
Ricco di suggerimenti, giochi di riscaldamento, tecniche e test, è questo uno testo fondamentale per tutti coloro che conducono o si accingono a condurre psicodrammi. Uno strumento operativo per passare dalla teoria alla conduzione vera e propria. Conoscere i fondamenti teorici e la metodologia moreniana non sempre rende necessariamente capaci di gestire uno psicodramma. Lo psicodrammatista deve possedere doti personali di empatia e padronanza, deve entrare in contatto con i membri del gruppo, sentirne gli umori, le emozioni: è contemporaneamente direttore e regista della rappresentazione. L'autrice, che ha sviluppato il metodo triadico di A. A. Schutzenberger, utilizzando la sua lunga esperienza didattica, conduce il lettore a comprendere come nasce, si sviluppa e si agisce uno psicodramma e attraverso i giochi chiarisce il contesto in cui nascono e le chiavi di lettura dell.azione che si è andata svolgendo.
La maggior parte di noi passa la vita a cercare di decifrare il significato dell'esistenza: lo cerchiamo esaminando i particolari della nostra infanzia, gli ostacoli che abbiamo superato, le difficoltà che abbiamo dovuto affrontare e i successi che siamo riusciti a conquistare. Vorremmo una mappa che ci spieghi come capire il passato, che ci guidi nel futuro e ci permetta di vedere qual è il nostro ruolo nel grande ciclo della vita. Spesso, però, questa ricerca sembra non portare a nulla: abbiamo l'impressione di girare a vuoto e di aver smarrito noi stessi, oppressi da uno stile di vita troppo rapido e caotico, incapace di nutrire lo spirito e il cuore. Con questo libro, Colette Baron-Reid ci invita a fare una pausa e a prenderci il tempo per guardarci dentro, e ci accompagna in un viaggio alla scoperta delle nostre emozioni, delle nostre paure, dei nostri desideri. Potremo imparare a conoscere i nostri paesaggi interiori visualizzandoli come luoghi incantati, in cui le emozioni prendono gli attributi del clima o gli aspetti del mondo naturale, e a fare pace con le parti soffocate, negate o ferite di noi stessi. Scopriremo che il potere di tracciare la nostra strada è nelle nostre mani, perché impareremo ad attingere a risorse interiori che forse non sappiamo nemmeno di avere.
Tracciare un bilancio dell'avventura intellettuale dell'uomo in Occidente equivale a ripercorrere lo sviluppo della razionalità tramite l'esercizio del dubbio: filosofia, scienza, psicologia, tutte si sono avvalse del dubbio e del suo superamento come strumento d'indagine e metodologico privilegiato. Ma cosa accade quando cerchiamo di applicare il "cogitocentrismo" nella pratica, nella vita di tutti i giorni, di fronte a scelte e situazioni di per sé irriducibili alla logica e al più ferreo raziocinio? Cadiamo in una trappola, in un autoinganno, in una vera e propria "psicopatologia della vita quotidiana": ci illudiamo di poter risolvere una crisi amorosa, un dubbio amletico, una decisione cruciale affidandoci al nitore rassicurante del sillogismo, oppure, all'estremo opposto, cerchiamo la certezza nelle "verità rivelate", religiose, scientifiche o ideologiche. Da strumento infallibile il cogito si trasforma così in un ostacolo insormontabile, fonte di incertezza se non addirittura di sofferenza psicologica, fino ad assumere forme patologiche. In queste pagine Giorgio Nardone affianca i presupposti teorici all'indagine clinica, proponendo soluzioni terapeutiche "calzate sul problema" e ispirate al modello strategico. Sulla scia di Kant, è necessario "riorientare" strategicamente il pensiero per riscoprirne le potenzialità: anziché ostinarci a cercare le risposte, dovremmo preoccuparci di formulare meglio le domande.
Attanagliati dalla sensazione di non sentirsi all'altezza, di essere inadeguati o scontenti, talvolta senza neppure sapere bene il perché, oggi spesso viviamo immersi in un grigiore diffuso che rende grigi sentimenti, emozioni, fino a ingrigire l'anima. Fino a rendere faticoso pensare a un futuro, creare, progettare. Si vive cosi sulla soglia della depressione, un limite molto fragile, al di là del quale si può spalancare il baratro della patologia vera e propria. Questo libro mette a nudo l'origine e i modi in cui si manifesta questa infelicità latente, perché la si possa riconoscere e affrontare, prima che degeneri; conduce ad accettarla non come colpa o condanna, ma come parte della normale alternanza dell'esistenza, persino come un'opportunità. Suggerisce che la felicità, in fondo, non è una chimera irraggiungibile, è li, dietro l'angolo, "dietro la faccia buia della luna", basta saperne cogliere i bagliori. Con una scrittura a tratti evocativa, Olga Chiaia propone una condivisione di vissuti e di riflessioni, che tracciano un percorso terapeutico per indurre alla consapevolezza, per accompagnare verso l'unico punto di partenza da cui si può iniziare a riemergere: noi stessi.
"Ascoltare Mozart rende più intelligenti." "L'adolescenza è sempre un periodo difficile." "Gli opposti si attraggono, tendiamo ad amare chi è diverso da noi." "La colite è causata da stress." Credete a una qualsiasi di queste affermazioni? Allora dovete assolutamente leggere questo libro... Sradicare le falsità non è un compito facile ma gli autori di quest'opera riescono appieno nel loro obiettivo: sfatare i luoghi fin troppo comuni della cosiddetta "psicologia popolare", spiegare perché tendiamo a cadere vittime di tali falsità, evidenziare come la "realtà" possa essere affascinante quanto i miti con cui ci ritroviamo a fare i conti ogni giorno. Vengono anche presentati esempi paradigmatici di come la scienza funziona davvero e ogni capitolo costituisce uno stimolo a esercitare la capacità di pensiero critico. Peraltro, applicare la scienza alla psicologia basata sul senso comune non è solo straordinariamente utile, è anche divertente.
Il manuale illustra a psicologi e psicoterapeuti come lavorare in area clinica utilizzando un impianto teorico fenomenologico-esistenziale. L'autore, appoggiandosi su chiavi di lettura che vedono nel dialogo tra sé e sé e tra sé e l'altro il centro di qualsiasi processo di cambiamento, offre chiare indicazioni operative attraverso la trascrizione di sedute commentate e collegate, di volta in volta, al presupposto teorico di riferimento. L'autore è un noto psicoterapeuta a cui fanno capo numerose scuole di psicoterapia e di counseling dislocate su tutto il territorio nazionale e all'estero (Portogallo, Spagna, Messico, Polonia, Brasile, Thailandia...) ed è riconosciuto a livello internazionale come uno dei più autorevoli terapeuti di orientamento gestaltico con approccio fenomenologico-esistenziale.
Lilian Kallir è una brillante pianista che predilige Mozart: una sera, allorché deve affrontare il Concerto n. 21 (quello col famoso Andante), la partitura diventa di colpo un intrico di segni incomprensibili; è l'esordio di una neuropatologia che le impedirà, se non di scrivere, di leggere alcunché e altererà la sua percezione sino a farle confondere un violino con un banjo o un rasoio con una penna. Sue Barry è riuscita a diventare neurobiologa nonostante una menomazione invalidante: una forma di "strabismo" che inibisce la visione "stereoscopica", sicché gli occhi sono attivi uno per volta, in alternanza, senza mai potersi coordinare; per lei, la profondità e la terza dimensione sono categorie puramente immaginarie. Sono solo due dei casi raccontati e analizzati nel nuovo libro di Oliver Sacks: storie di amputazioni e deformazioni affettivo-cognitive che sembrano sfociare in drammi senza ritorno. Eppure Sacks mostra ancora una volta come ogni ferita attivi inaspettate strategie adattative, una capacità impensabile di conservare o ridisegnare l'Io e il Sé. Ma per il lettore la vera sorpresa consisterà nel vedere tali dinamiche confermate dall'esperienza personale dello stesso Sacks. Scrutandosi con freddezza clinica, ma senza il timore di rivelare le oscillazioni dei suoi stati d'animo, il neurologo-scienziato parla infatti sia della sua prosopagnosia (l'incapacità di riconoscere i volti), sia dell'odissea legata a un melanoma maligno nella regione dell'occhio sinistro.
E se Giuda fosse solo un infelice? Partendo da quest’ipotesi, l’autrice tenta una lettura della malattia depressiva, in una chiave simbolica del tutto nuova e inedita. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la depressione si manifesta infatti attraverso almeno dieci sintomi tipici, dalla malinconia, alle fantasie di suicidio, che permettono di riconoscerla e Giuda Iscariota, uno dei dodici apostoli di Gesù, in base a un’attenta analisi delle Scritture, sembra possederli tutti.
Ripercorrendo dunque la drammatica vicenda umana e psicologica di questa figura dei vangeli, che diviene l’archetipo stesso del tradimento, si tenta di risalire all’origine del male oscuro più diffuso dei nostri tempi, in cerca, se non di una soluzione, almeno di una comprensione più profonda e, forse, perfino di una possibile prevenzione.
Destinatari
Un ampio pubblico non solo di specialisti.
Autrice
Giulietta Bandiera è nata in Svizzera nel 1962, ma ha origini salentine e vive a Milano, dove lavora come giornalista e autrice televisiva, attualmente in forze a RAI 2. Ha un’intensa attività congressuale in tutt’Italia e tiene conferenze e seminari su temi di psico-spiritualità, in collaborazione con l’ISPA (Istituto di Psicodinamica Applicata) di Milano, di cui è docente e condirettore del magazine “Psicodinamica”. Ha pubblicato i volumi: Guida insolita ai misteri, ai segreti, alle leggende, alle curiosità e ai luoghi dell’Italia degli Angeli (Newton & Compton, Roma 2000), Dall’arte della guerra all’arte dell’amore (Xenia, Milano, 2002), Heaven Voices (audiolibro Capitanart Prod., Trento, 2009), Meditare con l’I Ching (Ed. Mediterranee, Roma, 2011). È inoltre autrice del filmdocumentario Dialoghi con l’Angelo (Honoro Film Prod. 2008, distribuito in libreria da Anima Edizioni, Milano).
Il libro vuole essere uno stimolo affinché le persone timide e chiuse si trasformino, nel tempo, in persone con una sana autostima e leader efficaci.
Gli autori ritengono che la timidezza e la chiusura non siano tendenze caratteriali e naturali su cui non si possa far nulla. Jung disse che noi ereditiamo una certa propensione all’introversione o all’estroversione, spetta alla famiglia, alla scuola, alla chiesa e a tutte le agenzie educative fare in modo che si arrivi a una equilibrata educazione in cui l’introversione, la capacità di essere in contatto col proprio mondo interno, e l’estroversione, la capacità di essere in rapporto con gli altri, siano ugualmente valorizzate.
Va da sé che la timidezza e la chiusura eccessive segnalano che la persona ha ricevuto un’educazione eccessivamente rigida che si è cristallizzata, il che vuole anche dire che le figure autoritarie sono state interiorizzate nel super io, l’istanza morale, e che da lì continuano a reprimere l’io e il corpo, vietando alla persona di esprimere ciò che sente e ciò che pensa: psicologicamente, fisicamente, ma anche spiritualmente.
Il testo è corredato da esercizi autoformativi.
Punti forti
La possibilità di modificare eventuali aspetti della personalità, come l’eccessiva timidezza e la difficoltà di rapporto con altri. Migliorare la propria leadership se si è in autorità.
L’opportunità di una autoformazione, anche in età adulta.
Destinatari
Educatori, genitori, responsabili di gruppi, nonché tutti coloro che vogliono migliorare se stessi ed essere di aiuto agli altri.
Autori
Gianni Bassi e Rossana Zamburlin, entrambi psicologi, hanno fondato a Milano nel 1989 il «Centro Studi Psicanalisi del Rapporto di Coppia». Coordinano e conducono la scuola di psicanalisi della persona per counsellor, psicologi e medici. Dirigono il Master in «Psicologia della coppia» per psicoterapeuti, psicologi e medici. Autori di numerosi libri di successo, tra cui La comunicazione nel rapporto di coppia, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 20084; I sentimenti nel rapporto di coppia, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 20062. Come essere un buon capo, (con M. Brambilla).
"Ho scritto questo libro perché mi sentivo come un granello di sabbia in balia del vento. Alla mia età, avevo paura di non resistere. Ma prima di cedere volevo capire perché spesso nella mia vita avevo avuto paura. E volevo capire le ragioni non solo della mia paura, ma anche della paura degli altri. E desideravo infine comprendere perché così spesso la paura mi rendeva aggressivo e perché l'aggressività mia e la prepotenza degli altri erano strettamente intrecciate. Mi domandavo, in sostanza, qual era il rapporto fra la paura, l'aggressività e la violenza scatenata dai miei simili nel corso dei millenni." Un libro scritto da Danilo Zolo per capire dove e quando nasce la paura, se la lotta per l'esistenza comporta sempre e comunque scontro e conflittualità, qual è il posto occupato dalla politica nella gestione della paura e dell'insicurezza degli uomini, e infine il ruolo della paura nel mondo globalizzato, con le sue guerre e la diffusione in ogni angolo della terra di una crescente precarietà e della sopraffazione dei ricchi e potenti sui poveri e deboli. Ma lo sguardo di Zolo non è di rassegnazione, di resa, bensì di "pessimismo attivo": ci insegna che fino all'ultimo non bisogna rinunciare a lottare contro l'universo sconfinato della follia umana.