
L’ASEAN rappresenta una silenziosa storia di successo. Lontano da clamori mediatici, estranea a posizioni estreme, imperniata sull’efficienza, l’Associazione delle Nazioni del sud-est asiatico ha costruito un modello di convivenza civile, rispetto delle diversità, ricerca di gradualità ambiziosa. In una regione tormentata dai conflitti e a cinquanta anni dalla sua fondazione, ha raggiunto i suoi obiettivi principali: pace, crescita, stabilità, sicurezza. I dieci paesi che ne fanno parte hanno tutti garantito ai loro cittadini progressi innegabili e la speranza di un futuro migliore. La fine della Guerra Fredda ha consentito una impostazione non più ideologica ma pragmatica dell’Associazione. Da più di vent’anni i paesi originariamente avversi ne fanno parte in un clima di collaborazione e tolleranza. Ne hanno goduto i suoi 650 milioni di cittadini e l'intera costa asiatica del Pacifico, attraversata altrove da tensioni e conflitti. La costanza, i risultati, la lontananza da tragici episodi di cronaca hanno affermato un “modello ASEAN”. Quando i traguardi economici si sono estesi al versante socio-politico, l’ASEAN è diventata un “miracolo”. Il libro, che esce per la prima volta in Italia, dimostra come la trasformazione sia avvenuta non per intervento divino, ma per l’impiego dei cittadini, la competenza delle classi dirigenti, la lungimiranza dei leader. Le difficoltà iniziali sono state fortissime, le tensioni spesso irrisolte, le disparità ancora eclatanti. Il rischio di divisioni e di lasciarsi influenzare dalle grandi potenze che circondano l’ASEAN è tuttora il pericolo maggiore per l’Associazione. Tuttavia, il clima di crescita e di rispetto tra paesi di lingue, culture e religioni diverse resiste e si amplia. Dal sud-est asiatico deriva quindi uno scenario solido e promettente, esempio di “fusione di civiltà”, invece che di scontro. Ne sono consapevoli gli autori che si spingono orgogliosamente a candidare l’intero Miracolo ASEAN al Premio Nobel per la Pace.
Nelle pur radicate democrazie dell'Europa occidentale, le competizioni elettorali sono in declino, i maggiori partiti registrano un calo di iscritti e di partecipazione, e anche coloro che rimangono fedeli militanti sono fiaccati nel loro entusiasmo. L'ultimo libro di Peter Mair, uno dei più grandi scienziati politici del nostro tempo, prematuramente scomparso, pesa l'impatto di questi cambiamenti che hanno portato gli elettori, dopo un secolo di aspirazione e di pratica democratica, a disertare l'arena politica. Mair esamina lo sviluppo parallelo allarmante che ha visto le élite politiche europee chiudersi sempre più su se stesse, in circoli autoreferenziali che le hanno portate a rimodellarsi come classe professionale omogenea e ad arroccarsi all'interno delle istituzioni statali, come un riparo in grado di offrire relativa stabilità in un mondo popolato da elettori volubili. Nel frattempo, guadagnano potere le agenzie e le pratiche non democratiche che vanno proliferando, non ultima tra loro la stessa Unione europea, un'organizzazione che contribuisce alla depoliticizzazione degli Stati membri e il cui famigerato "deficit democratico" riflette le intenzioni deliberate dei suoi fondatori. Questo testo offre una valutazione autorevole e agghiacciante delle prospettive della rappresentanza politica popolare di oggi, non solo nelle varie democrazie d'Europa, ma in tutto il mondo sviluppato.
Uscito per la prima volta in Francia nel 1931 grazie alla mediazione di Daniel Halévy (e in Italia solo nel 1948), immediatamente commentato da Trockij, bruciato dai nazisti sulla piazza di Lipsia e costato al suo autore l'arresto e il confino a Lipari per "manifestazioni di antifascismo compiute all'estero", "Tecnica del colpo di Stato", spieiata dissezione delle varie tipologie di golpe e delle loro costanti, viene subito avversato da tutti. Sta di fatto che ancor oggi lo si legge d'un fiato: non solo per l'"attualità" della sua analisi di ingegneria politica, ma soprattutto per lo stile, insieme icastico e concitato, geometrico e visionario, dove Malaparte sembra assumere le cadenze di un allievo di Tacito. Stile che risalta in tutte le sequenze su trionfi e fallimenti del golpismo classico, a partire dalla violenta "campagna di stampa" con cui Cicerone smaschera la congiura di Catilina, ma che tocca l'acme nelle ricostruzioni dei colpi di Stato dei primi decenni del secolo scorso, come nelle pagine sulla imminente rivoluzione a Pietrogrado, con le "dense nuvole nere sulle officine di Putilow" cui si contrappone la nebbia rossastra del sobborgo di Wiborg dove si nasconde Lenin. E nella parte finale spiccano, ritratti con rara vividezza, i volti e le psicologie degli autocrati a capo dei vari totalitarismi: Stalin, Mussolini e Hitler.
Sono ricordati in questo volume, idee, momenti e figure che attraversano la storia della Democrazia cristiana, un partito che ha segnato profondamente le vicende politiche e sociali del nostro paese per circa mezzo secolo. Francesco Malgeri è dal 1979 professore ordinario di Storia contemporanea presso la Facoltà di scienze Politiche dell'Università "La Sapienza" di Roma. In precedenza ha insegnato, dal 1971 al 1979, la stessa disciplina presso l'Università di Salerno. Nei suoi studi ha privilegiato aspetti e problemi di storia dell'Italia contemporanea, con particolare attenzione alla storia della Chiesa e del movimento cattolico.
Un miliardo di euro dai versamenti dell'otto per mille. 650 milioni per gli stipendi degli insegnanti di religione. 700 milioni per le convenzioni su scuola e sanità. 250 milioni per il finanziamento dei Grandi Eventi. Una cifra enorme passa ogni anno dal bilancio dello Stato italiano e degli enti locali alle casse della Chiesa cattolica. A cui bisognerebbe aggiungere almeno il cumulo di vantaggi fiscali concessi al Vaticano e oggi al centro di un'inchiesta dell'Unione europea: il mancato incasso dell'lci, l'esenzione da Irap, Ires e altre imposte, l'elusione consentita per le attività turistiche e commerciali. Per un totale di circa 4 miliardi di euro, più o meno mezza finanziaria, l'equivalente di un Ponte sullo Stretto o di un Mose all'anno. Una somma (è la stessa Conferenza episcopale italiana a dichiararlo) che solo per un quinto viene destinata a interventi di carità e di assistenza sociale.
In breve
“Chi si illude che tutto si risolverà con la fine di Berlusconi, magari accellerata dagli scandali, dimostra di non capire quanto e come ha agito il berlusconismo in questi anni nella società”. La radiografia impietosa ma reale di un paese che non sa più guardare in avanti. Dopo La questua, la nuova coraggiosa inchiesta di Curzio Maltese.
Il libro
“L’Italia vive da quindici anni in una bolla politica e mediatica, il berlusconismo. Mezza Italia, per la verità: la più felice. Chi guarda la bolla da fuori si preoccupa, si incazza, si strazia per capire come un trucco tanto facile abbia stregato milioni di adulti che non volevano crescere. Chi vive dentro la bolla si sente leggero, avvolto, protetto come un bambino, in un mondo pieno di colori, dove sono scomparse le faccende complesse, noiose. È ottimista, per lui nessun problema può sfuggire alla più facile delle soluzioni. Osserva quelli in basso e ride: Keep It Simple, Stupid…
Chi si illude che tutto si risolverà con la fine di Berlusconi, magari accelerata dagli scandali, dimostra di non capire quanto e come ha agito il berlusconismo in questi anni nella società. Non è stato fascismo, ma ha svuotato la democrazia. In maniera sistematica e diffusa, nei palazzi delle istituzioni come nelle teste dei cittadini. Ha snervato il parlamento, la magistratura, la libera informazione, la scuola. Ha prodotto una perdita collettiva di senso e di memoria. Siamo ridotti come il paese di Macondo, che dovrà un giorno rinominare gli oggetti. Non è stato facile arrivare a tanto e non sarà semplice uscirne.”
La radiografia impietosa ma reale di un paese che non sa più proiettarsi in avanti. Che spreca le sue migliori risorse intellettuali non riconoscendo loro alcun merito e costringendole a emigrare. Che non ha il coraggio di investire sull’innovazione e la tecnologia. Che sta perdendo la sfida della competizione internazionale. E che continua a devastare il suo territorio senza preoccuparsi di cosa troveranno le prossime generazioni.
Al culmine della piramide, una classe dirigente che è più che mai parte del problema anziché una possibile soluzione. Una classe dirigente che nella sua parte conservatrice continua a coltivare la nostalgia di un passato autarchico, quando sul mondo non spiravano ancora i venti della globalizzazione. E che nella sua parte progressista appare immobile, incapace di ricambio generazionale, sorda agli umori del paese reale, addirittura messa in discussione dal punto di vista dell’onestà.
Questo libro è un tentativo di rispondere alle due domande che l'autore si è sentito più spesso rivolgere in centinaia d'incontri con studenti dei licei e delle università: com'è stato possibile il berlusconismo? Come si può uscirne? Il decennio dei servi contenti del regime è stata l'ultima "autobiografia nazione" nel senso che Gobetti attribuiva al fascismo. Ma è stato anche il sintomo di un declino prima civile e poi economico, la regressione di un Paese che ha reagito all'avvento di un mondo nuovo con l'ovvietà minacciosa di una (sin troppo familiare) tentazione autarchica. L'eredità che lascia all'Italia è molto più pesante di quanto dicano le statistiche, è la condanna alla sudamericanizzazione.
In breve
L’eroe del Risorgimento italiano autore dell’Inno d’Italia. Il pensiero politico del giovane poeta combattente. La concezione mazziniana dell’Italia unita accesa dal fuoco dell’entusiasmo.
Il libro
“Tutta l’Europa è scossa e in grande ansietà; la quiete sepolcrale che dai superbi tiranni si diceva ‘pace’ ed era ‘morte di popoli’ in tanti lustri di turpe schiavitù, ha cessato per dar luogo all’azione di vita e di risorgimento. Finalmente siamo alla vigilia del tremendo conflitto dei due principii, indipendenza o schiavitù, ‘assolutismo o libertà’, né v’ha transazione o altra via conciliativa.”
“La vicenda specifica di Mameli illustra con efficacia la condizione di ‘esilio in patria’ di cui hanno sofferto a lungo i democratici nella storia italiana. Infatti, essa allude alla difficoltà con cui il termine ‘repubblicano’ è entrato nella cultura degli italiani. Una parola – ‘repubblica’ – e un sentimento che non hanno mai goduto di una cittadinanza particolarmente benevola e che proprio nel 1848 acquistano un connotato preciso…
Negli scritti di Goffredo Mameli c’è tutto il ’48 italiano: l’anelito della patria; la convinzione che la storia si produca solo attraverso un riscatto popolare; il culto del gesto eroico; l’ansia dell’azione esemplare; l’idea che la storia si fa solo stando nei processi concreti, ‘sporcandosi le mani’. In sintesi: la convinzione che l’azione politica sia prima di tutto partecipare in prima persona. Due tratti lo collocano nel canone del ribelle moderno: tutte le rivoluzioni appaiono come insurrezioni della gioventù e, soprattutto, partecipare significa non risparmiarsi, consumare tutte le proprie energie. Come molti altri dopo di lui, per arrivare fino a oggi, ribellarsi ha significato sostenere ‘sei quello che fai’ contrapposto senza possibilità di mediazione a ‘sei quello che pensi’.”
(dall’Introduzione)
In politica le istituzioni assumono spesso l'impronta di chi le rappresenta. Questo è tanto più vero per la Presidenza della Repubblica così come è regolata nella Costituzione italiana. Il ruolo che i costituenti assegnarono al capo dello Stato nel nuovo sistema politico non è privo nella sua indeterminatezza di qualche ambiguità, ma proprio grazie a essa chi è stato investito dell'alta carica ha potuto esercitarla secondo la sua interpretazione della necessità degli interessi talvolta mutevoli del paese. In questo volume, un'analisi approfondita delle personalità di coloro che sono stati chiamati di volta in volta a occupare la massima carica dello Stato e della loro attività nell'arco dei rispettivi mandati, ma anche un'indagine e una riflessione sulle forze e sulle istituzioni che sono state o sono al centro delle vicende politiche del paese, giudicate dall'angolo visuale del Quirinale. Attraverso documenti d'archivio spesso inediti, memoriali e testimonianze dei protagonisti si ripercorrono tutte le tappe salienti delle varie presidenze: dalle "prediche inutili" di Einaudi agli anni di Gronchi e della crisi Tambroni; dal "mandato breve" di Segni e dai retroscena del "piano Solo" alle clamorose dimissioni di Leone; dalle esternazioni irrituali di Pertini ai misteri del settennato di Cossiga; dalle aspre polemiche degli anni di Scalfaro fino al delicato e complesso settennato di Napolitano.
Dopo la bocciatura della costituzione europea, in seguito ai referendum francese e olandese, il libro ricostruisce la ricerca di una alternativa e, dopo la firma del Trattato di Lisbona, il defatigante processo di ratifica. Particolare attenzione è riservata alle vicende della crisi globale e al suo impatto sulle finanze e l'economia dei Paesi membri. Una crisi che ha rivelato le debolezze dell'Unione, ma anche la sua capacità di cercare nuove soluzioni e di creare nuove istituzioni, e che l'ha posta di fronte a una scelta ineludibile tra la rinunzia definitiva al sogno dei suoi fondatori e la ripresa di un cammino verso un'ulteriore integrazione secondo un modello diverso da quello delle origini, ma questa volta al sicuro da ogni arretramento. Una storia della vicenda europea fin dalle sue origini, dunque, che con questa nuova edizione si arricchisce degli ultimi otto anni di vita dell'Unione, tra i più complessi, gli anni che ci hanno fatto temere un suo inevitabile declino.
Slogan dell'isolazionismo americano, una corrente che percorre fin dalle origini la storia degli Usa, «America First» è stato ripreso da Donald Trump che, nel rovesciare gli ultimi settant'anni di politica estera statunitense, ha voluto affermare la priorità dell'interesse nazionale e la piena sovranità del paese al di là degli impegni, dei trattati e delle istituzioni internazionali. Mettendo in prospettiva la rivoluzione di Trump, il libro offre un ritratto inatteso dell'America di oggi: un paese che, se sembra aver perso le coordinate della sua azione politica, dimostra però di avere un'eccezionale vitalità e grandi capacità di ripresa.

