
Giorgio La Pira ha lasciato un segno indelebile nella storia di Firenze, dell'Italia, del mondo. Il libro presenta una raccolta sulla vita e le opere di questa straordinaria figura. Come si legge nella presentazione, infatti, da "contemplativo nell'azione", «La Pira concentrava costantemente la sua attenzione alla pace come unica via per la salvezza (non solo spirituale) dell'intera umanità e considerava la sua città d'adozione, Firenze, una "lampada sul candelabro" della contemporaneità che, seppur inscritta nel vecchio continente europeo, guardava con speranza alle nuove nazioni ed ai popoli nuovi con il desiderio ardente di vederli coprotagonisti della storia, [...] interpretando con chiarezza gli avvenimenti della storia, anticipandone profeticamente i potenziali sviluppi, operando pragmaticamente per orientare la politica verso scelte di giustizia», di pace e di unità. «I problemi [...] hanno una sola via per essere risolti: la via pacifica, la via politica; la via dell'incontro, la via del negoziato! [...] Poesia? Utopia? No, realtà storica che gli autentici uomini politici (quelli che hanno il senso della storia e il senso della scienza) possono misurare con esattezza quasi geometrica.
Recentemente Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto riguardante "le virtù eroiche del Servo di Dio Giorgio La Pira". Si tratta del primo passo per l'eventuale apertura di un processo di beatificazione e canonizzazione dell'ex sindaco di Firenze. Giorgio La Pira ha lasciato un segno indelebile nella storia di Firenze, dell'Italia, del mondo riconosciuto come profeta moderno, con la sua capacità di operare pragmaticamente per orientare la politica verso scelte di giustizia, di pace e di unità. Questo libro presenta una raccolta sulla vita e le opere di Giorgio La Pira, il "sindaco santo".
Annachiara Valle firma questo agile volume dedicato a una figura storica della politica e del cristianesimo italiano, Giorgio La Pira. Un personaggio, un episodio, una virtù: I buoni maestri è una serie di dieci volumi pensata per raccontare la vita, il pensiero e l'opera di uomini e donne capaci di ispirare le nostre vite sulla strada verso il bene.
L'egemonia americana ha subito una battuta d'arresto con l'avventura irachena. Se la fine della guerra fredda aveva segnato la transizione da un mondo bipolare a un mondo unipolare, l'11 settembre ha dato il via a un progetto unilateralista in Medio Oriente, Asia Centrale, Europa Orientale. Le altre potenze del mondo - Europa, Russia, Cina, Giappone, India - non sono però rimaste inerti di fronte al nuovo corso della politica estera americana. Il saggio di Buzan indaga relazioni e tensioni fra l'unica superpotenza rimasta e le grandi potenze regionali. La discussione si basa sul contrasto fra i due principi cardine della geopolitica contemporanea: polarità e identità. Secondo il primo concetto, proprio della Realpolitik, sono il numero e il peso relativo degli attori in campo a definire le strategie geopolitiche. Se una potenza si lancia in un tentativo egemonico, le altre potenze coalizzeranno le proprie diplomazie, e se necessario i propri eserciti, per cercare di ristabilire l'equilibrio di potenza. In base al secondo concetto, sviluppato dalla sociologia internazionale, la storia e la cultura politiche di un paese ne condizionano le azioni sulla scena internazionale.
Un libro che per la prima volta ricostruisce le figure di Gerusalemme e Gaza nella Bibbia e nelle tradizioni rabbinica e islamica, per capire le radici culturali del conflitto israeliano-palestinese. Uno sguardo che si sofferma sui simboli e le credenze religiose - a partire dal concetto di Terra Santa - che agiscono sotto le decisioni politiche e gli eventi che lacerano la terra di Abramo: Israele e Palestina. Con l'attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023 è messa in gioco l'esistenza stessa dello Stato di Israele da parte del fondamentalismo islamico e la convivenza tra i due popoli. Un testo per capire le ragioni religiose della più lunga guerra contemporanea, delineando le condizioni culturali - e teologiche - di possibili percorsi di pace e mutuo riconoscimento.
In una serie di saggi, uno dei maestri del pensiero politico contemporaneo si interroga sulle radici profonde delle sue sconfitte di fronte ai problemi della modernità. Una sconfitta che può essere indagata e forse parzialmente rimediata proprio risalendo alle potenzialità ancora nascoste nelle ombre del passato, tra Atene, Gerusalemme e l'Islam. La chiave del problema Occidente, scrive Strauss, è ancora custodita nello scrigno d'Oriente.
«In formula: la geopolitica umana studia l'interazione tra collettività collocate nello spazio geografico calandosi nello sguardo altrui. Oggetto della sua analisi sono le aggregazioni umane, in ogni realizzazione storica. Tribù, póleis, comuni. Fino all'epoca corrente, dominata dagli Stati-nazione, dagli imperi. Mai i singoli individui. Tantomeno i leader. Ritenuti irrilevanti, mero prodotto della realtà che pensano di determinare. Nella migliore accezione, soggetti che incarnano lo spirito del tempo.» Un libro frutto degli studi e del personalissimo approccio di Dario Fabbri, che racconta di una geopolitica "umana", intessuta con discipline quali l'antropologia e la psicologia collettiva, ma anche strettamente connessa con la profondità storica, l'etnografia e la linguistica, luogo in cui le parole si fanno campo di battaglia e che quindi segnala "traumi e invasioni, conquiste e seduzioni". Una geopolitica da utilizzare come «lente graduata per vincere la miopia, prisma prezioso per scrutare le questioni del nostro tempo. Con l'obiettivo di comprendere cosa può scalfire il sistema che abitiamo, quale potenza possiederà il futuro, in quali contesti si deciderà la lotta per l'egemonia, quali effetti avrà sul nostro Paese.»
Nello "Scontro delle civiltà" Samuel Huntington aveva previsto che, dopo la guerra fredda, a originare la maggior parte dei conflitti non sarebbero state divergenze ideologiche o economiche, ma scontri culturali. In "Geopolitica delle emozioni" Dominique Moïsi dimostra che dopo l'11 settembre il mondo è diviso da fratture ancora più profonde. Oggi, spiega Moïsi, la situazione geopolitica è segnata da uno "scontro delle emozioni": a plasmare il mondo contemporaneo sono la paura, l'umiliazione e la speranza. In questi anni, sia gli Stati Uniti sia l'Europa sono stati dominati dalla paura dell'"altro", dal timore di perdere la propria identità, dalla mancanza di un progetto. I due pilastri dell'Occidente, invece di ritrovare unità per superare queste difficoltà, si sono scontrati duramente sulla maniera migliore per combatterle. I paesi arabi, e in generale il mondo musulmano, continuano a recriminare per le ingiustizie subite nel corso della storia, si sentono esclusi dai benefici della globalizzazione e soffrono per le dispute e per gli scontri civili e religiosi che dai loro paesi raggiungono la diaspora musulmana: quella che era una cultura dell'umiliazione rischia di trasformarsi in una cultura dell'odio. Nel frattempo, l'Asia è riuscita a concentrarsi sulla costruzione di un futuro migliore: rilevando il testimone da un Occidente dominato dall'America, si fa portavoce della cultura della speranza.
Nel 2020, l’amministrazione Trump ha deciso di abbandonare l’OMS proprio mentre l’agenzia si trovava a fronteggiare la più importante crisi sanitaria della sua storia, ancora in corso. L’accusa frontale all’OMS di aver coperto l’opaca gestione dell’epidemia da parte della Cina, origine del virus, rivela quanto sia facile per l’agenzia diventare il capro espiatorio di un conflitto geo-politico tra paesi, in questo caso due potenze mondiali. Non è la prima volta che l’OMS si trova sotto tiro. In altre occasioni epidemiche si è mossa con incertezza, talora sbagliando. Ma la qualità del suo operato dipende molto da quella dell’intervento dei governi, ovvero dei soggetti titolari dell’organizzazione. Per valutarne le decisioni serve ripercorrere la sua storia, capirne il mandato, i meccanismi di finanziamento, le tensioni che attraversano la sua gestione. Questo libro vuole fare chiarezza, con un’analisi schietta, sul funzionamento dell’OMS, sulle influenze esterne cui è esposta, sulle responsabilità dei diversi “portatori d’interesse”. Il libro fa riferimento al contesto del Covid-19 e al ruolo dell’Organizzazione nelle emergenze sanitarie, ma l’intento è richiamare l’attenzione sulla sfida più grande: la tutela del diritto alla salute e l’azione della politica per promuoverne la realizzazione. Un obiettivo che richiede una OMS autorevole e credibile, all’altezza di un mondo che aspira sul serio a dotarsi degli strumenti per difendersi dalle nuove crisi sanitarie che già si prospettano all’orizzonte.
Tra le vittime dell'11 settembre debbono essere annoverate le teorie geopolitiche che hanno dominato dopo la fine della guerra fredda: dal 'nuovo ordine mondiale' alla 'fine della storia'; dalla geopolitica alla geoeconomia; dalla morte dello Stato allo Stato postmoderno; dallo 'scontro di civiltà' al 'nuovo medioevo'. Tutte queste semplificazioni, ottimistiche o pessimistiche che siano, hanno lasciato spazio a una riflessione più moderata. Troppi sono gli attori e i fattori in gioco. Troppo elevata è la rapidità del cambiamento. Jean analizza insieme i fattori geografici e le risorse naturali, le scelte politiche e i fattori culturali, gli aspetti economici e tecnologici del panorama contemporaneo e gli equilibri in gioco.
Quando è nata la geopolitica? Sono valide le teorie geopolitiche formulate nel passato? Perché è diventata tanto centrale nelle relazioni internazionali? Quale ne è l'utilità e quali i fattori che deve prendere in considerazione il ragionamento geopolitico? Quali ipotesi si possono fare sul futuro ordine del mondo e delle sue varie macro-regioni? Quali sono gli interessi nazionali dell'Italia? Il volume risponde a questi e altri interrogativi tenendo in considerazione il collasso del paradigma bipolare che ha reso il mondo più complesso e imprevedibile, con diverse conseguenze: la finanza, prima collegata strettamente all'economia, divenuta autonoma; la crescita e il declino demografici accanto alla scarsità delle risorse naturali e alimentari e la competizione per appropriarsene; l'aumentato peso delle potenze emergenti e l'incertezza aumentata con la fine dell'ordine militare"; le frontiere divenute permeabili e le nuove tecnologie dell'informazione che hanno reso il mondo più interdipendente.

