
Il 30 gennaio 1992 fu una calda giornata d'inverno, a Palermo. Ma al celebre Maxiprocesso il gelo avvolse gli imputati di Cosa Nostra, che ricevettero condanne in Cassazione tanto dure quanto inaspettate. Non doveva andare in quel modo, non secondo gli accordi. Nessun giudice, nessun politico, nessuno avrebbe dovuto voltare loro le spalle. Inizia così uno dei periodi più cupi della storia italiana: quello delle stragi di Capaci e di via D'Amelio, delle vittime innocenti della lotta contro il sistema criminale più pericoloso. La morte dei giudici Falcone e Borsellino lanciò un forte segnale alle istituzioni: la mafia non voleva essere sottomessa dallo Stato, e avrebbe eliminato ogni ostacolo sulla sua strada. Per questo qualcuno scelse di scendere a patti con il nemico, di trattare piuttosto che combattere contro l'illegalità. Ma c'è stata davvero la Trattativa? Ce n'è stata solo una? Chi mercanteggiò con Cosa Nostra? In questo libro Roberta Ruscica ricostruisce intrecci, accordi, contatti, l'affaire mafia-appalti e descrive, attraverso le parole dei pentiti, i retroscena più inquietanti della Cupola, da come vennero prese le decisioni più infauste alla progettazione di piani destabilizzanti, attuati e non. Dai boss di Cosa Nostra ai boss di Stato, un libro inchiesta che apre nuovi e documentati scenari. Con un'intervista esclusiva a Teresa Principato, il procuratore aggiunto di Palermo in prima linea nella caccia al superlatitante Matteo Messina Denaro.
Berlino ha sempre provocato reazioni contrastanti. È stata detestata da personalità opposte, come Rosa Luxemburg e Konrad Adenauer, per la sua incancellabile impronta prussiana. Ma è stata amata con pari intensità per il suo occidentalismo da letterati e studiosi come Heinrich Mann ed Helmut Plessner. Berlino è l'unica cittadella dell'illuminismo, il luogo della modernità tedesca che vuole conquistare e mantenere il suo profilo di libera città occidentale. Si è incominciato a parlare della Berliner Republik vent'anni fa con grande ambivalenza, nel contesto della decisione del trasferimento della capitale da Bonn. Di fronte alla naturalezza con cui oggi finalmente Berlino è e si sente accettata da tutti - tedeschi, europei e stranieri in generale - come capitale della Germania, si stenta a credere alla preoccupazione con cui la classe politica tedesca a suo tempo ha affrontato la questione. Da dove nasceva lo stato di ansietà per il pericolo di una possibile "orientalizzazione" del Paese? Gian Enrico Rusconi ripercorre le vicende che hanno portato all'epocale caduta del Muro berlinese e le contrastanti interpretazioni che sono seguite, e rintraccia nello scottante tema "dei due Stati tedeschi".
La laicità della democrazia - sostiene Rusconi, confrontandosi con autori classici e contemporanei e con alcuni documenti ecclesiastici - coincide con lo spazio pubblico in cui tutti i cittadini, credenti e non credenti, confrontano i loro argomenti e seguono procedure consensuali di decisione senza far prevalere, in modo autoritativo, le proprie certezze o verità di fede. 'Come se Dio non ci fosse' è la formula per esprimere questa concezione radicale di laicità: il postulato dell'autonomia razionale dell'uomo e della donna. Ciò che conta in democrazia è la capacità di reciproca persuasione, non la presunzione di avere certezze assolute.
Per essere democratici oggi è ancora necessario essere antifascisti? Il riferimento alla Resistenza è tuttora determinante? E a quale resistenza ci si deve riferire? Sono questi gli interrogativi ai quali l'autore intende rispondere con questo volume che ripercorre alcuni passaggi decisivi che dalla Resistenza armata portano alla democrazia del 1945-47. Un momento centrale della nostra memoria storica e della nostra identità collettiva che si riflette inevitabilmente (da allora in poi) sul grado e sulla qualità della legittimazione della Repubblica.
La tensione tra le grandi potenze, i dissensi sul piano militare, e in particolare i contrasti tra l'Europa e l'America di Trump, tracciano i confini tra sicurezza e insicurezza fino al febbraio 2020. Ma nei mesi seguenti si diffonde inarrestabile in tutto il pianeta la pandemia. La gravità della situazione travalica la dimensione sanitaria per trasformarsi in emergenza economica, sociale e politica. Superando ogni confine la crisi modifica la percezione della sicurezza nel sentire collettivo, ma soprattutto sembra cambiare le relazioni che definivano le condizioni stesse della sicurezza nazionale e internazionale. In gioco è stata ed è la tenuta stessa dell'Europa. La razionalità è l'unica risorsa che abbiamo per contrastare il mondo di insicurezze in cui dovremo vivere.
Fin dall'epoca di Oliver Cromwell, inglesi e americani sono stati convinti che i loro nemici fossero anche nemici di Dio e della libertà, popoli senza morale e dunque pronti a qualunque bassezza pur di sconfiggerli. Dalla Spagna cattolica al Re Sole, dai nazisti ai comunisti, fino ad al Qaeda, inglesi e americani hanno molto combattuto, perdendo forse alcune battaglie, ma vincendo tutte le guerre. "Dio & dollaro" racconta la nascita e lo sviluppo del mondo moderno, l'affermazione su scala globale del sistema politico ed economico nato con l'impero britannico, e poi sviluppato dagli Stati Uniti. Suoi motori sono stati senz'altro il progresso tecnologico, lo sviluppo finanziario e le strategie militari. Tuttavia, sostiene Walter Russell Mead, l'elemento chiave è stato un altro: l'ideologia individualista, frutto della visione religiosa degli angloamericani. "Dio & dollaro" illustra il rapporto profondo tra questa concezione del mondo e l'esplosione del capitalismo, che ha portato alla prosperità di Gran Bretagna e USA. Proprio da questi presupposti si è sviluppato il sistema liberale e democratico che si è imposto pressoché ovunque. Per comprendere la modernità e la sua crisi è dunque necessario intrecciare storia e letteratura, filosofia e religione.
Chi sono gli Immediati? Gli effimeri vincitori di oggi, coloro che rifuggono la mediazione, vogliono demolire ciò che è intermedio, agiscono all’istante, senza meditazione né condivisione. I nostri guru preferiti sono assertivi, semplificatori, compulsivi. Ciascuno di noi può diventare un Immediato: attraverso giudizi superficiali e slogan espressi e rilanciati sulla rete, l’adozione dei nuovi alfabeti comunicativi dominati dalle emozioni. Politici
e governanti immediati sono facilmente identificabili, ma sono soltanto una parte del problema, poiché gli Immediati crescono e si affermano nei campi più diversi: le tecnologie, la finanza, le ignoranti strumentalizzazioni della Storia.
Gli Immediati portano pericoli profondi; possono toglierci la voglia di riflettere, la capacità di attendere, il coraggio di dialogare, la forza di sognare. Dobbiamo metterli all’angolo, per tornare a scommettere sul tempo medio, il domani, nella vita politica e in quella quotidiana, nelle istituzioni e nelle azioni personali. E abbiamo bisogno di insegnanti, di valenti formatori; di chi costruisca nuove possibilità per il lavoro, nell’età dell’intelligenza artificiale e dell’automazione; di chi restituisca partecipazione, efficacia e onore alla politica.
Il trasformismo, spiega l'autore di questo saggio, docente di Storia contemporanea all'Università di Roma La Sapienza, non è un vizio nazionale. E' un sistema di governo che serve a emarginare le ali estreme, ma blocca ogni possibilità di alternanza. E' il sistema su cui si è fondata la politica italiana per oltre un secolo. Ma, resta da chiedersi, lo abbiamo superato davvero?
Filo conduttore di questo libro è la difficile storia della politica italiana, dagli esordi dello Stato unitario fino alla crisi della repubblica dei partiti: l'originaria debolezza delle istituzioni, cui si cerca di porre rimedio con un sistema politico tutto ruotante attorno al centro; la difficile convivenza di culture e sub-culture politiche diverse, ciascuna con le sue pratiche e con i suoi miti fondanti, a volte in conflitto tra loro e con le istituzioni stesse; il ruolo dei partiti, protagonisti spesso contestati della stagione repubblicana; il rapporto sempre problematico fra Stato e società civile, fra governanti e governati.
O lo ami, o lo vorresti al muro. Questo è Marco Travaglio. Il giornalista più puntuto e più querelato d'Italia. Si dice che con i suoi libri abbia venduto più di un milione e mezzo di copie senza avere praticamente avuto una sola recensione su un qualsiasi giornale nazionale. Si dice che, sommando tutte le cause che gli hanno intentato in questi anni, le richieste di risarcimento si contino in milioni e milioni di euro. Ma i querelanti, finora, hanno quasi sempre perso. In questo libro - libero dal vincolo di una "scaletta" prefissata, incalzato da un giornalista non meno scomodo di lui come Claudio Sabelli Fioretti - Marco Travaglio va finalmente a ruota libera. Più libera che mai. È come se tu lo incontrassi al tavolino di un bar. E gli offrissi un caffè. E gli dicessi: "Marco, scusa: raccontami un po' come vedi l'Italia del dopo-elezioni. Come sono, veramente, i politici che hanno vinto e quelli che hanno perso. Che cosa, davvero, dobbiamo aspettarci da loro". Credete che si auto-censurerebbe, nel rispondervi, uno come Marco Travaglio? Non lo ha mai fatto, nemmeno ad Annozero, nemmeno da Luttazzi. Nemmeno di fronte alle minacce di risarcimenti milionari: e forse ad altre minacce, che non sappiamo. Credete che lo farebbe parlandovi a quattrocchi? Questo libro è, appunto, una conversazione a quattrocchi.