
A settant'anni dalla nascita, la nostra Repubblica sembra vivere il tempo malinconico dell'autunno. Maurizio Viroli legge le tappe fondamentali della storia d'Italia, dalla discesa in campo di Berlusconi fino alle riforme renziane, individuando un filo conduttore rappresentato dal progressivo sfaldamento delle istituzioni repubblicane. Cosa può fare chi non vuole arrendersi? Attraverso un itinerario di storia e memoria, l'autore ci invita a riprendere la via dell'impegno e a ritrovare il vero spirito repubblicano.
Di Alcide De Gasperi (1881-1954) resta un'impronta politica potente. È nella forma del nostro Stato, nei principi della Costituzione, nella politica estera, nelle riforme sociali. La sua vita e la sua opera hanno avuto caratteristiche morali e politiche eccezionali, quasi profetiche. Guidò con mano ferma il passaggio dell'Italia dal fascismo alla Repubblica in una difficile congiuntura internazionale dominata dalla Guerra Fredda. Non è stato solo l'uomo della Ricostruzione materiale dell'Italia tra il 1945 e il 1954 ma anche un leader che ha mostrato l'efficacia di un approccio cristiano alla democrazia europea e che ha anticipato temi e problemi del nostro tempo. Questo volume presenta i frutti del percorso ormai ventennale della Lectio degasperiana, l'evento con cui ogni anno la Fondazione Trentina Alcide De Gasperi ricorda lo statista invitando personalità di primo piano del mondo accademico e politico a confrontarsi con la sua figura e il suo esempio. Lezioni di P. Scoppola, L. Elia, U. De Siervo, J.-D. Durand, S. Romano, I. Rogger, F. Traniello, G. Vacca, V. e S. Zamagni, P. Castagnetti, M. Cau e M. Mondini, N. Galantino, S. Mattarella, Ch. Cornelissen e E. Letta, A. Panebianco e P. Pombeni, M. Odorizzi e S. Malfatti, M. Cartabia, G. Guzzetti e G. Tremonti, S. Fabbrini, D. de Pretis, I. Maffeis.
Perché un paese affannato, isolato e quasi arcaico nella sua ortodossia arriva al punto di minacciare una guerra atomica? Cos'è che spinge il "paese eremita" per eccellenza, ormai allo stremo delle proprie forze a sfidare non solo le grandi potenze della regione e gli Stati Uniti, ma lo stesso processo di globalizzazione (e occidentalizzazione) rimanendo chiuso ad ogni contatto con il mondo esterno in un baldanzoso isolamento? Ed infine che cos'è oggi la Corea del Nord ed il suo eccentrico e spietato regime? In ultima istanza, queste sono le domande cui si vuole rispondere, analizzando l'intima natura del più isolato e misterioso del pianeta e il suo modo di approcciarsi al mondo esterno. Tentando, come in puzzle, di ricomporre le varie tessere: dai profondi retaggi storici, alle logiche della propaganda, dalle politiche di appeasement condotte dalla Corea del Sud, agli aspetti più tecnici relativi alla forze armate nordcoreane e alla caparbietà atomica, sino a giungere all'attualità più prossima con un focus particolare sulla leadership del terzo líder máximo: Kim Jong-un.
In un mondo interconnesso, percorso da una «guerra mondiale a pezzi» e dominato da prospettive apocalittiche, qual è il compito della Chiesa? Che cosa caratterizza, in particolare, i gesti e le parole di Francesco? Quali sono le radici della «diplomazia della misericordia»? E come si concilia la volontà di mediazione con l'energica denuncia dei mali di oggi? A dieci anni dall'elezione di Jorge Mario Bergoglio, Antonio Spadaro ne rilegge l'approccio geopolitico da più prospettive. Innanzitutto la visione, di cui mette in luce i punti fondamentali, attingendo ai numerosi riferimenti culturali e intellettuali del pontefice. Ricostruisce quindi la «mappa» dell'azione di Francesco, attraverso i viaggi apostolici, gli eventi sinodali e la politica internazionale della Santa Sede. Ne emerge un'analisi dei traguardi raggiunti e delle sfide aperte: l'impegno per un nuovo umanesimo in Europa e per porre fine ai conflitti e alla tragedia dei migranti, proponendo un'alternativa credibile al capitalismo finanziario speculativo; l'avvicinamento alla Cina e il dialogo con l'Islam; l'esperienza della prima pandemia globale nell'era digitale; l'attenzione a territori dalle forti contraddizioni politiche ed ecologiche, come l'Amazzonia; i passi avanti nei rapporti con il Medio Oriente e le visite in paesi quali il Kazakistan e il Bahrein, luoghi di incontro e crocevia multietnici, «laboratori» di una Chiesa piccola ma viva.
Il 6 gennaio del 2021 un gruppo di rivoltosi ha fatto irruzione nella sede del Congresso americano, procurando alla democrazia americana quella che rischia di essere una ferita mortale. Antonio Di Bella, nella veste di corrispondente da Washington, ha assistito in diretta all'attacco a Capitol Hill, e lo ha documentato esponendosi in prima linea. Quanto accaduto, per quanto drammatico, non è tuttavia un evento isolato, ma l'acme di un percorso cominciato agli albori della presidenza Trump e culminato durante l'ultima campagna elettorale. Il presidente uscente infatti non ha mai voluto riconoscere la propria sconfitta e non ha fatto mistero di considerare Joe Biden, il nuovo eletto, un usurpatore. Un attacco così violento alla democrazia non può che avere un duro impatto sulle sorti della politica americana. In che modo verrà gestito, trattato e assimilato tanto dal centro nevralgico del potere quanto dalla popolazione è quello che stiamo continuando a scoprire in queste ore. L'impeachment di Trump verrà confermato dal Senato? L'insediamento di Biden sarà ordinato e tranquillo come promesso? Il libro di Antonio Di Bella sarà uno strumento prezioso per provare a interpretare e capire gli eventi in corso negli Stati Uniti, eventi che inevitabilmente avranno delle ripercussioni sulla politica e l'economia italiane ed europee.
John Boyd è quasi sconosciuto in Europa e molti presunti esperti di strategia a malapena ne conoscono il nome. Gli stessi pianificatori militari europei che si dilettano con le nuove teorie strategiche e operative scaturite a decina dalla fervida mente di studiosi americani sanno poco o nulla delle loro origini. Pochi sanno che, partendo dagli studi sul duello aereo, Boyd ha fornito la base concettuale delle Rapid Decisive Operations, delle Crisis Response Operations, delle Effect Based Operations, della Network Centric Warfare, dei programmi di "trasformazione militare" degli Stati Uniti e della Nato, come pure dei criteri della Guerra di Quarta Generazione. Di fatto, tutte le teorie che affermano di tener conto della complessità muovono da Boyd e dal suo approccio scientifico ma a-lineare alla strategia. Boyd è comunemente identificato con l'acronimo OODA che riassume il ciclo delle attività fondamentali dei comandanti in guerra: Osservare - Orientarsi Decidere - Agire. Il "ciclo di Boyd" si è affermato nella teoria gestionale della guerra e in tutte le discipline manageriali. Il libro contiene una introduzione del Generale Fabio Mini.
“Bettino Craxi era antipatico perché incarnava la politica in un’epoca di crollo delle ideologie e di avversione ai partiti. Perché non temeva né di macchiarsi di una colpa né di affrontare l’odio. Perché era alto e grosso, ribelle e autoritario e anche se tendeva alla pace e sorrideva sembrava sempre in guerra. Perché diceva quel che pensava e faceva quel che diceva, anche le cose spiacevoli. Perché affascinava o irritava coi suoi proverbi popolari o mostrandoti l’altra faccia della luna; perché era sospettoso e coraggioso, razionale e realista fino al cinismo. Perché era sicuro, troppo sicuro di sé, e per dieci anni ha guidato la politica italiana e per quattro il governo coi migliori risultati. Perché sfidò gli USA di Reagan e l’URSS. Perché tenne in scacco la Dc e il PCI alternando coerenza e spregiudicatezza. Perché affrontò il partito del potere e del denaro. “Oggi, a distanza di vent’anni dalla sua morte, è possibile e anzi necessario ripensare Craxi e recuperare il suo lascito, per colmare il vuoto lasciato dal riformismo socialista e dal socialismo liberale. La sua figura suscita ancora tante domande e comprenderla può fornire tracce importanti per capire la crisi della sinistra, della democrazia liberale e l’irruzione del populismo e del nazionalismo in Italia e nel mondo. Questo libro non è una biografia, piuttosto il profilo umano e intellettuale di un leader e il manifesto politico che nel labirinto di intenzioni, di successi e di tracolli di un'’epoca appena passata districano i fili che la connettono alle contraddizioni e agli interrogativi dell'attualità." - Claudio Martelli
Oggi che i profitti delle multinazionali tornano a salire, il nostro Paese resta impantanato nella recessione. I poteri della grande industria svaniscono, sacrificati al mito dell'italianità (Alitalia), svenduti alla concorrenza estera (Telecom), decapitati da inchieste e arresti (Eni e Finmeccanica) o salpati direttamente oltreoceano (Fiat). Non va meglio ai poteri storti dell'alta finanza, che negli scandali Montepaschi e Fonsai hanno saputo aggirare anche la vigilanza di Consob e di Bankitalia. In questo stato di decomposizione, l'opinione pubblica ha trovato il capro espiatorio nella casta politica. In realtà stiamo vivendo l'eclissi di un'intera filiera del potere, che nel pubblico come nel privato non ha saputo né voluto affrontare il cambiamento e cavalcare la modernità.
L'uomo è un animale politico "per natura" - spiegava Aristotele - perché capace di amicizia, bisognoso di mettere in comune conoscenze, capacità, tecniche, lavoro. Dopo il peccato di Adamo ed Eva - sosteneva Agostino l'uomo è esposto alla "jacquerie" permanente delle passioni e del disordine antisociale. E se la politica fosse proprio un rimedio alla natura ambigua dell'uomo? Un dibattito ampio, quello medievale, fatto anche di casi di studio curiosi, come quello del gigante Nembrot, o del popolo dei Pigmei, o dell'oratore sapiente che dà vita alla civiltà, o quello della città delle donne.
Il volume nell'intento di aiutare a comprendere meglio la complessità contemporanea rilegge le vicende dell'ultimo scorcio del Novecento, partendo dall'elezione di Bill Clinton a presidente degli Stati Uniti. Quando il leader democratico fa il suo ingresso alla Casa Bianca, l'America è un paese in attesa, pronto a voltare pagina: si è chiusa l'epoca del confronto bipolare con Mosca, la Storia ha dato ragione all'unica superpotenza rimasta. Gli effetti della "rottura" geopolitica del biennio 1989-91, però, non tardano a palesarsi, mandando in frantumi le aspettative di quanti si erano illusi che la fine della Guerra fredda avrebbe aperto il varco alla coesistenza pacifica fra gli Stati. L'inatteso disordine globale impone la necessità di definire una nuova architettura di sicurezza per fronteggiare le crisi del terzo millennio: estendere il perimetro atlantico a est diventa dunque un imperativo strategico che non prevede cedimenti, e che consegue il risultato voluto senza mettere a rischio il rapporto di cooperazione con la Russia di Boris Elcin, almeno nell'immediato. Fino all'ascesa di Vladimir Putin e alla spirale di violenza che avvolge questo tempo difficile.
La cronaca e l'analisi politica, le ricerche degli esperti e le previsioni sul futuro della potenza americana. Questo libro mostra il volto degli USA dal punto di vista di chi ha già vissuto la transizione da Barack Obama Trump ed ora spera che la presidenza di Joe Biden possa salvare il sogno americano.
Un filo resistente lega gli uni agli altri i racconti di questa antologia: un'agenda rossa. Si affaccia dalla pagina declinata in diversi modi, una volta ha i fogli strappati, un'altra è gonfia di biglietti di teatro, ma sempre intende ricordare quella appartenuta a Paolo Borsellino - che conteneva appunti, nomi e forse rivelazioni sulla strage di Capaci, scomparsa immediatamente dopo l'attentato mafioso del 19 luglio 1992 e mai più riapparsa. Sette autori, ciascuno con la propria storia, la propria sensibilità e la propria voce, riattualizzano con altrettanti racconti inediti, scritti appositamente per "L'agenda ritrovata", il nucleo dell'impegno di Paolo Borsellino e gli interrogativi ancora aperti a venticinque anni dalla strage di via D'Amelio - la verità negata, il bisogno di giustizia, la sottrazione indebita, il mancato ritrovamento, la resistenza della politica... Ci riescono senza il bisogno della cronaca dei fatti: ci riescono inventando storie. "Uno scrittore che fa il suo dovere," sottolinea Marco Balzano nell'introduzione, "è prima di tutto uno scrittore che scrive bene e che sa consegnare agli altri una storia. Volevamo un libro vivo, completamente calato nell'oggi, senza ulteriori mitizzazioni, senza altre ipocrite santificazioni, che sono servite soltanto a collocare in un olimpo inaccessibile chi apparteneva alla collettività e solo per questa si è sacrificato. La letteratura, invece, quando è letteratura, compie sempre un'operazione di avvicinamento". Un avvicinamento che è anche un viaggio da Nord a Sud - Helena Janeczek (Lombardia), Carlo Lucarelli (Emilia-Romagna), Vanni Santoni (Toscana), Alessandro Leogrande (Lazio), Diego De Silva (Campania), Gioacchino Criaco (Calabria) ed Evelina Santangelo (Sicilia) -, "un passaggio di testimone", scrive Gianni Biondillo ricordando com'è nato il libro, "per raccontare non tanto dov'eravamo alla morte dei due magistrati, ma dove forse siamo stati in questi anni, tutti noi: chi silente, chi indifferente, chi deluso, chi vigliacco, chi sempre e comunque, ostinatamente contrario, in prima fila".

