
Gli psicologi la utilizzano nelle loro sedute, molti ne fanno uso da anni contro l'insonnia, senza saperlo... La libroterapia funziona davvero, e per diventare 'libroterapisti' provetti è indispensabile fare proprio il motto 'leggi che ti passa', un mantra per chi vuole utilizzare questa cura alternativa. Dispensatori di pillole di saggezza, i libri non hanno controindicazioni, si possono usare a stomaco pieno o anche vuoto e non danno assuefazione. Oppure sì? Dopo il primo volume, ecco il secondo manuale per curarsi con la lettura, ricco di riflessioni, esercizi e consigli pratici per combattere ogni tipo di disturbo e male di vivere. Miro Silvera guida il lettore e lo conduce in una nuova avventura tra gli scaffali, con aneddoti, memorie e pensieri, indicando il libro giusto per ogni problema
Il difficile mestiere delle professioni d'aiuto: l'assistente sociale, l'insegnante, lo psicologo, l'infermiere, ma anche l'avvocato, il poliziotto, il prete ed il giornalista sono coinvolti per eccellenza nelle relazioni umane, strutturando e destrutturando legami con i quali bisogna lavorare in modo impegnativo e difficile. L'instaurazione di legami sbagliati potrebbe condurre ad esiti nefasti. Un libro sul "terapeuta", inteso nella forma generica di "colui che aiuta", rivolto a tutti coloro che affrontano quotidianamente relazioni umane difficili e particolari.
Agli inizi del XX secolo, Freud iniziò a esaminare le dinamiche familiari a partire dal complesso di Edipo. Sulla base di questa impostazione, molti terapeuti hanno continuato per decenni a leggere e interpretare le relazioni primarie, finché un impetuoso vento di cambiamento non ha scompaginato le carte in tavola. Rapidamente, si sono aperti scenari nuovi in cui gli schemi culturali precedenti non bastavano più. La famiglia di oggi, infatti, non è più quella che Freud aveva descritto. Nel cuore della famiglia allargata non c'è più un solo Edipo, ma molti, con diverse connotazioni, con «richieste» profonde che vanno a complicare il quadro iniziale. In queste pagine l'autore, alla luce della sua lunga esperienza clinica, affronta le grandi sfide che attendono i terapeuti e le madri, i padri, i bambini e gli adolescenti di oggi, cercando di indicare alcune possibili soluzioni non solo per «sopravvivere» a questo cambiamento epocale, ma anche per aspirare ad una nuova serenità. Che ne è dell'Edipo, disperso nel caos affettivo della famiglia allargata? Cosa fare e, soprattutto, cosa non fare?
Per anni il tentativo di aggirare o censurare la fragilità è stato tanto utopistico quanto voler sorpassare la propria ombra correndo più forte. Fragilità e limite sono una dotazione naturale che ci permette altresì di poter costruire su quanto ci manca e non su ciò che eccede. Essere antifragili pertanto non è negare la fragilità, ma esattamente l'opposto: prenderne coscienza per mettersi in sicurezza, conoscere i punti di minor resistenza per proteggerli e valorizzarli, accogliere i contraccolpi che se interiorizzati ci fanno avanzare e generano cambiamento reale. Gli otto movimenti qui presentati rappresentano un tentativo e un metodo per facilitare e rendere possibile un cammino alla volta di un pensiero aperto con coraggio e speranza al cambiamento: afferrando il meccanismo dell'antifragilità possiamo costruire una guida, sistematica e di ampio respiro, ai processi decisionali nonpredittivi in condizioni di incertezza e nei più diversi campi. Riconoscere d'esser fragili è il primo passo dell'antifragilità poiché non c'è opportunità migliore che dentro i nostri limiti.
In "L'avvenire di un'illusione" Freud sosteneva che le religioni, come espressione di un pensiero illusorio, sarebbero ben presto tramontate. Si sbagliava. Il pensiero illusorio è tuttora vivo e l'illusione continua a essere il propellente principale di miti, fiabe, sogni e idealizzazioni; c'è illusione nell'innamoramento, nel gioco, nella creatività e in qualsiasi relazione oggettuale, compresa la relazione analitica. È possibile un uso terapeutico dell'illusione? Questo libro mostra come essa sia un prodotto psichico ineliminabile, persino necessario, dato che è all'origine di tutto ciò che la nostra mente può inventare per assicurarci benessere psichico.
Siamo nella “Seconda repubblica dell’educazione”, in cui regole e punizioni tendono a diventare sempre più severe. Ma, in modo direttamente proporzionale, anche sempre più inapplicate. Punire, dire dei no, tornare finalmente a battere solidi pugni sulla cattedra sembrano essere diventate le nuove fondamenta delle pratiche educative che promettono di salvare noi e la nostra generazione di figli anarchici. Ma spesso solo a parole. Nell’affrontare questo delicato tema, l’autore si chiede se si possa educare con disciplina senza considerare la domanda di giustizia che sale oggi dai giovani e non solo da loro. Non è forse l’assenza di giustizia a generare la violenza e l’anarchia che oggi respiriamo nell’aria piuttosto che la mancanza di regole? Non è che più proliferano regole disattese più si moltiplica il sentimento di ingiustizia?
Giovanni Cappello, psicologo e psicoterapeuta, analista S.I.P.I., è Responsabile del Ser.T. dell’ASL TO5 della Regione Piemonte, sede di Nichelino (To). Svolge attività di formazione e di docenza per la Scuola Adleriana di Psicoterapia di Torino e di Reggio Emilia nell’area di Psicologia dell’età evolutiva e dell’adolescenza. Ha pubblicato numerosi studi in volumi e su riviste specializzate e, con Effatà Editrice, il testo Crescere e far crescere. Il mestiere dei padri, delle madri e dei figli di oggi (2007).
Storie vere di genitori alle prese con figli adolescenti.
Il libro affronta un argomento delicato ma fondamentale per tutti gli operatori che hanno a che fare con le relazioni di aiuto. L'Autore si colloca all'interno di una cultura psicologica che osserva la persona, il mondo e le dinamiche al suo interno, in una dimensione di tipo esistenziale; una scelta di cammpo decisiva che caratterizza tutta la pratica professinale della psicoterapeuta. Siamo davanti ad un nuovo modello di terapeuta che, avendo affrontato un percorso spirituale, cambia le classiche regole del setting psicoterapico...