
A metà fra biografia all’americana e analisi sociopolitica, Guzzanti vs Berlusconi
mostra l’uomo pubblico e quello privato, ne mette in luce la naïveté popolaresca,
l’indole rampante e sfrontata, ne coglie i vizi, i tic e le idiosincrasie, fino a far
emergere gli istinti, la mentalità e le idee che hanno orientato e trasformato
profondamente la società italiana dell’ultimo quindicennio.
Chi è davvero Silvio Berlusconi? “L’uomo del fare”, come si autodefinisce, “l’uomo dei miracoli”, come viene descritto dagli adoratori, oppure il male in persona, come sostengono gli antiberlusconiani duri e puri? Per decidere da che parte stare, senza fingere di non stare da nessuna parte, ecco una biografia del Cavaliere per nulla compiacente, anzi dissacrante e a tratti feroce, ma senza la solita litania di accuse.
Paolo Guzzanti, uomo di grandi passioni, è una delle menti più lucide e anticonformiste del giornalismo italiano. Tutti sanno del suo “innamoramento” per il Cavaliere, nel quale ha creduto invano di riconoscere il possibile leader di una rivoluzione liberale italiana. Già in tempi non sospetti il giornalista aveva denunciato la progressiva ibernazione del Parlamento, la mancanza di democrazia interna al partito e la selezione del personale politico secondo criteri di sex appeal.
Uscito dall’orbita del Cavaliere, Guzzanti ne restituisce un ritratto molto ravvicinato, personale e indiscreto, e ripercorre anche la sua storia familiare attraverso due lunghe interviste esclusive, entrambe inedite, a Berlusconi e alla madre Rosa.
Due testimonianze che rivelano una personalità che non ha mai sopportato “lacci e lacciuoli”, che si trattasse di soci, partner o superiori, o delle istituzioni con le loro regole.
La “storia italiana” del Cavaliere mostra anche un popolo pericolosamente diviso fra le due sindromi del berlusconismo e dell’antiberlusconismo, in uno stato di guerra civile mentale e permanente.
L’“autobiografia” di Berlusconi si apre con un Silvio enfant prodige, capace di fare miracoli fin da bambino, quando mungeva le vacche per sostenere la famiglia durante la guerra, e prosegue con l’episodio in cui, già adulto e a capo di varie società, ricevette un sonoro ceffone dalla madre. Poi il Milan, naturalmente, e il «Giornale» di Montanelli, passando per l’inossidabile amicizia con Confalonieri, fino all’ascesa come costruttore e il “miracolo urbanistico” di Milano 2. Notevole l’aneddoto del giovane Berlusconi, studente a Parigi, che si esibisce nei locali notturni e convive con una stripteseause, finché il padre Luigi non va a riprenderselo. La lunga intervista inedita è dunque il fil rouge di questo irriverente libro, che analizza la fenomenologia del Cavaliere dalla nascita del Biscione alla “guerra di Segrate”, passando per la discesa in campo e le molteplici grane giudiziarie, senza rinunciare a un doveroso excursus sulla mignottocrazia (termine coniato proprio da Guzzanti).
Paolo Guzzanti (Roma, 1940) è giornalista professionista, scrittore, conduttore televisivo e senatore. È stato inviato dell’«Avanti!», redattore capo e inviato speciale di «Repubblica», e della «Stampa» negli Stati Uniti. Ha lavorato al «Giornale» ed è stato editorialista di «Panorama». Eletto al Senato, ha presieduto dal 2002 al 2006 la Commissione d’inchiesta sul dossier Mitrokhin. Da questa esperienza è nato il libro-denuncia Il mio agente Sasha, uscito per Aliberti nel maggio 2009. Tra le sue pubblicazioni, I presidenti della Repubblica da De Nicola a Cossiga (Laterza, 1992), L’Italia del 2000 (La Stampa, 1996), Ustica, verità svelata (Bietti, 1999), Abbasso la dieta mediterranea (Aliberti, 2009).
È l'alba del 24 gennaio del 1979. Le Brigate rosse uccidono il sindacalista Guido Rossa, che aveva provato a rompere il clima di omertà che regnava nelle fabbriche intorno ai terroristi. Quasi trent'anni dopo la figlia prova a capire che cosa quel giorno è veramente successo e lo racconta in questo libro. Chi era suo padre? Nessuno aveva mai chiarito il segreto di quell'omicidio: compagni di partito, operai, magistrati, carabinieri. Ed ex brigatisti: anche coloro che parteciparono all'azione armata.
Queste pagine presentano il profilo intellettuale e professionale di Guido Gonella, soffermandosi sulle sue esperienze più significative - soprattutto sull'uomo che ispirò la Costituzione e promosse l'istituzione dell'Ordine dei Giornalisti. In appendice due testi che, a più di cinquant'anni dalla loro stesura, hanno ancora molto da dire: da essi emergono il pensatore, lo studioso, il docente di filosofia del diritto. È la lezione di un uomo che ha sempre lavorato per la democrazia, attento a garantire la coesistenza delle libertà e il bene comune.
Sergio Romano ha fatto parte del corpo diplomatico dal 1954 al 1989, pur continuando a coltivare il gusto per la ricerca storica. Quest'opera è il frutto di entrambe le carriere: è una storia della politica estera italiana contemporanea fondata sulle impressioni e sulle conoscenze di un testimone privilegiato. Nella prima edizione, che risaliva a più di dieci anni fa, Romano ripercorreva i meandri della politica estera italiana dall'armistizio del 1943 alla caduta del Muro di Berlino. Oggi questa nuova stesura, profondamente rivista, prosegue il racconto esaminando il ruolo dell'Italia nel mondo delle "guerre umanitarie" e dei fondamentalismi.
Col Trattato di Versailles, al termine della Grande guerra, la Germania è condannata a pagare in trent'anni 132 miliardi di marchi d'oro. Le conseguenze della miopia dei vincitori emergono presto: una Germania frustrata e indignata diventa il vivaio ideale per la nascita del nazismo. Dopo la Seconda guerra mondiale tutto cambia: il Piano Marshall finanzia la ricostruzione europea e, più tardi, nella conferenza di Londra del '53, i Paesi creditori decidono di cancellare metà del debito tedesco. Ma non esistono solo i debiti di guerra, ci sono anche quelli contratti in tempo di pace. L'Europa degli anni più recenti ha affrontato la questione senza riuscire a dimostrare unità. Il caso del debito greco esplode nel 2009, seguito da una crisi di rapporti greco-tedeschi: la Grecia accusa la Germania di non aver onorato i debiti contratti con la guerra, mentre i tedeschi accusano la Grecia di aver truccato i conti. L'Unione vacilla sotto il peso della crisi. Oggi, per capire le polarizzazioni e i contrasti sulle politiche dell'austerità è fondamentale isolare gli snodi storici che hanno definito i rapporti tra creditori e debitori in Europa. È quello che fa Sergio Romano attraverso gli ultimi centocinquant'anni, sottolineando come la fiducia reciproca tra i popoli abbia svolto una funzione fondamentale per superare i momenti di difficoltà e avviare la ripresa.
Il rapporto millenario degli italiani con la guerra: le battaglie e le armi, la politica e la strategia, l'economia e la logistica, le fortificazioni, le opere d'arte che ritraggono o cantano guerre e soldati, la guerra di terra e quella di mare, poi quella dell'aria, la guerra delle informazioni, il mantenimento dell'ordine. "Guerre ed eserciti nell'età contemporanea": Le guerre totali dell'età contemporanea sono state contraddistinte da armi sempre più sofisticate e distruttive, da forze armate non solo di leva ma più spesso di volontari professionisti, da un crescente coinvolgimento dei civili, da un accresciuto ruolo della propaganda e dalle retoriche nazionaliste. Nell'Italia contemporanea c'è tutto questo e anche altro: il Risorgimento in armi e le guerre di unificazione nazionale, ma anche la guerra al brigantaggio e le prime campagne militari coloniali; la partecipazione alla Prima guerra mondiale e poi il Ventennio fascista, con il suo peculiare rapporto tra forze armate, società e politica; la lunga stagione repubblicana fino a un presente militare fatto di professionalizzazione e di partecipazione alle operazioni militari all'estero, che talora hanno profondamente diviso l'opinione pubblica. Questo volume conclude la serie "Guerre ed eserciti nella storia".
Il volume raccoglie i frutti di una ricerca, promossa da Caritas Italiana, da "Famiglia cristiana" e "Il Regno", tesa a indagare le guerre in atto, evidenziandone il carattere di conflitti senza tempo (guerra infinita) e senza spazio (con il nuovo terrorismo internazionale e la forte pressione mediatica, la guerra arriva fino alle soglie di casa). L'indagine ha cercato di definire e quantificare le modalità attraverso le quali i nuovi conflitti sono trattati e presi in esame dalla nostra società, attraverso una imponente raccolta di dati e informazioni: sulle attività delle istituzioni pubbliche, italiane ed europee; sui mass-media (agenzie stampa, quotidiani, programmazione televisiva e radiofonica); sulla Chiesa cattolica, locale e universale; su Internet.
«Se la gente va alle urne non imbraccia il fucile. Sono giunto alla conclusione che questa convinzione rassicurante sia una illusione.» Il nuovo libro di Paul Collier sul rapporto che lega violenza politica e povertà negli Stati in via di sviluppo.
Nelle società dell’ultimo miliardo la democrazia ha fatto aumentare la violenza politica invece di ridurla. Per quanto riguarda l’Africa, l’unica regione i cui dati complessivi sono disponibili, dal 1945 a oggi, 82 sono stati i colpi di Stato riusciti, 109 i tentativi falliti e 145 i complotti sventati sul nascere. Un altro dato: nei 58 paesi a basso reddito che Collier prende in esame, 9 miliardi di dollari vengono spesi in armi, il 40% dei quali è finanziato dagli aiuti per la cooperazione della comunità internazionale. Eppure molti di questi paesi non sono più coinvolti in guerre civili o di confine e negli ultimi decenni hanno avuto libere elezioni. Allora perché? Perché sono paesi i cui governi sono solo apparentemente democratici e non garantiscono né i diritti basilari né le libertà delle persone. «La ragione pura e semplice per cui nei paesi dell’ultimo miliardo gli effetti della responsabilità e della legittimità della democrazia non fanno diminuire il rischio di violenza politica è che in quelle società la democrazia non è né responsabile né legittima.» Questa la cattiva notizia. La buona è che ci troviamo di fronte a una situazione drammatica soltanto perché non siamo stati in grado di gestirla con competenza.
Indice
Introduzione La democrazia nelle zone di pericolo - Parte prima: Negare la realtà: la «demopazzia» - 1. Elezioni e violenza - 2. La politica etnica - 3. Nel calderone: l’assetto postbellico - Parte seconda: Affrontare la realtà: un lavoro sporco, brutale e lungo - 4. Le armi: soffiare sul fuoco - 5. La guerra: l’economia politica della distruzione - 6. Il colpo di Stato: un missile non guidato - 7. La disintegrazione della Costa d’Avorio - Parte terza: Cambiare la realtà: responsabilità e sicurezza - 8. Costruire lo Stato, costruire la nazione - 9. Meglio morti che sazi? - 10. Cambiare la realtà - Ringraziamenti - Appendice L’ultimo miliardo - Bibliografia essenziale - Indice dei nomi e delle cose notevoli
La nostra certezza di vivere in comunità "sicure" si è dissolta per sempre, il mondo è lacerato dalle guerre e ognuna di queste vede masse di profughi in fuga da terre martoriate. Quarant'anni fa, in un altro contesto storico, uno dei maggiori scienziati della politica del Novecento rifletteva sulle "regolarità" del fenomeno bellico. Le sue parole, lucide e profetiche, possono aiutarci a interpretare anche le trasformazioni presenti, ad afferrarne la logica e persino a prevederne gli sviluppi. Anche per noi si è aperta un'epoca che ci spinge a fare i conti con la realtà dei fatti, nella quale non sapere respingere il fascino decadente dell'utopia, per accettare quello aspro delle cose come sono, potrebbe voler dire escludersi dal potere e dalla storia.
Sono stati due militari cinesi, i colonnelli Qiao Liang e Wang Xiangsui, a definire Osama Bin Laden l'interprete più efficace di un nuovo tipo di guerra, prima degli attacchi agli Usa. I due commissari politici dell'esercito cinese hanno pubblicato quest'opera rinverdendo una tradizione del loro paese nella trattazione delle tecniche militari che vanta tra i capostipiti il celeberrimo "L'arte della guerra" di Sun Tzu. L'opera analizza i nuovi scenari bellici mondiali, spiegando il terrorismo e le sue tecniche, la guerra condotta attraverso le manipolazioni dei media, le azioni di piraterie sul web, le turbative dei mercati azionari, la diffusione di virus informatici e altre armi non tradizionali.
Nel tormentato scenario globale contemporaneo, il rapporto religione politica è spesso visto in una prospettiva parziale, che dà risalto solo all'islam e a certe sue correnti più fondamentaliste. In realtà, nel corso degli ultimi decenni, tutte le religioni tradizionali sono tornate ad avere un peso sulla scena politica. Su questo ritorno, sono state costruite delle teorie di politica internazionale, come quella dello "scontro tra civiltà". Analizzandone i presupposti e le finalità geopolitiche, il libro intende mostrare come la "guerra santa" non sia che una forma del ruolo politico delle religioni. Nell'attuale crisi della politica come sfera autonoma e dello Stato come fonte della sovranità, l'autore si interroga sulla possibilità che si delinei una "santa alleanza" fra le principali confessioni, volta a riportare una "morale universale" nel cuore della polis.

