
«Mentre tutti sappiamo, più o meno, come dovrebbe essere una democrazia ideale, troppo poco si accerta e si sa intorno alle condizioni di una democrazia possibile» Edito per la prima volta nel 1957 ? uno dei primi libri pubblicati dall'editrice il Mulino nata tre anni prima ? e presto tradotto in inglese dallo stesso autore in una versione ampliata e in seguito in molte altre lingue, «Democrazia e definizioni» è unanimamente riconosciuto come uno dei più importanti libri di teoria della democrazia apparsi nel XX secolo. Con esso Sartori, allora poco più che trentenne, si afferma anche al di fuori dei confini nazionali, tanto che nel 1968 l'International Encyclopedia of Social Sciences gli affida la stesura della voce Democracy. Scritto in maniera efficace e brillante, con un impeccabile rigore logico, il volume affronta i problemi di fondo, i temi essenziali e perenni della democrazia, a cominciare dall'esigenza di definire con precisione il significato dei termini linguistici usati. Nel suo esame la dimensione descrittiva e quella normativa della democrazia risultano strettamente intrecciate; ne consegue che la democrazia è un regime politico che deve fare i conti con un ideale, per quanto lo scarto rimanga inevitabile. La presente edizione è corredata da un ampio saggio introduttivo di Angelo Panebianco che offre un ritratto intellettuale a tutto tondo dell'autore.
Giovanni Sartori è uno dei massimi studiosi della politica del nostro tempo. È Albert Schweitzer Professor in the Humanities alla Columbia University di New York e professore emerito di Scienza politica all'Università di Firenze. È membro della American Academy of Arts and Sciences e della Accademia dei Lincei. Editorialista del "Corriere della Sera", è tra i più autorevoli e seguiti commentatori dell'attualità politica italiana e internazionale. I suoi libri sono tradotti in più di trenta lingue. Il volume raccoglie gli articoli scritti da Giovanni Sartori nell'arco di una decina di anni.
"Io non mi identifico con l'opposizione istituzionale: sono un oppositore Quidam de populo." Sotto la lente del più impietoso commentatore dei nostri vizi pubblici sfila la classe politica del Paese, incapace di garantire buon governo, istituzioni stabili, riforme ben congegnate. Un panorama di opportunismi e di inettitudini in cui si specchiano altri malanni, non solo italiani, del nostro tempo. Giovanni Sartori è uno dei massimi studiosi della politica del nostro tempo. È stato insignito di otto lauree honoris causa e nel 2005 ha ricevuto il prestigioso premio Príncipe de Asturias. È Albert Schweitzer Professor in the Humanities alla Columbia University e professore emerito di Scienza politica all'Università di Firenze.
Dalla riforma elettorale a quella scolastica e universitaria, dai pericoli del federalismo alle incognite del Partito Democratico, dalle omertà verso la mafia alla bioetica, dall'Alitalia alla crisi economica, l'osservatore più autorevole e sferzante della politica italiana ripercorre fatti e personaggi che hanno occupato la scena del Paese negli ultimi tre anni. Un'impietosa denuncia degli incredibili paradossi e le troppe storture di un'Italia dove anche il buon senso sembra ormai privilegio di pochi.
Lione, giugno 2001. Nizar Sassi è un ragazzo come tanti altri, di una famiglia tunisina ben inserita nel tessuto sociale francese. La politica e la religione, come del resto la scuola, a Nizar non interessano granché e di Al Qaeda o Bin Laden non ha mai sentito parlare. Ma una passione vera il ragazzo ce l'ha: sono le armi. Così, malauguratamente, si lascia convincere da qualcuno a seguire un corso di addestramento e, mentendo alla famiglia, vola verso il Pakistan. L'11 Settembre, e quello che nelle settimane successive si scatena, sorprendono Nizar nel posto sbagliato al momento sbagliato. Il Pakistan chiude le frontiere e Nizar viene venduto alla Cia e spedito a Guantanamo...
Dal 1995 a oggi il ciellino Roberto Formigoni prima e i leghisti Roberto Maroni e Attilio Fontana poi hanno governato in Lombardia attuando misure scellerate in tema di sanità, mobilità e cura del territorio. Scelte inadeguate di fronte all'impatto delle crisi globali, delle sfide del cambiamento ambientale e - soprattutto - della pandemia da Covid-19, in seguito a cui il velo è stato sollevato. A fronte della retorica dell'eccellenza sanitaria, i cittadini hanno toccato con mano l'impoverimento del servizio pubblico. La privatizzazione della sanità è il simbolo di una vita pubblica devastata dalle logiche del puro profitto e interamente subordinata agli affari di pochi. Il modello di Lega, Forza Italia e, in misura minore, Fratelli d'Italia ha costruito un potere impenetrabile, sancito dai voti plebiscitari delle elezioni. La vita quotidiana in terra lombarda è un incubo per chi deve prendere i treni dei pendolari ma il Pirellone finanzia senza battere ciglio autostrade private e sballati comprensori sciistici senza neve. Nella regione più inquinata d'Europa per le emissioni di gas si strappano deroghe per i veicoli più vecchi e si preferisce fare la guerra al Comune di Milano. Insomma, un quadro desolante di fronte a cui sembra non emergere mai una possibile alternativa.
Il Green Deal, la transizione digitale, un'Europa più forte e democratica, una maggiore giustizia sociale sono progetti indispensabili e di grande portata che l'Europa sta portando avanti, e dobbiamo riuscirci per lealtà verso i nostri concittadini. Ma l'Europa ha anche e soprattutto bisogno di un nuovo progetto di speranza, un progetto che ci accomuni, un progetto che possa incarnare la nostra Unione, i nostri valori e la nostra civiltà, un progetto che sia ovvio per tutti gli europei e che ci permetta di unirci. Penso che questo progetto possa essere costruito intorno a tre assi forti, a un triplice desiderio di Europa che sia unanimemente condiviso da tutti gli europei: quello di un'Europa che innova, di un'Europa che protegge e di un'Europa che sia faro." Esistono diverse idee di Europa. La raccolta dei discorsi di David Sassoli nella stagione della sua presidenza del Parlamento europeo ci indica una strada: abbiamo bisogno di innovazione, non solo nella tecnologia, ma nelle istituzioni, nelle politiche, negli stili di vita, nel nostro essere comunità. La transizione ecologica, di cui l'Europa può farsi motore nel mondo, sarà possibile solo se verrà assicurata una vera equità sociale. Per far questo è necessario riaffermare la centralità della persona, la tutela dei diritti, il rispetto delle differenze e della pluralità. E, insieme, l'orgoglio del modello democratico europeo. È questo il senso dell'eredità di Sassoli: la svolta nelle politiche economiche e sociali di cui l'Europa è stata capace per affrontare la terribile pandemia può diventare un esempio per il tempo a venire. Pur fra contrasti e difficoltà, i principi di solidarietà e la ricerca di uno sviluppo sostenibile hanno prevalso sulle linee rigoriste che avevano prodotto politiche regressive. Ma ora nuove crisi e nuovi squilibri sono davanti a noi: per fronteggiarli l'Europa deve scongiurare passi indietro. I cittadini europei sentiranno di appartenere all'Europa se il suo modello di democrazia, di libertà e di prosperità si rafforzerà e sarà in grado di diffondersi, anche al di là delle nostre frontiere. Prefazione di Sergio Mattarella.
«La crisi consiste appunto nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati.» Così scriveva Antonio Gramsci oltre ottant'anni fa nella prigione fascista di Turi. Muovendo da questa intuizione, lo storico Donald Sassoon, profondo conoscitore del nostro paese, si chiede quali sono oggi i segnali della crisi che sembra stia condannando al declino la civiltà occidentale. Dalla proliferazione di movimenti nazionalisti e sovranisti alle sempre più frequenti manifestazioni razziste e xenofobe, dalla sfiducia nei partiti tradizionali all'aumento delle diseguaglianze, l'impressione è di trovarsi in un cruciale momento di passaggio, in quell'interregno fra il tramonto del vecchio e l'affermazione del nuovo in cui si corrono i rischi maggiori di rapide regressioni. Al centro della sua analisi, la crisi che sta attraversando il Vecchio Continente: le probabilità di una sua implosione, ma anche le motivazioni e le ragioni della sempre più evidente disaffezione nei confronti di un'Europa unita che subisce attacchi da ogni fronte e viene troppo debolmente difesa da chi dovrebbe rappresentarla. Da «ebreo nato in Egitto con passaporto britannico, con studi in Francia, Italia, Gran Bretagna e Stati Uniti», Donald Sassoon è in una posizione privilegiata per interpretare senza pregiudizi la moltitudine di umori, sensibilità, scelte di vari paesi, e ci offre la lezione di un grande storico capace di decifrare la complessità dell'oggi sciogliendo con maestria gli intricati fili provenienti dal nostro passato.
"Caro figlio, in questo libro cercheremo di riflettere un po' sul fatto fondamentale che gli uomini non vivono isolati, ma riuniti in società. Parleremo del potere e dell'organizzazione, del mutuo soccorso e dello sfruttamento dei deboli da parte dei forti, dell'uguaglianza e del diritto alla differenza, della guerra e della pace. Parleremo delle ragioni dell'obbedienza e di quelle della ribellione. Come in "Etica per un figlio", anche in questo libro penso di schierarmi del tutto apertamente da una parte o dall'altra, qualora mi vada di farlo, non ho intenzione di fare la morale su chi sono i "buoni" e chi i "cattivi", né ti consigliere chi devi votare e neppure se votare. Andremo alla ricerca delle questioni fondamentali, di ciò che è in gioco nella politica e non di ciò a cui giocano i politici... Dopo di che, tu avrai l'ultima parola: fa in modo che nessuno te la tolga né la pronunci al posto tuo." Le motivazioni fondamentali che hanno da sempre mosso l'agire politico degli uomini, passate in rassegna dallo sguardo di Fernando Savater.
In breve
«Caro figlio, in questo libro cercheremo di riflettere un po’ sul fatto fondamentale che gli uomini non vivono isolati, ma riuniti in società. Parleremo del potere e dell’organizzazione, del mutuo soccorso e dello sfruttamento dei deboli da parte dei forti, dell’uguaglianza e del diritto alla differenza, della guerra e della pace. Parleremo delle ragioni dell’obbedienza e di quelle della ribellione. Tu mi conosci: anche se in questo libro penso di schierarmi del tutto apertamente da una parte o dall’altra, qualora mi vada di farlo, non ho intenzione di fare la morale alla fine su chi sono i ‘buoni’ e chi i ‘cattivi’. Andremo alla ricerca delle questioni fondamentali, di ciò che è in gioco nella politica e non di ciò a cui giocano i politici».
Indice
Prologo - Prologo all’edizione 1993 - 1. Siamo qui riuniti... - 2. Obbedienti e ribelli - 3. Vediamo un po’ chi è che comanda - 4. La grande invenzione greca - 5. Tutti per uno, uno per tutti - 6. Le ricchezze del mondo - 7. Come far guerra alla guerra - 8. Liberi o felici? - Epilogo. Potevamo arrivare fin qui - Dizionario del cittadino che non ha paura di sapere - Commiato
Un libro che racconta il potere della camorra, la sua affermazione economica e finanziaria, e la sua potenza militare, la sua metamorfosi in comitato d'affari. Una scrittura in prima persona fatta dal luogo degli agguati, nei negozi e nelle fabbriche dei clan, raccogliendo testimonianze e leggende. La storia parte dalla guerra di Secondigliano, dall'ascesa del gruppo Di Lauro al conflitto interno che ha generato 80 morti in poco più di un mese. Una narrazione-reportage che svela i misteri del "Sistema" (così gli affiliati parlano della camorra, termine che nessuno più usa), di un'organizzazione poco conosciuta, creduta sconfitta e che nel silenzio è diventata potentissima superando Cosa Nostra per numero di affiliati e giro d'affari.

