
Il legame tra la teologia e la politica è tornato prepotentemente in primo piano, non solo con l’affermarsi di forme di radicalismo islamico, ma anche con la rinnovata centralità del cristianesimo, e delle forme di vita tradizionali a esso ispirate, nel “secolarizzato” Occidente. Come provano a dimostrare i testi raccolti in questo volume, però, fra la politica e la religione c’è una relazione ben altrimenti complessa, in gran parte confluita nell’elaborazione del concetto di “teologia politica”, a significare l’origine teologica delle categorie portanti della moderna politica occidentale. Come è giusto ricordare, questo approccio, che ovviamente va fatto risalire a Carl Schmitt, ma anche a Jacob Taubes, ha goduto di una ricezione privilegiata e precoce da parte degli intellettuali italiani, in largo anticipo rispetto ad altri contesti culturali.
È dunque nell’arco dell’orizzonte teorico schmittiano e della sua critica che i contributi qui offerti cercano di mettere a fuoco il nesso tra religione e politica, lungo un percorso articolato in tre tappe, corrispondenti alle tre parti del libro: Teologia politica e pensiero italiano, Il dibattito tedesco e Per una critica della teologia politica. L’ambizione collettiva degli autori è quella di confrontarsi fruttuosamente con la pluralità dei discorsi teologici politicamente attivi, propri tanto dei monoteismi quanto delle rivoluzioni (si pensi alla “spiritualità politica” di cui parlò Foucault in occasione della sollevazione iraniana del 1978), e con gli addentellati che essi presentano con la dimensione economica – travolta dalla grande recessione iniziata nel 2008 –, con quella giuridica e con quella più propriamente politologica.
Il punto di partenza della riflessione comune che questo volume offre ai lettori è stata la frase che Simone Weil (1909-43) scrive in chiusura de La persona e il sacro: «Al di sopra delle istituzioni destinate a proteggere il diritto, le persone, le libertà democratiche, occorre inventarne altre destinate a discernere e abolire tutto ciò che nella vita contemporanea schiaccia le anime sotto l’ingiustizia, la menzogna e la bruttezza. Occorre inventarle perché sono sconosciute, ed è impossibile dubitare che siano indispensabili». A partire da essa, alcuni autorevoli studiosi del pensiero weiliano italiani e stranieri si sono chiesti, anche in riferimento all’attuale situazione europea, quali potessero essere le riflessioni di Simone Weil da prendere in considerazione per rispondere a domande sempre più urgenti: quale orizzonte etico e spirituale, quale filosofia possono far nascere le nuove istituzioni di cui Weil avvertiva la necessità? Che tipo di istituzioni potrebbero essere? Quale relazione tra spiritualità, etica e politica si dovrebbe articolare in esse, e secondo quali modalità? Il risultato di questo ragionare comune vorrebbe essere, innanzitutto, une réflexion en vue d’un bilan, come scriveva Weil, non solo sulle potenzialità inespresse del pensiero weiliano, ma anche su quelle dell’Europa.
Come cambia la democrazia nella società liquida, nella riforma costituzionale, nelle istituzioni e nella partecipazione nei vari campi istituzionali e non: partito, sindacato, economia, giustizia, scuola, scienza, tecnologia... e da ultimo, ma non ultimo, come cambia la democrazia nella Chiesa.
Dopo i fatti dell’11 settembre 2001 si è innestata una ideologia dello scontro di civiltà tra Oriente e Occidente, quasi che, per la loro natura, l’Occidente cristiano e laico e il mondo islamico fossero inevitabilmente destinati a confliggere. La primavera araba si rivela ora una grande sorpresa della storia che sta trasformando il Mediterraneo, che vede aprirsi una chance per divenire il mare dell’incontro e della democrazia. Questo libro vuole offrire un contributo di approfondimento valendosi delle testimonianze di alcuni dei protagonisti della primavera araba, le cui voci (ventitre nomi) danno conto di come cresca la coscienza dell’importanza di questa trasformazione culturale e politica. Abbiamo bisogno di capire e di ascoltare dai protagonisti le storie della primavera araba che sono molto diverse: la storia tunisina, quella egiziana o libica, come la vicenda drammatica della Siria con un prezzo di spargimento di sangue incredibile. In Tunisia, un partito religioso è al governo in una coalizione con un partito laico e un partito socialista: un fatto estremamente interessante e decisivo in un Paese che si sta dando la costituzione, laddove la costituzione è un nuovo patto nazionale. Ogni vicenda nazionale è diversa e ha le sue sfumature da capire.
L'autore
Vittorio Ianari si interessa di rapporti tra mondo arabo-islamico e Occidente e della presenza cristiana nel contesto mediorientale, in particolare sotto i profili della storia religiosa contemporanea. Ha pubblicato Chiesa, coloni e Islam (Torino 1995), sulla presenza cattolica nella Libia italiana e Lo stivale nel mare. Italia, Mediterraneo e Islam: alle origini di una politica (Milano 2006), un’indagine storica sull’azione dell’Italia e degli italiani nel Mediterraneo arabo-islamico nel XIX e XX secolo. Ha insegnato Islamologia alle Università Lateranense e Urbaniana ed è stato responsabile dell’Ufficio Ecumenismo e Dialogo interreligioso della Conferenza Episcopale Italiana.
Il nostro Servizio Sanitario Nazionale è uno dei migliori al mondo: ha infatti assicurato agli italiani un buon livello complessivo di salute, rispondendo, nel tempo, alle aspettative di assistenza sanitaria di tutti i cittadini. Eppure, complice anche la recente crisi economico-finanziaria internazionale, si profila all'orizzonte una possibile 'tempesta perfetta' che rischia, in assenza di un significativo cambiamento di rotta, di farlo 'naufragare'. Gli Autori, attraverso un'oggettiva e sistematica analisi, presentano una fotografia articolata della storia e delle prospettive del nostro 'sistema salute': i trend demografici e sanitari, le colpe di chi è 'guida' o è 'a bordo' della nave, gli allarmi lanciati e rimasti inascoltati per anni, le principali carenze strutturali e qualitative. Seguendo il percorso logico disegnato, si possono così già scorgere i primi segnali che ci dicono chiaramente che non c'è tempo da perdere. Il libro rappresenta un prezioso strumento, non solo per gli addetti ai lavori, ma anche per tutti i cittadini che vogliono capire meglio cosa sia stato, cosa è e cosa potrà essere il nostro Servizio Sanitario Nazionale. Prefazione di Beatrice Lorenzin.
Dal 24 febbraio 2022 il mondo ha cominciato a correre a una velocità paragonabile a quella che in genere prelude alle grandi guerre. Sembra avverarsi la profezia di papa Francesco sulla "terza guerra mondiale a pezzi". Dal sanguinoso conflitto in Ucraina - scontro non troppo indiretto fra Stati Uniti e Russia - alla tensione crescente fra Washington e Pechino centrata su Taiwan, fino alla guerra fra Israele e Hamas che minaccia di incendiare l'intero Medio Oriente. Questo volume analizza in dettaglio la nuova guerra scoppiata tra Israele e Hamas a seguito dell'efferato attacco allo Stato ebraico del 7 ottobre, cui è seguita la devastante risposta a oggi in corso. Nell'ampia prima parte si dà conto dei molteplici attori più direttamente coinvolti: in primo luogo lo Stato ebraico e Hamas, ma anche il libanese Hizbullah e le formazioni della galassia jihadista che insistono sullo spazio israelo-palestinese, oltre che sui paesi adiacenti. In questa cornice si inseriscono alcuni articoli specificamente dedicati a Gaza e agli altri territori palestinesi, "radiografia" del contesto politico, umano e territoriale i cui annosi problemi minacciano di uscire ulteriormente acuiti dal nuovo scontro. La seconda parte allarga lo sguardo ai soggetti regionali che condividono a vario titolo ruoli, interessi e agende nell'incendiaria situazione mediorientale. In primo luogo Iran, Arabia Saudita, Egitto e Turchia, le cui strategie, i cui timori e le cui reazioni contribuiscono a determinare direzione e intensità del conflitto. Nella terza parte l'ottica si allarga ulteriormente alle potenze - Usa, Russia, Cina - protagoniste della "Guerra grande", frutto dell'erosione dell'egemonia statunitense. Processo in corso da tempo che negli ultimi due-tre anni sembra aver subito un'accelerazione e in cui il nuovo scontro israelo-palestinese, al netto delle irriducibili sue specificità, può essere inscritto.
"Assalto all'Oceano Cosmo" è il titolo del quarto volume di Limes del 2025, in edicola, libreria e online dal 10 maggio. Il numero esplora la sfida tra Stati Uniti e Repubblica Popolare Cinese tra mare e Spazio, teatri sempre più legati sul piano civile e militare. L'America guidata da Donald Trump ha battezzato la Cina suo principale sfidante. Quindi usa i dazi e i suoi colossi tecnologici per danneggiarne l'economia (che dipende ancora fortemente dalle esportazioni) ed escluderla dalle principali filiere produttive. Soprattutto quella dell'intelligenza artificiale, ambito in cui la Repubblica Popolare sta accorciando rapidamente il divario con l'America. Storicamente l'approccio strategico al mare condiziona l'esplorazione dello Spazio. Le rotte marittime rappresentano diramazioni di unico sistema circolatorio dell'Oceano Mondo consentendo il fluire di merci, traffico Internet e risorse energetiche. Le tecnologie spaziali accrescono le capacità di comunicazione, navigazione e osservazione della Terra. Inoltre, rappresentano infrastrutture critiche per la sicurezza e la connettività. Dalla prospettiva delle grandi potenze, presidiare le orbite basse attorno al nostro pianeta è necessario per dominare le onde. Tutto ciò vincola il duello per l'Oceano Mondo a quello per l'Oceano Cosmo. La guerra in Ucraina, il tentativo americano di arginare Russia e Cina nell'Artico e la partita tra Washington e Pechino per Taiwan sono prove concrete di questa dinamica. Il volume si divide in tre parti. La prima (L'America tra Oceano Mondo e Oceano Cosmo) analizza il duello sino-statunitense dalla prospettiva di Washington, con degli approfondimenti specifici sul ruolo delle imprese tecnologiche a stelle e strisce e sul significato dell'esplorazione della Luna e di Marte. La seconda parte (Cina e Russia cercano Spazio) è dedicata ai piani di Pechino e Mosca nel campo spaziale e dell'intelligenza artificiale. Inoltre, analizza le mosse di Giappone e Corea del Sud, pure loro impegnate a integrare l'Ai nelle proprie attività belliche. La terza parte (Italia ed Europa nelle guerre cosmiche) si concentra sulle conseguenze del duello tecnologico tra Usa e Cina per il nostro paese e include alcune proposte su come può ancora affermarsi nel campo spaziale insieme all'Europa.
"Perché abbiamo perso": questo interrogativo dà il titolo all'ottavo numero di Limes del 2025. Il quesito incorpora una certezza: abbiamo perso la pace, intesa come idea che violenza e disordini internazionali fossero usciti per sempre dal nostro orizzonte scrutabile. Ma conserviamo un bene prezioso: l'assenza di guerre che ci coinvolgano direttamente, condizione da preservare a tutti i costi. Ma come? Con quali strumenti e quali formule politico-strategiche? La prima parte del volume - Europa, la giungla dei riarmi - va dritta al punto con riferimento all'Europa: un continente che, almeno nella sua parte occidentale, da tre generazioni è invidiabilmente assuefatto a una pace e a una sicurezza a garanzia statunitense. Garanzia imperfetta e figlia della rovina bellica, ma introiettata come irreversibile. Donald Trump, Vladimir Putin, Xi Jinping - i leader delle potenze dalla cui interazione dipendono oggi, in buona misura, le chance di contenere i conflitti in corso e di evitarne di nuovi - ci segnalano, ognuno a modo suo e con proprie agende, che quella fase storica è terminata. Alla conseguente incertezza, gli europei rispondono con il riarmo, i cui modi e fini suscitano più di un interrogativo. Di certo si sa che si sta chiudendo una lunga fase storica. Il resto del mondo non appare più disposto a subire passivamente i contraccolpi dei problemi, delle tensioni e delle ambizioni di potenza euro-atlantiche. Questo è uno dei messaggi che arriva dalla seconda parte del volume - La Russia da paria a star - dove, insieme alle incognite e ai problemi che gravano su Mosca, voci russe di diverse estrazioni segnalano la sopraggiunta indisponibilità della Federazione a essere tenuta fuori dalla futura equazione di sicurezza europea. Da qui la terza parte - Quali Ucraine dopo l'Ucraina - che, riprendendo in parte i temi del volume 7-2025 ("La pace sporca") interroga analisti ucraini e non sui modi realistici di porre fine alle ostilità per non alimentare ulteriormente una guerra distruttiva (soprattutto) per l'Ucraina, senza tuttavia vanificarne il sacrificio e il diritto a conservare indipendenza e sicurezza.
Il numero 9/25 di Limes è dedicato alla guerra in Medio Oriente e ai suoi riflessi sul Mediterraneo.
Figurano in queste pagine gli scritti più significativi di un gruppo di politici e di tecnici, di formazione e di cultura cattoliche, the con ruolo e responsabilità diverse fecero delta questione meridionale un impegno d'onore. Il meridionalismo cattolico nasce tra il 1946 e il 1948 e si muove in una prospettiva completamente diversa rispetto al vecchio meridionalismo. Pasquale Saraceno, Ezio Vanoni, Pietro Campilli, Tommaso Morlino, Leopoldo Rubinacci, innanzitutto, mettevano - secondo una felice definizione di Pasquale Saraceno - «un numero accanto a un probleina», usando anche schemi teorici di tipo economico aggregate al fine di porre il problema della crescita dell'intero sistema economico meridionale, inoltre, ponevano il terra dell' industrializzazione del Mezzogiorno e proponevano la costituzione di uno strumento istituzionale-giuridico o giuridico-finanziario, che avrebbe dovuto nobilitare e convogliare nuove risorse verso il Sud. Il che darà vita alla Cassa per il Mezzogiorno. Erano cattolici provenienti alcuni dalle Università, come Raffaele Ciasca, Ezio Vanoni, Costantino Mortati, altri dal mondo delle professioni, altri dalla milizia politica nella Democrazia Cristiana di De Gasperi. E fu un fiorire di proposte, che venivano fatte nel corso di incontri, convegni, dibattiti e soprattutto negli scritti che essi andavano pubblicando su giornali, riviste, negli atti di Convegni e in lavori monografici, nei quali si Coglie, quasi con monotona ripetizione, l'anelito a riscattare il Mezzogiorno dalla sua secolare arretratezza. A questo gruppo appartiene anche Aldo Moro.
Francesco Bonini, La testimonianza politica e sociale cristiana Nel settantesimo anniversario della morte di De Gasperi Il governo di centro e la costruzione della democrazia. Alcide De Gasperi presidente del Consiglio (1945-1953) A cura di Pier Luigi Ballini e Federico Mazzei Pier Luigi Ballini e Federico Mazzei, Introduzione Pier Luigi Ballini, De Gasperi: il "centrismo". Temi e vicende Daniela Preda, Oltre lo Stato nazionale: De Gasperi e il nuovo ordine internazionale Giovanni Tassani, De Gasperi e i giovani. Due generazioni di fronte a uno statista Federico Mazzei, Comunicare la democrazia. De Gasperi e la stampa Storia Maria Teresa Antonia Morelli, Le parlamentari della prima legislatura repubblicana (1948-1953) Musica Valerio Ciarocchi, Musica in oratorio. Riflessioni a partire da alcune significative esperienze Anniversari Gennaro Luise, L'eredità della pax kantiana. Intervista a Daniela Falcioni In ricordo di Mimmi Cassola Marina Valmaggi, Alcuni passi con Mimmi Cassola Rassegna bibliografica - storia antica Alberto Barzanò, Novità sulla bibliografia scientifica di Storia antica La nostra biblioteca P. Fausto Gianfreda S.J., Anna Laura Sanfilippo.

