
Dopo aver scritto il libro Il Dio morente, pubblicato in piena prima ondata della pandemia, lo psicologo e psicoterapeuta Pasquale Ionata ci presenta, all'uscita dalla pandemia, Il Dio vivente, conclusione necessaria del suo dittico dedicato agli aspetti "psicologici" del nostro rapporto con Dio. Nella sua visione profondamente ottimistica della vita, Ionata offre al lettore una via per affrontare i grandi temi della vita e della morte - erotismo, nevrosi, ego, rinascita... ? con lo spirito di un terapeuta profondamente ancorato alla tradizione cristiana, ma nell'apertura alle grandi tradizioni di pensiero del mondo intero.
Con Il Dio presente si conclude una trilogia su "Dio" dal punto di vista psicologico. Si è parlato del Dio morente (2020) prendendo spunto dalla crocifissione di Gesù avvenuta di venerdì, poi si è passati al Dio vivente (2021) sulla resurrezione di Gesù domenicale, mentre col Dio presente si affronta l'esperienza di Gesù avvenuta di sabato della "discesa agli inferi". Anche in quest'ultimo libro, come nei precedenti, quando si parla di Dio si intende rimanere sempre nell'alveo della psicologia o al massimo della psicospiritualità e non della teologia o della religione. Al centro dell'interesse è sempre il rapporto della persona con Dio, sia nella sua individualità che nella percezione comunitaria. Chi cercasse una critica serrata della religione, rimarrebbe deluso, perché l'autore offre al lettore una via per affrontare - dopo la vita e la morte - il dilemma del presente grazie anche e soprattutto allo spirito religioso, ancorato alla tradizione cristiana ma nell'apertura alle grandi tradizioni di pensiero del mondo intero.
Oltre a delineare le caratteristiche della dislessia, le sue basi cognitive e i problemi associati, il libro sfata alcune false credenze e fornisce a genitori, insegnanti e professionisti indicazioni su quando e come intervenire per affrontare il problema. Spiega inoltre come muoversi all'interno delle normative vigenti per assicurare ai bambini con dislessia un percorso scolastico adeguato. Ampio spazio è dedicato all'attività degli insegnanti, proponendo strategie per individuare il problema precocemente, fin dalla scuola dell'infanzia, quando già possono essere riconosciuti campanelli d'allarme ed elementi di rischio. Anche quando i bambini cominciano a manifestare problemi di lettura, scrittura e calcolo nella scuola primaria possono essere utilizzate le attività indicate per favorire il recupero delle abilità di apprendimento ed evitare un eccessivo ricorso a percorsi diagnostici specialistici. Infine, il libro presenta la prospettiva di un bambino, di un genitore e di un insegnante che, con la loro testimonianza in prima persona, evidenziano cosa rimane ancora da fare a livello educativo e istituzionale.
Claude Lévi-Strauss ha scritto che "fra tutti i linguaggi, solo la musica riunisce i caratteri contraddittori di essere a un tempo intelligibile e intraducibile". Da sempre l'esperienza musicale ha generato miti e utopie; è stata contestazione dello status quo, nostalgia delle origini e della Armonia Mundi, simbolo di ciò che mai potrà essere detto in parole. Questo libro si propone di seguire qualche percorso che la musica ha tracciato nell'immaginazione umana. Nella prima parte vengono prese in esame le teorie psicoanalitiche della musica e i loro antecedenti nel pensiero del Romanticismo. Nella seconda sono evocati, attraverso l'analisi di alcuni testi letterari e musicali (Hoffmann, Bernhard, Rilke, Offenbach), i rapporti tra musica, inconscio, fantasie cosmogoniche, mitologie del femminile e pratica analitica.
Le persone che amiamo e quelle che ci hanno cresciuto vivono dentro di noi. Proviamo il loro dolore emotivo, sogniamo i loro ricordi: questo dolore e questi ricordi plasmano la nostra vita in modi che non sempre riconosciamo. "L'eredità emotiva" racconta di segreti familiari che ci impediscono di esprimere appieno le nostre potenzialità: come fantasmi che continuano a tormentarci, quei segreti producono una discontinuità tra quello che desideriamo e quello che siamo in grado di raggiungere. Galit Atlas intreccia le storie dei pazienti con le proprie e con decenni di ricerca per aiutarci a identificare il nesso tra le difficoltà della nostra vita e l'"eredità emotiva" che portiamo dentro di noi. Solo seguendo le tracce lasciate da quei fantasmi potremo davvero imprimere un corso diverso al nostro destino.
Una rivoluzione della portata di quella copernicana è sotto i nostri occhi. Coinvolge ognuna e ognuno di noi e ridefinisce alla radice cosa siamo come esseri umani. Dal primato del soggetto scopriamo la centralità della relazione e che l'"io" che pensavamo di essere deriva dai "noi" di cui siamo parte; oltre la centralità della mente riconosciamo di essere un corpo; scopriamo l'origine della conoscenza nella nostra capacità di azione e movimento; ci accorgiamo che non siamo sopra le parti ma parti del tutto nei paesaggi della nostra vita; constatiamo che dietro ogni pensiero c'è un'emozione; scopriamo che l'empatia ci precede e ci contiene, nel bene e nel male, e che quella risonanza sottende le nostre possibilità di comprenderci, amarci, cooperare ma anche offenderci e farci del male; ci riconosciamo capaci di immaginazione e finzione e scopriamo incarnata e corporea la bellezza che ci conduce alla possibilità di creare l'inedito. Un paradigma corporeo, basato sull'intersoggettività, si fa strada nella comprensione di noi stessi per una collocazione più appropriata della nostra presenza e una lettura più adeguata della nostra esperienza. I sentieri narrati nel dialogo da cui nasce questo piccolo libro si propongono come un agile vademecum per viandanti planetari quali noi siamo.
È possibile praticare la psicoanalisi nella Repubblica islamica dell'Iran? Gohar Homayounpour, psicoanalista iraniana formatasi in Occidente, risponde di sì. Tutta la cultura iraniana ruota attorno al racconto. Perché mai, se gli iraniani avvertono con tale forza la necessità di parlare, non dovrebbero essere capaci di libere associazioni? Inizia così una narrazione affascinante, in cui il racconto autobiografico si intreccia con le storie dei pazienti. L'autrice evoca il piacere e il dolore di ritornare nella terra natale e le angosce che assillano lei, per prima, e altri iraniani. Nel racconto si aprono di continuo scorci che lasciano intravedere le sedute con i pazienti: una celebre artista sogna di essere abbandonata e vuole stare sulla sedia dell'analista anziché sdraiata sul lettino, una giovane donna avvolta nel chador dice la propria vergogna per aver perso la verginità, un camionista grande e grosso sogna di fare sesso con sua madre. L’opera di Homayounpour, come scrive Abbas Kiarostami, "spalanca finestre e getta luce su quanto vi è di oscuro nell’anima umana".
«Oggi l’uomo medio è sempre più preda di un generale sentimento di assenza di significato»: è questa la constatazione da cui prende le mosse la logoterapia, la corrente della psicoterapia fondata da Viktor E. Frankl (dove lógos, appunto, è da intendersi nell’accezione greca di «senso»). Negli scritti e nelle conversazioni col giornalista Franz Kreuzer qui raccolti, lo psichiatra austriaco, partendo dalle proprie esperienze di vita – comprese quelle nei lager nazisti –, ci parla della volontà di significato che anima l’essere umano e di come la logoterapia aspiri proprio a stimolare la nostra capacità di colmare quel vuoto esistenziale che è causa, spesso misconosciuta, di disagi e nevrosi.
Con il progressivo sgretolarsi dei valori tradizionali, lo smarrimento e la frustrazione dovuti alla mancanza di senso possono colpire ciascuno di noi; secondo Frankl, la volontà di trovare un significato non solo in ciò che si fa (al lavoro o a casa), ma anche in ciò che si sperimenta (amore, arte) e in ciò che si soffre (malattie e conflitti) ci permette di realizzarci e migliorarci come persone.
Solo così, di fronte alle innumerevoli domande che la vita ci pone, giungeremo «alla consapevolezza dell’essere-responsabile, che è appunto un tratto essenziale dell’esistenza umana».
Oltre alla ricostruzione delle tecniche della formazione del sè dalla Grecia antica all'età cristiana, si troverà qui il frutto di una ricerca collettiva che spazia dall'introduzione in Occidente delle tecniche orientali del sè al loro confronto con la tradizione puritana, per finire con un paragone tra il metodo di Foucault e quello di Freud.
A quale prezzo psicologico si ottiene un "bravo bambino"? Di quali sottili violenze è capace l'amore materno? Per l'autrice, il dramma del "bambino dotato" - il bambino che è l'orgoglio dei suoi genitori - ha origine nella sua capacità di cogliere i bisogni inconsci dei genitori e di adattarvisi, mettendo a tacere i suoi sentimenti più spontanei (la rabbia, l'indignazione, la paura, l'invidia) che risultano inaccettabili ai "grandi". In tal modo, viene soffocato lo sviluppo della personalità più autentica, e il bambino soffrirà di insicurezza affettiva e di una sorta di impoverimento psichico. Da adulto, sarà depresso, oppure si nasconderà dietro una facciata di grandiosità maniacale. Numerosissimi esempi documentano la sofferenza inespressa di questi bambini e, al tempo stesso, le difficoltà dei genitori, incapaci di essere disponibili verso i figli.
Il "Compendio di tutti gli scritti" è composto da circa seicento brevi estratti che riassumono l'intero corpus dell'edizione italiana delle "Opere" di Sigmund Freud e fornisce un'informazione puntuale ed esauriente, scientificamente affidabile, in modo da consentire al lettore di aggirarsi con sicurezza nel complesso campo della sterminata opera freudiana. «Non un "bigino" del pensiero freudiano - scrive Cesare Musatti - ma una guida, analitica e minuziosa, di quel vasto paesaggio rappresentato dal complesso degli scritti freudiani». Uno strumento per quanti si accostano agli scritti del padre della psicoanalisi con intenti di studio, di approfondimento e di ricerca, ma anche di sola curiosità.