
Il sociologo italiano scrive l'ultimo capitolo di una ricerca iniziata nel 1979 con "Innamoramento e amore". Alberoni si serve di testi letterari, dal Cantico dei cantici alla letteratura erotica del Novecento, e di una grande quantità di colloqui clinici in cui chiede agli intervistati di dare voce, nel modo più diretto e personale, ai sentimenti e ai desideri. Il risultato è un saggio in cui, in un rigoroso impianto concettuale, trova spazio l'esperienza di persone reali. In quindici capitoli, l'autore esamina le diverse manifestazioni della sessualità maschile e femminile, il conflitto tra sesso e amore e le caratteristiche della "coppia amorosa".
"Sono passati dieci anni dalla pubblicazione de "La violenza", dieci anni in cui la cronaca della violenza ha tenuto le prime pagine dei quotidiani e si è arricchita di episodi che sembravano sempre esprimere un limite non superabile nell'efferatezza e nell'orrore, ma che invece erano costantemente battuti dalla cronaca successiva. Se allora parlare di violenza sembrava voler sottolineare un aspetto della società col gusto del negativo, ora parlarne fa parte della strategia per sopravvivere e vincere la paura di essere vittima. L'ammazzare è diventata una modalità per fare qualche cosa di significativo, per sfuggire alla banalità, alla monotonia del quotidiano." (Vittorino Andreoli)
Accostare il concetto di 'madre' a quello di 'assassina' del proprio figlio costituisce, nella nostra cultura, una terribile contraddizione di termini. Il figlicidio, infatti, è un gesto del tutto incomprensibile, un delitto ad alta visibilità sociale che provoca allarme, suscita timore, condanna e stupore ed evoca inquietanti fantasmi. Ma quanto c'è di folle in una madre che sopprime una vita che lei stessa ha generato' Quali sono le motivazioni profonde che spingono una donna a uccidere il proprio figlio' Questo libro, scritto da uno dei maggiori esperti italiani di criminologia e psichiatria forense, si interroga sugli inquietanti quesiti evocati nell'opinione pubblica da fatti di recente e tragica attualità. Non pretende di dare risposte definitive e certe, ma di indagare, con competenze e lucidità, i profondi, nascosti e, a volte, perversi percorsi verso i quali si può incamminare l'animo umano.
Questo testo è, insieme a L'arte di amare, la più fortunata opera di Fromm. La ormai proverbiale distinzione che propone, tra una vita fondata sull'avere (ossia sull'egoismo e sull'avidità) e una vita fondata sull'essere (ossia sull'amore e la gioia di condividere) ha sedotto intere generazioni di lettori.
Quali sono le cause della brama di possesso, della sopraffazione, dell'avidità e della violenza che caratterizzano la nostra epoca? Come fare per arrivare a una dimensione esistenziale più umana? Le possibili risposte in un saggio di Erich Fromm (1900-1980), discepolo dei più famosi maestri della psicoanalisi e oggi considerato uno dei fondatori di questa scienza.
"L'espressione 'cuori infranti' non è solo un modo di dire, ma un'immagine che rende perfettamente la sensazione anche fisica che vivono gli innamorati delusi. Certo, il cuore non si rompe, ma sembra stretto in una morsa, oppresso da un peso troppo grande per non temere che possa spezzarsi da un momento all'altro. In questo libro troverete gli stati d'animo più ricorrenti tra coloro che soffrono per amore: i sospetti, la gelosia, le domande assillanti ('Che cos'ha più di me?', 'Dove ho sbagliato?', 'È giusto restare amici?') le speranze rinate, le sospirate rappacificazioni... Troverete una mappa che vi indicherà il punto in cui siete nel vostro percorso di guarigione, suggerendovi, a ogni spostamento, la via d'uscita. Fino a quando un giorno, a sorpresa, vi sveglierete e scoprirete che ogni dolore è svanito." (Gianna Schelotto)
Bambini di nove o dieci anni affermano di sentirsi "stressati" e spesso viene loro diagnosticato uno stato di depressione o di trauma. Delusioni quotidiane - un rifiuto, un insuccesso, il sentirsi ignorati - vengono visti come una minaccia all'autostima. Sempre più si incoraggiano le persone a vedersi come impotenti e insicure e a esternare la propria fragilità interiore. Esempi estremi li vediamo sullo schermo televisivo negli innumerevoli reality e talk show o nelle esibizioni da parte di uomini politici della propria umana debolezza. Questo nuovo conformismo emotivo è per Furedi una forma di gestione sociale, un governo delle anime più sottile e pervasivo di quanto le religioni e le ideologie del passato siano mai riuscite a fare.
Nell'immaginario collettivo, gli adolescenti che commettono un reato grave appartengono a un mondo a parte, fatto di volta in volta di follia, violenza ambientale e familiare, disattenzione dei genitori. Gli episodi che riguardano il lato oscuro dei ragazzi ritornano periodicamente con clamore sui media, che offrono facili spiegazioni moralistiche o sociologiche che spesso non bastano a spiegare i veri perché di questi episodi. Questo libro, invece, scritto da uno psicologo che da anni ha scelto di lavorare nei servizi che sono in "prima linea" nell'affrontare il grave disagio adolescenziale, si interroga e approfondisce i percorsi che hanno scandito le fasi che precedono e accompagnano il verificarsi di atti di violenza verso se stessi o verso gli altri. Vuole entrare nell'intimo della bufera che, spesso sopita, senza segnali, si agita sotto la superficie di vite uguali a quelle di tanti altri ragazzi. È una raccolta di casi di adolescenti che uccidono, raccontati e interpretati nella loro dinamica interna spesso con l'aiuto di testimonianze dirette.