
La forza della metafora è nota da sempre, nella letteratura, nella religione e nella politica, in tutte le comunicazioni e relazioni umane, non esistono invece informazioni sistematiche sul modo di costruire e usare le metafore ai fini del processo terapeutico. L'autore documenta come le metafore, i racconti e gli aneddoti possono essere usati efficacemente in terapia e le tecniche metaforiche applicate in quasi ogni tipo di terapia e praticamente in ogni situazione clinica, a prescindere dall'approccio teorico e clinico del terapeuta. La loro speciale utilità si manifesta in quelle terapie (strategica, sistemica, ipnotica) in cui il terapeuta gioca un ruolo molto attivo per aiutare a effettuare cambiamenti specifici e ben definiti. L'uso della metafora in psicoterapia mostra che le metafore possono essere utilizzate in modo sorprendentemente semplice una volta che sia stato stabilito il 'rapport' con il cliente. Particolarmente utili sotto questo aspetto sono i molti esempi clinici di metafore che si applicano al trattamento dei comuni problemi incontrati nella pratica terapeutica e che possono essere adattate in vari contesti a mano a mano che il terapeuta sviluppa il proprio stile di metafora terapeutica. Un aiuto ulteriore lo si può trovare alla fine di ciascun capitolo, negli esercizi pratici che insegnano al lettore a perfezionare il proprio stile di costruzione delle metafore.
Un tentativo di sintesi della teoria psicoanalitica "classica" (segnatamente nella sua versione kleiniana-bioniana) e della teoria delle relazioni oggettuali: così, a un lettore non digiuno di psicoanalisi, si presenta questo nuovo libro di Ogden. Ma non si tratta di un esercizio erudito, né di un tentativo eclettico. In un linguaggio di rara chiarezza, l'autore elabora dati clinici attinti alle patologie più gravi e cerca per questa via di pervenire a una nuova ipotesi sulla struttura della mente. In tempi di psicoanalisi "debole", Ogden va controcorrente, e riabilita la metapsicologia, o almeno la sua problematica di fondo che si riassume nell'interrogativo: che cosa è e come funziona la mente
Per la prima volta nella storia dell'Occidente si sta verificando una cesura tra le generazioni, un'interruzione del passaggio del 'testimone' da una generazione all'altra. Che cosa passano i genitori ai figli? E più radicalmente: i genitori passano ancora qualcosa ai figli? In un'epoca come la nostra di vertiginoso cambiamento sociale, economico, valoriale, la generazione adulta rischia di vivere come inutile o irrealizzabile la consegna ai giovani degli 'attrezzi' per vivere. Eppure è in momenti come questi che il patto generazionale della trasmissione consapevole e del ricevimento critico si rivela indispensabile per la crescita e il futuro degli uomini e delle civiltà. I contributi raccolti in questo volume, firmati da studiosi di discipline e orientamenti diversi, cattolici e laici, riflettono sulla fragilità che caratterizza oggi il rapporto genitori-figli, ricostruendo il percorso che ha portato alla smarrita autorefe-renzialità odierna, con la generazione adulta ripiegata su se stessa e quella giovane sempre più a disagio per una sedicente autonomia che ha piuttosto il sapore dell'abbandono. I padri (e le madri) non più generativi, ma persi nell'individualismo dell'iperconsumo anche affettivo. I figli che sopravanzano i genitori nella capacità tecnologica, ma poi si fermano ad aspettare, come Telemaco, il ritorno di un padre che metta ordine e indichi la strada...
Un giorno a Louise Hay viene diagnosticato un cancro. Il responso dei medici è unanime: non le rimangono che pochi mesi di vita. Messa di fronte a questa tragica realtà, l'autrice ripercorre con il pensiero le tappe principali della sua vita e giunge alla conclusione che la malattia è il risultato di esperienze negative, rabbie represse, angosce non esternate. Da qui la convinzione che c'è un unico modo per sconfiggere il cancro che la sta minando e questo consiste nel rivoluzionare il proprio stile di vita, nell'adottare uno spirito ottimistico, nel vivere all'insegna dell'amore, nell'imporsi la volontà di guarire, e nel servirsi di tali atteggiamenti positivi come armi efficaci con le quali combattere le malattie e l'inquietudine interiore. Questa filosofia, apparentemente semplicistica, è stata alla base della completa guarigione di Louise Hay la quale, oggi, sana e ormai al sicuro dalla recidiva della malattia, dedica la propria vita all'assistenza del prossimo e aiuta chi si rivolge a lei a scoprire e a utilizzare le infinite potenzialità della mente.
Seguito ideale di "Puoi guarire la tua vita", il primo libro pubblicato in Italia dalla Hay, "Pensieri del cuore" è una sorta di diario che riunisce pensieri positivi, semplici e immediati, fondati sull'amore. Louise Hay consiglia di immergersi ogni giorno nella lettura di alcune pagine del suo libro, di rilassarsi e di lasciare che dentro di sè fluiscano soltanto sentimenti "limpidi"; le parole e le riflessioni che echeggeranno nella mente rappresenteranno un riferimento utile per affrontare alcuni aspetti della vita che mettono a disagio.
Viktor E. Frankl (1905-1997) è il fondatore della scuola psichiatrica conosciuta come "logoterapia e analisi esistenziale". Internato per tre anni nei lager nazisti, ebbe modo di comprovare durante la prigionia l'efficacia delle intuizioni avute precedentemente: solo chi ha dinanzi a sé un compito da portare a termine può trovare la forza per superare qualsiasi situazione, anche la più ignobile e degradante. Vale a dire: non è quanto avvenuto nell'infanzia a determinare, come sostiene Freud, il nostro comportamento presente, ma il senso che attribuiamo alla nostra esistenza. Ecco allora che compito della logoterapia è aiutare l'uomo angosciato a scoprire la sua personale vocazione, calata nella situazione storica in cui vive e per questo unica e originale. Eugenio Fizzotti, allievo diretto e massimo conoscitore di Frankl, introduce qui al suo pensiero, evidenziando come la logoterapia e analisi esistenziale non costituisca un sistema chiuso, ma uno sforzo ben riuscito e continuamente suscettibile di nuove acquisizioni: sempre attuale proprio perché aderente all'uomo.
Il testo affronta il tema del lavoro minorile in modo critico rispetto alle posizioni di chi vorrebbe eliminare del tutto la possibiltà di svolgere un'attività economica da parte di un ragazzo. La questione viene affrontata da diverse prospettive: normativo-legislativa, storica, psicologica, teorica, metodologica e delle politiche di intervento. L'ipotesi di fondo che muove il volume è che non tutte le esperienze lavorative siano da eliminare. Se lo sfruttamento e le occupazioni pericolose o dannose vanno combattute, tuttavia esistono forme di attività economiche che possono essere ritenute accettabili e che possono costituire per i ragazzi un'occasione di apprendimento e crescita, in termini di conquista di maggiore autonomia, senso di autostima, socializzazione economica. Da questo punto di vista, il lavoro degli adolescenti non va interpretato come un fenomeno patologico, che riguarda principalmente soggetti in situazione di disagio sociale o povertà, ma, al contrario, va visto come un'esperienza possibile (anche se non necessaria) per gli adolescenti di tutte le fasce sociali ed economiche, proprio per gli aspetti positivi che tale esperienza può offrire.
“Cenerentola” è la storia di tutti i bambini costretti a crescere indesiderati in situazioni apparentemente ordinate. Come essi possano conservare malgrado tutto il loro desiderio d’amore o la loro speranza nella felicità è il segreto che incontreremo in questa fiaba. Una fiaba che vuole donare agli uomini il coraggio di restare fedeli alle proprie aspettative più audaci, nonostante tutte le umiliazioni, e di credere nel regno che è nascosto in ogni persona. Ed è per questo che gode di tanta popolarità e diffusione.
Il pensiero narrativo - ossia quel pensiero che costruisce infiniti mondi possibili con le parole, le immagini, le invenzioni e soprattutto con il ricordo autobiografico - è l'essenza della nostra natura. Kafka, Einstein, Joyce, Picasso, non hanno trovato i loro mondi già definiti nella realtà "oggettiva" ma li hanno resi possibili in quanto li hanno inventati. Sulla base delle ricerche in materia di teoria letteraria, linguistica, antropologia simbolica, psicologia cognitiva ed evolutiva, Bruner esamina gli atti mentali che rientrano nella creazione immaginativa di mondi possibili, e mostra come l'attività del mondo immaginario permea di sé le scienze umane, la letteratura e la filosofia, e perfino la nostra percezione dell'Io.