
Emilio Colombo (Potenza 1920-2013), indiscusso protagonista della storia italiana del secondo Novecento, ha rilasciato, qualche anno prima di morire, la lunga testimonianza che è pubblicata in questo volume. Nel racconto il senatore a vita ha ripercorso, sul filo della memoria, sessantanni di attività politica, dall'impegno in Azione cattolica alle esperienze di giovanissimo costituente, di parlamentare democristiano, di sindaco, di sottosegretario all'Agricoltura e Foreste, di responsabile di ministeri cruciali (tra i quali Agricoltura, Commercio con l'estero, Industria, Tesoro, Finanze, Bilancio, Affari esteri), fino alla presidenza del Consiglio dei ministri e a quella del Parlamento europeo. La narrazione, che spazia dai grandi eventi della storia politica e istituzionale alle vicende di vita privata, è spesso arricchita da aneddoti poco noti. Il quadro che ne scaturisce è un interessante spaccato della prima Repubblica, laddove vicende locali, nazionali e internazionali concorrono alla ricostruzione, attraverso il punto di vista di uno dei protagonisti, di un importante pezzo di storia d'Italia e d'Europa. Una significativa appendice di testimonianze, infine, completa la descrizione di un'esperienza di vita relativa a un'epoca verso cui gli studi storici degli ultimi anni hanno puntato l'attenzione.
La Prima repubblica è stata vittima a lungo di un diffuso giudizio negativo che deriva da un'errata lettura dei suoi limiti temporali. Grazie all'azione della sua classe politica un paese distrutto, diviso politicamente e culturalmente, povero, e caratterizzato da profonde diseguaglianze, conobbe in pochi anni nel dopoguerra, un forte sviluppo dell'economia e del reddito pro capite, una maggiore giustizia sociale, e un ampio riconoscimento di nuovi diritti civili, compiendo un deciso passo avanti verso una società e un sistema politico più aperti e democratici. Ricostruire criticamente gli eventi della Prima repubblica in una corretta cornice temporale che ne ponga il termine non tra il 1992 e il 1994 a causa dell'azione della magistratura, ma alla fine degli anni Settanta con il venir meno del disegno perseguito da Moro e Berlinguer di superare la democrazia bloccata e di aprire a possibili alternanze di governo, è esercizio che può dare utili indicazioni anche per superare la crisi di legittimità che affligge il nostro sistema politico. In tempi di populismo una riflessione sulla Prima repubblica può rivelarsi un potente antidoto a pericolose pulsioni anti-sistema e al rifiuto della competenza. Tendenze che possono sfociare in una seria minaccia alla democrazia che è solida quando i cittadini sono animati da un senso di efficacia della propria azione e di fiducia nel ruolo delle élites, partecipando attivamente alla loro selezione. Obiettivo di questo libro è così non solo quello di una corretta valutazione della Prima repubblica, sfatando i numerosi luoghi comuni che hanno portato a errati giudizi, ma anche quello di indicare la via per operare responsabilmente nel presente.
Otto grandi studiosi si interrogano sul valore della passione politica. Una riflessione profonda sulla vera natura dell'arte politica, sui suoi significati più nobili e i suoi disegni più necessari.
Il confronto violento che caratterizza lo scenario politico è ormai dilagante anche sul piano comunicativo. Stampa, televisione e social network riflettono questa aggressività in un crescendo che è diventato un modo abituale di esprimersi. All'interno del quadro politico italiano si sente spesso parlare di democrazia incompiuta, in gran parte attribuita proprio a una conflittualità permanente tra le parti: chiunque sia al governo o all'opposizione, la nota dominante è sempre la violenza sistematica del confronto. Per recuperare credibilità e consenso nell'opinione pubblica, occorre quindi riscoprire le virtù politiche essenziali che garantiscano un dialogo efficace e un confronto costruttivo. Serve una rivoluzione per tornare a vivere valori come l'affidabilità, la moderazione, la sobrietà. Perché se la politica è la forma più alta di carità, allora è dalla carità che la politica deve ricominciare. La buona politica ha bisogno di speranza e di fiducia nelle riserve di bene che ci sono nel cuore della gente, malgrado tutto.
Un libro di grande originalità, che rinnova l'interpretazione dei modelli di azione politica del XVII secolo e cambia sostanzialmente il giudizio tradizionale sulla vita morale, intellettuale e politica italiana del Seicento. Rosario Villari, professore emerito dell'Università di Roma La Sapienza, accademico dei Lincei e presidente della Giunta Centrale per gli Studi Storici, è autore di "Ribelli e riformatori dal XVI al XVIII secolo" (Roma 1983) e di "Scrittori politici dell'età barocca" (Roma 1998).
Qual è la differenza tra disobbedienza civile e nonviolenza? Quando i cittadini hanno il dovere di opporsi a uno stato ingiusto e come? Goffredo Fofi ripercorre la storia dei movimenti di disobbedienza civile da Thoreau a Gandhi, dal '68 al trentennio berlusconiano, raccontandone la nascita e la crisi, offrendo una mappa a chi oggi voglia ancora resistere. Perché l'unica via contro un potere manipolatorio e coercitivo è ancora non accettare, smettere di obbedire prima che sia troppo tardi.
Il testo, grazie alla sapiente ed esperta mano di Giovanni Maria Flick, ripropone al lettore e cittadino italiano la centralità della Costituzione Italiana, a settanta anni dalla sua entrata in vigore (1 gennaio 1948). Non è un saggio, quello che il lettore avrà tra le mani, ma un elogio semplice e appassionato della Magna Carta della società italiana. L'autore ne ripercorre la storia, le sue origini, le motivazioni per cui è stata voluta e scritta. Ma, al tempo stesso, fa emergere anche la sua attualità e le sfide per una società che voglia dirsi davvero equa, giusta e solidale. Questo volume - per adulti - e LanostraCostituzione.it (Paoline, settembre 2017) - per adolescenti - sono testi di riferimento per un progetto integrato di formazione alla cittadinanza attiva e responsabile, che sarà proposto alle scuole secondarie di II°.
Il libro ripercorre tutte le principali tappe della storia elettorale italiana: il primo allargamento del suffragio nel 1882, l'introduzione del suffragio universale maschile nel 1913, l'adozione della proporzionale nel 1919, gli esperimenti plebiscitari del fascismo, la costruzione di una democrazia proporzionalista nel secondo dopoguerra, la recente apertura di una nuova fase.
Le elezioni del 1948 sono la prima grande battaglia elettorale dell'Italia repubblicana. I mesi che precedono il 18 aprile segnano una svolta nella storia, nel costume e nella politica del paese. Comunisti e socialisti da un lato, democratici cristiani dall'altro, dopo aver collaborato nello spirito dell'antifascismo e dei Cln, si affrontano in una lotta senza esclusione di colpi, scambiandosi accuse infamanti e ricorrendo a ogni mezzo, a ogni parola, a ogni immagine, pur di prevalere sull'avversario. La propaganda prende il sopravvento sulla comunicazione, lo scontro, non solo quello verbale, sul dialogo. Da quella data anche le tecniche e le strategie dei partiti non saranno più le stesse. Il 1948 fissa infatti stereotipi, temi, slogan, poetiche, diventando un imprescindibile punto di riferimento per tutte le successive campagne elettorali che a quell'esperienza si rifaranno continuamente. Il libro di Edoardo Novelli ripercorre gli avvenimenti e le strategie di quella storica campagna elettorale soffermandosi sugli aspetti comunicativi e illustrandola con un'ampia selezione di documenti provenienti da collezioni private e archivi pubblici. Mettendo in luce come ancora oggi, a sessant'anni di distanza, nell'Italia della Seconda repubblica e in presenza di uno scenario completamente trasformato, alcuni dei temi e delle contrapposizioni fissati nel lontano 1948 continuino ad animare le campagne elettorali e ad agitare il confronto politico e sociale.

