
«Come ogni velista impara sulla propria pelle, non è saggio lottare contro il vento: la strategia giusta è solitamente profittare della sua forza per farsi spingere. Con abilità nello sfruttare gli angoli di incidenza, con pazienza, e spesso con un po’ di fortuna, si naviga anche controvento. Sapendo che la planata di un windsurf può produrre un uragano all’altro capo del globo, e poche parole di un leader politico possono fare la differenza»: è uno degli esempi che Roberto Menotti utilizza per spiegare il nesso fra le relazioni internazionali e le teorie della fisica quantistica o i meccanismi dell’evoluzione. Perché le scienze hanno molto da dire all’arte della politica e sono sempre più utili per comprendere il nostro mondo, complesso, incerto e in parte imprevedibile.
Indice
Premessa - 1. Le lezioni delle scienze naturali - 2. I «puzzle» irrisolti della politica internazionale - 3. Caos ed evoluzione all’opera: come risolvere i «puzzle» - 4. Prevedere l’imprevedibile: l’epilogo che non c’è - Bibliografia essenziale - Ringraziamenti - Indice dei nomi
«Non si è mai mentito come al giorno d’oggi. E neppure si è mai mentito in modo così sfrontato, sistematico e continuo.» Con questa frase, scritta nel 1943 e più che mai attuale, il grande filosofo francese di origine russa Alexandre Koyré inaugura il suo breve ma incisivo saggio sulla menzogna politica. Dopo essersi interrogato su quali siano stati i fattori umani, sociali e politici che hanno favorito l’affermarsi dei totalitarismi nell’Europa tra le due guerre mondiali, l’autore prende in esame l’hitlerismo – modello di ogni regime totalitario – per cercare di coglierne l’essenza profonda, che egli identifica, implacabilmente, con la menzogna. Ogni autoritarismo, ogni regime dittatoriale si basa sull’atto del mentire, questo è il nucleo del lavoro di Koyré, e tale atto ha come unico scopo il controllo assoluto delle masse. In altri termini i regimi totalitari, fondando il loro potere su un vero e proprio «primato della menzogna», giungono a edificare un ordine sociale che, approvando il loro operato, ne garantisce la stabilità e l’egemonia.
L'AUTORE
Alexandre Koyré (1892-1964) è uno dei massimi epistemologi e storici del pensiero scientifico del XX secolo. Nato da una famiglia russa di origini ebraiche, allievo di Husserl, Koyré ha lasciato numerose opere, tra le quali ricordiamo i tre volumi degli Studi galileiani.
Questo libro non sparirà dalla memoria. Dentro ciascun lettore rimarrà una domanda senza risposta, o meglio senza una risposta univoca e chiara: che Paese è mai l’Italia?
Walter Veltroni
Dai processi di mafia sono emerse, nel tempo, verità inquietanti con le quali dobbiamo ancora fare i conti. L’esistenza di un patto tra istituzioni e Cosa Nostra è una di queste. Non si tratta di un ricordo, una stortura che riguarda solo P2, Sisde, politici lontani dalle scene: nuovi pentiti e nuovi processi gettano ancora ombre sulla nostra vita politica. Dalle testimonianze di Spatuzza, che ha fornito una diversa ricostruzione della strage di via D’Amelio, all’originale del papello consegnato ai giudici da Massimo Ciancimino insieme ad altre carte del padre, alle implicazioni emerse dal caso Ilardo, fino alle dichiarazioni del generale Mori, ex comandante del Ros, che contesta i collaboratori di giustizia e continua a negare ogni coinvolgimento nella trattativa. Maurizio Torrealta, il primo a svelare questo scenario criminal-politico, ripropone in edizione completamente aggiornata il libro più esaustivo sull’argomento. Lasciando parlare gli atti giudiziari – attraverso l’analisi delle inchieste, delle sentenze e delle deposizioni dei pentiti – ci permette di inquadrare i colpevoli della collusione tra Stato e criminalità organizzata, e ci indica le uniche armi per combatterli: informazione e impegno civile.
Maurizio Torrealta (Bologna 1950), giornalista, ha lavorato al Tg3 come conduttore e ha fondato la redazione inchieste di RaiNews24, di cui ora è caporedattore. Ha pubblicato: Ultimo. Il Capitano che arrestò Totò Riina (Feltrinelli 1995), L’esecuzione (Kaos 1999), con Giorgio e Luciana Alpi e Mariangela Grainer, e Il segreto delle tre pallottole (Edizioni Ambiente 2010), scritto con Emilio Del Giudice.
Nel presente volume si propone l’espansione del modello della democrazia rappresentativa alla sfera della politica globale. Nell’epoca della globalizzazione sempre più i cittadini subiscono le conseguenze di decisioni prese oltre confine senza avere la possibilità di esprimere il proprio consenso o piuttosto il proprio dissenso. Come risposta a tale deficit di partecipazione politica negli affari internazionali, il libro sviluppa un progetto di democrazia globale che intende restituire voce politica agli individui e legittimità alle istituzioni pubbliche. Questa originale posizione è sviluppata attraverso una critica analitica delle più significative teorie pro e contro la democrazia globale. Le principali posizioni rivali (realismo, nazionalismo, civilizzazionismo e internazionalismo liberale) sono respinte sulla base della loro limitata capacità di inclusione democratica. Utilizzando una nozione di giustizia interazione-dipendente, tali teorie forniscono infatti un supporto ideologico cruciale all’esclusione che è tipica dell’attuale sistema internazionale. Contro tali paradigmi esclusivisti, il libro sostiene un modello cosmo-federalista che si presenta come inclusivo, multilivello e radicato. Il testo adotta una prospettiva interdisciplinare che unisce tre principali aree di ricerca: la teoria politica internazionale, le relazioni internazionali e la sociologia politica. All’interno di esse vengono analizzate le più importanti controversie sulle questioni politiche globali oggi al centro della discussione pubblica: la disputa etica sulla giustizia globale, il dibattito istituzionale sul sovra-nazionalismo e la discussione sulle lotte politiche transnazionali. Da questa prospettiva interdisciplinare deriva un testo che sarà di interesse per gli studenti e i ricercatori impegnati negli aspetti politici della discussione sulla globalizzazione e sull’ordine democratico globale.
L'ambito di ricerca del presente volume si incentra sul binomio democrazia-partecipazione. La resistenza del fascino della democrazia, dopo venticinque secoli da quando se ne coniò il termine, ne conferma uno dei caratteri essenziali: la possibilità di correggere se stessa, di modificare il proprio statuto e adattarlo all'evolvere dei luoghi e dei tempi, in modo coerente alla cultura dei popoli, ai loro principi e ai loro valori. La partecipazione è il denominatore comune che definisce tutti e quattro i cardini di una definizione minima di democrazia: il suffragio universale della popolazione adulta; elezioni libere, ricorrenti, corrette; un sistema plurale di partiti politici; diverse e alternative fonti di informazione. Potenziando le dinamiche partecipative, si presta maggiore attenzione alla dimensione della sussidiarietà, ai mutamenti della struttura sociale e ai suoi valori, ai caratteri specifici dei territori e agli elementi culturali, e favorendo la partecipazione dei cittadini si opera senza dubbio una scelta di intelligenza democratica. In questo quadro, partecipare è anzitutto espressione di una universale e incomprimibile attitudine a coinvolgersi, e concorrere al bene comune chiede azioni sensate e intelligenti, capaci di integrare anche nella decisione politica le modalità specifiche dell'agire umano, valorizzando e sostenendo anzitutto le capacità di tutti i soggetti coinvolti, nella ricerca costante di una democrazia «tuttora in corso di invenzione», scenario di continue sperimentazioni e, per questo, spazio aperto alla speranza di una convivenza autenticamente umana.
In occasione dei 150 anni dell'Unità d'Italia e della morte di Camillo Benso Cavour (1861) riedizione con stampa anastatica (I ed. 1925). Il libro nelle intenzioni dell'autore è dedicato ai giovani liberali dell'epoca per metterli in guardia contro coloro "che si chiamano liberali e non lo sono" e rispecchia "l'agitato periodo della vita politica italiana" che ormai imponeva alla retta coscienza liberale di Belotti la presa di distanza dal regime. Ora, a centocinquant'anni dalla morte di Cavour e dal compimento dell'unità nazionale, la ristampa del libro di Belotti ripropone la interpretazione storiografica del rapporto fra il Risorgimento ed il fascismo. Attraverso la mediazione di Belotti la parola di Cavour parla ai giovani liberali del 1924 della libertà di stampa, del libero scambio nei commerci internazionali, del rispetto per le garanzie statutarie, della separazione fra potere civile e potere religioso; le libertà ormai destinate a cadere ad una ad una sotto altrettanti colpi di maglio. Un libro di sconcertante attualità.
Bisogna avere orgoglio e umiltà insieme. È con la crisi della politica che dobbiamo misurarci. Dove va la sinistra se non riusciamo a ristabilire un rapporto nuovo tra politica e popolo?
Ho molto esitato prima di scrivere queste note. È acuta in me la consapevolezza della cesura tra il mio tempo e quello che stiamo vivendo. Sono in atto mutamenti profondi, fino a ieri impensabili, anche nella antropologia umana. Al centro di tutto c’è la crisi della democrazia moderna e il nuovo rapporto tra l’economia e la società. La sinistra non ha futuro se non esprime un nuovo umanesimo.
«Non ho la pretesa di scrivere la storia della sinistra e non voglio nascondere i suoi errori. Mi sembra giusto, però, dire ai giovani di oggi che non partono da zero. È bene che agiscano in modi molto diversi da noi, ma non è sul nulla che poggiano i piedi. Sappiano che la lotta che noi affrontammo nei decenni passati non può essere ridotta a uno scontro tra libertà e totalitarismo. In Italia, almeno, fu una lotta per la democrazia». È così, alla luce di questi pensieri, che Alfredo Reichlin ricorda le vicende della sua generazione. Dalla Resistenza alla ricostruzione, dalla svolta atlantica di Berlinguer allo sfaldamento del Pci, Reichlin racconta le sue esperienze come direttore de “l’Unità” nel ’56 e di segretario della federazione pugliese del Pci negli anni Sessanta, le discussioni accese sui movimenti del ’68 e del ’69, la nuova stagione della sinistra negli anni di D’Alema e di Prodi fino ad arrivare a oggi, alla critica netta al ‘riformismo’ dall’alto che contraddistingue l’attuale dirigenza del PD, sempre meno capace di ascoltare il paese. Con una speranza: che la società italiana ritrovi il ‘midollo del leone’, come Italo Calvino definì il nutrimento di una morale rigorosa e di una padronanza della storia.
Indice
1. Il tempo lungo che ho vissuto - 2. Credevamo nella rivoluzione? - 3. Come eravamo - 4. In Puglia - 5. Fame di Italia vera - 6. Il «Corriere della Sera» del proletariato - 7. Un Paese diviso. DC e PCI - 8. Il ’68 e la rivoluzione conservatrice - 9. Il riformismo dall’alto e il nuovo Sovrano - 10. Enrico Berlinguer - 11. La crisi della democrazia - 12. Un nuovo umanesimo - Epilogo. Il midollo del leone - Indice dei nomi
«Ma che sono queste relazioni internazionali? Non ce ne interessiamo tutti i giorni, ma lo scoppio di una guerra o un terribile attentato possono catturare la nostra attenzione e non liberarla più per giorni o mesi e anni. Ecco dunque a che cosa dovrebbe servire l’insegnamento delle relazioni internazionali: a creare una sensibilità diffusa e condivisa nei confronti della portata dei problemi che affronta.»
Luigi Bonanate spiega una disciplina imprescindibile per comprendere i fatti del mondo.
Indice
I. Il mappamondo - II. La costituzione della disciplina - III. Alla ricerca di una società internazionale - IV. La disciplina nei suoi diversi «stati» - Considerazioni conclusive - Bibliografia - Indice dei nomi - Indice analitico
Le regole non scritte, i meccanismi profondi, le dinamiche eterne del gioco: per la prima volta un protagonista indiscusso della vita pubblica italiana racconta senza pudore né ipocrisia cos'è e come funziona la politica. Sapientemente indirizzato dal giornalista Andrea Cangini, il presidente Francesco Cossiga mette a nudo il potere e con esso l'uomo che lo incarna. Svela l'arcano, dice l'indicibile, strappa la maschera alla realtà con l'ironia e l'arguzia di chi ha cavalcato lungo le strade impervie della Prima e della Seconda repubblica. Aneddoti, riflessioni, rimandi storici, vere e proprie rivelazioni accompagnano il lettore alla scoperta di verità "scandalose" fino a oggi mai rivelate con tanta schiettezza. La natura del potere, il ruolo del denaro, l'uso dei servizi segreti, la violenza, la guerra, le massonerie, i rapporti tra stati, la religione, il Vaticano, la verità, la finzione, i complotti, il caso, il lato di tenebra dell'uomo e del politico. Il trionfo e la caduta, la vita e la morte.
Il diavolo è il padre della menzogna, ma i moderni hanno introdotto in quest’arte grandi innovazioni. Strumento di sopraffazione per i vincitori e ultimo appiglio per gli sconfitti, il falso dilaga in ogni momento di confusione sociale. Nasce così, secondo Swift, la figura del “bugiardo politico”, una specie di mentitore a sé, al quale basta essere creduto per un’ora: finita la beffa e ottenuto l’effetto, quando gli uomini arrivano a ricredersi, è ormai troppo tardi.
In breve
Lucido come una spada, Canfora dimostra come la verità della politica sia sempre complessa, anche se dominata da leggi ferree. “Liberal”
Il libro ha il merito di stimolare la ricerca sulle radici profonde di una concezione in definitiva statica della fenomenologia del potere. Ma l’ironia corrosiva delle parole di Canfora presenta un quadro della situazione attuale desolante e senza via di uscita. “Left”
In tempi di antipolitica, un antidoto controcorrente è rileggere in chiave realistica i caratteri originali del potere. Tanto meglio se attraverso uno stile ironico e, al tempo stesso, coltissimo come nella migliore tradizione del pensiero classico italiano. “Il Mattino”
«Qualcosa non ha funzionato. Il suffragio universale, alla fine conquistato, ha più e più volte deluso chi lo aveva propugnato, ha mancato i previsti effetti. Le urne sono divenute lo strumento di legittimazione di equilibri, di ceti, di personale politico quasi immutabile, non importa quanto diversificato e come diviso al proprio interno. E se il vero potere fosse altrove?»
Canfora instilla più di un dubbio sui travestimenti del potere: un dominio di pochi che però non sussiste se non sa creare consenso, restando, beninteso, a tutti gli effetti dominio.
Indice
Entriamo in argomento - I. Sisifo, il politico - II. Tra utopia e realismo - III. «Capo» - IV. Cesarismo - V. Il potere del tiranno - VI. «Ogni Stato è fondato sulla forza» - VII. Potere della parola - VIII. Il «popolo profondo» - IX. Élite - X. La crisi dell’«impero del bene» - Indice dei nomi
Un secolo di storia della sinistra americana, dagli inizi del Novecento fino alla presidenza Obama, raccontata attraverso le sue battaglie e i suoi principi. Le idee dei suoi pensatori e dei suoi attivisti, ma anche le esperienze concrete di chi ha governato con valori progressisti la più grande potenza mondiale. Una storia di passioni per una famiglia politica che, da Roosevelt a Clinton e Obama, non ha mai cessato di essere un punto di riferimento nel mondo.