europee. Tra queste Organizzazioni un posto rilevante venne occupato dal Congresso delle Nazionalità Europee, il caso particolarmente esaminato in questo lavoro, che ebbe come Presidente il parlamentare triestino della minoranza slovena Josip Wilfan.
"Età oscura" e "millennio della superstizione" sono solo due delle tante definizioni date, nel tempo, al Medioevo. Ma questo periodo storico fu davvero "buio" come si è ormai cristallizzato nell'immaginario collettivo? In realtà, la maggior parte degli studiosi del Nuovo Millennio afferma che quel periodo della storia dell'umanità contenga già, in embrione, molti degli aspetti determinanti dell'Europa moderna. Questo libro, lasciando sullo sfondo le grandi vicende militari, gli scontri epocali tra Impero e Papato, i nomi e le date che hanno fatto la Storia e che si trovano sui manuali, cerca di cogliere gli aspetti più insoliti e curiosi dell'epoca: cosa si mangiava, come ci si vestiva, come si impiegava il tempo libero, come si faceva l'amore... Mille anni di storia, dalla caduta dell'impero romano d'occidente (476) alla scoperta dell'America (1492), che hanno plasmato una delle civiltà più ricche, affascinanti e contraddittorie di tutti i tempi.
La vicenda dei Longobardi ebbe un impatto decisivo sulla storia italiana. La loro influenza fu duratura nelle istituzioni, negli usi e nel diritto, e il loro retaggio si può percepire nella lingua che parliamo e nei monumenti che costruirono, alcuni dei quali dal 2011 sono inclusi nel Patrimonio Mondiale dell'Unesco. La loro fu un'invasione improvvisa e violenta o una migrazione progressiva? Si trattava davvero di una stirpe granitica e vicina alla "barbarie primitiva", o di un popolo che seppe adattarsi e trasformarsi "sul campo"? Rappresentando una sintesi tra eredità classica e nuovi apporti "barbarici", i Longobardi risultarono decisivi come "ponte" tra Mediterraneo e nord Europa e si fecero protagonisti dei cambiamenti geopolitici che, agli albori del Medioevo, hanno costituito la base per la formazione della futura identità del Continente. Questo libro ripercorre l'epopea longobarda in maniera accessibile, alla luce di aggiornate acquisizioni del dibattito storiografico e di recenti ritrovamenti archeologici.
L'Autrice racconta, con linguaggio scorrevole e accattivante, unito a perizia storiografica, la storia e la leggenda della Lega Lombarda.