
Ti svegli una mattina e ti trovi in un mondo in cui tutti la pensano come te. Tutti hanno le tue stesse idee politiche, le tue convinzioni religiose, i tuoi gusti culinari. Nessuna discussione con chi la pensa diversamente. Benvenuto nell'era della personalizzazione. Nel dicembre 2009 Google ha cominciato ad alterare i risultati delle ricerche a seconda delle abitudini dei suoi utenti. La corsa a raccogliere la maggior quantità possibile di dati personali su cui customizzare la nostra esperienza online è diventata una guerra che i giganti di internet - Google, Facebook, Apple e Microsoft - stanno combattendo senza tregua. Dietro le quinte, una schiera sempre più folta di società di raccolta dati sta mappando le nostre informazioni personali, dalle preferenze politiche al paio di scarpe che abbiamo adocchiato online, per venderle agli inserzionisti. Il risultato: ognuno vive la propria vita in un mondo fatto a misura di marketing che finisce per diventare costrittivo, ciò che Eli Pariser chiama la "bolla dei filtri". Un'isola di sole notizie gradevoli, attinenti ai nostri interessi e conformi alle nostre convinzioni, che lascia sempre meno spazio a punti di vista diversi e a incontri inaspettati, limita la scoperta di fonti di creatività e innovazione, e restringe il libero scambio delle idee. Un'invisibile e inquietante rivoluzione che distorce il nostro modo di apprendere, conoscere e informarci, fino a stravolgere la formazione dell'opinione pubblica e il funzionamento della democrazia.
Ciclicamente rispunta una teoria autoconsolatoria che sentenzia: il fascismo è finito in un preciso giorno di 79 anni fa. Per chi abbia familiarità con i tempi lunghi della storia, questa appare però, senza eccessivo sforzo mentale, come una sciocchezza. E basterebbe del resto la cronaca del settantennio che abbiamo alle spalle per convincersi della vacuità di una tale teoria. Lo riprova inoltre quotidianamente la cronaca, che certo non ci rallegra: tanto più che - come un secolo fa - non si tratta di una questione solo italiana. Del resto, tutte le principali forze politiche del Novecento, dai cattolici ai neoliberali, passando per i socialisti, vivono, uguali e diverse, e variamente denominate, nel nuovo secolo. La partita, a quanto pare, è ancora aperta.
Un viaggio in un uomo che ha molto viaggiato. Cinque conversazioni, un unico intenso dialogo con il giornalista Domenico Quirico a partire dai temi che caratterizzano la sua odissea nel mondo contemporaneo: scrittura, guerra, migrazione, Storia, prigionia, dolore, paesaggio, fede. Attraverso i documenti, le fotografie e soprattutto le parole vive raccolte dall'autrice, Il fascino dell'imperfezione cerca di svelare la percezione originale di un narratore del nostro tempo, restituendo la sua testimonianza vissuta in drammatica presa diretta sugli avvenimenti storici più rilevanti degli ultimi trent'anni. Il tentativo di rimanere con l'uomo Quirico in quell'affascinante zona di imperfezione, erranza, incompiutezza che sembra innervare il nostro mondo.
Gustavo Zagrebelsky, in occasione della ricorrenza dei vent'anni dalla morte di Norberto Bobbio, ha scritto un libro breve e appassionato che coglie il cuore del pensiero del grande filosofo, giurista, politologo e storico italiano, di statura internazionale. Bobbio è stato «uomo del dubbio», espressione che ha usato più volte in unione al suo essere «uomo del dialogo». Il dubbio che Bobbio nomina come caratteristica di se stesso è, per così dire, l'omaggio alla verità che è stimolo della domanda: ciò che penso, ciò in cui credo, eccetera, sarà "davvero vero"? Ma Bobbio è stato anche «uomo del dialogo», e l'etica del dialogo è la convivenza tra soggetti che muovono da posizioni diverse. E le posizioni non sono ferme e granitiche, ma si modificano e trasformano. Bobbio sapeva di essere «nel labirinto» delle idee: il suo intento non fu di raggiungere la verità. Il suo intendimento, invece, fu di aiutare le intelligenze a districarsi «per quanto possibile» tra le reciproche incomprensioni.
L'Italia e un paese sempre in cerca della verità, incapace di fare i conti col proprio passato. Il doppio livello non è la fotografia di una mente diabolica che avrebbe deciso i destini del nostro paese. Il doppio livello è un progetto di potere, chiaro e organizzatissimo, il cui esito finale è sempre stato quello di camuffare e coprire con "false bandiere" il reale corso degli avvenimenti. Non un contropotere, ma il potere tout court: cinico, invisibile, violento. In questo libro trovate i nomi e le biografie di chi è coinvolto nella destabilizzazione che ha segnato il nostro paese, da Portella della Ginestra fino ai delitti eccellenti di Falcone e Borsellino passando per piazza Fontana, l'Italicus, piazza della Loggia, la P2, Gladio... Un lavoro di ricostruzione durato anni che, senza dietrologie, collega piste disseminate in decine e decine di procedimenti giudiziari. Un materiale enorme, fatto anche di testimonianze inedite e decisive come quella di un ex appartenente a Gladio che molto sa sulle dinamiche della strage di Capaci e sul perché la mafia c'entri solo in parte. L'autrice racconta la nascita della cosiddetta Rete atlantica e come sia stato possibile che uomini della Nato operativi nelle basi italiane e funzionari Cia abbiano stretto legami forti con appartenenti a gruppi neofascisti, da Ordine nuovo ad Avanguardia nazionale. Molti di questi diventeranno pedine dello stragismo.
La scalata al potere di Matteo Salvini e il destino di un'Italia che non ha saputo imparare dal passato.
«Chi ha visto le interminabili sfilate in parata delle camicie nere, dei giovani, dei contadini, degli operai, degli atleti, dei preti, delle monache, delle madri prolifiche, chi ha assistito alle cerimonie nelle quali le più alte cariche dello Stato facevano atto di devozione al regime, ed alle dimostrazioni oceaniche nelle maggiori piazze d'Italia, alle folle deliranti per il duce, può intendere quali sentimenti dovesse vincere chi continuava la lotta anche dopo superata la crisi per l'assassinio Matteotti: aveva veramente l'impressione di muovere all'assalto del Monte Bianco armato solo di uno stuzzicadenti» Ernesto Rossi Stretti nella morsa fra repressione e consenso, i reduci dei partiti messi al bando e gli oppositori militanti del fascismo, ma anche coloro che erano semplicemente scettici, poco allineati o scontenti furono emarginati, incarcerati, inviati al confino, costretti all'emigrazione e sottoposti al controllo occhiuto della famigerata Ovra. Gli spazi per esprimere dissenso - con scioperi, proteste o in forme non organizzate e in ambito privato - erano limitati ed era rischiosissimo lasciarsi sfuggire anche solo una battuta di spirito, a causa delle spie e delle delazioni. A partire dai rapporti delle prefetture, delle questure e dei carabinieri, le relazioni della censura, del Pnf e dell'Ovra, i giornali, i diari e le lettere dell'epoca, gli autori ricostruiscono le storie di una minoranza di italiani che, all'indomani del delitto Matteotti e fino alla caduta del regime, continuò a esercitare il dissenso.
Nel mondo di oggi il disordine internazionale corrisponde a una distribuzione non univoca del potere politico ed economico. Ma come si è formato questo quadro, e quali sviluppi lascia intravvedere? Tecnologia, strutture economico-sociali, norme giuridiche, globalizzazione sono concetti che rientrano nel linguaggio corrente, senza che ne siano chiare le origini e la valenza. Interpretare tali questioni è l'intento di questo volume, che si propone di individuare i modelli che, a partire dalla nascita dello stato moderno e delle rivoluzioni industriali, sono alla base della visione globale dei problemi internazionali. Di Nolfo ripercorre secoli di storia e si sofferma sugli anni della Guerra fredda, con l'affermazione della pax americana nei suoi aspetti politici e finanziari. La fine della Guerra fredda appare come la conferma storica dell'egemonia americana ma ne mostra anche tutti i limiti. L'emergere di altri soggetti, pur non scalzando gli Stati Uniti dalla loro posizione di superpotenza, li obbliga a misurarsi con dinamiche sempre più complesse e ad affrontare la sfida costituita dal pluralismo del mondo contemporaneo. Quali scenari ci aspettano nel futuro?
Carlo Galli in questo libro affronta senza timidezza i problemi della forma democratica (quelli intrinseci alla sua natura come quelli che nascono dalla globalizzazione post-moderna), perchè solo ponendosi di fronte alle sue difficoltà reali si può ancora una volta affermare l'importanza della democrazia.
Con l'edizione del 2024 la Fondazione Migrantes arriva all'ottava edizione del rapporto dedicato al mondo dei richiedenti asilo e dei rifugiati. Un lavoro scritto da un'equipe di autrici ed autori che si lasciano "toccare e interrogare" dalle sofferenze e dalle contraddizioni che le persone in fuga nel mondo raccontano o portano scritte nei loro volti e nei loro corpi.
Se da sempre, nella vita, nella cultura, nella storia e nella Costituzione, in America Stato e Chiesa sono rigorosamente separati, viceversa, religione e politica non lo sono. Tra le due vi è sempre stata una tensione-attrazione che ha segnato in modo diverso, a volte traumatico e sempre profondo, la vita pubblica del paese e dei cittadini. Alcuni episodi esemplari segnano il percorso della vita americana e il senso del libro, in primis l'aspro dibattito intorno a John Fitzgerald Kennedy, primo candidato - e poi presidente - di religione cattolica. Pubblicato originariamente negli Usa, nell'attuale edizione il volume tiene conto del significativo espandersi dello scontro-incontro tra politica e religione nell'America di oggi.
«Un contributo che dai credenti può venire alla sinistra è quello della radicalità. L'urgenza delle sfide che sono di fronte a noi esige proposte forti, non scolorite». Nel panorama politico del Novecento il Partito comunista italiano ha rappresentato una delle espressioni più originali del movimento comunista internazionale e della famiglia socialista europea. Alla radice di questa originalità c'è anche l'attenzione alla religione, presente già nell'opera di Gramsci. Gramsci, Togliatti e Berlinguer non erano credenti: incontrarono il cattolicesimo, che da noi ha carattere anche di popolo, approfondendo l'analisi della società italiana e le vie per il suo cambiamento. Da questo è derivata la condivisione di un impegno su questioni come il disarmo e la pace, ma anche un dialogo che ha approfondito l'interpretazione del marxismo, una sua rilettura in rapporto alle fedi religiose e soprattutto la scelta di un pluralismo di culture, a fondamento della laicità del partito. «Le radici si selezionano, non si recidono, altrimenti, come una pianta, la sinistra rinsecchisce e muore» scrive Chiti. E proprio perciò nasce questo libro: per condividere la storia del Pci, ma soprattutto per ritrovare nella radicalità - che non è radicalismo, né estremismo - quella tensione etica che è fondamento di ogni progetto di rinnovamento sociale e democratico.